† Bianche
Memorie †
Capitolo primo
C |
he strano colore il bianco. A dire il vero non
è nemmeno un colore. Eppure è diventato parte di me, così tanto che mi sembra
perfino di poterlo toccare, annusare, assaggiare. Ma mi piace il bianco, perché
mi fa sentire a casa in qualche strano modo. E la verità è che il nero, è l’assenza di colori. Il bianco è l’insieme di tutti i colori. E splende.
A
quei tempi non sapevo chi fossi, né da dove venissi. Vivevo in questo posto infinito
e solitario, da sola. Una volta vidi anche una farfalla nella Stanza, o almeno credevo fosse una farfalla…Aveva
tantissimi colori sulle ali, di cui ancora non sapevo il nome, ma erano
meravigliosi…E poi anche la farfalla sparì. Lui diceva che non mi devo
preoccupare. Me lo ripeteva in continuazione.
La
Stanza è il luogo dove vivo…se si può definire “vivere”. E’ tutto bianco. Non
c’era nulla a parte me, prima che iniziasse tutto.
All’inizio provai ad inoltrarmi alla ricerca dei confini un sacco di volte, ma
non li trovai mai. Io continuavo a correre, correre, correre…Finché mi
rassegnai. Forse da anni, forse da ore. Questo posto non ha dei confini.
Qualche volta Lui mi diceva anche che non devo cercarli, e la cosa mi
incuriosiva ancora di più, ma ben presto, esausta, mi arresi.
Non
sapevo esattamente chi fosse Lui. Sapevo solo che esiste da sempre, e che mi
insegnava delle parole nuove ogni tanto…Mi aveva detto che tutto attorno a me è
“bianco” e che io vivo nella “Stanza”. E’ da allora che mi abituai a chiamarli
così. La parola “farfalla” invece la sapevo già, ma non il perché…Me l’ero chiesta
più volte, cercando di tirare fuori dalla mia testa un collegamento, ma fu
tutto vano. Soffrivo, sempre, in continuazione. Io sapevo di avere dei ricordi
e cosa sono. Perché io ce l’avevo già un ricordo. Colori, grida, freddo…No, non voglio pensarci. Se non avessi avuto nemmeno
quel ricordo, non avrei sofferto così tanto. Perché se non sai cos’è la
pienezza, non sai nemmeno cos’è il vuoto. Se io non avessi avuto ricordi, non avrei
saputo nemmeno cosa sono o come sono fatti…e non avrei sofferto.
Dopo
averci pensato più volte, avevo realizzato che questa non era la mia vera vita.
Non sapevo perché ma credevo che prima
di venire qui avessi una vera vita.
Ma
poi, cos’è la vita? Che valore ha? Quanto tempo è passato? Da quanto tempo sono
qui? Chi sono io? Chi è Lui? Dove mi trovo?
Non
facevo che pormi queste domande e mi sembrava di impazzire. Continuavo a fare
domande a Lui, ma come risposta ottenevo solo il silenzio. L’avevo chiamato “Lui”
perché ha una voce più profonda, diversa dalla mia, e mi faceva pensare a
qualcosa di opposto a me. Io sono una “lei”. Però non sapevo, o non ricordavo,
che aspetto abbia il mio opposto, cioè un lui. Proprio non me lo ricordavo. E
Lui non l’avevo mai visto davvero. Lo sentivo e basta.
La
mia “vita” qui iniziò molto tempo fa. Tutto cominciò quando aprii gli occhi per
la prima volta. Ero stranamente calma, quando mi resi conto di ciò che mi stava
intorno. Bianco. Già mi piaceva. Provai ad alzarmi, ma ci impiegai un po’, dato
che avevo il corpo piuttosto rigido e pesante. Notai le macchie molto più tardi. Ma non mi chiesi se era normale averle
o meno.
Ero
come un neonato. Non pensavo, non parlavo…nulla. A volte me ne stavo seduta a
fissare il Vuoto per un tempo infinito.
Poi
Lui iniziò a parlarmi.
Ed
è così che cominciò tutto. Dalla mia fine.
†
Continuo a vagare senza
meta
in questo anonimo luogo
senza tempo
imprigionata in una vita
e un corpo che non conosco
vuoti e senza memorie.
Non ho punti di
riferimento in questo assurdo infinito
e veramente non so
neanche
o non ricordo
cosa sia un vero punto
di riferimento.