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Autore: callas d snape    20/09/2011    8 recensioni
"Eravamo giovani e tremendamente orgogliosi: tu troppo testardo per ammettere che stavi facendo le scelte sbagliate, io troppo fiera per accettare il tuo pentimento tardivo. Pensavamo di riuscire a sopravvivere ugualmente,soprattutto io, ma la lontananza stava uccidendo entrambi. Ci siamo fatti male a vicenda... la memoria porta ancora il segno della nostra sofferenza."
Una fanfiction sulla mia coppia preferita Lily/Severus. una storia su come sarebbero potute andare le cose se Lily avesse saputo perdonare e se Severus avesse avuto il coraggio di cambiare. La mia prima fanfiction su Harry Potter e la prima che ho il coraggio di pubblicare.
AGGIORNAMENTI MOLTO LENTI!!!
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Evans, Mary MacDonald, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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2° Capitolo
 
L’estate per i due ragazzi trascorse in maniera differente. All’insegna della tristezza per una e della riflessione per l’altro. Lily stava sempre rinchiusa in camera sua a leggere, studiare o guardare vecchie foto degli anni trascorsi ad Hogwarts nelle quali lui compariva sempre. Mary le scriveva spesso, ma non le aveva detto niente di quello che era successo. L’avrebbe notato da sola una volta a scuola. Così continuava a dirle che stava bene e che si annoiava per non farla preoccupare, ma ogni parola era una bugia che gli lacerava l’anima e la faceva piangere. Aveva perso il conto delle notti passate insonni a soffocare i singhiozzi nel suo cuscino.
 
Anche Severus se ne era stato rinchiuso nella sua nuova stanzetta per quasi un mese e non aveva toccato cibo per quasi una settimana. La signora Jhons pensava che il suo comportamento fosse dovuto alla perdita della madre e cercava in tutti i modi di consolarlo e di farlo mangiare, con scarsi risultati. Dopo tre settimane di isolamento volontario, Severus decise di uscire nel giardino dietro l’istituto: aveva voglia di sgranchirsi le gambe e l’aria fresca forse gli avrebbe schiarito le idee. Era quasi ora di cena e tutti i bambini erano già rientrati. “Meglio” pensò “non  ho proprio voglia di sentire gli schiamazzi di quei bimbetti che…” ma non aveva finito di formulare la frase che andò ad urtare contro qualcosa. O meglio qualcuno. Non tutti erano già andati a cena: seduta su un gradino dell’entrata, stava una bambina dai capelli rossi con due occhi castani gonfi di pianto;  non doveva avere più di sette anni. Quando sentì qualcuno sbatterle contro, alzò di scatto gli occhi lucidi e biascicò una specie di ‘Scusa’ intimorita dall’arrivo di quel nuovo ragazzo tutto vestito di nero con due occhi che sembravano pozzi di petrolio. Severus inarcò leggermente il sopracciglio destro e continuò a camminare come se non fosse successo niente. Non gli erano mai piaciuti particolarmente i mocciosi, specie quelli piagnoni come quella lì… “Ehi! Ti ho chiesto scusa brutto pipistellaccio!” Il ragazzo si voltò basito: la bambina si era alzata in piedi, gli occhi ancora arrossati pieni di furore. “Come mi hai chiamato?” le disse mentre tornava sui suoi passi. “Brutto pipistrellaccio!” gli rispose la bimba con una nota di panico nella voce ora che lui si stava riavvicinando. Quando Severus le fu praticamente di fronte sovrastandola con la sua altezza, quella piccola impudente (così l’aveva ribattezzata) si raggomitolò su se stessa, si prese la nuca tra le mani e disse: “Ti prego non tagliarmi i capelli!” Il mago la guardò accigliato: “E perché mai dovrei volerti tagliare i capelli?” “Perché Susy Lought dice