Anime & Manga > No. 6
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Autore: MrEvilside    18/09/2011    3 recensioni
Sebbene non si vedessero da mesi, sebbene ormai l’aspetto di Shion fosse irrimediabilmente cambiato dall’ultima volta che Karan l’aveva incontrato, non sarebbero stati sufficienti quella manciata di settimane, quei capelli bianchi e quella spirale rossa sulla pelle per impedire a una donna di riconoscere suo figlio.
Il bambino fissava la donna con i grandi occhi spalancati, imploranti, le guance sporche di terra e i vestiti sgualciti e incrostati di fango.
Hana indugiò ancora qualche istante in quella posizione di rimprovero – mani sui fianchi, labbra contratte, sopracciglia aggrottate – poi si aprì in un sorriso dolce e fece un cenno verso la porta del bagno.

[ SPOILER! ]
[ Shion e Karan, Nezumi e Hana ]
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Tamashi yo, kokoro yo, ai yo, omoi yo
 
«SHION!»
Chiuse gli occhi per un momento e, solo per quel momento, un sorriso apparve sulle sue labbra.
 
«Nezumi».
 
«Mamma? Mamma!»
Sebbene non si vedessero da mesi, sebbene ormai l’aspetto di Shion fosse irrimediabilmente cambiato dall’ultima volta che Karan l’aveva incontrato, non sarebbero stati sufficienti quella manciata di settimane, quei capelli bianchi e quella spirale rossa sulla pelle per impedire a una donna di riconoscere suo figlio.
 
«Scusa, mamma, stavamo giocando nella foresta e…»
Il bambino fissava la donna con i grandi occhi spalancati, imploranti, le guance sporche di terra e i vestiti sgualciti e incrostati di fango.
Hana indugiò ancora qualche istante in quella posizione di rimprovero – mani sui fianchi, labbra contratte, sopracciglia aggrottate – poi si aprì in un sorriso dolce e fece un cenno verso la porta del bagno.
«Forza, corri a darti una lavata, altrimenti non mangi».
 
«Shion! Shion, stai bene!»
Lo stringeva forte, così forte che non si distingueva più dove cominciassero le braccia di Shion e dove terminassero quelle di Karan, e piangeva nel suo grembo, anche se Shion continuava a essere più basso di lei – e di lui.
«Sì, mamma,» sorrideva, e il suo viso sfolgorava di una calma gioiosa «sto bene».
 
«Nezumi? Non hai ancora finito in bagno? Guarda che è quasi pronto!»
Piegato in due dalla sofferenza, dovette aspettare diversi secondi prima di riuscire a mettere insieme una voce sufficientemente ferma.
«Non preoccuparti mamma, sto bene! Arrivo subito!»
Si strinse nelle spalle e si sforzò di reprimere un singhiozzo rumoroso quando sfiorò inavvertitamente la carne cruda mentre cercava di ripulire la ferita.
 
Karan si scostò da lui quando le sue mani, nel tentativo di aggrapparsi alla camicia del figlio, si immersero nel sangue viscoso che la macchiava.
«E questo cos’è? Che cos’hai fatto?»
«Ma no, mamma, non è nient—iiih!…»
Shion arrossì di colpo mentre la donna gli apriva di scatto la camicia, senza curarsi dei bottoni che saltavano via per il suo impeto, e scrutò con occhio critico i resti della ferita sul suo petto; poi lo afferrò per un braccio e lo tirò con sé.
«Forza, andiamo a casa, così ti medico».
 
«Ehi?» Sua madre si sporse nella stanza, così inaspettatamente che Nezumi non fece in tempo a nascondere il taglio sul ginocchio. «Ah, ecco perché ci stavi mettendo tanto» commentò Hana con fare di rimprovero mentre il figlio si affannava a tirare giù i pantaloni.
La donna gli si avvicinò e appoggiò una mano sulla sua, corrugando la fronte. «Ma sei scemo? Vuoi rimettere questi pantaloni così sporchi sulla ferita ancora aperta? Stupido!»
«Ma mamma!» Il bambino arricciò le labbra in un broncio infuriato. «Sto benissimo!»
 
