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Autore: LadyofShadow    16/05/2006    2 recensioni
Tre persona sanno la verità. Tre persone sanno che Lucius non è il vero padre di Draco. Ma quando la verità è troppo dolorosa, quando scopre un baratro di menzogne, segreti e rimpianti, forse è meglio che resti celata... quando la verità fa fare cose strane alle persone, cose priobite... forse la verità è che non è mai troppo tardi per cercare di tornare indietro. Questa fiction è dedicata ad Angi e Gius.
Genere: Triste, Malinconico, Dark, Sovrannaturale, Mistero, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Sirius Black | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11 – Non è così facile

 

 

Luna P.O.V.

 

Quella sera, in biblioteca…

Malfoy mi stava aspettando. Era seduto composto su una delle tante sedie libere, intorno al tavolo del reparto Ricerche Sperimentali. Mi sentivo a disagio, vicino a lui; è così impeccabile, in ogni occasione… io invece ho sempre qualcosa fuori posto, di cui mi accorgo, regolarmente, solo quand’è ormai troppo tardi.

Come quella sera.

Avevo una scarpa diversa dall’altra.

Oh, Dei, aiuto…

 

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Draco P.O.V.

 

Luna Lovegood arrivò puntuale, quanto meno. Con una rapida panoramica sulla sua persona mi accorsi che Uno, indossava due scarpe diverse, Due, aveva orribili nastrini azzurri nei capelli (niente di male in questo, ma quando i nastrini cominciano ad essere più dei capelli…) e Tre, teneva timidamente in mano una vecchia copia del Cavillo a cui mancavano evidentemente un buon numero di pagine.

Che disastro.

Avrei dovuto trovare una spiegazione plausibile per tutto questo, se i miei compagni Serpeverde fossero venuti a saperlo…

Dei, se siete in ascolto, aiuto!

 

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Hermione P.O.V.

 

Il modo più semplice, sarebbe stato pedinare a turno ogni studente della casa serpeverde del sesto anno. Semplice, si. Se non fossi una Grifondoro figlia di babbani, forse. Se non avessi chilometri di pergamene da studiare, forse.

Per cui, prima di mettere in atto qualsiasi piano di spionaggio, mi catapultai in biblioteca per documentarmi sull’argomento appena iniziato di Pozioni, giocando d’anticipo nel caso ci chiedesse di fare temi… cosa certa quanto il fatto che domattina il sole sarebbe sorto ad est. Se solo Harry e Ron mi dessero retta, ogni tanto! Si, perché anche loro frequentano pozioni; il professor Piton, l’anno scorso, ha chiaramente affermato che non avrebbe accettato studenti con meno di “E” nella sua classe, ma è altrettanto vero che solo io e Malfoy su tutta la scuola abbiamo preso “E”… così aveva dovuto accettare anche gli studenti con “O”, tra cui Harry e – per un pelo – Ron.

Bene, sta di fatto che quella sera ero sola in biblioteca. Sola – o almeno, così pensavo. Ero appena svoltata verso la sezione della biblioteca dedicata a Pozioni, quando dei passi rapidi alle mie spalle, mi fecero voltare. C’era Luna, Luna Lovegood intendo, che correva verso un angolo in fondo a destra, più o meno – immaginai – diretta al reparto di Astronomia. Mossi una mano per salutarla, ma non mi vide. Strano, perché non è affatto da lei avere fretta nel raggiungere qualche luogo, anzi – spesso e volentieri mi fa arrabbiare, con la sua flemma. Decisi di lasciarla perdere e continuare per i fatti miei. Presi un libro da uno scaffale in alto, dal titolo “Pozioni e Antidoti per Ogni Veleno o Quasi” e cominciai a sfogliarlo, in cerca di una pozione assurdamente complicata che serviva – pensate un po’ – a calmare il singhiozzo. So che è stupido, ma è probabile che quel brutto personaggio del nostro prof ce l’avrebbe posta come domanda trabocchetto nel prossimo compito, dicendo magari “non l’abbiamo fatta, ma non posso credere che i miei studenti non riescano a miscelare nemmeno una banale pozione per il singhiozzo!”. Come facevo a saperlo? Ok, lo ammetto. Una ragazza del settimo anno mi ha confidato che l’anno scorso ha giocato a loro lo stesso brutto tiro.

