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Autore: kresbiten    19/09/2011    3 recensioni
- Su via, Bella. Su con la vita. Stiamo andando a I-B-I-Z-A! Ma ti rendi conto? - oh santo Dio. Ok, stiamo andando a Ibiza, siamo entusiaste, felici ed eccitate.. ma non c’è bisogno di urlare in mezzo ad una folla di circa tremila persone in aeroporto facendoci prendere per matte da ricovero.
- Alice, se non stai zitta, a Ibiza non ci arrivi viva!- mi guardò di sbieco e risposi al suo sguardo, fino a quando non si voltò dall’altra parte e, all’improvviso, mi tirò per un braccio facendomi girare dalla sua direzione. Ahio! Mi stava stritolando!
- Oh.mio.dio.- Aveva letteralmente la bocca spalancata ed ebbi seriamente paura che potesse ingoiare qualche mosca. Cercai di scrutare tra la folla e tra le vetrine se ci fosse qualcosa che potesse attirare in questa maniera la sua attenzione.. ma niente.
- Nana che hai?- le chiesi staccando la sua mano dal mio braccio ormai stritolato. Si girò a guardarmi e, afferrando il mio volto tra le sue minuscole mani, mi fece girare dall’altra parte e allora capii. - Oh merda!-
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Eccomi con un'altra pazza: una One shot ma di 2 capitoli. Inzialmente doveva essere un unico capitolo ma era troppo lungo, così l'ho diviso in due.
Ok, basta parlare.. Andiamo ai fatti.

Ringrazio per il sostegno e la lettura di spoiler la mia Silver (Glellady), Vale e la mia Stronzetta MissSophie ;  e dedico questa storia alla mia Geme Stella_Cometa  

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Ibiza.
Dai, chi non vorrebbe andarci? Tutti, nel profondo, sognano di andarci. Di andare nella terra del divertimento, nella terra in cui ognuno è libero di urlare, ballare, ridere.. di vivere.
Avevo sempre sognato andarci e, ogni volta che quelle galline sguaiate urlavano < Sono stata ad Ibiza> le invidiavo. Ok, sarò anche una bambina capricciosa ma cavolo, lavoro dieci mesi all’anno in uno studio fotografico in cui si muore dal caldo nonostante l’aria condizionata o si muore dal freddo nonostante i riscaldamenti, in un paese sperduto di Washington come Forks, almeno una settimana all’anno di puro e divertente relax non me li merito?
E così mi sono recata in un’agenzia di viaggi in cui ho parlato con una di quelle segretarie tutte abbronzate per dimostrare di essere state nei posti che consigliano senza pagare nulla a causa del loro lavoro, e ho prenotato una settimana a Ibiza.
Dal 15 al 22 agosto.
Caldo, tanto e soffocante caldo.
Divertimento, puro divertimento.
Relax, finalmente relax.

E così, il giorno previsto per la partenza, mi ritrovai in aeroporto affiancata dalla mia migliore amica che non fece che saltellare entusiasta ed eccitata all’idea che tra meno di dieci minuti saremmo salite su un aereo diretto ad Ibiza. Non fece che parlare su vari progetti di feste, mare e rimorchio. Sì, aveva intenzione di rimorchiare qualche biondino dal fisico slanciato e muscoloso con cui divertirsi un po’. Sì, stiamo parlando di Alice Brandon. Quella pazza saltellante come un canguro al mio fianco che tra poco avrei ucciso con un cazzotto in testa se non avesse smesso di ciarlare.
<< Alice Brandon ti dispiacerebbe cucirti la bocca per un po’? Grazie.>> la richiamai ammutolendola.
<< Su via, Bella. Su con la vita. Stiamo andando a I-B-I-Z-A! Ma ti rendi conto?>> oh santo Dio. Ok, stiamo andando a Ibiza, siamo entusiaste, felici ed eccitate.. ma non c’è bisogno di urlare in mezzo ad una folla di circa tremila persone in aeroporto facendoci prendere per matte da ricovero.
<< Alice, se non stai zitta, a Ibiza non ci arrivi viva!>> mi guardò di sbieco e risposi al suo sguardo, fino a quando non si voltò dall’altra parte e, all’improvviso, mi tirò per un braccio facendomi girare dalla sua direzione. Ahio! Mi stava stritolando!
<< Oh.mio.dio.>> Aveva letteralmente la bocca spalancata ed ebbi seriamente  paura che potesse ingoiare qualche mosca. Cercai di scrutare tra la folla e tra le vetrine se ci fosse qualcosa che potesse attirare in questa maniera la sua attenzione.. ma niente. Vedevo solo le vetrine piene di borse e di valige – non riuscivo mai a capire perché vendessero le valige in aeroporto, cavolo la gente ci andava già con la valigia, non penso avesse bisogno di comprarla e riempirla poco prima di salire in aereo- e tanta gente gironzolare e guardare i grandi schermi per poter osservare gli orari di atterraggio o di decollo.

<< Nana che hai?>> le chiesi staccando la sua mano dal mio braccio ormai stritolato. Si girò a guardarmi e, afferrando il mio volto tra le sue minuscole mani, mi fece girare dall’altra parte e allora capii. << Oh merda!>>
Due ragazzi intenti ad osservare, come il resto della folla,  gli enormi schermi, facevano mostra di sé in tutto il loro splendore.
Uno era biondo, fisico slanciato, corporatura palestrata, leggermente abbronzato e, scrutando, occhi azzurri.

