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Autore: koigumi    18/09/2011    4 recensioni
Da dieci anni ormai aveva smesso di farsi chiamare Lizzy.
Così come accadde al piccolo conte Phantomhive, anche lei smise di sorridere.
Non indossò più abiti rosa. Dimenticò di amare le “cose carine”.
Genere: Dark, Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ciel Phantomhive, Elizabeth Middleford, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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4.THREE DROPS OF Blood

-“S-Sebastian: lei … è … è morta.”

Ciel si avvicinò lentamente al corpo freddo e pallido di Elizabeth disteso sull’erba, col vestito ancora sporco di quel rosso sangue delle sue vene. L’espressione che aveva sul volto la ragazza non era per niente sofferta:
pareva una principessa addormentata dall’incantesimo di una strega malvagia. Ma purtroppo questa volta il principe azzurro non avrebbe potuto risolvere la situazione tanto facilmente.

Il maggiordomo si avvicinò al suo signorino che stringeva il corpo della marchesina in un tenero abbraccio.
-“Signorino: mi dispiace, ma è troppo tardi ormai … non si abbatta.”

Il piccolo conte rivolse il suo sguardo al maggiordomo: stranamente nessuna lacrima rigava il suo volto, né il suo viso sembrava straziato dal dolore.
In effetti Ciel era ormai un demone e come tale non era in grado di provare emozioni. In ogni caso, la reazione di quest’ultimo spiazzò del tutto il povero Sebastian, lasciandolo con un’espressione di stupore in volto.

-“Ti sbagli, Sebastian: non è mai troppo tardi se si è disposti a mettere in gioco tutte le proprie carte. Non ricordi il mio ordine? Ho specificatamente detto ‘COSTI QUEL CHE COSTI’ e così sarà!”
-“Purtroppo lo ricordo perfettamente, signorino. E ne ho anche compreso perfettamente il suo significato.”
-“Perfetto. Allora mettiti subito all’opera: voglio quell’anima … e la voglio SUBITO!”
-“Yes, my Lord.”

Così dicendo Sebastian sferrò un potente pugno con la mano destra proprio nel punto in cui Elizabeth aveva disegnato il pentacolo col suo sangue poco prima di morire. Il colpo fu talmente forte che la terra cominciò a tremare e il conte perse l’equilibrio, finendo per cadere sbadatamente.
Il maggiordomo, fingendo di non essersi accorto della caduta del suo signorino, sogghignò nascostamente e riprese poi a colpire il pentacolo.

Al quinto colpo Sebastian si rialzò in piedi.
-“Signorino, devo chiederle di allontanarsi.”
-“Perché mai dovrei allontanar- …”

Il maggiordomo si precipitò verso il suo signorino, ponendosi davanti a questi come scudo. In quel preciso istante un boato, ancora più forte di quello causato dai colpi di Sebastian, risuonò nell’aria e scosse la terra. I due, non riuscendo a rimanere in piedi per il forte tremore della terra, caddero sulle ginocchia.

Tutt’intorno soffiava un forte vento che, sollevando una sottile polvere, fitta come nebbia, impediva di poter intravedere qualsiasi cosa che non fosse ad un palmo dal proprio naso.
Non appena anche la polvere cominciò a scendere, sia Sebastian che Ciel, con un’espressione di lieve timore disegnata sul volto, volsero lo sguardo in cerca di qualcosa.

Dinnanzi a loro, ritta su due piedi e con un’espressione più viva di sempre, c’era Elizabeth.
Al suo fianco, in abiti da cameriera finemente curati, una donna. O meglio: un demone.
Elizabeth continuava a tenere lo sguardo basso, come se solo ora si fosse davvero resa conto della gravità del suo gesto. I suoi vestiti erano ancora ricoperti di sangue, ma il suo polso non riportava alcuna ferita né cicatrice. I capelli erano sciolti, ciò dovuto al forte vento che aveva sollevato la polvere.

Gli abiti della cameriera al suo fianco, invece, erano perfettamente in ordine: diversamente dal solito abbigliamento in uso dalla servitù della famiglia Midford, quella donna indossava un completo nero assieme ad un grembiule finemente contornato da pizzi e merletti.
Il colletto della sua camicetta era stretto da un elegante nastro di seta bianca, impreziosito da una spilla con l’emblema dei Midford ed adornata di gemme.

Tra sé e sé, Sebastian notò subito che l’abbigliamento di quella cameriera era un po’ troppo azzardato per un semplice servitore.
-“Dannazione: la marchesina è sempre così attenta all’abbigliamento, persino a quello della sua corte. Mentre il signorino … beh … sicuramente il mio abbigliamento è l’ultimo dei suoi problemi, ci avrei scommesso la sua anima!”
Sebastian si accorse che il suo signorino lo guardava in modo molto strano.

-“Signorino, c’è qualcosa che non va?”
-“Idiota! Devo aspettare ancora molto prima che tu mi dia una mano per alzarmi?!”

In effetti, durante la scossa, sia Ciel che Sebastian avevano perso l’equilibrio: prima cadendo sulle ginocchia e poi finendo per inciampare. Oramai la polvere era calata e il rombo era cessato, quindi al piccolo Ciel non sarebbe più servita la protezione di Sebastian.
-“Pardon, signorino: la aiuto subito a rimettersi in piedi.”

Così dicendo, Sebastian si levò di scatto e, porgendo la mano destra, afferrò Ciel per il braccio e lo aiutò a sollevarsi.
In quell’istante Elizabeth sollevò lo sguardo: fino a quel momento non si era accorta della presenza di qualcuno oltre lei e la sua cameriera. In effetti non riusciva a capire ancora bene chi fossero quei due individui di fronte a lei.
Ma non appena il piccolo conte si rizzò completamente in piedi e alzò lo sguardo, il volto di Elizabeth si colorò di gioia, ma anche di amaro rimorso.

