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Autore: Amily Ross    22/09/2011    1 recensioni
E se le cose fossero un pò diverse, se Holly, Benji e tutti gli altri fossero italiani anziché giapponesi? Cosa succederebbe se le loro vita fossero legate a quelle di calciatori famosi, e sarebbero leggermente cambiate? Riusciranno i nostri piccoli grandi eroi a realizzare il loro grande sogno? (I ragazzi sono imparentati tra loro, quindi non fate caso ai cognomi diversi che hanno alcuni di loro, l'ho fatto apposta, sia per "italianizzare" i personaggi, sia per legarli ai calciatori)
Genere: Generale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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La vera storia di quel giorno

 

Il giorno seguente Holly e Roby puntuali come un orologio svizzero, furono a casa mia. Mentre eravamo in “viaggio” Holly non disse una parola: era avvolto da un’ondata di pensieri, e ricordi legati a suo padre; anche se mia aveva detto che non ci credeva, sapevo che in qualche modo sperava, che suo padre fosse ancora in questo mondo.

Arrivati alla villa Roberto rimase stupefatto, nel vederla; ci strinse a se, e con voce tremante disse: «Complimenti! L’avete praticamente rimessa a nuovo; avete fatto davvero un bel lavoro.». stavamo per rispondere, quando ci siamo accorti che le tende del salone Vittoriano si erano mosse, come se qualcuno le avesse spostate da dietro.

Entrammo; e come al solito non c’era nessuno, oltre noi tre, improvvisamente sentimmo della musica provenire dal suddetto salone; (La cosa che più ci colpi, fu che quella era il tipo di musica che piaceva a Vincenzo. Ci chiedevamo se fosse una strana coincidenza, ma soprattutto, chi aveva messo proprio quella musica.)

«Se si tratta di uno scherzo è davvero di cattivo gusto!» sussurrò Roberto, per non farsi sentire, ammesso che ci fosse qualcuno. «Già!» rispondemmo io e Holly insieme; nel frattempo ci precipitammo nel salone Vittoriano: e vidimo che sulla poltrona di legno e velluto rosso, la quale era posizionata con la spalliera verso la porta, c’era seduto un uomo: con la mano sinistra che penzolava fuori dal bracciolo, e stringeva tra le dita una sigaretta accesa.

Nel vedere quella scena ci si gelò il sangue nelle vene; rimanemmo pietrificati, sull’uscio della porta, chiedendoci ognuno nelle propria mente: -se fosse un uomo in carne ed ossa, un fantasma, o cos’altro.- Improvvisamente l’uomo misterioso parlò: «Ciao ragazzi! Roberto, Holiver, ed anche tu Benji; sono veramente molto felice di rivedervi dopo tutto questo tempo... Ah dimenticavo. Holly, Benji complimenti, avete fatto un ottimo lavoro!»

Avevamo riconosciuto quella voce, non c’era alcun dubbio, era proprio quella di Vincenzo. Roby rimase in silenzio, non sapeva cosa dire, era troppo felice da non riuscire nemmeno a parlare; Holly invece a differenza del fratello, manifesto la sua felicità saltando di gioia. «Sei proprio tu, papà...?» disse felice ed emozionato come non mai.

«Si tesoro, sono proprio io, in carne ed ossa!» rispose Vincenzo con le lacrime agli occhi, i due fratelli corsero a stringere il padre, lo feci anche io. Non c’era dubbio; è stato l’abbraccio più bello della nostra vita, e per dirla tutta, le lacrime erano presenti negli occhi di tutti e quattro.

Una volta che ci fummo staccati dall’abbraccio, Roberto guardo il padre e disse: «Papà..com’è  possibile? Tu eri...» il padre sorrise; «No...non sono morto. Sedetevi, devo raccontarvi tutto!»

Ci sedemmo tutti quanti, e Vincenzo iniziò a raccontare. «È successo tutto quanto per colpa del mio patrigno, e dello zio Claudio, il mio gemello. Entrambi volevano impossessarsi dell’eredità che la nonna aveva intestato a me; loro ritennero che non ci sarebbe stata occasione migliore di questa, per sbarazzarsi di me: e decisero di farlo proprio il giorno del compleanno di Holly. Claudio che appunto sapeva di questo evento, si nascose nei paraggi della villa; appena io giunsi nel luogo dove si trovava: lui uscì dall’auto, e mi puntò la pistola, ma, improvvisamente si accasciò per terra; era stato stroncato da un infarto ed è morto sul colpo. Io, mi accorsi che poco più in là c’era il nonno, e misi il corpo dello zio nelle mia macchina, scambiai i miei documenti con i suoi, perché sapevo che il mio patrigno vi avrebbe mentito; poi con un fazzoletto presi la pistola e la tirai lontano, verso il bosco. Il nonno vedendo cosa fosse successo si avvicinò e mi disse: “In un modo o nell’altro, riuscirò ad impadronirmi di tutto.” Per fortuna non mi uccise, cosi scappai, aspettai che la festa fu finita per nascondermi per nascondermi qui. Il nonno vi raggiunse, dandovi la notizia della mia morte. La polizia fece le proprie indagini, una volta che la mamma e il nonno riconobbero il corpo, il mio patrigno disse che; Claudio cercò di uccidermi, ma prima che lo facesse, io fui stroncato da un infarto morendo sul colpo. Ma, invece accadde tutto il contrario!» disse Vincendo raccontandoci come fossero realmente andate le cose quel giorno.