Mentre l’altro, beh l’altro era da stupro. Era alto e muscoloso al punto giusto, aveva i capelli rossicci e scompigliati, mentre non riuscii a scorgere il colore dei suoi occhi. Indossava un pantalone nero con una camicia grigia da sopra, che mostrava i muscoli sul petto. Oh.mio.Dio.
<< Ma.. ma.. ma da dove vengono?>> balbettò un’Alice trafelata.
<< Non ne ho idea, ma la domanda più importante è.. dove vanno!>> risposi io imbambolata alla visione di quegli dei.
<< Altro che Ibiza, quello è il paradiso!>> commentò la mia migliore amica. Sospirai  e distolsi lo sguardo da quelle divinità quando il megafono annunciò il nostro volo.
<< Intanto, accontentiamoci di Ibiza. Su andiamo Alice!>> la tirai per un braccio scoppiando a ridere.

XXXXXXXXXXXXXXXXXXX

<< Oh mio dio, oh mio dio, oh mio dio, oh mio dio>> moltiplicato per mille, questa è la parola ripetuta da Alice dal momento in cui eravamo scese dall’aereo. Ci trovavamo al centro della città e ancora non si vedeva niente, tranne che palazzi o hotel a quattro o cinque stelle. Non sembrava niente di speciale fino a quando arrivammo alla parte est della città e.. wow, eravamo ad Ibiza!
Il mare faceva bella mostra di sé nelle sue tonalità di blu e verde, mentre il sole quasi tramontato rendeva il cielo rosa e rifletteva splendidamente sul mare, il quale era calmissimo sembrando quasi un lago tanto era limpido e piatto.
Questo era il paradiso.
Per un minuto avevo pensato di essere morta e catapultata in paradiso, ma quando iniziammo a vedere i bellimbusti in costume e tutti bagnati lungo la spiaggia, mi risentii: questo era il paradiso al centro esatto dell’inferno.
Luogo= Paradiso.
Ragazzi= Inferno.
Oddio.
Arrivammo dopo circa mezz’ora all’hotel in cui avevamo prenotato due stanze singole a causa della mancanza di stanze doppie. Quando scendemmo dal taxi, ci aiutarono a scaricare le valige – quelle di Alice erano il triplo delle mie- ed entrammo in albergo.
Wow.
Le pareti dipinte di un rosa pallido sembravano richiamare il tramonto all’esterno e i particolari verdi e blu, il mare. Sembrava messo tutto a posta. Organizzato con l’ambiente. Nello stesso momento era anche lussuoso. Eh grazie, non per niente avevamo pagato una fortuna.
Ci accolsero con un sorriso e con un ‘’buonasera’’ in inglese stentato ma almeno non parlarono la loro lingua del posto. Ci divisero per sistemare ognuno i propri documenti e, salutando con un ‘a dopo’ Alice, seguii uno dei segretari alla hall. Compilai le carte che c’erano - ci misi più tempo a causa di problemi di cui non conoscevo la fonte- e mi accompagnarono in camera.
Camera numero 16.

Mi portarono le valige fino a davanti la porta della camera e con un sorriso mi lasciarono sola. Presi la tessera/chiave dalla tasca posteriore del pantalone e la passai lungo la fessura della serratura. Con uno scatto la porta di legno massiccio si aprì, rivelando il buio al suo interno. Presi le valige e lo portai dentro, posandole delicatamente a terra sul finto parquet, chiudendomi la porta alle spalle. Col la mano tassai la parte di parete vicino alla porta, fino a trovare l’interruttore e cliccare per accendere la luce e..
<< Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa>> un urlo squarciò il silenzio che regnava nell’hotel e il ragazzo nudo che mi ero trovata di fronte si era coperto le orecchie con le mani! Cazzo, copriti qualcos’altro con le mani!
Merda.
Oddio.
<< Non urlare>> mi pregò il ragazzo dagli occhi verde smeraldo che si trovava di fronte a me.
Nudo. Cazzo.
<< Copritii!!>> urlai e lui, ridendo, prese un asciugamano sul letto e se l’avvolse attorno ai fianchi.
Finalmente.. o no?!
Bella, riprenditi! Hai uno sconosciuto, adesso mezzo nudo, di fronte a te.. non puoi fare simili pensieri. Ritegno!
<< Non mi avevano detto che c’era anche questo tipo di servizio in camera, mmm>>
<< Chi diavolo sei e che ci fai nella mia camera?>> urlai facendo cadere il beauty che avevo ancora tra le mani. Merda! Se si fosse rotto qualcosa Alice mi avrebbe uccisa.
<< Mm.. tu che ci fai in camera mia>> strabuzzai gli occhi e lo fissai. Aspetta.. fisico slanciato, muscolatura al posto giusto, capelli rossicci e scompigliati.. ma quello.. ma quello.. quello era il ragazzo dell’aeroporto!
Morta.
Crepata.
Stecchita.
Cazzo.
Respira Bella, respira.
<< Questa è camera mia!>> dissi ricomponendomi e sventolando la scheda/chiave. Alzai la testa sapendo di aver ragione e ritornai la sfacciata di sempre.
Isabella Swan ha sempre ragione.
Il ragazzo dell’aeroporto si avvicinò al comodino e, dopo essersi girato di nuovo verso di me, mi sventolò la sua carta di fronte.
<< Non è possibile!>> sbottai avvicinandomi e costatando che la mia e la sua carta erano uguali. << C’è stato un errore!>> lui annuì.
<< Penso proprio di sì. Peccato>> non riuscii a comprendere la sua affermazione mentre mi scrutava da capo a piedi e si soffermava sulle mie gambe coperte da miseri pantaloncini blu. Arrossi imbarazzata ma subito cerco di riprendermi.
<< Vestiti e andiamo alla hall a risolvere questa situazione!>> dissi scoccando la lingua sotto al palato e uscendo dalla camera, sbattendomi la porta alle spalle e non degnando nemmeno di uno sguardo il ragazzo dell’aeroporto.

