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Autore: mischiri    18/09/2011    5 recensioni
Ciao a tutti!!! Eccomi con una storia del tutto nuova per noi amanti folli di Xena!! Vi ricordate la nostra eroina come Principessa Guerriera,Imperatrice,Condottiera???? Beh dimenticatela in quella vesti!! Ecco a voi Xena la .... haha volete davvero saperlo??? Allora leggete!!! Ovviamente si tratta di una storia yuri!!! Bn credo di aver detto tt!!! Leggete e recensite mi raccomando!!!
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Altro Personaggio, Gabrielle, Xena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Servitus Capitolo VI Ciao a tutti!!!! Ebbene si... sto aggiornando di nuovo!!! Hahaha non ci credo nemmeno io!!! Ora spero che Tury mi conceda una chance di salvezza!!! Comunque, seriamente, non pensavo di poter aggiornare così presto. Fino a ieri ero convinta che avrei postato alla fine del mese e invece stamattina l'ispirazione mi ha premiato e mi ha regalato fiumi di parole. Penso di non aver mai scritto così tanto senza fermarmi hahahaha beh spero che il capitolo vi piaccia. Ho voluto dare equamente spazio a tutti i personaggi principali, compreso quelli che non conoscevate bene.
Chissà che qualcuno non cambi parere su qualche personaggio??? Hahahaha mai mettere limiti alla Provvidenza!! Prima di augurarvi una buona lettura ci tengo a ringraziare la mia Oneechan BellatrixWolf  per i numerosi complimenti da lei ricevuti, anche se non sono convinta di meritarne così tanti; a Tury, che nonostante le minacce di morte mi ha fatto capire quanto tiene alla mia storia e ovviamente a quelle due pazze di Harwest e Wiky91 che ogni sera mi tengono compagnia e senza volerlo stuzzicano la mia fantasia!!! Buona lettura a tutti e vi raccomando recensite!!!

Capitolo VI

Dubbi, speranze e ricordi di un antico passato”

Domus di Gneo Cornelio, sera

Xena camminava lentamente, osservando tutto ciò che la circondava nel cortile d'ingresso della villa. Un soffice tappeto rosso accoglieva gli ospiti che ancora dovevano giungere verso un grande portone illuminato. Dal vociare e dalle numerose risate che si spargevano continuamente nell'aria la domus doveva essere piena di persone festanti. Molti erano usciti dalla domus con i calici colmi di vino in mano e si attardavano a chiaccherare, godendosi la fresca brezza serale. Alcuni lanciarono a Xena sguardi interessati e curiosi, soffermandosi sul suo fisico statuario risaltato dall'aderente costume in pelle. Xena sorrise e affrettò il passo,ansiosa di raggiungere la sua meta. Varcò l'ingresso lentamente e dovette stringere gli occhi per la luminosità eccessiva della sala: candele e candelabri erano disposti ovunque sui lunghi tavoli e sui mobili lussuosi. Fiumi di vino scorrevano silenziosamente da piccole ed elaborate fontane e il profumo di succulenti cibarie stuzzicava senza pietà le narici.

Xena appoggiò una mano allo stomaco per limitare il brontolio: non aveva ancora toccato cibo e quel profumo invitante le stava annebbiando la mente.

Scosse la testa risoluta “Non sono certo venuta fin qui per mangiare!!! Devo trovare Gabrielle al più presto.. E se incontrassi qualche amico di quella ragazza?? Mmmm.. in fin dei conti non credo sia un problema di cui preoccuparsi.. E' vero, fisicamente le assomiglio, ma considerando il vino che scorre da quelle fontane, credo che tutti avrebbero difficoltà a riconoscere persino la propria madre”.

Livia!! Sei arrivata finalmente!!” il richiamo festoso distrusse immediatamente ogni sua speranza.

Xena si voltò e si trovò davanti l'uomo più buffo che avesse mai visto. Non molto alto, grassottello e dal colorito visibilmente rossastro, l'uomo le si avvicinò con andatura oscillante e rumorosa.

Xena fece uso di tutto il suo autocontrollo per non ridere e cercò di ricambiare il grande sorriso che lo sconosciuto le stava rivolgendo.

Buonasera” lo salutò educatamente.

L'uomo rise forte e la abbracciò con forza “Buonasera?? Ma cosa sono quesi inutili convenevoli nella mia domus??? Soprattutto da parte della figlia del mio migliore amico hahaha Livia non essere così fiscale solo perchè sono il padrone di casa!!! Piuttosto dimmi... tuo padre come sta??? E come mai non è riuscito a venire??? Ci speravo tanto... immagino che il mal di schiena lo stia ancora tormentando!!”

