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Autore: La Lady    21/09/2011    3 recensioni
Il sesto anno di scuola nella pregiata Hogwarts sta per avere inizio. Ma una lettera cambierà presto il destino di una persona. Una nuova studentessa entrerà a far parte di una Casa portando con lei problemi, amicizie, domande, e cambiamenti.
*Storia ambientata al sesto anno di scuola con molte modifiche all'originale. Se Black fosse vivo, se Severus non dovesse uccidere Silente, se...*
Tutti i personaggi (salvo due) di questa fanfiction sono di proprietà di J.K.Rowling
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Severus Piton, Sirius Black
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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-Severus?-

L’uomo si voltò di scatto, la bacchetta in pugno, ignaro di ciò che l’attendeva.

Fu colpito all’addome da una palla di splendidi fili rossi ma non cadde a terra, venne retto da due braccia dietro la schiena. La palla si rivelò essere un ammasso di capelli, un dolce e ardente intrigo di fiamme rosse che nascondeva un viso perfetto.

-Siamo amici vero?-

Le accarezzò col pollice la guancia, soffermandosi vicino alle labbra stirate in un sorriso.

Fanculo, non voleva essere un amico, neppure il suo migliore amico.

Si chinò per poter sfiorare col suo naso adunco quello perfetto e ricolto in alto della donna.

-Non potrò mai essere tuo amico. Lo sai. Lo hai sempre saputo.-

Ma furono le mani della rossa ad afferrare gentilmente il volto del pozionista per portarlo ad accostare le proprie labbra alle sue.

Quando la carne chiama, la ragione non può farci niente.

Severus schiuse le labbra, beandosi della dolcezza delle labbra dell’unica donna che veramente conta, contava e conterà, per lui.

Si accorge di essere troppo invasivo, troppo preso da quella passione che ha celato alla meglio sotto la sua maschera per anni.

Lei si allontana, gli occhi verdi pieni di vita e di amore.

Per lui.

-Si, l’ho sempre saputo.-

L’uomo si lasciò sfuggire un gemito mentre si alzava di scappo dal letto, la fronte imperlata di sudore ed il respiro corto.

Si voltò verso il comò per prendere l’orologio.

Le cinque e mezza del mattino, ancora tre ore e mezza prima dell’inizio delle lezioni. Si passò una mano sul volto, scostando le coperte, notando che c’era qualcuno che si era svegliato prima di lui.

Severus Snape lasciò ricadere le coperte sul corpo per poi sprofondare nuovamente fra i cuscini.

 

 

 

LilyRose tentò invano di soffocare la sua sorpresa man mano che sfogliava i volumi del Principe.

Era un genio.

Prese voti discreti a trasfigurazione e riuscì a distillare una delicatissima pozione in un solo mese.

Per Halloween, la festa di ogni strega e di ogni mago, aveva già fatto così tanti galeoni da pensare già ai regali di Natale.

Già, Natale.

Era la vigilia e se ne stava seduta sul suo letto a baldacchino guardando la sua compagna di anno chiudere la piccola borsetta, pronta a partire.

-Davvero non vuoi venire da noi per Natale? Saresti la benvenuta Rose, davvero.-

-Ti ringrazio ma mi basta una sola Grangy per volta. E’ schizzato pure il tuo gatto, ti ricordi che ad inizio mese è saltato addosso a Zanna Bianca?!-

La voce della mora era lieve, soave, scherzosa. Si alzò, andando a prendere un piccolo pacchetto rosa confetto sotto il proprio cuscino.

Si voltò giusto in tempo per vedere l’espressione di Hermione tramutarsi in sorpresa.

Si avvicinò alla riccia ancheggiando, un sorriso beffardo stampato in volto, porgendole il pacchettino.

-Non dirmelo: mi hai davvero preparato un veleno come mi avevi promesso?- Hermione rise fra se, iniziando a staccare il nastro adesivo babbano.

-Grangy, non sono così villana! Soprattutto non dopo avermi passato i compiti delle vacanze già revisionati di trasfigurazione!-

Andò a sedersi sul letto, le mani in grembo ed il cuore che le batteva per l’eccitazione.

Aveva cercato in lungo ed in largo il regalo giusto per la secchiona Grinfondoro ma niente, a Diagon Alley, aveva attirato la sua attenzione.

-Merlino….-

LilyRose posò i gomiti sulle ginocchia, sorreggendosi il mento con i palmi delle mani.

-E’ una cosa semplice Grangy, spero ti piaccia.-

Ma Hermione neppure l’ascoltava, fiondandosi ad abbracciare la mora sorridendo felice e divertita.

-Credimi, è uno dei più bei regali che abbia mai ricevuto-

Le stampò un bacio sulla guancia per poi sedersi accanto a lei.