 
Dopo circa dieci minuti passati appoggiata al muro di fianco alla porta della camera, il ragazzo uscì sorridendo e ammiccando nella mia direzione con un occhiolino. Ma come si permetteva!
Senza nemmeno degnarlo di un sorriso o di una parola, iniziai a camminare verso l’ascensore e pigiai il pulsante. Grazie e Dio arrivò subito ed entrammo. In quel momento mi ricordai di Alice e tirai fuori il telefono dalla borsetta.
4 messaggi non letti.
3 chiamate senza risposta.
Mittente: Alice.
Merda! Questa vacanza stava iniziando una vera schifezza.
L’ascensore arrivò a piano terra e, mentre avanzammo per raggiungere la hall, digitai un breve e veloce messaggio.


Tesoro c'è stato un contrattempo. Ti spiego dopo.
Bella.


Inviai e deposi il telefono, di nuovo, nella borsetta e raggiunsi Edward davanti al bancone di legno della hall. Suonammo il campanello e subito un assistente venne da noi.
<< Posso esservi di aiuto?>> chiese un ragazzo snello e alto con indosso la sua divisa rossa e lo stemma dell’hotel stampato sul petto. Mi guardò mentre non rivolse al ragazzo al mio fianco nemmeno uno sguardo.
<< Sì, ci è stato un errore. Io e questo ragazzo abbiamo la stessa camera ma, in teoria, ne dovremmo avere due singole.>>

<< Veramente la signorina dovrebbe avere una singola e io una matrimoniale.>> lo guardai. Bene. Anche viziato. Fidanzato no o ci sarebbe stata qualcuno con lui in camera, quindi era viziano.
Benissimo.
Ironica? Molto.

Lo guardai di sbieco con un sopracciglio alzato mentre lui sogghignò soddisfatto – di non so cosa-. Tornai a guardare l’addetto della hall che digitava qualche tasto sul computer portatile che aveva di fronte e cliccava di tanto in tanto il mouse. Dopo un minuti alzò lo sguardo e tornò a guardarmi.
<< I nomi?>> ci chiese e io e il ragazzo al mio fianco rispondemmo all’unisono.
<< Cullen>>
<< Swan>> Cercai di identificare qualche emozione o qualche informazione dalle smorfie del viso dell’addetto, ma ne ricavai solo la fronte aggrottata dalla concentrazione.
<< Camera numero 16, vero?>> entrambi affermammo e attendemmo che quell’incapace – sì, perché ebbi come l’impressione che non sapesse far nulla- dicesse qualcosa. Sospirai e iniziai a battere il piede per terra impaziente.
Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, set..
<< Signori qui risulta che voi stiate nella stessa camera>> immobilizzai il mio piede quando quell’incapace – sì, ora ne ero totalmente convinta- sputò quelle parole con calma e tranquillità.
<< Senta, io e il signore al mio fianco non ci conosciamo e non ci siamo mai visti prima. Mi dice come è possibile che noi abbiamo prenotato la stessa camera per poter stare insieme?>> chiesi ironicamente e scoccando la lingua alla fine. Portai una ciocca di capelli dietro all’orecchio e con la mano spostai i boccoli dietro alle spalle.
<< Non so come sia potuto accadere. Se vuole la faccio parlare con il direttore>> chiese l’incapace e io, naturalmente, annuii.
<< Subito>> mi limitai a rispondere e, dopo un cenno della sua mano, lo seguii – seguita a mia volta da Cullen- verso il corridoio principale.

E così, dopo aver preso l’ascensore e arrivati all’ultimo piano dell’hotel, ci ritrovammo nell’ufficio del direttore a discutere dell’accaduto.
Ridicolo.
Solo a me potevano succedere cose del genere.
<< Non so come sistemare la situazione, signori. Le camere sono tutte occupate – siamo pur sempre ad agosto, un periodo estivo pieno di turisti e ragazzi – e abbiamo a disposizione solo la vostra.>> sospirai e per poco non lo mandavo a quel paese.
<< Senta, io sono in albergo con una mia amica. Non è che io e lei possiamo passare nella camera matrimoniale e lui >> indicai Cullen << passa nell’attuale camera della mia amica?>> il direttore dopo avermi guardato quasi spazientito, digitò alcuni tasti sul computer e, dopo avermi chiesto nome e cognome di Alice, mi guardò dispiaciuto.
<< Signorina, la camera della sua amica è dall’altra parte dell’albergo. Non so se si rende conto di come funzioni il lavoro qui. Ci sono prenotazioni, camerieri che lavorano in certe ali dell’hotel, e anche la disposizione delle camere è diversa. La sua amica ha richiesto una camera con un armadio più grande del solito, sarebbe una prenotazione diversa fatta dal signor Cullen>>
<< A me sembra che lei stia cercando di trovare scuse>> affermai schioccando la lingua nervosamente.
<< No, assolutamente. Se potessi cambierei le camere immediatamente. Ma è davvero molto complicato. Le prenotazioni sia sue che del signor Cullen sono già state fatte e non possiamo cambiare la piantina. Questo è un albergo a cinque stelle e ben organizzato>>
<< Solo per scambiare due persone??>> per poco non urlai e lo ammazzavo.