Xena deglutì e si affrettò a rispondere “Oh... lui... lui sta bene... ma come hai giustamente detto il mal di schiena lo sta tormentando e l'ha costretto a rimanere a letto... sai.. è voluto andare a cavallo e ora ne sta pagando le conseguenze!!”

Gneo Cornelio la guardò per un attimo confuso, ma sembrò accontentarsi della risposta “A cavallo??? Ma è impazzito??? Il dottore è stato categorico con lui... ah... il solito Flavio!!! Fa sempre di testa sua.. Mi raccomando porgili i miei saluti e digli che lo andrò a trovare sicuramente uno di questi giorni, non appena i miei pressanti impegni mi daranno un po' di respiro. Piuttosto.. non vedo Marcus con te.. che fine ha fatto???”

Xena sorrise al pensiero del poveretto legato e imbavagliato sotto l'albero “Sta arrivando.. è rimasto indietro perchè aveva qualche problema con il costume.. e come tu ben sai lui ci tiene a fare sempre bella figura.. Ora se vuoi scusarmi Gneo...”

Aspetta.. aspetta... devo indovinare il tuo costume!!” esclamò l'uomo pieno di entusiasmo, mentre le osservava attentamente il completo di pelle e l'arco carico di frecce. “Mmm... completo in pelle... arco... ma certo!! Tu sei Diana!!! Ho indovinato??”

Xena lo guardò esasperata prima di rassicurarlo con un enorme sorriso

Oh Gneo come sei perspicace!! Avevo detto a Marcus che avresti indovinato immediatamente il mio costume..” e si allontanò in fretta, prima che potesse trattenerla ancora.

Dopo qualche minuto, spintonando e strattonando tutti coloro che le impedivano il passaggio, finalmente raggiunse un cortile solitario e appartato. Appoggiò la schiena alla fredda parete e tirò un sospiro di sollievo,sollevando le braccia doloranti.

Non immaginavo che le feste fossero così stressanti... c'è tanta di quella gente stipata in quella sala che nemmeno Mercurio con i suoi stivali alati riuscirebbe a muoversi agevolmente!!”

Un rumore di passi attrasse la sua attenzione,costringendola ad appiattirsi ancora di più alla parete approfittando dell'oscurità.

Una figura sottile,avvolta in un abito rosato, emerse dalla folla e si incamminò incerta nel corridoio. Il cuore di Xena fece un balzo non appena la donna si voltò e il suo viso fu visibile alla fioca luce delle torce.

Gabrielle...” sussurrò incredula.

La giovane trasalì e si guardò intorno spaventata, scrutando le tenebre.

Chi è???” domandò incerta, stringendo le mani a pugno intorno alla sottile veste rosa “C'è qualcuno???”

Non ricevendo risposta,scosse la testa delusa e calde lacrime le bagnarono le guance: per un attimo aveva sperato che fosse lei ad averla chiamata. “Come se fosse possibile... ormai se n'è andata!!! Non so nemmeno perchè sono venuta fin qui... Quella donna le assomigliava così tanto... eppure qui non c'è nessuno... solo io e le mie lacrime.”

Un altro rumore la fece sobbalzare,qualcuno si stava dirigendo verso di lei “Gabrielle...” ripetè di nuovo la voce.

La giovane trattenne il fiato e spalancò gli occhi per la sorpresa: anche le orecchie la stavano ingannando??? Quelle sembrava proprio la voce di...

Xena!!” esclamò felice non appena riconobbe la figura a pochi passi da lei.

Ti ho trovata finalmente!! Non sai che fatica cercarti in mezzo a tutta quella gente. Questa domus p troppo affollata per i miei gusti.. ma avendo conosciuto il proprietario non dovrei stupirmi troppo...”

Gabrielle non rispose e abbassò lo sguardo a terra, intenta a lisciarsi le pieghe del vestito.

Xena guardò perplessa la reazione della giovane di fronte a lei: non si aspettava quel freddo silenzio né quella strana indifferenza. “Gabrielle... senti... lo so che mi avevi detto di andarmene...” sussurrò avvicinandosi “ma.. io...”

La giovane sollevò finalmente gli occhi e le regalò uno dei suoi sorrisi più dolci: le lacrime erano come gocce di rugiada illuminate dalla luna, gli occhi sembravano più verdi delle foglie primaverili.

