-Severus?-
L’uomo
si voltò di scatto, la bacchetta in pugno, ignaro di
ciò che l’attendeva.
Fu
colpito all’addome da una palla di splendidi fili rossi ma
non cadde a terra,
venne retto da due braccia dietro la schiena. La palla si
rivelò essere un
ammasso di capelli, un dolce e ardente intrigo di fiamme rosse che
nascondeva
un viso perfetto.
-Siamo
amici vero?-
Le
accarezzò col pollice la guancia, soffermandosi vicino alle
labbra stirate in
un sorriso.
Fanculo,
non voleva essere un amico, neppure il suo migliore
amico.
Si
chinò per poter sfiorare col suo naso adunco quello perfetto
e ricolto in alto
della donna.
-Non
potrò mai essere tuo amico. Lo sai. Lo hai sempre saputo.-
Ma
furono le mani della rossa ad afferrare gentilmente il volto del
pozionista per
portarlo ad accostare le proprie labbra alle sue.
Quando
la carne chiama, la ragione non può farci niente.
Severus
schiuse le labbra, beandosi della dolcezza delle labbra
dell’unica donna che
veramente conta, contava e conterà, per lui.
Si
accorge di essere troppo invasivo, troppo preso da quella passione che
ha
celato alla meglio sotto la sua maschera per anni.
Lei
si allontana, gli occhi verdi pieni di vita e di amore.
Per
lui.
-Si,
l’ho sempre saputo.-
L’uomo
si lasciò sfuggire un gemito mentre si alzava di scappo dal
letto, la fronte
imperlata di sudore ed il respiro corto.
Si
voltò verso il comò per prendere
l’orologio.
Le
cinque e mezza del mattino, ancora tre ore e mezza prima
dell’inizio delle
lezioni. Si passò una mano sul volto, scostando le coperte,
notando che c’era qualcuno che
si era svegliato prima di lui.
Severus
Snape lasciò ricadere le coperte sul corpo per poi
sprofondare nuovamente fra i
cuscini.
LilyRose
tentò invano di soffocare la sua sorpresa man mano che
sfogliava i volumi del Principe.
Era
un genio.
Prese
voti discreti a trasfigurazione e riuscì a distillare una
delicatissima pozione
in un solo mese.
Per
Halloween, la festa di ogni strega e di ogni mago, aveva già
fatto così tanti
galeoni da pensare già ai regali di Natale.
Già,
Natale.
Era
la vigilia e se ne stava seduta sul suo letto a baldacchino guardando
la sua
compagna di anno chiudere la piccola borsetta, pronta a partire.
-Davvero
non vuoi venire da noi per Natale? Saresti la benvenuta Rose, davvero.-
-Ti
ringrazio ma mi basta una sola Grangy per volta. E’ schizzato
pure il tuo
gatto, ti ricordi che ad inizio mese è saltato addosso a
Zanna Bianca?!-
La
voce della mora era lieve, soave, scherzosa. Si alzò,
andando a prendere un
piccolo pacchetto rosa confetto sotto il proprio cuscino.
Si
voltò giusto in tempo per vedere l’espressione di
Hermione tramutarsi in
sorpresa.
Si
avvicinò alla riccia ancheggiando, un sorriso beffardo
stampato in volto,
porgendole il pacchettino.
-Non
dirmelo: mi hai davvero preparato un veleno come mi avevi promesso?-
Hermione
rise fra se, iniziando a staccare il nastro adesivo babbano.
-Grangy,
non sono così villana! Soprattutto non dopo avermi passato i
compiti delle
vacanze già revisionati di trasfigurazione!-
Andò
a sedersi sul letto, le mani in grembo ed il cuore che le batteva per
l’eccitazione.
Aveva
cercato in lungo ed in largo il regalo giusto per la secchiona
Grinfondoro ma
niente, a Diagon Alley, aveva attirato la sua attenzione.
