Fanfic su attori > Robert Pattinson
Ricorda la storia  |       
Autore: QueenVLondon    17/09/2011    8 recensioni
Una piovosa serata autunnale. Un ragazzo e una ragazza si incontrano. Degli sguardi rubati in un pub. Scatta qualcosa. Ma, qualche mese dopo, lui viene scritturato per il ruolo del celebre vampiro Edward Cullen in “Twilight”.
Riusciranno i due a resistere alla pressione dei media, della Summit e al fascino che Kristen Stewart sembra esercitare su di lui?
Uno sguardo su Robert Pattinson dal 2007 ad oggi, ovviamente anche se mi riferisco almeno in parte a fatti reali, il resto è frutto della mia immaginazione... o forse no?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La pioggia cadeva incessante. Avrei impiegato almeno dieci minuti prima di raggiungere il mio appartamento. Guardai le mie scarpe nuove completamente rovinate e rimpiansi di non essere uscita prima dalla biblioteca. Ma ormai era troppo tardi.

All'improvviso mi trovai davanti a un pub e decisi di entrare per ripararmi dalla pioggia. Era un locale molto carino, ma soprattutto molto affollato. Diedi un'occhiata in giro, ma non c'era neanche un tavolo libero.

Presi in considerazione l'idea di uscire, ma avevo fame e l'idea di tornare in mezzo alla bufera senza ombrello non mi attraeva. Stavo scrutando con maggior attenzione lo spazio intorno a me, quando la mia attenzione fu catturata da un ragazzo seduto al bancone.

Stava sorseggiando una birra, mentre chiacchierava con un paio di amici. Aveva dei ribelli capelli castani, occhi chiari (dalla distanza a cui mi trovavo non riuscivo a distinguerne con sicurezza il colore) e una pelle così chiara, che sembrava delicata e morbida.

Tuttavia, non fu tutto questo a colpirmi. Fu la sua risata. Era la più spontanea e naturale che avessi mai udito.

Il ragazzo indossava una semplice felpa blu, sopra un paio di jeans scuri e un paio di sneakers nere e stava evidentemente scherzando con i due ragazzi seduti accanto a lui.

Entrambi avevamo i capelli scuri ed indossavano più o meno i suoi stessi indumenti: era abbastanza chiaro che fossero lì insieme.

Fu in quel momento che mi accorsi di un posto libero proprio vicino a uno di loro. Di solito non ero un tipo intraprendente, ma il locale era ancora pieno ed io volevo restare, così feci un profondo respiro e mi avvicinai.

“Scusate, è libero questo posto?” chiesi rivolta ad uno dei suoi amici.

Non avevo avuto il coraggio di rivolgermi direttamente a lui. Il ragazzo mi squadrò dalla testa ai piedi ed infine annuì.

Gli sorrisi e mi sedetti accanto a lui, nonostante mi fossi appena accorta di uno sgabello vuoto vicino al più carino.

Stavo leggendo il menù, quando uno di loro si sporse verso di me, dicendo: “C'è il diluvio fuori, eh?”.

“Già”, risposi, certa che le condizioni dei miei vestiti fossero una prova più che sufficiente a dimostrarlo.

“Ah! Che maleducati! Non ci siamo neppure presentati! Io sono Tom e loro sono Sam e Rob”. Aggiunse indicando i suoi due amici.

Rob... Ecco qual era il suo nome. Di certo il diminutivo di Robert.

Sorrisi a quello che si era presentato come Tom e mi presentai a mia volta.

“Sei italiana?”, mi chiese immediatamente Sam, quello che sembrava il più robusto fra i tre.

“Sì, sono Toscana”.

Il ragazzo iniziò a farmi qualche domanda sulla mia visita a Londra.

Per quanto tempo intendevo fermarmi? Viaggiavo da sola? Cosa mi aveva condotto lì quella sera?

Mi sentivo come in una sequenza di qualche film poliziesco, durante la quale ti chiedono tutto su di te, prima di ucciderti. Per fortuna i ragazzi non avevano l'aspetto di un gruppo di serial killer, anzi, per qualche strana ragione, mi sentii subito a mio agio insieme a loro.

Appena la cameriera mi portò l'hamburger e le patatine che avevo ordinato, anche Tom iniziò a tempestarmi di domande.

Il solo a rimanere in silenzio fu Rob. Sembrava l'unico a non essere felice della mia presenza lì e questo mi ferì più profondamente di quanto avrebbe dovuto. In fondo era soltanto un estraneo. Mi sforzai di non farci caso e mi concentrai sugli altri e sulle loro domande.

Un'ora più tardi, Sam ci salutò e se ne andò, lasciandoci a chiaccherare.

Solo in quel momento notai l'ora: mezzanotte e mezzo.

In loro compagnia mi ero quasi scordata dei miei indumenti molli, ma decisi che fosse necessario dare una controllata al mio aspetto prima di tornare fuori ad affrontare la tempesta. Così, in un impeto di estrema fiducia, lasciai la mia borsa in custodia ai due ragazzi e mi diressi rapidamente verso la toilette.