Quasi correndo, annullò la distanza che le separava e gettò le braccia intorno al collo dell'altra, sollevandosi sulle punte dei piedi per la differente altezza.

Xena sorpresa non potè fare altro che ricambiare l'abbraccio con trasporto: aveva desidarato così tanto poterla stringere come stava facendo in quel momento.

Gabrielle... ma...” disse

Shh.. sono così felice che tu sia qui” la interruppe la più giovane, interrompendo l'abbraccio e puntando i suoi occhi in quelli luminosi come zaffiri dell'altra.

Oh Xena.. sono stata una stupida... come ho potuto trattarti in quel modo??? Tu mi avevi protetta da Marcello... ma io avevo tanta paura... è stato il dubbio a farmi pronunciare quelle orrende parole.. credimi!!! Non appena ti ho lasciato andare, ho sentito il cuore andare in frantumi.. pensavo di morire. Ti avevo ferita e per la mia insicurezza stavo per perderti per sempre!!! Credevo di non rivederti mai più... ero così spaventata... Dopo essermene andata, ho incontrato Diona.. e lei... lei ha capito tutto quello che stava succedendo nel mio cuore.. ha capito...”

Xena trattenne il fiato, ripensando alle parole che la schiava le aveva rivolto non appena si erano incontrate.

Stai cercando la nostra padrona non è vero? E' andata con il padrone a casa del console Gneo Cornelio. Mi raccomando Xena corri!! Lei ha bisogno di te!”

Il silenzio di Gabrielle era opprimente. La giovane si era interrotta,deglutendo a fatica per lo sforzo di continuare il difficile racconto. Aveva abbassato di nuovo lo sguardo e si era concentrata sulle mani strette a pugno sul ventre,le nocche erano bianche nel tentativo di calmare i tremiti che la scuotevano.

Xena le pose la mano destra sotto il mento e con una leggera spinta la costrinse a guardarla nuovamente negli occhi. “Gabrielle... guardami... sappi che quello che ti ho detto in cella non è cambiato. Io sono ancora innamorata di te.. perchè pensi che abbia fatto tutto questo altrimenti??? Per indossare questo vestito di pelle meravigliosamente aderente e questo splendido arco???” chiese divertita nel tentativo di spezzare la tensione. Gabrielle le rivolse un altro dolce sorriso e si sporse verso di lei per darle un leggero bacio sulla guancia.

Xena sorrise al tenero gesto di affetto e la strinse nuovamente. Fu allora che la giovane,raccolto tutto il suo coraggio, le sussurrò dolcemente all'orecchio “Ti amo anche io Xena. E nulla potrà cambiare questo folle sentimento che nutro per te. Ci ho provato, mi sono ribellata, ho lottato contro i miei dubbi e le mie insicurezze... per una volta seguirò il mio cuore... e il sentiero che lui sta tracciando conduce verso di te!”

Xena chiuse leggermente gli occhi,per evitare che calde lacrime le scorressero lungo le guance. Si staccò dall'abbraccio e guardò intensamente Gabrielle negli occhi “Cosa ho fatto mai per meritare questo dono degli dei??” chiese felice.

La giovane arrossì e appoggiò delicatamente la tempia al petto dell'altra “Sei venuta correndo da me, mentre mio marito ingiuriava tutte le divinità esistenti sull'Olimpo..”

Xena si lasciò andare ad una risata ricordando le urla terrificanti che Marcello le aveva rivolto.

E' stato in quel momento,sai, che mi hai rapito il cuore...” continuò la ragazza persa sul filo dei ricordi “ti ho vista correre come il vento e ho sentito Cupido che mi colpiva con la sua freccia dritta nel petto...”

Ooh.. allora è un arciere addirittura migliore di me, che sono Diana... non credi???”

Gabrielle la osservò divertita, soffermandosi a lungo sul costume di pelle che rendeva le forme della mora ancora più prorompenti “No... direi di no...”

Xena si abbassò appena per imitare un inchino e approfittò della posizione per godersi la vista dello splendido corpo di fronte a lei, fasciato dalla veste rosa.

Devo dire che nemmeno Venere se la cava poi così male...”

Gabrielle le toccò la spalla e la costrinse a rialzarsi “Ti ringrazio... pensi che se approfondissimo la nostra conoscenza i nostri fratelli potrebbero adirarsi?” le chiese ad un soffio dall'orecchio.

Xena trattenne a stento un gemito e sfoderò un sorriso ammaliante. “Oh... non preoccuparti... Apollo e Marte sono divinità molto... molto.. impegnate...”