«Sembra che ti abbiano sparato, anche se non c’è il proiettile…» Karan assicurò attorno al suo busto le fasce bianche con un nodo robusto e Shion ebbe una contrazione di dolore quando la donna lo strinse. «Siete stati voi a distruggere No.6, vero?»
Il figlio fece una smorfia nello sforzarsi di raddrizzarsi a sedere e la madre premette prontamente una mano sulla sua schiena per aiutarlo, ignorando le proteste imbarazzate del ragazzo, che era convinto di poterci riuscire da solo.
Poi Shion appoggiò le mani sulle ginocchia ed esitò, incerto su come l’avrebbe presa.
«Sì, siamo stati io e Nezumi».
 
«Sei caduto di nuovo da quella parete di roccia, vero?» Hana sospirò e applicò con cura un cerotto sul ginocchio leso, dopo averlo ripulito e disinfettato accuratamente. «Quante volte ti ho ripetuto che non devi arrampicarti lassù? Si può sapere che cosa stavi cercando di fare?»
Nezumi distolse lo sguardo, in quel modo che significava che aveva qualcosa da nascondere. Hana inarcò un sopracciglio e picchiettò spietatamente un dito sul suo ginocchio, facendolo sobbalzare.
«Allora?»
Pur se irritato, alla fine il figlio si decise a infilare una mano in tasca e tirarne fuori un fiore.
«Stavo cercando di prendere questo. Stava là in cima. Ti piacciono i fiori, no?»
 
Karan ne era convinta, ma sentirselo dire da Shion fu sconcertante.
Nessuno si era mai messo contro No.6 ed era sopravvissuto tanto a lungo da poterlo raccontare.
Ma adesso non esisteva più alcuna No.6, non c’erano più spade di Damocle pendenti sulle loro teste solo perché si amavano come ogni madre e ogni figlio dovrebbero fare.
Dapprima il ragazzo credette che si sarebbe arrabbiata e che la preoccupazione e il dolore che aveva accumulato in quei mesi sarebbero esplosi in una lunga rimbeccata, ma all’improvviso Karan si slanciò in avanti e l’abbracciò ancora, strappandogli un gemito sorpreso.
La donna allentò la presa per non ferirlo e appoggiò la fronte sulla sua spalla.
«Grazie, Shion».
 
Hana rimase così sorpresa che per un lungo momento non seppe far altro che scrutare il fiore tra le mani del figlio: era bello come non ne aveva mai visti, con petali larghi di un soffuso rosa pesca e una corolla rotonda giallo acceso.
In quel piccolo fiore spiegazzato, provato dal viaggio nella tasca del bambino, risiedeva il motivo per cui Nezumi aveva insistito per giorni ad arrampicarsi su quelle rocce e ogni sera, puntualmente, era tornato a casa ricoperto da lividi, fango, sbucciature e un muso così lungo che Hana aveva pensato stesse facendo una sorta di gara d’arrampicata con i suoi amici e non fosse ancora riuscito a vincere.
Prese il fiore dalle dita del figlio e se lo rigirò tra le mani, poi riportò l’attenzione sul bambino spettinato e sporco che la guardava curioso, in attesa di una qualche reazione e timoroso di venire sgridato.
Hana sorrise e lo baciò su una guancia.
«Grazie, Nezumi».
 
Tirandosi il cappuccio, già calato sul volto, per sincerarsi d’avere il viso immerso nella penombra, scese con eleganza dal balcone da dove aveva osservato il medicamento di Shion.
E i sorrisi, i pianti e gli abbracci della madre.
E l’imbarazzo, la gioia e la serenità del figlio.
Confidava che Shion e Karan non avrebbero mai permesso di appassire al fiore della libertà che si erano conquistati a prezzo di tanta fatica e sofferenza, così come Hana si era affrettata a mettere il fiore rosa nella terra, perché mettesse radici e sopravvivesse.
Mentre camminava, seguendo distrattamente la folla di gente di No.6 che stava andando nel Blocco Ovest in cerca dei familiari perduti da tempo, sorrise ancora, quasi senza rendersene conto.
 
Karan scostò la tenda e osservò con materna tenerezza quella figura nera che si allontanava.
«Grazie, Nezumi».
  
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