che sono i capelli del diavolo, che il loro colore è quello delle fiamme dell’Inferno! Dice che io sono senz’anima*!” La bambina minacciava di rimettersi a piangere. Severus abbozzò un sorriso triste e le si sedette accanto: solo allora notò che quella mocciosa aveva un paio di ciocche di capelli più corte delle altre. Fece due più due: evidentemente una certa Susy le aveva appena tagliato i capelli e lei era terrorizzata che le potesse ricapitare. “Poverina!”Poverina?! L’aveva pensato veramente? Lui?! Scioccato da quel pensiero, solo allora  il ragazzo si accorse di nutrire dei sentimenti verso quella bimba che non aveva mai provato prima: dispiacere e desiderio di aiutare. Tutto ciò era assurdo: lui non aveva mai aiutato nessuno, aveva sempre pensato solo a se stesso. Era Lily quella che si preoccupava per le persone, quella generosa e disponibile: era un angelo, il suo angelo… e lui l’aveva persa. Guardò di sbieco i capelli della bambina: gli ricordavano quelli di Lily quando era più piccola. Alla fine Severus decise di provare ad essere quello che non era mai stato e che aveva accuratamente evitato di diventare: altruista. Inspirò profondamente e iniziò a parlare, sperando che le parole dette non andassero a peggiorare la situazione: “Sai, i tuoi capelli hanno lo stesso colore di quelli di una persona che conosco: il colore delle fiamme vive al vento. E questa ragazza è la donna  più buona che abbia mai incontrato: gentile, disponibile, amorevole e allo stesso tempo fiera e determinata. Lei riesce a vedere il bello in ogni persona e a farlo notare anche agli altri. È  un angelo caduto dal cielo. Dovresti essere fiera di avere i suoi stessi capelli!” La bambina lo guardò per un momento sbalordita, poi fece una cosa che prese Severus in contropiede: gli buttò le braccia al collo e lo abbracciò forte forte sussurrandogli all’orecchio: “Grazie!”
Il ragazzo era impietrito:  non aveva mai ricevuto un abbraccio da qualcuno se escludeva Lily e sua madre e anche quelli si contavano sulla punta delle dita. Doveva, però, ammettere che gli piaceva quel contatto. Era caldo, puro, unico.  Nella sua semplicità era carico di quella magia che possiedono sia maghi che babbani: l’amore.
Con il passare del tempo Severus iniziò ad affezionarsi sempre più a quella bambina dai capelli rossi che si chiamava Julia. Lei gli aveva raccontato che era in orfanotrofio da due anni, che i suoi genitori erano morti in un incidente d’auto e che le mancavano tanto, anche se sapeva che loro erano sempre al suo fianco e la proteggevano. Il ragazzo si accorse presto di aver giudicato male Julia: non era affatto una piccola impudente piagnona; anzi, era una bimba solare, dolce e coraggiosa. Nonostante avesse già sofferto tanto, amava la vita con tutta se stessa e vedeva sempre il lato positivo delle cose. Per Severus questa gioia e questa energia erano diventate come una medicina, un rimedio per scacciare la tristezza, il pessimismo, l’amarezza e la solitudine. Il suo cuore si era alleggerito dall’inizio delle vacanze e il sorriso di Julia  lo portò a chiedersi se la strada che voleva percorrere fosse quella giusta. Il Signore Oscuro poteva dire tutto ciò che voleva, ma quei mesi in quell’orfanotrofio, avevano fatto capire a Severus che ogni persona, mago o babbano che fosse, era speciale. Non c’era distinzione tra lui e Julia: erano entrambi esseri umani che lottavano per trovare il loro posto nel mondo e non era giusto pensarsi superiore a quella bimba e voler distruggere la sua felicità solo perché lui era nato con delle doti in più. Semmai avrebbe dovuto usare proprio quelle doti per proteggere coloro che non le possedevano.