Gabrielle si avvicinò ancora di più, fermandosi a pochissima distanza dalle labbra socchiuse dell'altra. “Allora... in questo caso... credo che potremmo rischiare..”

E annullò finalmente le distanze. Xena la abbracciò, rafforzando la presa sul suo collo. Il bacio si approfondì, le loro lingue danzavano frenetiche nelle loro labbra.

Gabrielle distese le braccia sulle spalle larghe e forti dell'altra,abbandonando ogni ritrosia. Sembravano perse in un universo parallelo, dove la loro passione le proteggeva da tutto e da tutti. Si staccarono quando i polmoni reclamarono a gran voce aria.

Gabrielle appoggiò nuovamente il capo sul petto dell'altra: un enorme sorriso le incorniciava il volto.

Xena le appoggiò il braccio intorno al collo e cominciò ad accarezzarle piano i sottili capelli biondi.

Fu Gabrielle a spezzare il silenzio. “Lo sai che non ti lascerò mai più vero? Né permetterò che Marcello mi distrugga più la vita... Sta diventando sempre più cattivo e violento... non lo sopporto più...”

E' la sete di potere che gli ottenebra la mente... non pensa ad altro che alla gloria... è una persona molto pericolosa. L'ho capito appena l'ho visto... Appena ha varcato la soglia dei miei spogliatoi a Capua e si è presentato insieme a Manlio, ha destato il mio odio più profondo. Ho sempre disprezzato coloro che approfittano del loro denaro e del loro potere per far soccombere gli altri.. e devo dire che tuo marito è sicuramente il campione di Roma in questo... mi chiedo come tu abbia fatto a sposarlo..”

Un rumore impedì a Gabrielle di rispondere. Xena si guardò intorno con i sensi all'erta. “C'è qualcuno qui intorno...” sussurrò “qualcuno che ci spia dalle tenebre..”

Gabrielle si spaventò e si strinse ancora di più intorno alla schiena dell'altra “Oh dei... non sarà Marcello!!!”

Xena scosse la testa “Se fosse stato lui, ci avrebbe già puntato il gladio contro... No.. è qualcuno che vuole osservarci... Codardo...”

Maledetto!! Esci fuori se hai il coraggio!!!” esclamò rabbiosa.

Nessuno rispose, ma due occhi luminosi si allontanarono nell'oscurità. Qualcuno sembrava molto soddisfatto di tutto quello che aveva visto.


Intanto sala del palazzo

Fece ondeggiare il calice che stringeva nella mano destra,perdendosi nei riflessi del liquido ambrato. Quella festa lo stava annoiando a morte e piuttosto che ascotare i presenti ridere e parlare di futilità sarebbe volentieri scappato lontano per poter riflettere. Era sempre così: si illudeva che le persone potessero divertirlo, ma in realtà nessuno riusciva ad abbattere quel guscio di indifferenza che lo ricopriva come una seconda pelle. Da quando era diventato così??? Forse lo era da sempre, da quando era ancora incapace di parlare o camminare. Sorrise al pensiero di un bambino minuscolo che osservava il mondo con occhi severi,incurante delle carezze dei genitori.

Si... Scipione era così da bambino, silenzioso e perso nel suo mondo.

L'immagine di una donna dai lunghi capelli castani gli accarezzò la mente: sua madre che lo abbracciava e rideva felice e spensierata. Come poteva sentire la mancanza di una donna che aveva appena conosciuto? Era poco più che un bambino quando i suoi genitori lo avevano lasciato... uccisi da alcuni miseri briganti sulla Via Appia... erano passati più di dieci anni da quando lo zio lo aveva accolto,investendolo con il suo entusiasmo. Sebbene l'avesse fatto sentire sempre amato,non era mai riuscito ad abbattere quel guscio di solitudine. Scipione era cresciuto,era diventato grande,forte e bello, ma insoddisfatto della sua vita agiata. Scuotendo leggermente la testa, decise di alzarsi dal soffice triclinio vermiglio sul quale era mollemente appoggiato. Una ragazza visibilmente ubriaca lo strinse a sé e gli lanciò uno sguardo lascivo “Dove pensi di andare Scipio??? Non vorrai lasciarmi qui...”

Il ragazzo si divincolò gentilmente dalla sua presa,appoggiandola nuovamente al cuscino di seta. “Ora ho da fare.”