-Merlino….-
LilyRose
posò i gomiti sulle ginocchia, sorreggendosi il mento con i
palmi delle mani.
-E’
una cosa semplice Grangy, spero ti piaccia.-
Ma
Hermione neppure l’ascoltava, fiondandosi ad abbracciare la
mora sorridendo
felice e divertita.
-Credimi,
è uno dei più bei regali che abbia mai ricevuto-
Le
stampò un bacio sulla guancia per poi sedersi accanto a lei.
-Ehy!
Come sarebbe a dire “uno
dei più belli”?
Ma senti te questa leoncina sfrontata… Dammelo, lo rivoglio!-
Ma
scoppiarono entrambe a ridere mentre la riccia le passava il
braccialetto e le
porgeva il polso dell’altro braccio.
La
mora si assicurò che il gancio fosse ben chiuso e che
reggesse per poi prendere
delicatamente il polso dell’amica per metterlo più
vicino alla torcia dietro di
loro.
Avvicinarono
entrambe gli occhi ai piccoli anelli d’argento che formavano
la cordicella;
nessun ciondolo o incisione.
LilyRose
si era raccomandata alla commessa di farle vedere solo i bracciali
d’argento a
maglie un po’ larghe ma non esagerate.
Ed
eccole li le sei lettere che, controluce, facevano capolino dentro i
cerchietti, cangiando colore ad ogni movimento.
Hermione
lesse ad alta voce la parola che compariva e scompariva.
Amiche.
-L’ho
fatta scrivere in Italiano Grangy, almeno se qualcuno ti chiede cosa ci
sia
scritto puoi sempre dire che è il nome di un bel maschione
Italiano!-
Hermione
diede una spinta alla mora, ridendo di cuore prima di salutarla e
scendere le
scale.
I
tavoli nella Sala Grande erano scomparsi ed alla giovane Jenson quasi
prese un
colpo. Che fossero andati via tutti lasciandola sola? Dov’era
la cucina? Gli
elfi domestici godono di ferie e di festività?
Si
stava facendo prendere dal panico quando sentì qualcosa
dietro di lei.
Si
voltò giusto in tempo per veder comparire, trotterellando,
il suo Border
Collie, il manto bianco e nero lucido grazie al bagno che le aveva
accuratamente fatto la mattina stessa.
Dietro
il cane comparve anche il professore di pozioni e LilyRose rimase senza
fiato.
Cena
di Natale a lume di candela col caro professore?
Che
cosa romantica.
Assottigliò
lo sguardo, gli occhi scuri marcati ancor di più grazie alla
matita che si era
messa prima di scendere, pronta a fare la battuta quando dietro di lui
spuntarono
anche Catwoman, il Nonnetto con uno strambo cappello in testa, Hagrid
il
guardacaccia, ed una strana tipa piena di sciarpe che riconobbe come la
professoressa di divinazione.
LilyRose
si divertiva molto anche con quella.
-Oh!
Sei già qui!- Il preside le mise una mano sulla spalla
stringendola
affettuosamente. –Credevo tu tardassi ancora un
po’. Di solito i ragazzi della
tua età lo fanno sempre, no?-
La
mora fu tentata di chiedergli come facesse a tirar fuori certi paragoni
se lui
stesso non aveva famiglia ed era gay.
Il
nonnetto gay che lei amava tanto, ripeté una vocina soave
nella sua testa.
LilyRose
aveva conosciuto solo la nonna materna, rimasta vedova quando Violet
era ancora
una bambina.
Le
mancava la figura del nonno, la figura che vedeva nei film babbani o
quando
usciva dalla scuola babbana quand’era piccola. I suoi piccoli
e felici compagni
di scuola elementare che correvano fra le braccia di quegli uomini col
volto
segnato dal tempo, dal sole, e dall’esperienza.
Sorrise
al preside, stringendogli le braccia al collo augurandogli un Buon
Natale.
Infondo
era gay, no?