Severus aveva trovato la sua strada: avrebbe smesso di frequentare Avery, Mulciber e gli altri e avrebbe iniziato a difendere le vittime dei loro attacchi. E forse un giorno, Lily lo avrebbe perdonato e sarebbe tornato tutto come prima. No, non come prima. Non poteva più reprimere i suoi sentimenti: amava la strega e pregava che venisse il giorno in cui finalmente le avrebbe dichiarato il suo amore. Quella notte di un anno fa, quando lei lo aveva baciato, lo aveva colto alla sprovvista e la sua corazza difensiva aveva preso il sopravvento sui suoi sentimenti. Si era detto che quel  bacio per lei era solo un gesto d’amicizia, ma si era subito accorto che il suo atteggiamento era unicamente un modo per evitare di esporsi, di soffrire: non voleva più soffrire. Ma se ne era pentito: come aveva potuto solamente pensare che Lily avrebbe potuto ferirlo. Invece era stato lui, nella sua infinita stupidità, a ferire lei. Non avrebbe ripetuto lo stesso errore né con lei né con chiunque altro gli avrebbe dato fiducia.
All’inizio di settembre Severus lasciò l’istituto diretto alla stazione di King’s Cross per prendere il treno per Hogwarts. Julia era stata stranamente in silenzio per tutto il  tempo dei preparativi del viaggio. Al momento di saluti lo accompagnò fino alla porta e poi gli disse: “ Ci vediamo a Natale?” e gli offrì un piccolo fiorellino. Severus prese il fiore e lo mise in tasca: “Certo!” Si abbracciarono e Julia gli diede un bacio leggero sulla guancia. Poi lui raccolse il baule e salì sulla macchina di Mrs Jhons che si era offerta di accompagnarlo alla stazione.
 
Il binario 9 e tre quartiera affollato come al solito. Lily vide tra la folla qualche sua compagna di classe che salutò con la mano, poi finalmente scorse la testa di Mary e le andò incontro. “Lily! Che bello vederti!” e si abbracciarono. La ragazza non sapeva quanto quel gesto giovasse all’amica.  Caricarono i bauli sul treno e poi cercarono un vagone per loro, ma erano già tutti occupati; così dovettero accontentarsi di dividere la cabina con tre ragazze Corvonero del quarto anno. “Allora, come sono andate le vacanze? E i G.U.F.O.? Io li ho presi tutti, o meglio, quasi tutti: non ho passato Divinazione, ma non me ne importa niente. Anzi sono contenta di poter smettere finalmente con quella materia così inutile!”  L’entusiasmo dell’amica fece sorridere Lily che da molto tempo aveva bisogno di un po’ di allegria nella sua vita. Le due iniziarono a parlare del più e del meno e la rossa iniziò a scaricare la tensione accumulata negli ultimi mesi. Era la prima volta che tornava a scuola più stanca di quando l’aveva lasciata.
 Il treno era appena partito e Mary le stava raccontando della vacanza nella Francia del Nord, quando voltando la testa lo vide passare fuori in corridoio. Il suo cuore perse un battito. Severus si voltò dalla sua parte e lei distolte immediatamente lo sguardo. Infondo, cosa si aspettava? Sapeva benissimo che l’avrebbe incontrato, se non sul treno, sicuramente a scuola e molto probabilmente avrebbero frequentato dei corsi comuni. Si era preparata a questo. E allora perché non riusciva a controllare il suo cuore e perché le sue lacrime minacciavano di uscire di nuovo? Mary aveva assistito impassibile a tutta la scena; prese le mani di Lily che stavano tormentando le pieghe della gonna, tra le sue e le disse: “A giugno non eri in queste condizioni eppure era passato poco tempo dal vostro litigio. È successo qualcos’altro quest’estate tra voi?” La rossa alzò gli occhi dalle gambe al viso dell’amica, due lacrime le uscirono involontariamente e attirarono l’attenzione delle tre Corvonero che iniziarono a sghignazzare. Mary si girò verso di loro, gli occhi smeraldini ridotti a due fessure, dicendo: “Uscite da sole o vi butto fuori io a calci?” Le tre ragazze sbuffarono in coro e uscirono in fila. Soddisfatta del risultato ottenuto, l’amica si girò nuovamente verso Lily, invitandola con lo sguardo a cominciare la storia. La ragazza le raccontò della morte della madre di Severus, del funerale, delle parole del preside, della loro discussione e dell’estate passata a piangere. Mary l’ascoltava in silenzio; poi quando l’amica tacè, disse: “Cavolo! Mi sembrava dalle tue lettere che mi stessi nascondendo qualcosa, ma non mi aspettavo tutto questo!”  