Un tunnel nero come la notte avvolgeva il suo corpo. L’aria era gelida, ma silenziosa, quasi come se avesse vita propria. Non si riusciva a vedere a un centimetro del proprio naso…Quindi chiuse gli occhi.
Hi – “Tanto non c’è nulla da vedere.”
Dopo un paio di minuti ecco che l’atmosfera cambia fino a quando la luce torna a regnare…
Hi – “Finalmente a casa”-respirò a pieni polmoni l’aria circostante – “Mi è mancato questo posto!”
Osservo
quello che dominava davanti a lui…niente era cambiato.
Alla
mattina presto non c’era mai stata molta confusione, infatti, il posto era
molto tranquillo.
Il
sole fa capolino tra le montagne, la brezza leggera muove la chioma degli
alberi provocando una dolce melodia.
In
questo periodo del giorno il Makai non sembra un luogo pieno di sanguinari
demoni, ma un luogo sereno, abitato da esseri pacifici e colloquiali. (Si,
certo!! Ma cosa diavolo scrivo!!! Nda)
Rivolse
lo sguardo verso est: eccolo là, il castello di Mokuro, al di la della foresta.
Sinceramente
non aveva molta voglia di rivedere la demone. Riusciva a guardarlo dentro nei
momenti più impensati: era sempre un po’ a disagio.
Ma
aveva deciso, sarebbe rimasto al suo servizio, si, non avrebbe rifiutato di
“assumerlo”.
Riportare
gli umani dall’altra parte del varco non è un lavoro entusiasmante, ma avrebbe
tenuto occupato la sua mente.
Hi
– “Speriamo!”
Si
mise in viaggio, camminando lentamente, non aveva alcuna fretta, a quella
velocità in massimo tre ore sarebbe giunto a destinazione: una bella
passeggiata
Lungo
il cammino si perse nelle sensazioni che quel luogo a volte sapeva donargli.
Anche se abitato da demoni, non vuol affermare che deve essere un posto simile
ad un tugurio, sempre a buio, con aria viziata, urla di dolore… (non divaghiamo
nda), anzi quando faceva bel tempo era molto sereno e sprizzante di vitalità.
Sapeva
donargli pace…soprattutto quando non c’era odore di sangue nell’aria.
Ad
un certo punto percepì la presenza di una barriera ad un palmo dal suo naso.
Hi
– “Accidenti se è potente questa barriera” si ritrovò a pensare “comunque non
ho voglio di allungare il giro per evitarla, quindi la toglierò di mezzo con le
maniere forti!”
Mise
la mano sull’elsa della sua katana per poi estrarla dal fodero scuro.
Si
preparò ad attaccare, la spada si mosse prima del corpo per poi fiondarsi,
veloce come un fulmine, addosso a quel dannato muro invisibile.
Si
aspettava un urto violentissimo, visto il suo alto livello…mancavano ancora 10
centimetri, ci mise tutta la forza ora disponibile…ecco…stava per
toccarla…3…2…1…ma proprio quando la punta dalla spada stava per toccarla si
dissolse, stranamente riuscì a passarle attraverso, per poi richiudersi alle
sue spalle…
Hi
– Ma che diavolo…- si chiese stupito il demone.
Al
di fuori di lei vide un demone di classe D uscire dal folto degli alberi e
avvicinarsi…
Demone
– Ehi tu…nanerottolo…si può sapere come hai fatto?- chiese sgarbatamente il
demone
Lui
non rispose, era ancora sorpreso: come mai una barriera antidemone, per altro
molto potente, ha acconsentito di lasciare passare proprio uno di quelli che è
portata a non accettare????
Posò
lo sguardo su quell’essere che gli aveva rivolto la parola…si stava preparando
a colpirla, chissà cosa sarebbe successo.
Il
demone possedeva un’ascia molto grande, che dava l’idea di essere molto
pesante, costruita sicuramente con ossa di demone. Aveva il bastone ornato con
molti denti appuntiti, ed emanava una strana luce verdastra.
Lo
Youkai era ricoperto da una pelle squamosa e molto resistente appartenuta ad un
demone coccodrillo (che fantasia nda), in parte verde scuro e dall’altra
marrone, circondata da un’armatura molto spessa, che ricopriva petto, gambe,
braccia e testa: sembrava un cavaliere.
Si
lanciò all’attacco, con un canto di battaglia, però proprio quando l’ascia la
colpì, una fortissima scarica elettrica da milioni di volt, flagellò il suo
aggressore, che cadde morto folgorato al suolo. Il suo urlo di dolore
riecheggiò per parecchi chilometri.
Lo
Youkai del fuoco fissò attentamente la scena…sbalordito.
Perché
quel confine abbia concesso il suo passaggio mentre lo abbia negato a quello
scemo.
Alla
sua entrata in quel territorio ha avuto la sensazione che si aprisse una porta
per lasciarlo passare, come se fosse stato invitato ad entrare…
Aveva
percorso quel sentiero decine di volte ma ora gli dava una sensazione diversa,
di pace e tranquillità nell’anima.
Con
queste nuove sensazioni si rimise in cammino, sperando di trovare l’artefice di
quelle meravigliose emozioni.