-Ehy! Come sarebbe a dire  “uno dei più belli”? Ma senti te questa leoncina sfrontata… Dammelo, lo rivoglio!-

Ma scoppiarono entrambe a ridere mentre la riccia le passava il braccialetto e le porgeva il polso dell’altro braccio.

La mora si assicurò che il gancio fosse ben chiuso e che reggesse per poi prendere delicatamente il polso dell’amica per metterlo più vicino alla torcia dietro di loro.

Avvicinarono entrambe gli occhi ai piccoli anelli d’argento che formavano la cordicella; nessun ciondolo o incisione.

LilyRose si era raccomandata alla commessa di farle vedere solo i bracciali d’argento a maglie un po’ larghe ma non esagerate.

Ed eccole li le sei lettere che, controluce, facevano capolino dentro i cerchietti, cangiando colore ad ogni movimento.

Hermione lesse ad alta voce la parola che compariva e scompariva.

Amiche.

-L’ho fatta scrivere in Italiano Grangy, almeno se qualcuno ti chiede cosa ci sia scritto puoi sempre dire che è il nome di un bel maschione Italiano!-

Hermione diede una spinta alla mora, ridendo di cuore prima di salutarla e scendere le scale.

 

 

 

I tavoli nella Sala Grande erano scomparsi ed alla giovane Jenson quasi prese un colpo. Che fossero andati via tutti lasciandola sola? Dov’era la cucina? Gli elfi domestici godono di ferie e di festività?

Si stava facendo prendere dal panico quando sentì qualcosa dietro di lei.

Si voltò giusto in tempo per veder comparire, trotterellando, il suo Border Collie, il manto bianco e nero lucido grazie al bagno che le aveva accuratamente fatto la mattina stessa.

Dietro il cane comparve anche il professore di pozioni e LilyRose rimase senza fiato.

Cena di Natale a lume di candela col caro professore?

Che cosa romantica.

Assottigliò lo sguardo, gli occhi scuri marcati ancor di più grazie alla matita che si era messa prima di scendere, pronta a fare la battuta quando dietro di lui spuntarono anche Catwoman, il Nonnetto con uno strambo cappello in testa, Hagrid il guardacaccia, ed una strana tipa piena di sciarpe che riconobbe come la professoressa di divinazione.

LilyRose si divertiva molto anche con quella.

-Oh! Sei già qui!- Il preside le mise una mano sulla spalla stringendola affettuosamente. –Credevo tu tardassi ancora un po’. Di solito i ragazzi della tua età lo fanno sempre, no?-

La mora fu tentata di chiedergli come facesse a tirar fuori certi paragoni se lui stesso non aveva famiglia ed era gay.

Il nonnetto gay che lei amava tanto, ripeté una vocina soave nella sua testa.

LilyRose aveva conosciuto solo la nonna materna, rimasta vedova quando Violet era ancora una bambina.

Le mancava la figura del nonno, la figura che vedeva nei film babbani o quando usciva dalla scuola babbana quand’era piccola. I suoi piccoli e felici compagni di scuola elementare che correvano fra le braccia di quegli uomini col volto segnato dal tempo, dal sole, e dall’esperienza.

Sorrise al preside, stringendogli le braccia al collo augurandogli un Buon Natale.

Infondo era gay, no?

Quando si staccò dall’anziano uomo e si voltò verso la sala, fu sorpresa di vedere un piccolo tavolo apparecchiato, con tante pietanze appetitose sulla liscia tovaglia rosso e oro.

Su una cosa aveva avuto ragione ad inizio anno, ad un'altra no:

Aveva preso tre chili ma, grazie ai libri del Principe ed all’aiuto della Grangy, non era finita trasfigurata in un tacchino.

Ma era sempre la vigilia.

La giovane si tenne ben lontana dall’animagus, andandosi a sedere dall’altra parte del tavolo, accanto al preside.

-Severus, caro ragazzo, siediti vicino a lei!-

Jenson alzò la testa di lato, facendo gli occhioni dolci al professore, con tanto di battito di ciglia coperte di mascara.

L’uomo sbuffò, non era la prima volta che lo faceva ma, per fortuna, ritagliava queste “effusioni bastarde” quando gli altri studenti non erano nei paraggi.

Prese posto, davanti a lui la Professoressa mcGrannit e, accanto a quest’ultima, il robusto guardacaccia. Il preside a la stramba professoressa visionaria si fronteggiavano da capotavola.

Zanna Bianca si piazzò accanto alla padrona, la testa poggiata dolcemente sulla sua gamba, gli occhioni dolci come per dire “E’ Natale anche per me, sai?”.

Il preside batté le mani ed i calici d’oro comparvero dinnanzi a loro, colmi del liquido cremisi tipico del vino elfico. Tranne uno.

La giovane afferrò il calice, guardando all’interno con espressione truce.

