Fanfic su attori > Robert Pattinson
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Autore: QueenVLondon    22/09/2011    6 recensioni
Una piovosa serata autunnale. Un ragazzo e una ragazza si incontrano. Degli sguardi rubati in un pub. Scatta qualcosa. Ma, qualche mese dopo, lui viene scritturato per il ruolo del celebre vampiro Edward Cullen in “Twilight”.
Riusciranno i due a resistere alla pressione dei media, della Summit e al fascino che Kristen Stewart sembra esercitare su di lui?
Uno sguardo su Robert Pattinson dal 2007 ad oggi, ovviamente anche se mi riferisco almeno in parte a fatti reali, il resto è frutto della mia immaginazione... o forse no?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno seguente mi svegliai presto ed attesi con ansia il momento in cui avrei rivisto Rob. Non sapevo esattamente cosa aspettarmi dal nostro incontro; stranamente la sera precedente non ero riuscita ad inquadrarlo.

Sbrigai un paio di commissioni nell'arco della mattinata e trascorsi il pomeriggio in biblioteca nella speranza di riuscire a studiare almeno un po', prima del nostro incontro.

Ero alle prese con dei sonetti di Shakespeare particolarmente complicati, quando mi accorsi che la maggior parte degli altri studenti se ne stava già andando.

In preda al panico, tirai fuori il cellulare per vedere l'ora e notai allarmata tre chiamate senza risposta. Una era di mia madre, ma le altre due erano di Rob.

Accidenti! Erano già le 6:30 p.m. Era impossibile che riuscissi ad arrivare entro le 6:45 al Westfield! Ero dall'altra parte della città! Come avevo potuto essere tanto stupida?! Era impossibile che avessi studiato per quasi quattro ore senza accorgermene. Chiesi per sicurezza l'ora a una ragazza seduta al mio stesso tavolo, ma purtroppo confermò i miei timori. Era tardissimo!

Raggruppai rapidamente i libri e li gettai nella borsa, poi uscii a grandi passi dall'edificio e composi il numero di Rob. Rispose al secondo squillo. Evidentemente aveva il cellulare a portata di mano.

“Scusa!” Esclamai appena sentii la sua voce. Era più sexy di quanto ricordassi.

“Ehm... Jenny?” chiese perplesso. Oddio! Forse non aveva neanche registrato il mio numero.

“Sì, sono io”, risposi mortificata. “Mi dispiace! Ho avuto un imprevisto!”, aggiunsi imbarazzata. Non potevo certo dirgli: stavo studiando e mi sono completamente scordata del nostro appuntamento!

“Vuoi rimandare?” mi domandò con uno strano tono.

“No! Però forse dovremmo rimandare il cinema... Posso essere lì fra 40 minuti circa...!” Aggiunsi affannata, mentre correvo verso la fermata della metro. Forse avrei dovuto seguire il consiglio di mia madre ed iscrivermi in palestra, ma non ero mai stata una persona particolarmente sportiva. Preferivo di gran lunga una passeggiata per Hyde Park a una corsa su un tapis roulant.

“Tranquilla. Ti aspetto”. Disse e concluse la telefonata.

Beh, la nostra prima uscita non era certo iniziata nel migliore dei modi. Arrivai a Westfield con ben 50 minuti di ritardo, a causa di un guasto della metro. Proprio quella sera l'efficiente metro londinese doveva mettersi a fare i capricci? Sembrava proprio che il destino stesse facendo tutto il possibile per ostacolare il mio incontro con Rob.

Non appena vidi la fermata Shepherd's Bush scesi di corsa e percorsi rapidamente i pochi metri che mi separavano dal centro commerciale.

Trovai Rob seduto su un gradino ad aspettarmi. Non sembrava arrabbiato, ma soltanto annoiato. Stava armeggiando con il cellulare. Feci un profondo respiro e mi avvicinai rapidamente a lui. Non avevo neppure avuto il tempo di cambiarmi. Rimpiansi di aver deciso di approfittare del pomeriggio per studiare. Avrei fatto meglio ad andare a fare shopping. Indossavo una vecchia maglietta su un paio di jeans chiari e un paio di ballerine, per fortuna almeno stavolta i miei abiti erano asciutti.

Quando finalmente mi vide, si alzò e mi sorrise. Fui felice di notare che anche lui indossava più o meno la stessa tenuta della sera prima. Ricambiai il suo sorriso più tranquilla e quando fummo vicini si sporse verso di me per baciarmi sulla guancia. Le sue labbra erano morbide e delicate, ma c'era qualcosa nel modo in cui sfiorarono la mia pelle, che mi fece desiderare che fossimo soli.

Rob mi spinse dolcemente verso l'ingresso e trovammo un delizioso ristorantino al primo piano. Mentre aspettavamo il cameriere per le ordinazioni mi accorsi che due ragazzine continuavano a fissarci. Anzi, a fissare lui. Lo stavano squadrando da capo a piedi e ogni tanto lanciavano un'occhiata anche nella mia direzione.