Si alzò e si allontanò a passi pesanti,approfittando della confusione della sala. Il vociare l'aveva stordito più del vino che aveva bevuto. Buttò giù quello rimasto nel suo calice e appoggiò la coppa lavorata su un tavolo. Osservò ancora la folla che lo circondava senza riconoscere nemmeno un volto amico tra gli astanti.

Ovviamente conosceva quasi tutto coloro che erano arrivati,ma nessuno gli aveva mai rivolto una parola di conforto... nessuno si era mai accorto della sua maschera,con la quale cercava di nascondere la sua inquietudine.

Parassiti e arrampicatori sociali” sbottò a mezza bocca,avvolgendosi nel mantello e dirigendosi fuori per godersi la leggera brezza serale.

Si sedette al basso muro di pietra che cingeva il cortile orientale della casa. Quel luogo,più appartato degli altri, era sempre stato il suo rifugio nascosto. “Quante volte sono venuto qui a notte fonda... e sono rimasto a pensare, a riflettere... a cercare di ricordare... senza riuscirci.. finchè il sole non mi salutava con la sua luce,spuntando da dietro le tegole che ricoprono il colonnato. Era come se volesse darmi una speranza, come se volesse rischiarare la foschia che regna nel mio cuore.”

Un rumore di passi alle sue spalle attrasse la sua attenzione: si voltò e la luce della luna illuminò larghe spalle protette da una lucente pelle di leone.

Decio si avvicinò,salutandolo con un cenno del capo.

Pensavo di essere solo... a quanto sembra non sono l'unico che non apprezza le feste.”

Scipione scosse la testa sorridendo “Anche io non le ho mai apprezzate. Le ho sempre reputate un inutile sfoggio di ricchezza se non hai nessuno con cui condividere il divertimento.”

Decio annuì “Già... sembra impossibile, ma un uomo può sentirsi tremendamente solo anche se circondato da milioni di persone. Ci hai mai pensato? E' più facile sentirsi abbandonati ad una festa che ad un funerale...”

Scipione apprezzò lo strano paragone: quel ragazzo si stava dimostrando più in gamba di quanto appariva. “Dai su... siediti.. due persone così poco festaiole come noi sono destinate a farsi compagnia non credi??” lo invitò,battendo leggermente la mano sullo spazio libero al suo fianco. Decio sorrise e si accomodò,appoggiando la schiena ad una colonna. Osservò attentamente il profilo del giovane di fronte a lui e avvertì la sua profonda inquietudine. Come poteva essere così triste?? Era il nipote del console di Roma, era amato e rispettato, era ricco, tutte le donne più belle volevano concedersi a lui... eppure sembrava la persona più triste e disgraziata del mondo.

Mi sembri un po' abbattuto... Ho capito che non apprezzi le feste, ma è pur sempre il tuo genetliaco,tutta Roma è venuta qui a renderti omaggio... tutto questo non ti sfiora nemmeno un pò?”

Scipione sollevò le spalle muscolose,storcendo il viso in un'espressione indifferente “Forse perchè so che è tutta apparenza. Pensi davvero che tutte quelle persone sarebbero qui se io fossi il figlio di un calzolaio? O di un mercante?? Eppure compirei allo stesso modo venti anni.. proprio come sto facendo ora. E' solo ipocrisia quella che mi circonda. Forse è per questo che mi sento così insoddisfatto della mia vita. Certo.. se penso alle condizioni di vita dei soldati... o di coloro che vivono nei quartieri più miseri della città, mi semnto un egoista.. però non posso farci nulla. Tutto intorno a me è così vuoto e grigio.”

Forse appena nato sei stato avvolto in una nuvola invece che in semplici fasce” scherzò Decio.

Scipione sorrise “Si... è probabile... o forse sono semplicemente un ragazzo viziato che non comprende nulla della vita,perchè fino a questo momento è rimasto rinchiuso in una gabbia dorata...”

Non essere così duro con te stesso. Non mi sembri un ragazzo viziato.. e fidati.. ne ho visti parecchi. Tutti si credono superiori solo perchè sono nati in una domus, o perchè il loro padre è un importante centurione. Non sanno che non è la nobiltà di sangue a contare realmente nella vita... E io posso testimoniartelo.”

Decio si sollevò e con un piccolo salto atterrò dall'altra parte del muretto.

Cominciò a passeggiare avanti e indietro,grattandosi pensieroso il mento.