-“CIEL!”

Elizabeth cercò di precipitarsi verso il suo amato Ciel, ma qualcosa la bloccava. Infatti, una vigorosa stretta di polso della cameriera le impediva di avvicinarsi a Ciel e Sebastian.
Elizabeth le rivolse così uno sguardo di sfida.

-“È un ordine: lasciami andare!”
-“Mi dispiace, signorina: come sua protettrice non posso permettere che lei si avvicini a cose o tantomeno ad individui pericolosi.”
-“Pericolosi? Impossibile: Ciel e il suo maggiordomo non mi farebbero mai del male!”

Il piccolo conte, sentitosi chiamato in causa, si avvicinò ai due e, evitando lo sguardo della donna, a lui completamente estranea, rivolse la sua parola ad Elizabeth.
-“Perché? Perché lo hai fatto?”
-“Perché era l’unico modo per poterti incontrare di nuovo.”
-“Cosa?! Ti avevo esplicitamente chiesto, anzi, ti avevo ordinato di stare alla larga da me e Sebastian!”
-“Lo so ma … per me è impossibile dimenticare anche solo per un istante della tua esistenza, Ciel! Eppure, se solo tu mi avessi dato un indirizzo, un oggetto, qualsiasi cosa mi avesse potuto ricondurre a te, di sicuro non mi sarei dovuta arrangiare con l’unico indizio che avevo trovato quella sera …”
-“Quale indizio?”
-“Questo qui.”

E così dicendo Elizabeth sollevò la folta ciocca di capelli che copriva l’occhio destro del volto di Ciel, così da poter mostrare il vistoso marchio stampato sull’iride cobalto e sulla pupilla di un nero profondo.
Il piccolo conte non esitò a chiudere alla svelta l’occhio e a coprirselo con una mano, quasi come se quel marchio fosse per lui causa di imbarazzo.

Alle spalle del piccolo conte vi era il suo maggiordomo che studiava la scena con aria assorta. Ciò che stava avvenendo, a suo parere, suonava un po’ illogico:
come avrebbe mai potuto, una ragazza ingenua e religiosa come la marchesina, invocare un demone? E cosa mai avrebbe potuto chiedere come desiderio, in cambio della sua anima?
Da demone, Sebastian era sempre stato un tipo molto riservato: ciò lo aveva portato ad impadronirsi di un gran numero di anime durante la sua esistenza, ma, d’altro canto, ciò gli impediva in quel momento di poter riconoscere la faccia della sua nuova rivale.

-“Qui manca qualcosa …”

In effetti ciò che turbava Sebastian non era né il desiderio della marchesina né il viso della nuova cameriera dei Midford, ma piuttosto un elemento, una caratteristica mancante in tutto quel contesto, ma che in quel momento gli sfuggiva di mente.
Fu proprio il gesto della marchesina verso il suo signorino a ricordargli qual era quel particolare mancante.

-“Mi spiace interrompere questo delizioso quadretto, ma ho una questione irrisolta a cui solo la marchesina e la sua cameriera possono dare risposta. Se è stato davvero suggellato un patto tra Lady Elizabeth e … questa donna, come mai non vi è alcun marchio stampato sulla marchesina?”

Non appena Sebastian ebbe finito di parlare, la cameriera di Elizabeth prese la parola.
-“Pardon, che sbadata! Eppure pensavo di averlo posizionato in modo che fosse ben visibile.”

Spostando i capelli dal collo di Elizabeth, la donna scoprì un vistoso marchio rosso sul lato destro del collo della sua signorina.
Il marchio presentava come sempre un pentacolo ma, diversamente da quello di Sebastian, questo risultava avere la punta superiore molto più lunga delle altre.
Allora, dopo aver delicatamente fatto scivolare via i capelli della sua signorina dalle sue dita, si portò una mano al petto e proseguì con un profondo inchino verso Ciel e Sebastian.

-“Perdonate la mia scortesia, oggi sono davvero smemorata … ho persino dimenticato di presentarmi: il mio nome è Katie Leiden e sono la perfetta cameriera del casato Midford!”




NELLA CAMERETTA DELL'AUTORE
Un bentornato a tutti voi, carissimi lettori!
Oramai ci ho preso la mano in questa faccenda (soprattutto col fatto dei codici HTML),
quindi riesco bene o male, a postare più di un capitolo al mese …
spero però che anche voi troviate il tempo per recensire i miei capitoli,
anche se con la fine dell’estate si ritorna ai ritmi lavorativi e scolastici, che ci impediscono di dedicare molte ore della giornata davanti al pc! -_-“

In ogni caso, questo capitolo non è uno dei miei preferiti, in verità: non mi ha mai convinto fino in fondo e, più sono le volte che lo rileggo, più mi pento di averlo reso pubblico!
INFORMAZIONE: vi starete sicuramente chiedendo “ma il nome della cameriera ha qualche significato particolare?” ebbene sì, e ve lo spiego subito:
Il nome Katie l’ho scelto in base ad una ricerca sulle parole giapponesi e infatti l’ideogramma “価値” (che si legge “KATI”) significa “valore”,
mentre il cognome è una parola tedesca che significa “sofferenza”.
Ci ho messo ore e ore per arrivarci, ma finalmente ho dato un nome all’innomintata (mentre scrivevo la storia, al posto del nome della cameriera ci scrivevo “innominata”).
Fa tanto Alessandro Manzoni, non trovate?!

Oh, mi sono dilungato un po’ troppo…
in ogni caso: spero che questo capitolo sia di vostro gradimento!
Aspetto con ansia la vostra recensione, bella o brutta che sia!
Un saluto a tutti voi!
   
 
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