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Autore: Solieh    20/09/2011    1 recensioni
Tutta questa neve che ora, come allora, cade e si posa leggera su se stessa, che senso ha? Che senso ha restare a guardarla tenendo per mano Kaito?
Dio, colei che mi strugge, ancora oggi porta il nome Aoko.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Kaito Kuroba/Kaito Kid
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Io non ho mai creduto che l’amore possa andare oltre le distanze. In un modo o nell’altro due persone che non riescono a vedersi per tanto tempo, finiscono col rifarsi una vita propria, indipendentemente dalla strada che l’altro ha scelto. Anche se quelle due persone continuano a pensarsi.
Spesso, una volta che due si sono persi di vista, anche se continuano a volersi bene non si rincontrano più.

 
“Kaito-chan” sorrideva.
“Mmm,Aoko piantala di chiamarmi così a scuola” arrossii.
“Uffa!”rideva di gusto “Sei proprio antipatico”.
“Piantala scema” arrossii ancora più forte.
Aveva l’aria di chi non se ne frega nulla di nessuno “Sai qual è una tua curiosa caratteristica?” si era spostata i capelli in maniera rude ma sensuale “Che in realtà sei molto più scemo di quello che si possa credere” poi se n’era andata via lasciando che il vento le alzasse la gonna.
“Kuroba” la voce sensuale di Akako mi chiamava dal banco di dietro “Allora è vero che ti piace Nakamori” sorrise.
Sbuffai  “Piantala di guardare sempre me e Aoko. Piuttosto datti da fare con quello stupido detective”.
“Chi? Hakuba?”era arrossita.
“Conosci altri detective?” feci spallucce.
“Di quelli che danno la caccia a te, si” sorrise maliziosa.
“Piantala” .
“Lo hai detto a Nakamori?” assunse l’aria di chi sa già tutto.
“Detto cosa?” ero stranito.
“So che devi dirle due cose. Una sarà sicuramente svelarle che tu sei Kaito Kid, ma l’altra?”.
“L’altra lasciala perdere, che è meglio” abbandonai in un attimo la classe e scesi in cortile dove trovai seduta Aoko.
“Aoko, che ci fai qui? Non eri andata via da un pezzo?>>.
“Ti aspettavo” sorrise.
“E come mai?” di solito quando non uscivamo insieme, nessuno dei due aspettava l’altro per tornare a casa.
“Perché oggi tutti e due siamo di buon umore” mi prese per mano.
Quella era la primavera dei miei diciassette anni. Dentro di me albergava un senso di vuoto che non mi permetteva di capire dove fossi. Correvo così forte da non ricordarmi le insegne dei negozi davanti ai quali passavo, non ricordavo i visi dei commessi che lavoravano al forno sotto casa mia, né quali fossero i nomi delle strade. Sentivo il bisogno di correre, di scappare via lontano. In realtà quello che faceva male era tutto dentro me. Anche se le persone attorno a me fossero state diverse, anche se si fossero comportate come io avrei voluto, la rabbia che covavo dentro non si sarebbe placata. La morte di mio padre, il dolore di mia madre che non era più riuscita a riprendersi, la sensibilità di Aoko, la spensieratezza che non avevo mai avuto, nessuno sarebbe mai stato in grado di alleviare le pene che io infliggevo a me stesso. Nessuno, tranne Aoko, e la vita mi ha portato via proprio lei.
Mentre correvo verso casa, nel bivio che separava la strada per arrivare a casa mia da quella per arrivare a casa di Aoko, mi voltai per guardarla. Il ruggente vento di primavera le scompigliava gli abiti e i capelli già ribelli, il suono del vento metteva i brividi. Chiamai il nome di Aoko, lei si voltò, disse qualche parola, poi sorrise e andò via.
“Kaito” la dolce voce della mamma, in quel periodo la odiavo. Sorrisi “mamma, sei già in casa?”.
Il suo viso stanco emise un sorriso, e mi si strinse il cuore per aver pensato di odiare quella voce “Lo hai detto ad Aoko?” quando pronunciò quelle parole capì che anche se faceva male, odiavo la sua voce.
“Non ancora, non è facile dirle che sono il ladro che lei odia perché affatica suo padre” abbassai gli occhi oramai vuoti “Andrò a dirglielo domani o dopodomani”.
“Dovresti dirle anche un’altra cosa, che è ben più grave per voi” abbassò gli occhi anche lei. Chissà quanto vuoto gravava sulle sue giovani e già stanche spalle.
“Fingerò di essere arrabbiato, fingerò di essere triste, fingerò di odiarla, fingerò di non sopportarla più e glielo dirò” non piangevano, i miei occhi terrorizzati erano asciutti come la sabbia del deserto.
“Fingerai di essere arrabbiato e triste? Non lo sei? Non mi odi forse per questo?” siccome non ebbi il coraggio di fornirle risposta abbassò gli occhi e riprese ad imballare le stoviglie negli scatoloni. Il camion dei traslochi sarebbe venuto a prenderli l’indomani.
Quel giorno mentre tornavo a casa, nel bivio che separava la mia strada da quella di Aoko mi voltai per guardarla, il vento di primavera le scompigliava i capelli. Chiamai il suo nome con voce rotta e quando si voltò mi sembrò più bella.
“Ti voglio bene” mi disse, poi tornò a darmi le spalle per correre verso casa sua. Quella …
“ Kaito” una voce morbida mi chiama. Una voce nostalgica e triste. Mi volto verso di lei, tiene per mano una bambina identica a lei.
Quella fu l’ultima volta che vidi Aoko sorridermi.
Però oggi la vita mi ha insegnato qualcosa a cui non avrei mai creduto. Due persone che continuano a volersi bene si rincontrano. Anche se fingono di odiarsi.


Dal prossimo capitolo,si abbandonerà un pochino pochino la prevalenza della storia e cominceranno a prevalere i caratteri e i sentimenti dei vari personaggi. Ho cercato di scrivere in modo che riuscisse a trapelare il carattere di ognuno. Vorrei farvi capire chi è Aoko,chi è Kaito e chi sono gli altri che ancora devono apparire. Spero di riuscire nel mio intento...è un lavoro un po' complicato,e mi piacerebbe riuscire proprio per questo. Le recensioni,sono sempre gradite ;)
  
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