Quando
si staccò dall’anziano uomo e si voltò
verso la sala, fu sorpresa di vedere un
piccolo tavolo apparecchiato, con tante pietanze appetitose sulla
liscia
tovaglia rosso e oro.
Su
una cosa aveva avuto ragione ad inizio anno, ad un'altra no:
Aveva
preso tre chili ma, grazie ai libri del Principe ed all’aiuto
della Grangy, non
era finita trasfigurata in un tacchino.
Ma
era sempre la vigilia.
La
giovane si tenne ben lontana dall’animagus, andandosi a
sedere dall’altra parte
del tavolo, accanto al preside.
-Severus,
caro ragazzo, siediti vicino a lei!-
Jenson
alzò la testa di lato, facendo gli occhioni dolci al
professore, con tanto di
battito di ciglia coperte di mascara.
L’uomo
sbuffò, non era la prima volta che lo faceva ma, per
fortuna, ritagliava queste
“effusioni bastarde” quando gli altri studenti non
erano nei paraggi.
Prese
posto, davanti a lui la Professoressa mcGrannit e, accanto a
quest’ultima, il
robusto guardacaccia. Il preside a la stramba professoressa visionaria
si
fronteggiavano da capotavola.
Zanna
Bianca si piazzò accanto alla padrona, la testa poggiata
dolcemente sulla sua
gamba, gli occhioni dolci come per dire “E’ Natale
anche per me, sai?”.
Il
preside batté le mani ed i calici d’oro comparvero
dinnanzi a loro, colmi del
liquido cremisi tipico del vino elfico. Tranne uno.
La
giovane afferrò il calice, guardando all’interno
con espressione truce.
-E’
Natale anche per me!-
-Sei
minorenne, accontentati del succo di zucca. E’ buono.- Gli
rispose Severus
piano, allungando la mano per afferrare anch’esso il proprio
calice.
Non
ce la faceva, le tremavano già le mani e si morse la lingua
per non rispondere
a tono alla sfida.
Almeno
non subito.
Gentilmente
sovrappose le mani dell’uomo con le proprie e, con gesti
gentili e delicati,
scambiò il proprio calice col suo.
-Ecco.
Visto che le piace così tanto il succo di zucca, professore- sottolineò
l’ultima parola, la bastardaggine che veniva
fuori pian piano. - beva
pure il mio.
Tanto a me fa schifo.-
Alzò
il bicchiere a mo di brindisi e ne buttò giù un
sorso.
Il
liquidi caldo le scese fino allo stomaco, scaldandola
all’interno.
Era
squisito. Altro che quella robaccia colorata che davano in Francia!
Posato
il calice guardò il resto dei professori, come se nulla
fosse stato.
La
cena fu ottima ed il professore di pozioni riuscì a riavere
il suo calice di
vino elfico, affibbiando di nuovo il succo di zucca alla testa di legno
a
fianco a lui.
Ogni
tanto la osservava di sottecchi, mentre tagliava il tacchino o
rispondeva a
domande tecniche su qualche materia o attualità.
-Allora
Lily, immagino tu sappia bene che sei l’ultima arrivata e
che, si sa, ogni anno
siamo sempre i soliti quattro gatti a cena in questo tavolo, quindi
stasera ti
verranno poste alcune domande.-
La
voce del preside fece trasalire il giovane uomo.
Come
si permetteva di chiamarla Lily? Che motivo c’era di fare
domande proprio ora?
Sapeva
che prima o poi il vecchio malefico l’avrebbe fatto, gli
avrebbe tirato un
colpo basso.
Non
avevano più discusso della questione padre/figlia fino a
quel momento
chiedendogli solo, invece, come procedeva la sua cultura in fatto di
magia e l’andamento
scolastico.
Doveva
immaginarselo, avrebbe dovuto accettare l’invito a cena del
Signore Oscuro e
dire in giro che il preside aveva visto troppe volte la Bella
Addormentata nel
Bosco e si era sparato una boccetta di Distillato della Morte Vivente.