e le porse un fazzoletto. Lily si asciugò gli occhi e si soffiò il naso, poi aggiunse: “Il problema è che se non sono riuscita a dimenticarlo in due mesi, di certo non ci riuscirò ora che lo vedrò tutti i giorni!” Mary non sapeva bene cosa dire. Anche lei soffriva per amore per James, ma almeno loro due erano amici, invece Lily e Severus non erano neanche più quello. Lei non aveva mai capito come l’amica potesse essere innamorata di un Serpeverde che, per altro, frequentava Mulciber e Avery, i ragazzi che l’avevano torturata due anni fa nello sgabuzzino delle scope al secondo piano, solo perché era figlia di babbani. Non erano stati espulsi perché le loro famiglie erano molte influenti e perché nessuno era presente e lei non aveva riportato ferite che potessero testimoniare le angherie subite da quei due: quindi nessuno le aveva creduto, eccetto Silente e la McGranitt. Eppure la rossa aveva sempre difeso Piton, dicendo che lui era diverso e che non avrebbe mai fatto male a qualcuno. Avrebbe voluto molto aiutarla, ma non sapeva proprio come. Così si limitò ad abbracciarla e a passarle un altro fazzolettino.
 
Severus continuava a camminare lungo il corridoio. Era quasi arrivato in testa al treno, ma non aveva ancora trovato uno scompartimento tranquillo. Era riuscito a sgattaiolare senza essere visto davanti alla cabina di Mulciber e degli altri Serpeverde. Non che avesse cambiato idea, ma aveva deciso di affrontarli quando sarebbero stati a Hogwarts, nella sala comune della loro Casa, sperando di non essere preso per un traditore e di non essere spellato vivo, ma ne dubitava vivamente. Fu meno fortunato quando si trovò di fronte ai Malandrini. Black, che era affacciato sul corridoio per vedere le facce di quelli del primo anno, gli aveva fatto lo sgambetto facendolo sbatte contro i vetri del treno. “Aaaah, Mocciosus, Mocciosus! In tutti questi anni non hai imparato proprio niente, eh?” gli disse con un sorriso sghembo che fece sospirare un paio di ragazze Tassorosso poco distanti da loro. Dietro le spalle di Black comparve subito il suo amico del cuore, James Potter affiancato da Peter Minus che continuava a sghignazzare, mentre Remus era rimasto seduto a leggere un voluminoso libro dalla copertina scarlatta estraniandosi completamente dalla vicenda. James si avvicinò a Severus che lo fulmino con lo sguardo, e disse: “Sai Piton, durante quest’estate sono molto cambiato….. diciamo maturato. Farò di tutto perché lei se ne accorga e, quando ciò avverrà, sarà mia. Credimi, con te fuori gioco, avvicinarmi a Lily Evans sarà una passeggiata!” Gli diede un paio di schiaffetti sulla guancia e si voltò rientrando nello scompartimento, ma una voce sprezzante lo raggiunse da dietro: “Non cantare vittoria , Potter. Io avrò fatto un errore, ma so per certo che lei tiene ancora a me e non te la lascerò senza lottare. Farò qualsiasi cosa per  riaverla, è una promessa!” James si voltò di scatto e vide Severus lanciargli uno sguardo di sfida che fece venire la pelle d’oca al cercatore dei Grifondoro: non aveva mai visto Piton così deciso e sicuro di sé. Ripreso un po’ del suo autocontrollo e della sua spavalderia, disse: “Che vinca il migliore, allora, ma dubito che tu sia migliore in qualcosa!” e tra le risate richiuse la porta della carrozza.
