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Autore: alicehorrorpanic    21/09/2011    1 recensioni
IN REVISIONE!
Istituto Manzoni: Rebecca durante i suoi primi giorni di liceo farà la conoscenza del suo compagno di banco, Lorenzo, il quale è fidanzato con Vanessa.
Cosa succederà se Rebecca si innamorerà di lui?
Il suo amore sarà ricambiato?
***************
Lorenzo mi stava guardando trattenendosi dal ridere e indicando con il dito la mia bocca.
Corrugai la fronte per cercare di capire il significato di quel gesto.
«Ti sei sporcata» e senza preoccuparsi di chi ci stava guardando avvicinò il pollice alla mia bocca e ne tracciò il contorno.
Ero come imbambolata dai suoi occhi e dalla luce maliziosa che emanavano che non mi accorsi neanche che lui si fosse avvicinato, superando la distanza di sicurezza.
Deglutii e cercai di allontanarmi ma lui mi prese saldamente per le spalle per non farmi muovere.
In un attimo la sua bocca era sulla mia e ci stavamo baciando in mezzo alla classe.
Non riuscivo a staccarmi ma anche se avessi potuto non lo avrei fatto per nulla al mondo.
Lorenzo Perri mi stava baciando, poteva venirmi un infarto solo per quello.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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8

QUANTO TEMPO



 

Arrivare a sabato e sentirsi come essere stata travolta da un carro armato, solo una settimana di scuola e mi sentivo già più che stanca, chissà in che stato sarei arrivata a giugno.

Scossi la testa e da perfetta lunatica trotterellai in cucina con un sorrisetto a trentadue denti e questo aveva solo un motivo: l'arrivo di papà nel pomeriggio.

Mi mancava parlare con lui, le sue coccole, le sue parole dolci, i vizi che mi dava, la sicurezza che mi trasmetteva la sua voce e i suoi occhi limpidissimi.

Notai non con tanta sorpresa che anche mia madre era allegra più del solito, tanto da non rimproverarmi minimamente per il mio solito assalto ai biscotti, come non approfittarne allora.

Sommersa da tanta allegria indossai una magliettina giallo canarino infilata nei soliti jeans chiari, il mio senso per la moda poteva aspettare ancora un po'.

Armeggiai col cellulare che non voleva saperne di accendersi e farmi leggere l'unico solitario messaggio della Vodafone che mi comunicava di aver esaurito il traffico dati.

Feci una smorfia e sbuffai, prima di raccattare dal pavimento lo zaino nero borchiato, unico capo trend del mio armadio.

In macchina, sotto lo sguardo attento sulla strada di mia madre e nessun occhio puntato addosso potei leggere gli altri due messaggi, uno era di mio padre che mi trasmetteva la sua gioia di vedermi con l'ormai celebre frase «non vedo l'ora di strapazzarti, a presto» che mi faceva andare ogni volta in brodo di giuggiole.

L'altro invece era di una mia vecchia amica, l'unica superstite della compagnia delle medie, l'unica con cui avessi legato veramente: «Reb, non vedo l'ora di fare una delle nostre chiacchierate. Mi manchi

Sorrisi e alzai lo sguardo dal telefono per accorgermi che ero già arrivata a destinazione.

«Perché stai sorridendo?» domandò mi madre, squadrandomi con un sopracciglio alzato.

«Perché è sabato e vedo papà» risposi «e poi mi ha scritto Sara, penso proprio di vederla in questi giorni»

«È una brava ragazza» annuì e mi rivolse un ultimo sorriso raggiante prima di ripartire e lasciarmi al mio destino crudele.

Appena varcato il portone il mio umore fu riscattato da una coppietta felice e appiccicata al muro, troppo romanticismo nell'aria e troppi capelli biondi intrecciati.

Deglutii e voltai lo sguardo, fissando gli occhi a terra e senza alzarli per nessun motivo, a parte uno.

«Sei tu vero?Rebecca?» un tono di voce incerto mi si parò davanti e non potei che ricollegarlo ad un'unica persona: Edoardo, tesi confermata quando notai i suoi ricci ribelli.

«Sì, esattamente» confermai e mi guardai in giro imbarazzata, scorgendo che i due piccioncini non erano più così appiccicati, o almeno, solo una sembrava volersi staccare.

«Sai, ho guardato l'elenco di tutte le prime per trovarti, sei troppo carina per non conoscerti» lui continuò a parlare e a quelle parole non potei fare altro che arrossire.

«Oh, beh, grazie» balbettai in preda a sensazioni strane e lui ridacchiò «scusa, non volevo imbarazzarti»

Accennai un sorriso cercando di mascherare il rossore delle mie guance, coprendomi con le mani «tranquillo» biascicai, mentre il suo sguardo era ancora fisso su di me «comunque volevo chiederti se sabato prossimo ci sarai alla festa per l'inizio della scuola»

«Uhm, non sapevo che fosse una festa la scuola» commentai, aggrottando la fronte scettica.

«In effetti, ma la nostra scuola organizza una specie di buffet e sala ballo improvvisata nel salone» scrollò le spalle e mi sorrise di nuovo, mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni.

«Mh, ci penserò» gli rifilai vaga, non volevo prendere una decisione subito, prima di fare qualunque cosa dovevo pensarci per giorni.

«Spero sia un si» ridacchiò e mi stampò un bacio sulla guancia, in perfetta sintonia col suono della campanella, così che nessuno poté sentire il mio cuore esplodere.

E mentre lui si allontanava tranquillo e allegro, io avevo di nuovo quell'espressione da pesce lesso stampata in volto.

«Ehi, bella addormentata, devi svegliarti ora» sentii un grugnito e subito dopo un qualcosa pizzicarmi il fianco.