-Signore,
è una minaccia?-
Ed
eccola lei, gli da corda!
Severus
era tentato di ficcare il piattino con l’enorme fetta di
dolce coperto di
cioccolato dritto in bocca al preside, giù
nell’esofago.
L’idea
di sprecare così del cioccolato lo metteva in
difficoltà. Gli piaceva troppo il
cioccolato, il suo peccato di gola. Da bambino
l’avrà mangiato si o no dieci
volte…
-Tua
madre è sempre in giro per lavoro?-
-Oh
si- la giovane si lasciò contro lo schienale imbottito,
accavallando le gambe
fasciate dai jeans chiari. –In questo momento è in
Olanda. Fino a due settimane
fa, invece, era in Danimarca. Fa la pittrice, disegna a mano le sue
opere e le
colora sfumando con la magia. Credo sia per questo che i babbani
trovino
affascinanti i suoi quadri. Mi ricordo quel papero che cambiava tre o
quattro
colori. Orribile, lasciatemelo dire!-
Scoppiarono
a ridere. Tranne due persone. Una troppo alticcia per rendersi conto
della
battuta, uno sconcertato dall’imbecillità di
quella donna che aveva messo al
mondo sua figlia.
-Ahah!
Mi ricordo di Violet; una splendida e simpaticissima Tassorosso.-
Esclamò il
preside sorridendo ai ricordi andati.
-TASSOROSSO!?-
Severus
non voleva urlare. Ma lo fece. Non voleva neppure credere alle parole
del
preside se doveva essere sincero.
Una
tassorosso… Se
l’era fatta con una tassorosso!
Ora capiva la
stupidità di quella donna,
la mancanza di soldi e di libri di testo alla figlia.
Era
così preso dai suoi pensieri che non si accorse neppure
degli sguardi degi
altri componenti della tavola, cane incluso.
-Si
professore, qualche problema? Mia madre era di quella casa,
così come suo
padre. Mia nonna invece era Corvonero, ma non so con esattezza di che
casa
erano mio padre e la sua famiglia.- Fissò gli occhi in
quegli scuri del
professore. Fu solo un attimo, poi tornò la solita ragazza
allegra di sempre,
il gene Tassorosso che sovrastava il Serpeverde. –Mia madre
vive con Ian e
hanno tre bellissimi e biondissimi figli maschi. Vivono un
po’ per il mondo. Da
una parte è bene, no? Insomma, mica tutte le ragazze della
mia età hanno casa
libera tutte le estati, no?-
Sorrise
divertita ma Severus non cadde come gli altri insegnanti sotto quel
falso e
bellissimo sorriso.
-Professore?-
L’arcigno
professore di Pozioni si accingeva a raggiungere velocemente la sua
stanza, il
suo rifugio, la sua salvezza.
La
cena con i Mangiamorte sarebbe stata davvero una passeggiata in
confronto.
Cercò
di ignorare quella voce da cantante che gli stava alle costole, la
porta a
pochi passi da lui.
Poteva
farcela.
-Professore!-
Eccola,
la maniglia. Delle mosse veloci e poteva essere al sicuro, sbarazzarsi
della
piccola chiacchierona.
Stava
chiudendo il battente quando, a pochi centimetri, si bloccò.
Osservò
rassegnato il piedi in contrasto nella porta, sospirando disperato.
-Lasciamo
almeno respirare, ti chiedo tanto?-
-Non
le ho ancora dato il regalo di Natale, Signore.-
Severus
inclinò indietro la testa, lasciando piano la maniglia.
Quell’uomo
era un disastro. Non si meravigliava affatto se era ancora single. Il
piede le
faceva male ma ignorò con classe il dolore pulsante,
andandosi a sedere sulla
sedia davanti la scrivania.
Inclinò
la testa da un lato, aspettando che l’uomo si sedesse davanti
a lei per
allungare un pacchetto verde e argento fra le pergamene dei compiti.