Severus aveva finalmente trovato uno scompartimento tranquillo, in cui erano seduti solo due Serpeverde del secondo anno di cui ricordava a malapena i visi, figuriamoci i nomi. Con il sottofondo delle loro voci, il ragazzo iniziò a pensare. “Potter maturo, tsk! Sarebbe più facile vedere Pix compiere buone azioni che James Potter diventare un uomo con la testa sulle spalle. Impossibile! Ma non è questo il mio problema più urgente: cosa devo dire ad Avery e company? Per di più anch’io sono un mezzosangue, se mi metto contro di loro, passerei da carnefice a vittima e, conoscendoli, diventerei il loro bersaglio preferito! Non posso, però, cambiare idea ora. Devo farmi coraggio, per Julia, per me stesso, per Lily! E se invece non dicessi niente? Se mi allontanassi da loro in silenzio? No, è da vigliacchi e sicuramente il mio cambiamento non passerebbe inosservato. No, gli devo parlare, ma che dire?”
Severus passò tutto il viaggio a formulare un buon discorso da fare a Mulciber e ad Avery senza neanche pranzare, ma alla fine arrivò ad Hogwarts senza una buona argomentazione per difendersi dai suoi compagni di casa e con una fame che avrebbe potuto vederla da tanto era grande!
 
Anche Lily non aveva mangiato niente, nonostante Mary l’avesse pregata in tutte le lingue che esistevano, ma al contrario di Severus lo stomaco le si era chiuso irrimediabilmente. Mentre scendeva dal treno cercò di sfoderare il suo miglior sorriso per evitare di far preoccupare le amiche che le stavano venendo incontro. Fortunatamente non si accorsero di niente e iniziarono a parlare tranquillamente, anche se Mary continuava a lanciarle degli sguardi che erano un misto di compassione, tenerezza e impotenza. A Lily sembravano così evidenti che temeva che le amiche se ne accorgessero e iniziassero a fare domande alle quali non voleva rispondere. Arrivati al castello prese posto al tavolo dei Grifondoro e accanto le si sedettero Mary e Holly Pirce. Voleva solo passare una cena tranquilla, ma il destino sembrava accanirsi contro di lei. Di fronte a lei, infatti, si sedette Potter e il suo gruppo. Il cercatore con un grande sorriso bianco iniziò a parlare: “Ciao Lily, passata una buona estate? Io sì, e noterai con piacere che ho utilizzato il tempo a disposizione per diventare un vero uomo. Ti accorgerai presto dei miei grandi miglioramenti. Ne resterai stupita!” La voce di James Potter le giungeva ovattata, mescolata alla canzoncina che stava intonando il Cappello parlante e si andava ad unire ai consigli di Mary, alle scuse di Severus, alle domande enigmatiche del preside. La testa le girava e le faceva male. Ora si erano aggiunte anche la voce della McGranitt e gli schiamazzi di Sirius Black. Non ce la faceva più, stava impazzendo. Le parole di James si stava facendo sempre più spazio nella sua mente facendole aumentare il dolore alle tempie. Battè forte i pugni sulla tavola e alzò gli occhi gelidi su Potter: “Se non la smetti subito James, giuro che non risponderò delle mie azioni.” Mary la stava guardando un po’ spaventata, ma il suo interlocutore, credendo che fosse uno dei suoi soliti tentativi per allontanarlo, si avvicinò di più e continuò: “Ehi, Lily, sei un po’ acida ‘sta sera, dovresti cercare di rilassarti…” “ADESSO BASTA!” era scattata in piedi senza accorgersene e aveva urlato. Ora tutto taceva e tutti la stavano guardando impietriti: i suoi compagni, i nuovi studenti, gli insegnanti. Si girò verso i Serpeverde per cercare i suoi occhi: Severus la guardava preoccupato. Non riusciva a reggere il suo sguardo. Non ce la faceva più. Si sentì mancare e cadde dalla sedia svenuta sul pavimento.