Mi risvegliai dalla mia figuraccia e mi trovai davanti due occhi verdi che mi guardavano intensamente, ma con una punta di fastidio.

«Non stavo dormendo» puntualizzai e inclinai la testa, perdendomi nel suo sguardo scettico «come vuoi» scrollò le spalle e afferrandomi per le braccia mi trascinò in classe, attraendo tutti gli occhi verso di noi.

Sentii dei bisbigli, delle risatine e delle occhiate invidiose.

Sbuffai a disagio e mi sbarazzai delle sue mani sul mio corpo per correre al mio banco.

Non mi sarei fatta rovinare l'umore solo per Lore, non oggi, e neanche domani.

Lui era fidanzato con Vanessa e io potevo iniziare a conoscere Edoardo, senza alcun rimpianto.

***

Non avrei mai pensato di dovermi sorbire due ore di italiano il sabato mattina, andava contro ogni legge morale e psichica, il mio cervello sarebbe impazzito, come se non fosse già su di giri per conto suo.

Stava combattendo contro il cuore una guerra già persa in partenza, che avrebbe portato tante ferite e deliri.

Non facevo parte certo di quell'amore genuino tra Renzo e Lucia, contrastato fino all'inverosimile, ma niente li aveva mai separati sentimentalmente.

Avrei voluto trovare qualcuno così, che combattesse per me fino a non farcela più, ma non così tanto da essere costretto a rinunciare.

Forse ero egoista, ma l'amore è egoista, amare una sola persona e volerla sempre al proprio fianco senza nessuna riserva, senza nessuno di intoppo, è egoista.

L'ora dopo invece, ci venne annunciato che la professoressa di inglese era assente, comunicazione che fu accolta con urla di giubilo da tutti e da una piccola smorfia da me, amavo il modo di fare e di rapportarsi di quella donna.

«Sei sorda o cosa?» la domanda di Lore mi volse impreparata, non avevo pensato più a lui e al suo strano comportamento.

«No, ho sentito ma mi dispiace»

«Sei strana» commentò, sedendosi comodo sulla sedia e appoggiando le scarpe sul banco.

«Chi era quello con cui stavi parlando prima?» chiese, con tono apparentemente piatto e iniziando a smanettare col cellulare.

Inarcai un sopracciglio «Edoardo, di terza»

«Mh, capito, non ha una buona reputazione» soffiò sprezzante.

«E quindi?»

«Niente, era per dire» scosse le spalle e si alzò di scatto, un sorriso ammiccante gli incorniciò il volto prima di biascicare un «vado in bagno» e scomparire dietro la porta.

Di sicuro stava andando dalla sua Rapunzel.

***********

«Scricciolo, fatti abbracciare»

Non lo feci neanche finire di parlare che gli saltai addosso come un koala, nonostante ormai la mia corporatura non lo permettesse da tempo.

Mi era mancato e sapevo quanto gli pesasse stare lontano da casa, dalla mamma e da me, ma era il suo lavoro e aveva faticato tanto per ottenerlo.

Era il suo sogno fin da bambino viaggiare e scoprire il mondo, per questo passava la maggior parte dei suoi giorni sulle navi da crociere, salpava e visitava la città, ogni vicoletto nascosto, ogni minimo particolare, lo imprimeva nella testa e lo fotografava, così che anche noi comuni mortali, costretti a una vita noiosa e monotona, potessimo vedere quelle meraviglie.

«Allora, mi devi raccontare la tua prima settimana di liceo» sorrise allegro e mi strinse un braccio intorno ai fianchi, e ridacchiò della mia espressione buffa «è stata drammatica, una faticaccia, il greco mi dà la caccia» bofonchiai, facendo scoppiare in una risata poco trattenuta i miei genitori, sembravo una bambina quando mi lamentavo, ma ero il mio modo di prendere tutto con leggerezza e spensieratezza.

«Dai, mangiamo e poi mi racconti tutto»

«C'è poco da raccontare» affermai, dopo aver trangugiato ogni cosa possibile e aver spazzato via qualsiasi cosa dalla tavola.

Altro che corsetta, avrei dovuto compiere la maratona di Boston per espellere tutte quelle calorie dal mio corpo.

«Non ci credo» mio padre mi raggiunse in salotto e si sedette al mio fianco sul divano «avrai conosciuto qualche nuovo compagno»

Arrossii pensando a Lore e a Edoardo, perchè diavolo non avevo fatto amicizia con una ragazza?

«Deduco di si dalla tua faccia imbarazzata, su chi hai fatto colpo?» lo disse in tono scherzoso ma non immaginava neanche quanto fosse vero.

«Uh, ehm, il mio compagno di banco si chiama Lorenzo, tipo strano ultimamente, ed è fidanzato» feci una smorfia senza neanche accorgermene e lui la intercettò subito «e questo non ti va giù eh»

«No, cioè sì, insomma è la sua vita» mi affrettai a rispondere prima di straparlare a vanvera «e poi ho conosciuto un certo Edoardo» scrollai le spalle, segno che avevo concluso di elencare le mie nuove conoscenze.

«Solo maschietti» sentenziò con tono apprensivo «devi andarci coi piedi di piombo, non sai mai cosa aspettarti da loro, potrebbero stupirti, sia nel  bene che nel male»

Annuii «lo so»

«Però mi sento un po' geloso»

Inarcai le sopracciglia e lo guardai con occhi perplessi «eh?»

«Non sono più l'unico uomo della tua vita ora» scoppiai a ridere per la sua espressione imbronciata e lo abbracciai «papà, tu sarai sempre l'uomo della mia vita»

  
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