Passammo un altro buon quarto d’ora nell’ufficio del direttore ma non riuscimmo a cambiare nulla. Accidenti!
Io e lo sconosciuto identificato o come ragazzo dell’aeroporto o Cullen, ci dirigemmo nella nostra camera e, dopo aver chiuso la porta alle sue spalle, mi girai e lo guardai per ben dieci secondi.
<< Tu dormi sul divano>>
<< Non c’è un divano>> mi guardai intorno e, effettivamente, il divano non c’era.
<< Allora dormi sul pavimento>>
<< Non ho pagato tutti questi soldi per dormire su un pavimento>>
<< Stai cercando di dirmi che io dovrei dormire nello stesso letto con uno sconosciuto??>> alzai le sopracciglia e poggiai le mani sui fianchi. Sentiamo.
<< L’idea non è male>> rispose malizioso e nello stesso momento mi maledii per aver voluto organizzare una vacanza. Senza nemmeno risponderlo, andai verso la porta ed uscii. Vagai per l’hotel fino a  quando, dopo venti minuti avanti e indietro, trovai la camera 27: Alice.
Bussai e attesi in una sua risposta che non arrivò. Mi sedetti vicino alla porta e, dopo altri cinque minuti, ribussai e stavolta la risposta arrivò. Dopo aver udito il mio nome, spalancò la porta e mi tirò al suo interno iniziando, di nuovo, a saltellare.
La sua camera era stupenda. C’erano sfumature di rosa dappertutto – suo colore preferito- mischiate con un color legno. Aveva un letto a baldacchino e un enorme armadio che occupava quasi metà camera. Una scrivania con tanto di sedia, comodino e una porta che conduceva nell’enorme bagno con tanto di vasca formato doccia-sauna.
Il paradiso.