Ero arrivata circa a metà lettura, quando mi accorsi che una vocina nel mio cervello mi stava letteralmente tormentando, urlando a gran voce che qualcosa non andava. Tesi le orecchie per capire cosa… ecco. Delle voci. io non ho problemi a leggere anche nel casino generale della Sala Comune, ma le voci sussurrate, o troppo lontane per essere udite, mi danno un fastidio! Spostai indietro la sedia, alzandomi con l’intenzione di andare a ricordare ai chiacchieroni di turno che siamo in biblioteca, dove tecnicamente andrebbe rispettato il silenzio.

Mi congelai sul posto, però, quando riconobbi quelle voci; Luna, sicuramente, ma con chi stava parlando? Possibile che fosse… Malfoy?

Mi avvicinai, camminando più silenziosamente possibile. Erano nel reparto Ricerche Sperimentali, di solito poco frequentato. Sibilai per la frustrazione, ancora non riuscivo a distinguere le loro parole! E se Malfoy stesse cercando di fare del male a Luna? Se le avesse imposto il silenzio e ora le stesse giocando un brutto tiro? No, non potevo limitarmi ad osservare; dovevo rivelarmi e andare ad aiutare la mia amica; se no che razza di Grifondoro sarei?

 

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Draco P.O.V.

 

-         ehm.. buona sera, Lovegood –

-         buona sera, Malfoy – sussurrò di rimando, con un evidente groppo in gola.

-         Allora…ehm… noto che sei sopravvissuta alla lezione di Creature Magiche – notai, tanto per rompere il ghiaccio

-         Oh.. già. Facciamo i Thestral, sai. Non sono tanto pericolosi. – accennò un timido sorriso – ehm.. ti ho portato quell’articolo sui Finfalli Rugosi – disse, esibendo la vecchia rivista

-         Grazie – le sorrisi, facendole cenno di sedersi vicino a me

Trascorse un po’ di tempo, mentre entrambi fingevamo di leggere.

-         E così, tu li hai visti – esordii ad un tratto

-         Cosa? – sobbalzò

-         I Finfalli Rugosi. Dicevi di averli visti. –

-         Ehm.. si, ma era abbastanza buio e non sono cerca che.. insomma, nessuno mi ha creduto –

-         Assomigliavano a questi nel disegno? – alzai la pagina su cui erano raffigurati; delle specie di gamberetti di terra con troppe zampe e troppi occhi.

-         Si, ma erano più grossi di così! Circa come dei grossi topi… -

Mimò con le mani una distanza di una ventina di centimetri.

-         Accidenti! Beh, io ti credo. –

-         G-grazie – mormorò

Mi rendevo conto che era una conversazione abbastanza stupida, ma non sapevo come introdurre l’argomento.

-         non… non dev’essere stata una bella esperienza. – dissi, sperando che mi lasciasse condurre la conversazione dove volevo.

-         No. Sai, mi hanno spaventata. Avevo solo otto anni. –

-         Soltanto? Allora dev’essere stato orribile – commentai, mostrandomi educatamente preoccupato

Annuì, facendosi d’un tratto triste

-         ho urlato, quella volta, e mia.. mia madre è venuta a vedere cos’era successo – spiegò, cupa

“Sei fortunata” pensai “Quando urlo io, mia madre sa benissimo cosa sta succedendo, e non si cura di venire a vedere”. In quel momento realizzai che Luna Lovegood era sull’orlo di una crisi di pianto.

-         Che cosa c’è? – le chiesi – perché fai… insomma, quella faccia? Cosa c’è che non va? – chiusi la rivista e le passai gentilmente un braccio intorno alle spalle. Dovevo guadagnarmi la sua fiducia, no?

-         Non lo dirò a te – rispose, decisa, come ricordandosi d’un tratto chi aveva di fianco

-         Ehi.. scusa. – rilassai la presa sulle sue spalle e lei si districò – Che cosa ho detto? –

Rimase a fissarmi in silenzio per un lungo, lunghissimo tempo. Poi rispose, con voce tremante:

-         mi hai portata qui per prenderti gioco di me? –

-         no… no, Luna, che cosa dici? –

-         Bella mossa, Malfoy, davvero. E lasciami! – si scrollò di dosso la mia mano e si alzò in piedi, in tutta fretta

-         Ma… - provai a fermarla, ma era già scappata in direzione dell’uscita.

Accidenti… la mia reputazione gioca contro di me.

 

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Harmione P.O.V.

 

Stavo quasi per palesarmi, quando udii un rumore secco e stridente di una sedia che si spostava, e un secondo dopo praticamente Luna mi cadde in braccio, nella fretta di scappar via. Si rialzò, mi rivolse appena un’occhiata colpevole e senza una parola, scappò via, in lacrime.

 

 

  
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