Sai.. la mia vita non è mai stata facile.. sono nato in una famiglia molto umile, i miei genitori avevano una fattoria poco distante da Roma. Non siamo mai stati ricchissimi, ma eravamo felici. I miei genitori facevano molti sacrifici e mi hanno abituato sin da piccolo ad impegnarmi a fondo nel lavoro. Era difficile, ma allo stesso tempo mi faceva sentire più grande. Poi.. poi tutto la mia felicità è crollata... Una terribile mattina io andai a lavorare il campo al posto di mio padre e quando tornai... la mia fattoria era distrutta e la mia famiglia...” la voce gli si spezzò e si interruppe.

Scipione rimase in silenzio di fronte a quel dolore così simile al proprio.

Decio sollevò fieramente il volto inghiottendo le lacrime “La mia famiglia era morta... non avevano risparmiato nessuno... né i miei genitori né i miei fratelli... avevano rubato ogni cosa.. avrebbero ucciso anche me se fossi rimasto. Quel giorno sono rimasto inginocchiato di fronte alla pendolante porta di casa in silenzio. Non ho avuto il coraggio di muovere un muscolo, ero indifferente persino al lancinante dolore alle ginocchia. Il giorno dopo mi sono messo a vagare per le campagne senza sapere dove andare o cosa fare. Non sai quanto mi sono sentito in colpa, quanto mi sono sentito responsabile per la loro morte. Insomma... io ero rimasto in vita!!! Loro invece erano esanimi, con gli occhi vitrei e la pelle pallida e fredda. E' stato Marcello a salvarmi la vita, raccogliendomi dalla strada, dandomi cibo,alloggio e un'educazione militare.”

Scipione rimase in silenzio, osservando la luna splendere in cielo. Le rivelazioni di quel ragazzo lo avevano sconvolto, ma anche confortato. In qualche modo sentiva di essere meno solo, consapevole che qualcuno aveva provato le sue stesse angosce e paure.

Fu Decio ad interrompere il silenzio “Mi dispiace... ti ho annoiato con i miei racconti deprimenti..”. Scipione gli sorrise e sollevatosi anche lui in piedi lo raggiunse al di là del muro “Affatto... anzi.. mi hai dato speranza.. Pensavo di essere la persona più sfortunata del mondo, ma i miei dubbi sono minuscoli in confronto alle difficoltà che tu sei riuscito a superare. Quasi invidio la tua forza d'animo, meriti davvero il costume che porti o possente Ercole!!”

Decio rise, osservando Scipione con occhio critico “E a te stanno bene le rughe di Ulisse a forza di pensare... hahahaha”

Scipione avvolse le spalle dell'altro con un braccio “Ah... direi che questa festa ci ha regalato più di quanto potessimo desiderare, non credi???”

Decio annuì “Credo che tu abbia ragione... mai avrei pensato di condividere così tanto con un invitato... Che facciamo? Rientriamo?”

Scipione si staccò e superò agilmente il muro con un salto “Certo che sì... ora comincia davvero il divertimento!!!”


Cortile settentrionale della domus

A passi svelti si incamminò lungo il corridoio buio. L'incontro con Alti l'aveva sconvolto non poco, rievocando ricordi sepolti da tempo.

Aveva amato quella donna alla follia durante la sua giovinezza, aveva sperato di condividere tutta la vita con lei. Erano due giovani semplici, innamorati della vita, spensierati. Sorrise al ricordo delle lunghe passeggiate nelle vie di Roma mano nella mano. A quel tempo mai avrebbe pensato di diventare console. Sognava una grande fattoria, ricca di animali e di bambini festanti e con lei, la sua splendida Alti, la donna più bella di Roma. Il destino non era stato così benevolo. Alti era sempre stata una ragazza docile,ma non per questo priva di ambizione. Era lei che sognava di vivere in grandi palazzi,circondata da servitori riverenti. Piano piano quel desiderio si trasformò in un'ossessione. Marcello ricordava i lunghi discorsi sul lusso e la ricchezza e le dure parole di Alti mentre stavano seduti sulle rive del Tevere.

Era lei che ripudiava la loro misera condizione sociale, che ripudiava le fatiche del lavoro. Era stanca di spaccarsi la schiena inutilmente. Voleva di più,sempre di più.

Poi un giorno la sua ossessione raggiunse il culmine: non le interessavano più i palazzi, voleva Roma.

Marcello fermò la sua veloce avanzata e si appoggiò alla fredda parete, tastandosi leggermente le tempie con mano tremante.

Io voglio Roma Marcello!!! Roma!!! Come fai a non comprendermi??? Come puoi accettare di vivere in questo modo, nel fango... nelle stalle... Non desideri la gloria e il potere come tutti gli uomini valorosi??”