Ci sedemmo sul letto e incominciai a raccontarle tutto. Quando finii rimase circa due minuti senza parlare per poi urlare.
<< Tu mi stai dicendo che sei nervosa e non vuoi dormire nello stesso letto con quello strafigo dell’aeroporto?? Isabella Swan, cazzo e che fortuna che hai.>>
<< Alice Brendon, la smetti di urlare? E’ uno sconosciuto e non so nemmeno come si chiama e ci dovrei dormire insieme?>> la vidi riflettere.
<< Effettivamente non userei il verbo dormire quando al tuo fianco hai uno come quello>>
Oh Dio, aiutami tu.
<< Smettila di sbavare e parla seriamente. Non posso dormire con uno sconosciuto.>> mi lamentai e mi lasciai cadere lungo il letto. Subito mi raggiunse al mio fianco.
<< Tesoro non devi innervosirti per questo. Staremo solo la notte in camera e dormirete. A stento vi presenterete dicendovi come vi chiamate e vi darete il buongiorno la mattina se vi incontrate in camera. Punto. Poi staremo tutto il giorno fuori o starai qui. Ma si tratta solo della notte>> sospirai affranta. In fondo era vero.. aveva ragione.
<< Ok, mi hai convinta. Adesso vado a sistemare le mie cose in camera. Ci sentiamo dopo Ali>> le dissi schioccandole un bacio al centro della guancia rossa e le sorrisi. Mi rispose con un sorriso e sgattaiolai via da camera sua. Dopo dieci minuti fui dinanzi alla porta di camera mia e, pregando che fosse vestito, entrai chiudendomi la porta alle spalle. Accesi la luce e trovai la camera vuota. Sospirai di sollievo e iniziai a sistemare i vestiti dalla valigia nell’armadio. L’armadio era vuoto e, aprendo i cassetti, trovai i suoi messi in ordine. Mi aveva lasciato l’armadio libero tranne che per due custodie. Non potei non pensare al suo gesto gentile e sorrisi.
Ohhh Bella, torna in te. Sì, ok.
Dopo aver sistemato tutto e preso un pantaloncino della tuta grigio e un top blu, andai in bagno accompagnata dal beauty. Mi feci una bella doccia fredda insieme allo shampoo alla fragola. Mi avvolsi in un asciugamano e lasciai i capelli bagnati sulle spalle. Si moriva dal caldo per asciugarli col phon. Indossai l’intimo bianco e il completo della tuta, sistemai il bagno, misi la crema – sempre alla fragola- sulle gambe, sulle braccia e sul viso. Sistemai le sopracciglia ed uscii dal bagno. Disteso ai piedi del letto trovai lo sconosciuto intento a leggere un libro. Appena sentì il rumore della porta alzò la testa e mi sorrise.
<< Rilassata?>>chiese mentre sistemavo il beauty e l’asciugamano.
<< Abbastanza>> risposi indifferente. Mi girai nella sua direzione e lo scoprii ad osservarmi ben bene. << Finita la radiografia?>> chiesi alzando un sopracciglio.
<< Mm diciamo. Non potresti indossare qualcosa di più.. coprente? Sai, sono pur sempre un uomo con una bella ragazza davanti>> quasi non mi strozzai con la mia stessa saliva. Aveva detto che ero bella.
Oddio. Calma Bella, calma.
Scossi la testa schioccando la lingua sotto al palato e sistemando una ciocca ribelle dietro all’orecchio.
<< No, mi dispiace>> mi andai a sedere sul letto e posai la testa contro la spalliera bianca. << Tu? Non ti prepari per la notte??>> chiesi socchiudendo gli occhi.
<< Sì, stavo appunto andando. Mi serve anche una bella doccia fredda>> si alzò velocemente dal letto e, prendendo alcune cose dai suoi cassetti, si chiuse in bagno. Guardai l’orologio che segnava le 23:30 e decisi di chiamare Alice. Dopo tre squilli rispose urlando il mio nome.
<< Oh, santo cielo Alice, quando la smetterai di urlare?!>>
<< Mm, mai?>> scoppiai a ridere e, se non l’avessi conosciuta, avrei pensato che si fosse o drogata o ubriacata.
Continuammo a parlare per altri dieci minuti in cui mi raccontò di aver visto in giro per l’albergo il biondino dell’aeroporto al fianco di Cullen e, conoscendo Alice, sapevo che di certo ci avrebbe provato facendo la figura della gatta morta.
Dopo poco staccai augurandole la buonanotte e lei, maliziosamente, ricambiò.
Posai il telefonino al mio fianco sul comodino dopo aver messo la sveglia alle 9 e mi stesi lungo il lato destro del letto. Inizialmente mi misi a pancia su non avendo ancora sonno poi, appena sentii il rumore della serratura del bagno che scattava, mi sedetti con la schiena contro alla tastiera del letto.
Il ragazzo – di cui non conoscevo ancora il nome- uscì con dei miseri pantaloncini neri e senza maglietta, mostrando il suo fisico muscoloso al punto giusto e le goccioline di acqua – causate sicuramente dalla doccia appena fatta- che scendevano lungo la linea degli addominali.
Oh mamma santa.
Si scompigliò i capelli bronzei con la mano destra e, dopo avermi lanciato uno strano sguardo, si diresse verso i cassetti a posare i vestiti. Tornai a stendermi sul letto nella speranza che i bollenti spiriti si calmassero e chiusi gli occhi.
<< Lato destro del letto?>> sobbalzai quando nel silenzio parlò con una voce rauca e maledettamente eccitante. Aprii gli occhi cercandolo con lo sguardo e lo trovai ai piedi del letto che continuava ad osservarmi.
<< Scusa, non ti ho nemmeno chiesto se avessi preferenze>> risposi facendo spallucce e tornando a sedermi con la schiena poggiata alla spalliera del letto. Scosse la testa sorridendo.
<< No, no, per me è indifferente. Era pura curiosità>> annuii e calò il silenzio nella stanza. Era la prima volta che non sapevo cosa dire o non attaccavo nessuno. Ero sempre stata una ragazza con la così detta “lingua lunga”, non avevo peli sulla lingua e non mi facevo problemi a dire qualsiasi cosa a qualsiasi persona. Tutti, apparentemente, credevano che io fossi una ragazza tranquilla e timida ma ero il contrario, sfacciata e sincera.
E invece adesso non stavo aprendo bocca e non stavo attaccando il ragazzo sconosciuto di fronte a me ma ero rimasta quasi immobilizzata di fronte al suo fisico e al suo viso.
Accidenti.

Si sedette al mio fianco copiando la mia posizione.
<< Allora.. scommetto che una bella ragazza come te sia fidanzata?!>> chiese sfacciato e io lo guardai di sbieco, sospirando.
<< Mi dispiace deluderti ma no, non sono fidanzata. Tu invece?>> risposi cercando di cambiare argomento.
<< No, non mi piacciono le cose serie, diciamo che aspetto la persona giusta e non voglio perdere tempo dietro a storielle che durano qualche mese e poi finiscono. Ho fatto solo una volta questo sbaglio e non ho più intenzione di farlo>>
<< Beh, ti capisco. Io ho avuto una storia di due anni conclusa in malo modo. Hai perfettamente ragione.. meglio non rischiare e perdere tempo>> non sapevo perché gli stessi raccontando i fatti miei ma sentivo che, nonostante non sapessi nemmeno come si chiamasse, mi potevo fidare.
Speriamo.
<< Cosa ti è successo?>> sospirai.
<< Diciamo che era solo un emerito stronzo. Scusa ma non ne voglio parlare, sono in vacanza e me la voglio godere senza pensare a niente e a nessuno>> sorrisi amaramente e mi distesi.
<< Come vuoi. Comunque piacere.. io sono Edward>> mi porse la mano che afferrai e strinsi.
<< Piacere Edward>> le nostre mani continuavano a essere allacciate.
<< E tu come ti chiami, se posso..?>>
<< E se non potessi?>> ammiccai sorridendo.
<< Mm.. lo scoprirò col tempo>> sorrise a sua volta.
<< Beh, buona scoperta>> risi più forte staccando le nostre mani e voltandomi di lato, dandogli le spalle. << Grazie scricciolo>>  mi girai verso di lui trovandolo più vicino del previsto, tanto vicino da sentire il suo fiato sulle mie labbra e gustandone il dolce profumo di menta.
Mmm.
<< C..come mi hai chiamata?>> chiesi ancora stordita da tanta vicinanza.
<< Non posso chiamarti anonima o sconosciuta quindi ti ho dato un soprannome>> rispose disinvolto.
<< Non trovi che sia un po’ troppo.. intimo questo soprannome?>> chiesi alzando un sopracciglio visibile grazie solo alla leggera luce gialla della abatjour.
<< E chi ti dice che noi non diventeremo intimi?!>> ma che.. che..
<< Nei tuoi sogni, Cullen!>> risposi tornando alla posizione di prima, dandogli le spalle.
<< Bene, allora buonanotte scricciolo.. e svegliati tra sette giorni, quando questo sogno finirà>> lo sentii sorridere e spegnere la lampada per poi stendersi dall’altra parte del letto.
Stanca del viaggio e delle vicende di quel giorno, mi addormentai subito dopo aver chiuso gli occhi.