-E’ Natale anche per me!-

-Sei minorenne, accontentati del succo di zucca. E’ buono.- Gli rispose Severus piano, allungando la mano per afferrare anch’esso il proprio calice.

Non ce la faceva, le tremavano già le mani e si morse la lingua per non rispondere a tono alla sfida.

Almeno non subito.

Gentilmente sovrappose le mani dell’uomo con le proprie e, con gesti gentili e delicati, scambiò il proprio calice col suo.

-Ecco. Visto che le piace così tanto il succo di zucca, professore- sottolineò l’ultima parola, la bastardaggine che veniva fuori pian piano. -  beva pure il mio. Tanto a me fa schifo.-

Alzò il bicchiere a mo di brindisi e ne buttò giù un sorso.

Il liquidi caldo le scese fino allo stomaco, scaldandola all’interno.

Era squisito. Altro che quella robaccia colorata che davano in Francia!

Posato il calice guardò il resto dei professori, come se nulla fosse stato.

 

 

La cena fu ottima ed il professore di pozioni riuscì a riavere il suo calice di vino elfico, affibbiando di nuovo il succo di zucca alla testa di legno a fianco a lui.

Ogni tanto la osservava di sottecchi, mentre tagliava il tacchino o rispondeva a domande tecniche su qualche materia o attualità.

-Allora Lily, immagino tu sappia bene che sei l’ultima arrivata e che, si sa, ogni anno siamo sempre i soliti quattro gatti a cena in questo tavolo, quindi stasera ti verranno poste alcune domande.-

La voce del preside fece trasalire il giovane uomo.

Come si permetteva di chiamarla Lily? Che motivo c’era di fare domande proprio ora?

Sapeva che prima o poi il vecchio malefico l’avrebbe fatto, gli avrebbe tirato un colpo basso.

Non avevano più discusso della questione padre/figlia fino a quel momento chiedendogli solo, invece, come procedeva la sua cultura in fatto di magia e l’andamento scolastico.

Doveva immaginarselo, avrebbe dovuto accettare l’invito a cena del Signore Oscuro e dire in giro che il preside aveva visto troppe volte la Bella Addormentata nel Bosco e si era sparato una boccetta di Distillato della Morte Vivente.

-Signore, è una minaccia?-

Ed eccola lei, gli da corda!

Severus era tentato di ficcare il piattino con l’enorme fetta di dolce coperto di cioccolato dritto in bocca al preside, giù nell’esofago.

L’idea di sprecare così del cioccolato lo metteva in difficoltà. Gli piaceva troppo il cioccolato, il suo peccato di gola. Da bambino l’avrà mangiato si o no dieci volte…

-Tua madre è sempre in giro per lavoro?-

-Oh si- la giovane si lasciò contro lo schienale imbottito, accavallando le gambe fasciate dai jeans chiari. –In questo momento è in Olanda. Fino a due settimane fa, invece, era in Danimarca. Fa la pittrice, disegna a mano le sue opere e le colora sfumando con la magia. Credo sia per questo che i babbani trovino affascinanti i suoi quadri. Mi ricordo quel papero che cambiava tre o quattro colori. Orribile, lasciatemelo dire!-

Scoppiarono a ridere. Tranne due persone. Una troppo alticcia per rendersi conto della battuta, uno sconcertato dall’imbecillità di quella donna che aveva messo al mondo sua figlia.

-Ahah! Mi ricordo di Violet; una splendida e simpaticissima Tassorosso.- Esclamò il preside sorridendo ai ricordi andati.

-TASSOROSSO!?-

Severus non voleva urlare. Ma lo fece. Non voleva neppure credere alle parole del preside se doveva essere sincero.

Una tassorosso…  Se l’era fatta con una tassorosso!  Ora capiva la stupidità di quella donna, la mancanza di soldi e di libri di testo alla figlia.

Era così preso dai suoi pensieri che non si accorse neppure degli sguardi degi altri componenti della tavola, cane incluso.

-Si professore, qualche problema? Mia madre era di quella casa, così come suo padre. Mia nonna invece era Corvonero, ma non so con esattezza di che casa erano mio padre e la sua famiglia.- Fissò gli occhi in quegli scuri del professore. Fu solo un attimo, poi tornò la solita ragazza allegra di sempre, il gene Tassorosso che sovrastava il Serpeverde. –Mia madre vive con Ian e hanno tre bellissimi e biondissimi figli maschi. Vivono un po’ per il mondo. Da una parte è bene, no? Insomma, mica tutte le ragazze della mia età hanno casa libera tutte le estati, no?-

Sorrise divertita ma Severus non cadde come gli altri insegnanti sotto quel falso e bellissimo sorriso.

 

 

-Professore?-

L’arcigno professore di Pozioni si accingeva a raggiungere velocemente la sua stanza, il suo rifugio, la sua salvezza.