La cosa stava iniziando a infastidirmi. D'accordo: il mio abbigliamento non era decisamente al top quella sera, ma in fondo Rob era vestito più o meno nello stesso modo ed eravamo in un centro commerciale e non al Plaza.

Ordinammo due pizze e delle patatine e parlammo del più e del meno per qualche minuto. Ma, a un certo punto, sentii una risatina provenire dal fondo della sala e non potei trattenermi dal dirgli sottovoce: “Ti sembrerà assurdo, ma due ragazzine ci stanno fissando da quando siamo entrati!”.

Rob si voltò un attimo verso di loro, dopodiché il suo sguardo tornò nuovamente su di me. Era visibilmente imbarazzato, era chiaro che quella situazione non lo faceva sentire a suo agio. Tuttavia, non capivo il motivo di tanto interesse. Certo: Rob era molto bello, carismatico e dolce, ma non riuscivo comunque a capire la ragione per cui continuavano a fissarci da quasi venti minuti.

Non appena videro che lui si era voltato verso di loro, una delle due sussurrò qualcosa all'amica ed entrambe si alzarono e vennero verso di noi. Ma che volevano?

Vidi la più carina delle due fare un profondo respiro e toccare la spalla di Rob per richiamare la sua attenzione. Le tremava la mano. Forse lo conosceva? Ma, in tal caso, perché era così agitata?

“Scusa... Sei DAVVERO Rob Pattinson? Quello che ha fatto Cedric?” domandò questa arrossendo, mentre l'amica guardava Rob come se fosse una divinità greca scesa fra i comuni mortali.

Cedric? Ero sempre più perplessa.

Rob mi lanciò una strana occhiata, poi si voltò verso la ragazza ed annuì.

“ODDIO! Ti prego! Possiamo disturbarti per una foto? PER FAVORE!” Lo supplicò.

Volevano una foto con Rob? Avevo capito bene? Ma che cosa stava succedendo?

“Non c'è problema”. Rispose lui con un sorriso, passandosi una mano fra i capelli.

Pensai che la ragazza accanto a lei fosse sul punto di svenire, tanto era agitata e pallida.

“Scusa- disse quella che aveva parlato fino a quel momento, rivolgendosi per la prima volta a me- potresti scattarci una foto con lui?”

“Ehm... Certo”. Acconsentii, perplessa.

Lei mi sorrise e mi porse la sua macchina fotografica. La presi e scattai loro un paio di foto per sicurezza; dopodiché ringraziarono Rob fino allo sfinimento e poi uscirono ancora tremanti ed incredule dal ristorante.

Non sapevo cosa dire. Di certo volevo una spiegazione, ma non sapevo da che parte iniziare per chiedergliela.

Rob fissò imbarazzato il piatto delle patatine ormai fredde per un po' e poi disse: ”Scusa per l'inconveniente... A volte succede, raramente, ma capita”.

Di solito a me non capitava che delle persone mi fermassero per chiedermi foto, o altro. Perché a lui sì?

Una terribile sensazione si fece strada dentro di me. Era FAMOSO?

Insomma, in Inghilterra magari. Non famoso ai livelli di Brad Pitt, ovviamente. Ma comunque doveva essere conosciuto se qualcuno voleva scattarsi delle foto con lui.

“Non ti ho ancora chiesto cosa fai...?” Lasciai la domanda sospesa a metà.

Lui rimase in silenzio un momento e poi mi rispose: “Beh, ho fatto qualche film. Nulla d'importante. Solo film che finiscono in dvd”, aggiunse ridacchiando imbarazzato.

Le sue parole mi presero in contropiede. QUESTO spiegava tutto. Immagino che anch'io avrei avuto la stessa reazione delle due ragazzine, se mi fossi trovata davanti a un attore che mi piaceva. Pensai per attimo se lo avessi visto in qualche film, ma di certo, in quel caso, me ne sarei ricordata.

“E' un problema per te?”, mi domandò serio.

“No”, risposi senza neanche pensarci.

“Ne sei sicura? Perché tu mi piaci e non vorrei che questo cambiasse qualcosa fra noi”.

Aveva davvero detto che gli piacevo?! Il mio cuore prese a battere più forte, ma mi imposi di mantenere la calma.

“Sono sicura. Non importa che lavoro fai. Beh... Se stasera fosse venuto fuori che sei un serial killer, forse in quel caso...”.

“Non mi sono mai piaciute le armi”. Affermò ridendo.

“Perfetto allora!”, concordai allegra.

 

Appena finimmo di mangiare, uscimmo dal ristorante e Rob mi accompagnò a casa. Stavamo per raggiungere il mio portone, quando il nome Cedric si fece largo nella mia mente.