Noi, eravamo sconvolti dal suo racconto. Io e Holly non sapevamo cosa dire, Roberto era anche lui sconvolto, ma allo stesso tempo furioso, «Ma allora quel bastardo sapeva tutto, e ci ha sempre mentito, perché voleva comunque ucciderti ed impadronirsi di tutto quanto. Adesso è morto, ed il testamento della nonna è nelle nostre mani, la mamma l’ha conservato!» disse il figlio maggiore, facendo sapere al genitore come stessero il resto delle cose.

«Vincenzo adesso devi andare alla polizia, e denunciare tutto quanto!» gli dissi io, aprendo bocca, per la prima volta dopo il suo racconto. «Si, lo so! Ma lo farò domani, adesso voglio godermi questi momenti.» mi rispose un  po’ commosso.

Detto questo, chiudemmo la villa, e ci avviammo verso la macchina, direzione casa Baggio. Holly nel frattempo chiamò sua madre; «Ciao mamma, prepara per cinque, stiamo arrivando!» le disse lui, io stavo morendo dalle risate, era troppo comico, non voleva dirle il motivo quindi faceva il vago. «Ok! Ma perché per cinque?» chiese giustamente Maggie , «Ho una fame da lupi..!» ribatte Holly trattenendo le risate. «Ok tesoro, come vuoi.» rispose lei chiudendo la chiamata.

In macchina parlavamo di questi due anni: cosa fosse successo, cosa avessimo fatto, eccetera. Finalmente giunti a casa, posteggiammo l’auto in garage, e decidemmo di suonare, anziché aprire con le chiavi; Maggie venne ad aprire.

Ad entrare fu prima Roberto, poi Holly, e dopo io; lei giustamente non sapeva ci fosse qualcun altro, e non lo sospettava minimamente. Stava quasi per chiudere la porta; «Amore, a me non mi fai entrare?» disse il marito con voce emozionata, -forse come quando pronunciò il si, il giorno del  loro matrimonio.- Lei aprì nuovamente la porta, trovandosi davanti il marito, quasi svenne. Lui la strinse forte a se, lei fece lo stesso, e si baciarono.

A tavola regnava la felicità. Vincenzo rispiegò tutto quanto alla moglie, la quale -come noi prima-, rimase sconvolta nello scoprire quanto fosse realmente crudele e meschino il suocero, che davanti ai suoi occhi e a quelli dei nipoti, sembrava una brava persona, con un cuore grande, che amava alla follia e senza disparità i suoi figli, anche se ne era solo il patrigno.

Finito il pranzo tornai a casa mia, mi aprì Monica, la baby-sitter di mia sorella, la salutai. «Dove sono i miei genitori?» le chiesi, «Sono entrambi fuori! Tuo padre, credo sia andato a fare qualcosa riguardo la squadra; tua madre, è in ospedale. Dovrebbero tornare tutti e due per cena.» mi rispose lei sorridendo in modo dolce. «Capito, comunque io vado in camera mia!» le risposi avviandomi verso le scale che portavano al piano superiore della villa. Sulle suddette scale incrociai quella piccola peste di Elena, la quale mi si butto tra le braccia; «Ciao fratellone, ti voglio bene!» mi disse dandomi un bacio sulla guancia, io la presi imbraccio, «Anche io ti voglio bene, pulce!» le dissi ricambiandole il bacio. La lasciai scendere, e corse in direzione di Monica per andare a guardare i cartoni in salotto, io mi infilai in camera mia, accesi lo stereo e mi misi a giocare con la Playstation.

Intano a casa di Holly: tutta la famiglia si era riunita in salotto, a guardare le foto, dalle più vecchie, alle più recenti.

Verso le 20.00 tornarono i miei, scesi in cucina, avevo un certo appetito. Sul tavolo c’erano quattro cartoni di pizza familiare, stavo allungando la mano per prenderne un pezzo. «aspetta come stiamo facendo tutti, gli zii dovrebbero arrivare a momenti.» mi disse mia madre dandomi un piccolo schiaffo sulla mano. «Che palle, ma io ho fame!» dissi sbuffando, lei sorrise e scosse la testa.

Finalmente, eravamo a tavola a mangiare. Tra un boccone, e una battuta ridevamo come matti. «Devo dirvi una cosa importante. Tenetevi forte!» dissi alzandomi in piedi e guardando i miei cugini, ai quali avevo detto tutto per sms. Si alzarono anche loro, ed insieme esclamammo: «Vincenzo è vivo!» ci guardarono tutti quanti scioccati, «Eh? Cosa cavolo state dicendo tutti e quattro?» disse mio padre dando voce al pensiero di tutti gli adulti presenti. «Praticamente abbiamo sistemato la villa. Oggi; Roberto, Holly e Benji hanno visto che c’era qualcuno, ed hanno scoperto che si trattava appunto di Vincenzo, il quale è stato costretto a nascondersi, dato che il suo patrigno avevo imbrogliato tutti quanti sulla sua morte!» rispose mio cugino lasciandoli ancora più sconvolti, ed anche un tantino disgustati.

Finito di cenare; noi ragazzi, Elena inclusa, andammo in camera mia. Noi ci mettemmo a giocare con la Playstation, mentre la mia sorellina si mise a giocare al computer. Di sotto; invece, erano tutti in salotto, a ricordare i vecchi tempi. Chiamarono a casa di Holly, e rispose Vincenzo, dopo dieci minuti vennero a casa mia. Holly ci raggiunse in camera, mentre i grandi rimasero in salotto a parlare.

 

[…]

   
 
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