 

Un martellare nelle orecchie mi svegliò da quel sonno profondo e subito una sconosciuta quanto piacevole essenza mi investì sconvolgendomi.
<< Mmm>> mugugnai stiracchiandomi ma mi bloccai quando sentii qualcosa di duro al mio fianco e sotto di me.
Martellare..
Essenza..
Caldo..
Corpo..
Oh merda!
Mi scostai immediatamente da QUELLO e arrivai dall’altra parte del letto, non cadendo a terra per poco. Sbarrai gli occhi immobilizzata da quella situazione e trovai un Edward sorridente di fronte a me. Sogghignava divertito dalla mia evidente faccia incredula e stralunata. Merda!
<< Buongiorno scricciolo>> salutò continuando a sorridere.
<< Cosa diavolo ci facevo addosso a te?>> quasi urlai.
<< Beh, qualche ora fa sei arrivata qui e di certo non si rifiuta una bella ragazza come te>> sprofondai tra i cuscini imbarazzata. Merda!
<< Sei arrossita>> mi fece notare facendo, a sua volta, aumentare il bollore delle guance. Mi alzai.
<< Vado in bagno>> senza aspettare risposta mi catapultai dietro quella porta chiudendola bene a chiave. Cavolo che figuraccia!!
Mi spogliai in fretta e mi buttai sotto l’acqua fredda della doccia. Dopo cinque minuti buoni uscii e mi avvolsi nell’asciugamano. Diedi volume ai capelli pizzicando i boccoli con la punta delle dita e, dopo aver messo la mia crema alla fragola sul corpo, uscii a piedi scalzi.
Edward si era alzato e adesso si trovava di fronte all’armadio alla ricerca, molto probabilmente, di qualcosa da indossare. Imbarazzata e col viso in fiamme, raggiunsi l’armadio e aprii entrambe le ante.
<< Mi vuoi proprio morto eh?!>> sobbalzai quando sentii la sua voce forte pronunciare queste parole nel più assoluto silenzio.
<< Come, scusa?>>
<< Niente, niente.. lascia stare>> rispose scuotendo la testa e sorridendo. Mah!
Afferrai il costume blu a due pezzi, un pantaloncino dello stesso colore e un top bianco.
<< Vai tu in bagno?>> gli chiesi così da regolarmi per il turno e dove mettere il costume.
<< Sì, sì.. se posso ovviamente>> annuii congedandolo e chiudendo le ante dell’armadio. << Beh, allora vado>> si chiuse in bagno e io mi vestii subito, evitando qualche sua entrata inaspettata. Preparai anche la borsa bianca a fiori blu per il mare con tutti gli accessori compreso cellulare e portafoglio e misi i sandali bianchi con le pietre blu sopra.
Non sapendo cosa fare, se avvisare Edward o no, mi avvicinai alla porta e bussai.
<< Edward io esco>> urlai per farmi sentire.
<< D’accordo, a dopo scricciolo>> scuotendo la testa uscii dalla camera e andai alla hall in cui c’era Alice che parlava con un ragazzo. Aspetta.. era QUEL ragazzo: il biondino tutto muscoli che avevamo visto all’aeroporto al fianco di Edward. Decisi di raggiungerla e, quando fui abbastanza vicina, simulai un colpo di tosse alche Alice si girò e mi sorrise.
<< Eccoti, finalmente.>> esclamò abbracciandomi.
<< Buongiorno anche a te>> esclamai scuotendo la testa.
<< Vieni, ti presento Jasper. Jazz lei è Isabella, la mia migliore amica. >> il ragazzo di nome Jasper mi porse la mano che afferrai sorridendo.
<< Piacere Isabella>> sussurrò e io ricambiai.
<< Piacere mio Jasper>>
<< Ci siamo scontrati in corridoio e si è offerto di accompagnarmi in hall visto che anche lui sta aspettando un suo amico>> Alice calcò le ultime due parole ammiccando nella mia direzione. Sadica!
<< Sì, ed è in ritardo di ben dieci minuti>> Beh, forse perché avevo tenuto il bagno occupato?! << Ah, eccolo finalmente. Edward!>> lo chiamò alzando e sventolando la mano per attirare la sua attenzione. Io non mi girai nemmeno ma aspettai voltata di spalle.
<< Scusa Jazz ma ho avuto un contrattempo>> esclamò lo “sconosciuto” avvicinandosi. << Hai fatto amicizia?>> chiese sogghignando.
<< Sì. Edward ti presento Alice, Alice lui è Edward, il mio migliore amico>> i due si strinsero la mano presentandosi e Jasper continuò le presentazioni. Merda!
<< Lei è Isabella, la migliore amica di Alice. Isabella lui è Edward>> probabilmente non mi riconobbe perché quando mi girai gli occhi gli uscirono dalle orbite. Sogghignai soddisfatta.
<<  Piacere Isabella>> calcò la voce sul mio nome, soddisfatto di averlo conosciuto. Alzai un sopracciglio. << Piacere Edward>> gli strinsi la mano e una scossa mi fece vibrare la mano tanto che fui costretta a staccarla. Edward fece lo stesso e mi guardò malizioso.
<< Che ne dite di scendere al lido tutti e quattro insieme?>> Beh, se avessi avuto qualcosa in bocca, alle parole di Alice lo avrei sputato senza troppi indugi. La guardai di sbieco e fece spallucce come se niente fosse.
<< Mm per me va bene>> sussurrò Edward mentre se la rideva sotto ai baffi.
<< Anche per me>> esclamò entusiasta Jasper.
<< Ok>> risposi sbuffando e iniziando a camminare.