Ma Alti... cerca di capire.. come puoi desiderare l'irrealizzabile!! Anche io desidero ricchezze, ma sono realista! Come pensi di ottenerle? Roma ora è in gravi difficoltà, la guerra incombe! Dovremmo essere contenti anche del poco che abbiamo!!”

Ah.. quindi mi consideri un'ingrata??? Hai dimenticato quanto sono costretta a lavorare per ottenere solo il necessario per vivere? Pensi che io non sappia le condizioni della nostra città? Io penso al mio futuro,Marcello, e non sono tranquilla. Mi vedo triste,invecchiata, in una casa magari decadente e misera. Vuoi distruggere anche i miei sogni??”

Sai che io ti amo profondamente Alti. E' così doloroso immaginare un futuro con me? Potremmo vivere in una grande fattoria, ci pensi? Potremmo diventare ricchi!! Magari se ci trasferissimo vicino Capua.. lì il terreno è molto fertile. Saremmo ben presto i migliori fattori della zona!”

Fattori!!! Fattori!!! Ecco.. non hai capito nulla di quello che ti ho detto finora? Noi siamo già contadini,Marcello. Cosa cambierebbe? Pensi che trasferirci a Capua risolverà i nostri problemi? Cambiare città non placherà la mia infelicità e se ci tieni a me, capiresti che diventare una coltivatrice non è ciò che più mi aggrada”


Quella conversazione era impressa a fuoco nei suoi ricordi. Da quel giorno Alti non era stata più la stessa. Da giovane amabile e allegra si era trasformata in una persona sprezzante e superba. La fanciulla della quale si era innamorata era stata sepolta dalla cupidigia che albergava nel suo cuore.

Gli occhi di Marcello si inumidirono,ma nemmeno una lacrima scivolò lungo le sue guance. La ferita che Alti aveva aperto con il suo allontanamento non si era mai richiusa del tutto e il suo ritorno l'aveva riaperta con forza, facendo sanguinare il suo cuore lancinato dalla sofferenza.

Sospirando pesantemente, si staccò dalla parete e riprese a camminare.

Cosa avrebbe fatto? Conosceva Alti e sapeva che non si sarebbe fermata di fronte a nulla. Il suo allontanamento da Roma l'aveva temprata, l'aveva resa più forte e le aveva donato quegli strani poteri. Rabbrividì al ricordo della sua visione. Da quando era capace di fare quelle cose? Sin da ragazza aveva sempre sostenuto di poter prevedere le cose, di poter comprendere il dolore delle persone guardandole negli occhi, ma nessuno le aveva mai creduto. Lui stesso l'aveva dissuasa. Era una ragazza sensibile, niente di più. A quanto pare ancora una volta si sbagliava. Alti aveva delle doti,le aveva sviluppate e sapeva come utilizzarle per i propri scopi. Non poteva permettersi una nemica così pericolosa... Rivolse il suo pensiero al giovane Decio: avrebbe dovuto informarlo della loro nuova alleata prima che potesse commettere delle sciocchezze. “Quando glielo dirò andrà su tutte le furie... ma Alti è necessaria per la riuscita del nostro piano. Non posso fare altrimenti, lei conosce tutti i miei segreti.”

Si fermò nuovamente e si voltò a guardare la luna splendente “E comunque non avrei mai il coraggio di farle del male. Perchè il destino è stato così crudele? Perchè mai ho sposato una donna che non sentivo di amare? Perchè??? Perchè Alti??? Perchè devi sempre distruggere la mia vita?? Non l'hai già fatto abbandonandomi senza alcuna spiegazione? Come pensi che mi sia sentito quando tua madre è venuta da me in lacrime dopo aver trovato il tuo letto vuoto??? Hai lasciato la tua famiglia,la tua città e hai lasciato me senza una spiegazione... ma io so perchè l'hai fatto... eri delusa.. eri scontenta della tua vita.. eri scontenta di me... e te ne sei andata. Ora ritorni... dopo anni trascorsi lontano... E di nuovo mi distruggi. Io,che dopo la tua partenza mi sono arruolato, nella speranza di diventare quell'uomo che tu sognavi, quell'uomo forte che ti avrebbe donato il mondo se avesse potuto,non riesco a dimostrartelo e ancora una volta.. non posso fare a meno di piegarmi al tuo volere.”

Un leggero fruscio interruppe i suoi pensieri. Si voltò di scatto,ma non vide nulla oltre le tenebre che lo circondavano. Si massaggiò la radice del naso e sbadigliò vistosamente. Le feste erano diventate veramente faticose per lui.