Ero certa di averlo già sentito...

Ma certo!

Il mio ex ragazzo era un grande appassionato di libri fantasy e mi aveva parlato dei libri di Harry Potter fino allo sfinimento. Possibile che Cedric stesse per Cedric Diggory?

No: era impossibile!

Altro che “film in dvd”! Harry Potter era MOLTO di più!

Ma non potevo esserne sicura... Se non chiedendoglielo. Eppure, per qualche motivo, non sembrava felice di affrontare l'argomento. Forse avrei fatto meglio a cercare su internet.

Ma in fondo... Mi importava davvero saperlo? Questo avrebbe cambiato qualcosa? Sapevo che la risposta era no. Forse non valeva la pena neanche parlarne. Non stasera almeno.

Arrivammo davanti al mio portone. Guardai i suoi occhi chiari e sinceri. Il suo ciuffo ribelle. La sua mascella squadrata. Ma soprattutto il suo sorriso da ragazzino. Era incredibile.

Avrei voluto baciarlo, ma non feci in tempo ad avvicinarmi, perché lui era già a pochi centimetri da me. I nostri visi erano così vicini che i nostri nasi quasi si sfioravano. Il mio cuore batteva all'impazzata. Rob mi sistemò una ciocca di capelli di capelli dietro l'orecchio, continuando a guardarmi negli occhi. Il suo sguardo non cedeva di un millimetro. Nessun uomo mi aveva mai guardata in quel modo.

“Sei bellissima”, mi sussurrò all'orecchio.

Poi si sporse verso di me e mi baciò stavolta sulla bocca. Le sue labbra mi sembrarono roventi, da quanto avevo desiderato quel bacio. Lui si allontanò un attimo per essere certo che fossimo sulla stessa lunghezza d'onda. Gli afferrai il viso e lo avvicinai nuovamente a me, certa che così avrebbe capito che non avevo intenzione di tirarmi indietro. Mi passò un braccio intorno alla vita ed avvicinò ancora di più il mio corpo al suo, senza smettere un attimo di baciarmi.

Non potevamo restare avvinghiati davanti alla mia porta tutta la notte, nonostante in quel momento lo desiderassi più di ogni altra cosa.

Mi staccai da lui per riprendere fiato e cercai le chiavi di casa nella borsa.

Non ero mai stata il tipo di ragazza che si concede alla prima uscita, ma stavolta era diverso.

Lo avevo desiderato dal primo momento in cui lo avevo visto. Non mi sarei tirata indietro. Ma, inspiegabilmente, lo fece lui.

“Aspetta”. Disse, mentre infilavo la chiave dentro la serratura.

Mi voltai ferita. Le sue intenzioni mi erano sembrate abbastanza chiare, ma evidentemente mi ero sbagliata. Eppure non c'era nulla nel modo in cui mi aveva stretto a sé, da potermi far pensare che non volesse passare la notte con me.

“Con un'altra lo farei senza pensarci un attimo. So che ci conosciamo soltanto da due giorni, ma tu mi piaci davvero, Jenny. Sono a mio agio quando sto con te e vorrei rivederti ancora e ancora e ancora. E se adesso entrassi in casa tua e facessi sesso con te, sarebbe soltanto l'avventura di una notte. Ci sono troppe cose che non sai di me, cose che io voglio dirti! Inoltre, ci sono tante cose di te che vorrei sapere”.

Il suo discorso mi lasciò senza fiato, più di quanto avessero fatto i suoi baci.

Quindi riteneva che fra noi potesse diventare una cosa seria?

Mi rendevo perfettamente conto che ci conoscevamo soltanto da due giorni, ma sentivo che poteva essere davvero quello giusto.

“Okay”, dissi senza aggiungere altro.

“Quindi ci vediamo domani?”, mi chiese. Ma, prima che potessi rispondere, si morse il labbro e aggiunse: “Accidenti! Ho un po' da fare domani e... Potrei non essere reperibile per qualche giorno”.

Quella notizia mi spiazzò.

Qualunque cosa dovesse fare, perché farne un mistero?

Non indagai oltre, consapevole che non eravamo ancora abbastanza in confidenza. Se e quando avesse voluto dirmelo, lo avrebbe fatto spontaneamente.

“Allora ci sentiamo appena sei libero”. Dissi un po' più freddamente di quanto avrei voluto e mi avviai verso la porta, che avevo già aperto.

“Aspetta!”, esclamò, afferrandomi per la mano e portandomi verso di sé.

Mi guardò per un attimo negli occhi e poi mi baciò di nuovo, stavolta molto più dolcemente. Ma fu anche abbastanza passionale da farmi desiderare di nuovo molto di più.

“Ti chiamo domani”. Disse poi staccandosi da me.

“D'accordo”.

E, concordato ciò, lo salutai ed entrai in casa, chiudendomi dietro la porta.

  
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