 

Dopo dieci minuti di cammino a piedi, arrivammo alla calda spiaggia di Ibiza in cui la sabbia era bianca quasi come neve e il mare era calmo e limpido come un lago, se non di più. Si sentiva profumo di palme ma anche di cloro, a causa delle numerose piscine che circondavano il vialone che portava sulla spiaggia. C’erano enormi ville che si affacciavano lì, e anche il centro ne era strapieno. In pratica lì c’erano solo ville e alberghi, ognuno ricco di propria piscina e giardino.
Camminammo lungo la pedana tra le numerose palme per arrivare alla piccola oasi del lido. Cacciamo la nostra tessera\chiave per dimostrare di appartenere all’hotel e di poter avere libero accesso, e ci diedero le postazioni lungo la prima fila di ombrelloni. Un ragazzo biondo, ben abbronzato, alto e muscoloso, ci accompagnò agli ombrelloni: tutte e quattro le sedie vicine. Il ragazzo di nome James ammiccò molte volte nella mia direzione, lanciandomi spesso occhiatine di fuoco e sorrisi maliziosi. Mentre apriva i nostri ombrelloni e sistemava le sedie, noi ci spogliammo rimanendo in costume e, appena notò il mio, strabuzzò gli occhi. Lo vidi prendere il suo block e scrivere qualcosa con la penna nera, strappare un pezzettino e avvicinarsi. Non so cosa combinò, ma finì di sistemare i tavolini e scappò via augurandoci una buona giornata. Quando mi girai trovai un Edward con la bocca aperta e gli occhi spalancati. Tossii nella speranza di nascondere i sogghigni, ma non ce la feci a trattenermi dal parlare. Mi avvicinai lentamente a lui e mi alzai sulle punte per arrivare con le labbra vicino al suo orecchio.
<< Ehi Cullen, chiudi la bocca o rischi di mangiare qualche mosca>> sogghignando feci dietro front e corsi in acqua tuffandomi senza però bagnare i capelli. L’acqua, oltre ad essere limpida e calma, era anche calda. Subito mi raggiunse Alice e di conseguenza, tuffandosi come dei veri animali, Edward e Jasper. Quando Edward si alzò dall’acqua con tutti i capelli bagnati e gocciolanti, rimasi estasiata a quella visione sublime. Mi si avvicinò molto pericolosamente, tanto da poter sentire il suo alito fresco contro le mi labbra.
Di nuovo.
<< Attenta alle mosche scricciolo>> sobbalzai e chiusi la bocca per poi scappare via da Alice. Uscimmo dall’acqua e ci andammo a distendere sulle sdraio godendoci a pieno il calore dei raggi solari sulla pelle.
Che meraviglia!
La giornata passò così: mare, sole, sdraio, risatine e tutto quello che Ibiza offriva di giorno. Verso le sette ci alzammo dalla spiaggia e decidemmo di ritirarci. Lungo il cammino, Alice e Jasper non fecero che chiacchierare tra loro mentre io e Edward rimanemmo in silenzio. Arrivati alla hall, salutai tutti e mi ritirai in camera mia.. nostra. Una volta in camera, mi tuffai in bagno in cui feci doccia e shampoo, indossai i miei pantaloncini grigi col top nero e uscii ancora con i capelli fradici. Mi guardai intorno e non trovai nessuno.
<< Mi cercavi?>> la mano scattò immediatamente alla ricerca del mio cuore nel petto e il respiro mi si mozzò.
<< Cavolo Edward, mi stavi facendo venire un infarto!>> esclamai sedendomi sul letto. Mi si avvicinò e mi porse un bicchiere d’acqua, dopo cui mi rilassai.
<< Scusa, non era mia intenzione.>> scossi la testa come a dire ‘ per stavolta non fa nulla, ma rifallo e ti ammazzo ‘. << Sei intenzionata ad uscire così, stasera?>> mi chiese squadrandomi dalla testa ai piedi.
<< Uscire?>> scosse la testa e sorrise.
<< Dovevo immaginare che Alice non ti avesse detto nulla. Comunque sì, stasera usciamo tutti e quattro. Andiamo alla discoteca della costiera>>
<< Cosa? Ma io l’ammazzo!>> Mi diressi verso la porta ma una stretta ferrea vicino al polso sinistro mi bloccò. << Lasciami!>>
<< Ei, calma.>>
<< Calma un corno!>> mi fece girare dalla sua direzione e mi ritrovai col petto schiacciato al suo e il naso che sfiorava le sue labbra.
Oddio.
<< E’ un’uscita come un’altra e se vuoi, non ti darò fastidio per l’intera serata>> sussurrò mentre stringeva la presa sui miei fianchi.
<< Me lo doveva dire!>> esclamai arrabbiata e muovendomi tanto da costringerlo a bloccarmi vicino alla porta, tra quest’ultima e il suo corpo.
<< Uscirai con Alice e ci incontreremo lì, se Dio vuole. Punto>>
<< Ma..>>
<< Lo sai che parli troppo?>> alzai un sopracciglio.
<< Lo sai che interrompi troppo?>> sorrise malizioso.
<< Allora sarà meglio trovare una soluzione per tappare la bocca ad entrambi>> Non ebbi il tempo di chiedere cosa intendesse che sfiorò le sue labbra con le mie, prima di dare inizio ad un vero bacio. Non so perché ma non lo respinsi, anzi, con le mani afferrai i suoi setosi capelli e avvicinai maggiormente il suo volto al mio. Aprii la bocca per dare libero accesso alla sua lingua e accettò questo invito senza indugi. Le nostre lingue danzarono tra loro e mi ritrovai ad ansimare solo per un bacio. Merda!
<< B..bella>> ansimai contro alle sue labbra. Aggrottò la fronte ma non staccò le sue labbra dalle mie e tanto meno io lo feci. Mi gustai a pieno quel sapore di menta sulle papille gustative e quel profumo di uomo che emanava il suo collo così pericolosamente vicino.
<< C..cosa?>> mi chiese, anche lui ansimando.
<< Chiamami B..bella>> risposi e mi morse leggermente il labbro inferiore come risposta. Sobbalzammo quando il mio telefono prese a suonare e ci staccammo svegliandoci da quella specie di coma profondo. Corsi a prendere il telefono e risposi senza nemmeno leggere chi fosse.
<< Pronto?!>>
<< Bellina cara, stasera sei dei nostri, vero?!>>
<< Alice, avresti dovuto dirmelo prima, lo sai vero?>> la sgridai e la sentii sogghignare. Pazza!
<< Mm forse, ma te lo ha detto Edward, no?! Dai, ci vediamo stasera alle 23 alla hall.>>
<< Ali, aspetta! Come andiamo?>> tu, tu, tu. Aveva già staccato. Chiusi il telefono e lo posai sul comodino. Abbassai lo sguardo imbarazzata da quella strana situazione che si era creata ma, tornando in me stessa, alzai la testa e mi girai nella sua direzione nella speranza che il rossore fosse scomparso.
Lo trovai poggiato all’armadio e con le braccia conserte al petto, un’espressione tra il serio e l’ironico stampato sul viso e i capelli scompigliati.
<< Era Alice?>> mi chiese e io mi limitai ad annuire. << Ti ha detto di stasera?>> annuii di nuovo. Abbassai lo sguardo ma lo rialzai subito nel momento in cui sentii dei passi avvicinarsi e trovai Edward a un palmo dal mio naso.
<< C- cos..>> fui interrotta dalle sue labbra che si posarono sulle mie ma stavolta ero lucida.
Stavo. Baciando. Uno. Sconosciuto.
Con tutta la forza che avevo in corpo lo allontanai da me premendo le mani sul suo petto. Confuso si scostò e mi guardò.
<< Edward.. >>
<< Scusa Bella>> mi disse e scappò in bagno. Confusa mi distesi sul letto e chiusi gli occhi.
Cosa diavolo mi stava succedendo?!