Quando tornai Tom si alzò immediatamente e disse:

“Beh, io devo andare. E' stato un piacere conoscerti, Jenny”.

“Anche per me, Tom”. Dissi sincera, lasciandogli il mio numero e seguendolo fuori dal locale, seguita dal suo amico.

Tom era un ragazzo molto simpatico e socievole, al contrario di Rob, che non aveva aperto bocca per tutta la sera.

Dopo che Tom se ne fu andato, indugiai per un po' prima di decidere cosa fare.

L'idea di percorrere la strada dal pub al mio appartamento da sola a quell'ora, nonostante la pioggia fosse finalmente cessata, non mi piaceva affatto. Tuttavia, non vedevo altre possibilità. Forse potevo prendere un taxi, ma visto il tempo quasi sicuramente sarebbe stato impossibile trovarne uno libero.

“Da che parte vai?” Mi chiese una voce estremamente sexy, che non avevo mai sentito prima.

Mi voltai di scatto, sorpresa di trovare dietro di me proprio Rob.

Non era ancora andato via. Cosa ci faceva ancora lì?

“Soho”, risposi cauta.

“Anch'io. Facciamo la strada insieme?” mi domandò sorridendo.

“Okay”. Acconsentii un po' perplessa dal suo cambiamento d'umore.

Non si era certo dimostrato molto cortese nei miei confronti nelle ultime ore, quindi perché adesso voleva percorrere la strada con me?

Camminammo per un paio di isolati senza aprire bocca, poi finalmente Rob interruppe il silenzio.

“Cosa ne pensi di Tom?” mi chiese a bruciapelo.

Quindi era per questo che mi aveva chiesto di fare la strada insieme? Per poter spianare la strada al suo amico?

“Mi sembra un ragazzo carino”. Risposi sincera, ma cauta.

In fondo lo conoscevo solo da poche ore e non volevo dare l'impressione sbagliata.

“Lo è”, acconsentì lui.

“Bene...”, commentai non sapevo che altro dire.

“Sai c'è una ragione per cui non ti ha lasciato il suo numero stasera”, aggiunse dopo qualche altro minuto di silenzio.

“Beh, io gli ho dato il mio!”, gli ricordai. “Comunque... Quale sarebbe questa ragione?”, gli chiesi incapace di frenare la curiosità.

“Gli ho chiesto io di non farlo”, rispose senza guardarmi.

COSA?! Ma chi diavolo si credeva di essere?!

“Gli ho chiesto di non farlo, perché vorrei lasciarti il mio”, precisò subito dopo.

Era questa la sua brillante strategia?! Trattenni l'impulso di insultarlo.

“Non mi hai rivolto parla per tutta la sera.” Gli feci notare alquanto irritata.

“Ti ho notata quando sei entrata. Con i capelli bagnati e tutto il resto.” Aggiunse, alludendo alla borsa piena di libri, che avevo in mano. “Volevo fare una mossa, ma temevo mi avresti tirato un libro in testa”, aggiunse imbarazzatissimo ridendo e passandosi una mano fra i capelli.

“Perché me lo stai dicendo?”, gli domandai freddamente.

“Beh, non ci conosciamo e c'è la luna piena, così se per caso quello che ti sto dicendo ti appare un pò folle, potrò sempre sparire dalla tua vita fra cinque minuti”.

Lo osservai alquanto perplessa, incapace di dire una parola.

“Usciresti con me?”, mi chiese guardandomi finalmente negli occhi, ancora visibilmente imbarazzato.

Lo fissai altrettanto imbarazzata, certa che gli avrei detto di no, invece, il suono che uscì dalla mia bocca fu: “Sì”.

“Sì?”, ripeté lui stupito.

“Mi hai fatto un discorso lungo un chilometro per chiedermelo! Non vorrai dirmi che speravi in una risposta diversa?!”

“No, ovviamente!”, disse ridendo.

“Okay, allora. Uscirei volentieri con te”. Anche se inizio a credere che tu abbia dei seri problemi mentali, aggiunsi mentalmente. E probabilmente io ne ho di più visto che sto accettando...

“Pizza e cinema domani sera?”.

“Va bene”.

Mentre lo dissi, mi accorsi che eravamo già arrivati di fronte al mio appartamento.

“Okay, io sono arrivata”. Dissi indicando l'edificio alla mia sinistra.

“Okay...”.

Osservai Rob per un attimo. Era decisamente imbranato, ma c'era qualcosa di particolare in lui... Qualcosa di così stupidamente dolce e pazzesco nel modo in cui mi aveva posto la domanda, che, per la prima volta in vita mia, mi fece desiderare di chiedergli di restare. Avrei davvero voluto chiedergli di entrare in casa.

Ma decisi di non farlo, non quella notte almeno.

Così mi avvicinai e, dopo esserci scambiati i numeri di cellulare, lo salutai baciandolo dolcemente sulla guancia con il cuore che mi batteva a mille, come non ricordavo mi fosse mai successo in precedenza.

  
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Robert Pattinson / Vai alla pagina dell'autore: QueenVLondon