 
Lily fu svegliata dai raggi del sole che le illuminavano il viso. Aprì gli occhi e si guardò intorno: non era nella sua stanza nella torre dei Grifondoro, era in infermeria. Cercò di ricordarsi cos’era successo la sera precedente (aveva una gran confusione in testa!).  Ricordava James Potter che non la lasciava stare, le voci che le si affollavano in testa, poi qualcuno aveva urlato (era stata lei?) e poi più niente. “Cavolo” pensò “mi sento come se mi fossi ubriacata e ora stessi smaltendo la sbornia da Whisky Incendiario!” dal corridoio le arrivò la voce aspra di Madama Chips: “Solo cinque minuti, signorina! Lei deve riposare e tu devi andare a lezione!” Sentì dei passi avvicinarsi e qualcuno spostare le tende azzurrine: era Mary. “Accidenti, Lily, ci hai fatto prendere un bello spavento! Sei riuscita a traumatizzare quelli del primo anno: ora credono che a Grifondoro si diventi tutti pazzi e quelli di Serpeverde non fanno altro che fomentare  tali dicerie: sei diventata la ragazza più chiacchierata della scuola!” Mary afferrò una sedia e le si sedette vicino. La ragazza si tirò su sistemandosi meglio sul lettino. Poi disse: “Non mi ricordo quasi niente di ieri. Cos’è successo esattamente?” “Beh…ehm…come dire…” l’amica era molto imbarazzata “ hai dato di matto: hai urlato davanti a tutti ‘adesso basta’ e poi sei svenuta. Eravamo tutti preoccupati. Silente ti ha portato in infermeria e Madama Chips ti ha visitato. La sua diagnosi è stata troppo stress, cibo e sonno insufficiente. Lily, ma da quanto non mangi un pasto completo o ti fai una bella dormita?” Mary la vide abbassare la testa con uno sguardo quasi colpevole, poi continuò: “Comunque dopo cena siamo tutti venuti a vedere come stavi. James sembrava molto dispiaciuto, si sentiva quasi colpevole per quello che ti era capitato. Alla fine Madama Chips ci ha cacciato via dicendo che dovevi solo riposare. Quindi per oggi ti salti le lezioni, ti riposi per bene e domani inizi il nuovo anno scolastico. Ora è meglio che vada, alla prima ora abbiamo la McGranitt e non vorrei ricevere una sgridata il primo giorno.” La ragazza si stava allontanando, ma Lily la richiamò dal suo letto: “Mary, quando dici che eravate tutti preoccupati... includi anche lui?” L’amica le accennò un sorriso: “Non dovrei dirtelo visto che devi riposare e lo dovresti dimenticare, ma se ci tieni a saperlo... È stato fino alle due di notte fuori dalla porta dell’infermeria, poi Madama Chips lo ha spedito a letto, minacciandolo di una punizione esemplare. Ho sentito che lei lo raccontava a Lumacorno perché prendesse provvedimenti. Ora, però, riposa. Ci vediamo dopo. Ciao.” e uscì dall’infermeria. Lily tornò a stendersi sul letto e chiuse gli occhi. Mary aveva ragione: doveva dimenticarlo e non ci sarebbe di certo riusciva se continuava a chiedere di lui. Basta; da quel momento non avrebbe più pensato a lui: si sarebbe trovata un ragazzo e avrebbe definitivamente voltato pagina guardando solo al futuro e non più al passato. Chiuse gli occhi e ricadde in un sonno senza sogni.