Sentì
un lieve rossore prenderle il volto e non riuscì a
toglierlo, neppure quando il
professore lo allontanò gentilmente con una mano,
accantonandolo da un lato.
-Vuole
dirmi qualcosa?-
-Perché
alterna il “lei” formale ed il
“tu” quando parla con me?-
Non
lo capiva, che avesse problemi tipo dislessia o cose del genere?
Lanciò uno
sguardo speranzoso al pacchettino. Ci aveva messo così tanto
tempo per incartarlo
con quella carta colorata. Aveva persino messo il nastro a contorno,
verde
scuro. Avevano finito quello argentato, al negozio babbano.
-Tu…-
-Va
bene- LilyRose si alzò di scatto, facendo gemere le gambe
della sedia contro il
pavimento. Odiava quel rumore. –Per stasera credo di averla
stressata già
troppo. Domani è Natale e stasera aspetterò che
Babbo Natale passi dalla
vecchia stufa del dormitorio e mi porti dei bei regalini. Buona notte
professore. Buon Natale.-
Non
c’era incertezza nella sua voce e se ne andò senza
neppure una risposta.
Severus
prese il pacchetto fra le mani, scartandolo con un gesto di bacchetta.
All’interno
trovò un bigliettino oro e rosso con un leoncino animato
disegnato in bianco e
nero che ruggiva. Le lettere comparvero una alla volta, la grafia
perfetta come
anche la magia.
Sappia
che lo
rivoglio indietro. Ci tengo molto.
Buon
Natale
Principe.
Il
pozionista prese l’album fotografico fra le mani, iniziando a
sfogliarlo.
LilyRose
arrivò al dormitorio sbagliando solo
tre volte strada. Dato che era sola, e poteva spassarsela, fece salire
Zanna
Bianco sul letto insieme a lei.
La
tristezza la prese d’improvviso, mentre coccolava il cane. Un altro anno da sola a
festeggiare.
-Per
fortuna quest’anno ho te palla di pelo!-
Il
cane chiuse gli occhi, entusiasta del massaggio alle orecchie che gli
veniva
concesso dalla padroncina.
La
ragazza si lasciò cadere sul cuscino, tirando un urlo di
dolore ed alzandosi
subito massaggiandosi la nuca.
C’era
qualcosa sotto il suo cuscino. Qualcosa di grosso che faceva male.
Scaraventò
il sacco piano di piume in terra, avrebbe preso quello della Grangy in
estremis, restando a bocca aperta scoprendo la scatola.
Era
davvero grande.
LilyRose
si sedette vicino a gambe incrociate, le mani tremanti che cercavano di
sciogliere il fiocco dorato. Sollevò il coperchio della
scatola per trovarvi
all’interno un libro di “Trasfigurazione Oggi,
Numero Speciale”, un maglioncino
a collo alto color cioccolato ed una sciarpa bianca di lana.
Sollevò l’indumento,
provandoselo sopra i vestiti, prendendo infine in bigliettino
d’auguri sul
fondo della scatola.
Che
tu possa
passare uno splendido e felice anno a Hogwars.
Scoppiò
a piangere. Per la contentezza.
Non
serviva la firma per riconoscere chi era il mittente. Vedeva quelle
piccole
lettere tutti i giorni sui suoi libri e ogni volta che aveva lezione di
pozioni.
********************************
Salve
a tutti!
Lo
so che ho saltato
tipo tre mesi di scuola fra questo capitolo ed il precedente
ma… Non c’era
davvero niente d’importante accaduto a LilyRose in quel
periodo.
Adesso
viene il “bello”
per lei. Forse per qualcuno il “brutto”.
Spero
di avervi
soddisfatto con questo capitolo. I commenti e le critiche sono ben
accette:
Dona
un commento,
salverai una scrittrice!
Alla
prossima e buona lettura
^^