*ANGOLO PAZZIA

Ma saaaaaalve!! Ebbene sì, sono ancora viva ù.ù
Beh, avete ragione.. avrei dovuto cestinare questa  OS ma non ci sono riuscita, avevo voglia di sapere che ne pensate (anche che fa schifo mi va bene u.u)
Ho creato dei personaggi completamente diversi dai miei soliti, e devo dire che mi sono divertita molto a scrivere di loro. Mi scuso per aver usato forse a volte delle parole.. volgari ma beh, immaginare di trovarvi voi di fronte Edward Cullen nudo, eh?! E con questo ho detto tutto u.u

Naturalmente, ci sarà la 2a e ultima parte di questa OS, sarà pubblicata entro breve, sempre se volete e.e
Ah sì, il rating POTREBBE subire dei cambiamenti nel prossimo capitolo. In questo caso inserirò un capitolo a rating arancione in cui taglierò quella parte (se ci sarà), e un'altro con rating rosso. Se proprio ci terrete, minorenni, a leggere il rating rosso, me lo farete sapere o qui o tramite il mio contatto facebook ( http://www.facebook.com/profile.php?id=100002850867396 )   e vi invierò il capitolo completo.

Concludo qui, sperando che vi possa piacere e che commentiate. 
Un bacione enorme, ci vediamo ad Ibiza (magaaariii *--------------* )
Mary <3

   
 
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