Sollevò le braccia e sentì le vertebre scricchiolare. Il solito ghigno risoluto comparve a deformare il suo viso: si era concesso alla malinconia, ma non poteva permettere che i ricordi di un antico amore lo abbandonassero.

Si avvolse nel mantello scuro e riprese il cammino con passo sicuro,rinchiudendo la tristezza e i dubbi nelle tenebre del suo cuore.

Ingresso della domus

Xena e Gabrielle passeggiavano tranquillamente senza curarsi dei presenti. Erano riuscite a sgusciare via approfittando della confusione senza incontrare nessuno.

Il cortile antistante l'entrata era pressochè deserto: tutti si erano trasferiti all'interno per proteggersi dalla brezza serale con il tepore del vino.

Si fermarono nell'angolo più lontano, osservando in silenzio la luna circondata dalle stelle.

Gabrielle sollevò un braccio “Guarda che belle Xena!! Quelle sembrano un gatto!”

Xena appoggiò una mano sulla fronte e socchiuse gli occhi “A me sembra un cavallo... dove lo vedi un gatto?? Non ha nemmeno i baffi! Invece si vede la criniera!! E ha persino gli zoccoli!! E' una cavallo al galoppo!!”

Gabrielle rise “Ma stai scherzando!!! E' un gatto!!! Io non vedo gli zoccoli!! E comunque i baffi ce li ha!!”

La giovane distolse lo sguardo dal cielo e lo puntò sulla donna al suo fianco.

Xena... cosa faremo ora?” domandò piano.

Xena aggrottò la fronte e le restituì uno sguardo preoccupato “Non lo so... siamo in una situazione difficile... molto difficile.. ti sei pentita?”

Gabrielle scosse la testa e si strinse a lei,appoggiando la tempia al suo petto

Mai. I dubbi mi hanno fin troppo allontanato da te. Tu cosa farai?”

Xena le accarezzò i morbidi capelli biondi,sospirando pesantemente “Io non ti lascerò Gabrielle. E se questo significa essere la schiava di Marcello, lo farò. Farei di tutto per stare al tuo fianco.”

Gabrielle si staccò dal suo abbraccio e le rivolse un dolce sorriso,mentre calde lacrime le inumidivano le guance “Perchè fai tutto questo per me? Non hai paura di quello che ti potrebbe succedere e se Marcello scoprisse..”

Xena interruppe quel flusso irrefrenabile posando dolcemente le labbra su quelle dell'altra. Gabrielle si abbandonò immediatamente alla stretta dell'altra,cullandosi nel suo caldo abbraccio. Non si sarebbe mai staccata dalle sue labbra.

Fu Xena a interrompere il contatto,accarezzandole le guance e asciugandole le lacrime. “Perchè ti amo. E perchè so che mi ami.”

Gabrielle le sfiorò il naso con le labbra in una dolce carezza “Lo so. E per questo amore io non mi arrenderò più alla paura. Te lo giuro.”

Xena sorrise,staccandosi dall'abbraccio “Devo andare. Marcello si starà chiedendo che fine hai fatto. E ci vuole del tempo prima che io possa arrivare alla domus.”

Gabrielle la trattenne debolmente per un polso “Non voglio che tu vada.”

Xena la strinse nuovamente a sé con forza “Nemmeno io voglio lasciarti. Ma sai che devo. Io ti aspetterò. Manlio mi farà rientrare nella cella. E poi devo andare a liberare quei due poveretti!”

Gabrielle la guardò perplessa “Poveretti?”

Xena sorrise divertita e si grattò la testa imbarazzata “Dove pensi che io abbia preso questo costume? Non crescono sugli alberi sai??”

Gabrielle le colpì il braccio con un leggero schiaffo “Non ci avevo pensato. Non avrai fatto loro del male!”

Xena le diede un leggero bacio sulla fronte e si allontanò “No... li ho semplicemente legati e imbavagliati grazie all'aiuto di un muso di cervo!!”

Gabrielle la osservò correre via,spalancando gli occhi per la sorpresa.

E dove ha trovato un muso di cervo?? Ah.. per gli dei quella donna mi fa impazzire!” Sospirando, si incamminò verso la domus. Prima di varcare la soglia, si voltò indietro, osservando la luna che si ergeva maestosa in cielo “E' stata davvero una festa meravigliosa” e sorridendo felice,si strinse nella veste leggera,desiderando come mai prima d'ora di ritornare a casa.


  
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