 
La testa gli faceva male da pazzi e aveva due solchi neri sotto gli occhi. Severus avrebbe dato qualunque cosa per tornare a letto nei sotterranei dei Serpeverde, ma, purtroppo, non poteva neanche permettersi il lusso di estraniarsi dalla lezione: aveva due ore di Pozioni insieme a quelli di Tassorosso. Ad aumentare il suo livello di stress avevano provveduto Avery e gli altri tempestandolo di domande sul perché ieri notte fosse rientrato alle due passate. Si era inventato una scusa su un attacco di vomito da indigestione e i ragazzi non avevano voluto indagare oltre. Non aveva ancora affrontato il discorso sul suo cambiamento interiore anche se sapeva che sarebbe stata solo una questione di tempo prima che se ne accorgessero da soli. E lei? Chissà come stava in quel momento. La nottata passata fuori dall’infermeria gli aveva procurato solo sonno, mal di schiena e la costante sorveglianza di Lumacorno durante tutta la lezione (non aveva apprezzato per niente la sfuriata di Madama Chips!). Fortunatamente il professore non poteva controllare il suo flusso di pensieri e quindi Severus stava passando l’intera lezione a riflettere sui suoi problemi esistenziali invece che a concentrarsi sul suo Distillato della Morte Vivente. Così, mentre prendeva un Fagiolo Soporifero, per errore, invece di tagliuzzarlo, lo schiaccio: il succo gli inondò il tavolo da lavoro. “Che strano…” pensò il ragazzo. Prese un altro fagiolo e questa volta lo tagliò come era scritto sul libro: uscì del succo, ma in quantità minori. Prese una piuma ed annotò la cosa al fianco delle istruzioni. In quel momento Severus si staccò dai suoi problemi e si concentrò totalmente sul compito assegnatoli. “Se ci fossero degli altri ‘errori’, forse potrei individuarli!” pensava e, in effetti, scoprì che se mescolava due volte in senso orario e una in senso orario (invece che tre volte in senso antiorario) otteneva un risultato migliore rispetto ai suoi compagni.
Alla fine della lezione consegnò una fialetta con dentro la sua pozione al professore e  Lumacorno, dopo avergli rivolto per tutta la mattinata occhiate torve, gli rivolse un sorriso compiaciuto mentre osservava il contenuto del flacone in controluce. “Ottimo, signor Piton! Davvero un lavoro ineccepibile! Ha mai pensato ad una carriera come pozionista?” Severus rimase un po’ spiazzato all’affermazione di Lumacorno, ma mentre usciva dall’aula inizio seriamente a pensare al proprio avvenire. Fino a quel momento aveva sempre immaginato un futuro dedito alle Arti Oscure e aveva sognato di diventare il mago più potente di tutti i tempi, padrone degli incantesimi più segreti e delle magie più difficili; ma ora che aveva scelto di abbandonare quella strada ne doveva prendere in considerazione altre. Pozioni era sempre stata la sua materia preferita e, non per essere presuntuoso, era il migliore del suo anno e uno dei più bravi di tutta Hogwarts, ma da lì a diventare un vero pozionista c’era una bella differenza! Ormai era arrivato a Trasfigurazioni, sbirciò dentro l’aula e vide Mulciber che gli faceva segno di sedersi accanto a lui. Severus chiuse gli occhi massaggiandosi le tempie e trasse un profondo respiro: adesso le questioni su cui riflettere e che doveva affrontare erano diventate tre!
 
Il giorno seguente Lily fu dimessa dall’Infermeria e si andò ad unire agli altri Grifondoro per la colazione. Tutte le sue amiche le andarono incontro chiedendole come si sentisse. Ad ognuna di loro rispondeva che stava bene ed era vero: il riposo forzato in infermeria le aveva schiarito le idee e aveva deciso di voltare completamente pagina. Mentre prendeva posto accanto a Mary le si avvicinò James Potter che le porse delle scuse impacciate per il suo comportamento oppressivo della sera scorsa. “Dì pure degli ultimi sei anni!” gli aveva risposto Lily con un sorriso ed entrambi accennarono ad una risatina prima di separarsi. Era la prima volta che loro due parlavano senza che James la invitasse a uscire e lei lo mandasse a quel paese. Era stato uno scambio di battute assai piacevole. “Mi ci potrei quasi abituare…” pensò la ragazza mentre osservava il cercatore dei Grifondoro che si allontanava. Mary la stava guardando di sottecchi e quello che aveva visto non le era piaciuto per niente.
 
 
 
 
*Le tradizioni di molti popoli affermavano che le persone con i capelli rossi fossero cattive, figlie del diavolo e senz’anima.
 
Angolo dell’autrice
Scusate se aggiorno così tardi, ma la mia connessione internet fa le bizze e quindi eccomi qua con una settimana di ritardo sulla mia tabella di marcia. Non son bene quando pubblicherò il 3° capitolo, spero presto, impegni universitari permettendo. Intanto fatemi sapere se questo vi piace. Baci. C.S.
  
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