La cena con i Mangiamorte sarebbe stata davvero una passeggiata in confronto.

Cercò di ignorare quella voce da cantante che gli stava alle costole, la porta a pochi passi da lui.

Poteva farcela.

-Professore!-

Eccola, la maniglia. Delle mosse veloci e poteva essere al sicuro, sbarazzarsi della piccola chiacchierona.

Stava chiudendo il battente quando, a pochi centimetri, si bloccò.

Osservò rassegnato il piedi in contrasto nella porta, sospirando disperato.

-Lasciamo almeno respirare, ti chiedo tanto?-

-Non le ho ancora dato il regalo di Natale, Signore.-

Severus inclinò indietro la testa, lasciando piano la maniglia.

 

 

 

Quell’uomo era un disastro. Non si meravigliava affatto se era ancora single. Il piede le faceva male ma ignorò con classe il dolore pulsante, andandosi a sedere sulla sedia davanti la scrivania.

Inclinò la testa da un lato, aspettando che l’uomo si sedesse davanti a lei per allungare un pacchetto verde e argento fra le pergamene dei compiti.

Sentì un lieve rossore prenderle il volto e non riuscì a toglierlo, neppure quando il professore lo allontanò gentilmente con una mano, accantonandolo da un lato.

-Vuole dirmi qualcosa?-

-Perché alterna il “lei” formale ed il “tu” quando parla con me?-

Non lo capiva, che avesse problemi tipo dislessia o cose del genere? Lanciò uno sguardo speranzoso al pacchettino. Ci aveva messo così tanto tempo per incartarlo con quella carta colorata. Aveva persino messo il nastro a contorno, verde scuro. Avevano finito quello argentato, al negozio babbano.

-Tu…-

-Va bene- LilyRose si alzò di scatto, facendo gemere le gambe della sedia contro il pavimento. Odiava quel rumore. –Per stasera credo di averla stressata già troppo. Domani è Natale e stasera aspetterò che Babbo Natale passi dalla vecchia stufa del dormitorio e mi porti dei bei regalini. Buona notte professore. Buon Natale.-

Non c’era incertezza nella sua voce e se ne andò senza neppure una risposta.

Severus prese il pacchetto fra le mani, scartandolo con un gesto di bacchetta.

All’interno trovò un bigliettino oro e rosso con un leoncino animato disegnato in bianco e nero che ruggiva. Le lettere comparvero una alla volta, la grafia perfetta come anche la magia.

 

Sappia che lo rivoglio indietro. Ci tengo molto.

Buon Natale Principe.

 

Il pozionista prese l’album fotografico fra le mani, iniziando a sfogliarlo.

 

 

 

 

LilyRose arrivò al dormitorio sbagliando solo tre volte strada. Dato che era sola, e poteva spassarsela, fece salire Zanna Bianco sul letto insieme a lei.

La tristezza la prese d’improvviso, mentre coccolava il cane.  Un altro anno da sola a festeggiare.

-Per fortuna quest’anno ho te palla di pelo!-

Il cane chiuse gli occhi, entusiasta del massaggio alle orecchie che gli veniva concesso dalla padroncina.

La ragazza si lasciò cadere sul cuscino, tirando un urlo di dolore ed alzandosi subito massaggiandosi la nuca.

C’era qualcosa sotto il suo cuscino. Qualcosa di grosso che faceva male.

Scaraventò il sacco piano di piume in terra, avrebbe preso quello della Grangy in estremis, restando a bocca aperta scoprendo la scatola.

Era davvero grande.

LilyRose si sedette vicino a gambe incrociate, le mani tremanti che cercavano di sciogliere il fiocco dorato. Sollevò il coperchio della scatola per trovarvi all’interno un libro di “Trasfigurazione Oggi, Numero Speciale”, un maglioncino a collo alto color cioccolato ed una sciarpa bianca di lana. Sollevò l’indumento, provandoselo sopra i vestiti, prendendo infine in bigliettino d’auguri sul fondo della scatola.

 

Che tu possa passare uno splendido e felice anno a Hogwars.

 

Scoppiò a piangere. Per la contentezza.

Non serviva la firma per riconoscere chi era il mittente. Vedeva quelle piccole lettere tutti i giorni sui suoi libri e ogni volta che aveva lezione di pozioni.

 

 

********************************

Salve a tutti!

Lo so che ho saltato tipo tre mesi di scuola fra questo capitolo ed il precedente ma… Non c’era davvero niente d’importante accaduto a LilyRose in quel periodo.

Adesso viene il “bello” per lei. Forse per qualcuno il “brutto”.

Spero di avervi soddisfatto con questo capitolo. I commenti e le critiche sono ben accette:

Dona un commento, salverai una scrittrice!

Alla prossima e buona lettura ^^

 

 

 

 

   
 
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