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Autore: Heven Elphas    22/09/2011    2 recensioni
La morale è rimasta sempre quella, salda ed inalterata durante tutti questi anni: Tutti avrebbero voluto essere come Gabe Saporta.
-…è fantastico.- Mormorò quest’ultimo, con gli occhi che brillavano stregati. –Non penso ci sia nulla di così bello al mondo.-
Saporta lo osservò perso, esaminando come le luci del luna park gli illuminavano il volto.
-Ah no? Forse qualcosa di più bello c’è…-
Mormorò, bevendo ancora e sorridendo alla costa cosparsa di puntini luminosi che si riflettevano anche nelle onde.
-E cosa? La vodka? Il Cobra?-
La domanda di Bill era intrisa di un allegro cinismo che fece ridacchiare Saporta.
-…essere in un posto fantastico con una persona splendida.-
Avrebbe voluto che Bill capisse, ma quest’ultimo sembrò improvvisamente rattristirsi.
-Un giorno magari te la ritroverai a fianco.-
_____
2006
Gabe Saporta è arrivato a Los Angeles per dar forma al suo nuovo progetto musicale: i Cobra starship. Uscito da una storia d'amore di sei aanni con Bianca Duenas, si ritrova a cercare una via d'uscita... William Beckett è a Los Angeles da mesi con i The Academy Is e si è ritrovato a stare a casa di Travis McCoy con cui ha avviato una relazione. Ad entrambi viene proposto di lavorare al singolo "Bring It" di Gabe Saporta. William è attratto da Gabe da quando era ancora nei Midtown, mentre quest'ultimo pian piano sembra prendersi una cotta per il più giovane. Brendon Urie e Ryan Ross sono nel pieno del successo con i Panic! At The Disco. Il chitarrista, tuttavia, è innamorato perso del cantante che non pare accorgersene preso dall'innocente euforia dell'improvviso successo.
Pete e Patrick seguono le band come dei genitori e da bravi migliori amici, mentre la situazione tra di loro pare ancora sconosciuta.
2011
I legami sono tutti spezzati. Nessuno è più a contatto con chi amava un tempo... Manhattan diventa un punto di ritrovo per il quindicesimo anniversario della FBR. Ma nessuno vorrebbe essere lì. Tutte storie che girano attorno alla vita di Gabe ed un solo luogo in cui lui vorrebbe tornare: il molo di Santa Monica.
//Gabilliam (principalmente, ma non solo, si accennano anche Ryden, Treckett, Brallon,PetexPat)//
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Cobra Starship, Fall Out Boy, Panic at the Disco, The Academy Is
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I WON’T BELIEVE IN LOVE: IT’S JUST A LIE

I won’t believe in Love: It’s just a lie.

*Prostitution*is*revolution*

 

 

*I album: While the City Sleeps
we Rule the Beaches*

 

 

sixth track *So Kiss me… but it’s not a goodbye  *

 

 

*2oo6*August

 

Iniziavano le registrazioni di Snakes on a Plane (Bring It) quel giorno. Gabe era pronto a tutto. Si guardò allo specchio del bagno della DecayDance, si sistemò i ricci neri e folti all’indietro con un po’ d’acqua, prima di raddrizzare il colletto della t-shirt con la scritta “Because I’m Gabe Saporta and I Can Do That”.

-Okay, G.A.B.E. Sei il migliore qui dentro. Insegna a tutti di come si butta fuori un singolo da paura.-

Si fissò  dritto negli occhi cercando di convincersi delle sue stesse parole, prima di decidere che era pronto. Sì, poteva andare in quello studio e registrare la canzone senza troppi problemi. Non avrebbe guardato William, non si sarebbe fatto venire i nervi per la presenza di McCoy. Quello era lavoro… Doveva solo dimostrare che era un persona matura e professionale quando si trattava della sua carriera musicale. Era forte, poteva benissimo farcela. Alzò quindi le braccia congiungendo le mani, la sinistra si piegava in un pugno da cui sporgevano indici e medio e  si appoggiava al palmo della sinistra completamente aperta.

-Che il Cobra sia con me.-

Mormorò, prima di dirigersi alla porta ed aprirla per uscire da lì. Il Cobra quel giorno, purtroppo, non ascoltò le sue preghiere. Nemmeno era uscito in corridoio che si beccò la scena più sconvolgente su cui avesse mai posato lo sguardo. Travis era appoggiato al muro con la schiena ed abbracciava Bill, tenendogli una mano nella tasca dei jeans attilati. No, non gli piaceva affatto quella cosa! Soprattutto se si stavano ispezionando vicendevolmente le viscere, limonando come se non si vedessero da una vita.

Gabe rimase così scosso, che richiuse la porta del bagno e fissò il legno bianco. Non riusciva nemmeno a spiccicare parola… Si voltò di nuovo verso il suo riflesso e notò quanto fosse schifato.

-No, Gabey. Non ci siamo…-

Prese un lungo respiro, appoggiando la fronte alla porta. Fortuna che doveva fare finta di niente!! Mannaggia alla sua dannata cotta per Beckett. Sì, perché quella era una cotta. L’aveva capito quando si era ritrovato a casa da solo, dopo aver salutato William che saliva su un taxi al molo. Vedendolo andarsene si era reso conto che avrebbe voluto che salisse da lui. Peccato che comunque era troppo ubriaco anche solo per permettersi di capire come sbottonarsi i jeans… Non appena era arrivato in camera era infatti collassato sul letto. Solo la mattina si era voltato alla ricerca di Bill al suo fianco, senza ovviamente trovarlo lì. Aveva dovuto arrendersi davanti a questo fatto: aveva una cotta William Eugene Beckett jr. Poco importava, avrebbe dovuto conviverci finchè non si sarebbe trovato qualcun altro su cui puntare… Magari una bella ragazza in mezzo alla pista.

Ci aveva provato. La sera prima era stato in un club ed aveva adocchiato questa bionda che se lo stava mangiando con gli occhi. Era stata un’avventura, se l’era portata su a casa e ci aveva dato dentro quasi tutta la notte. Poi giustamente la mattina, prima di presentarsi in studio, l’aveva cacciata fuori di casa senza lasciarle il tempo di farsi il trucco.  Lasciando perdere le sue avventure sessuali e le sue cotte, doveva lavorare. Ma come era possibile farlo in un posto dove William Beckett se ne stava sempre appiccicato ad un altro uomo?!

Si riprese dai suoi problemi quando bussarono alla porta del bagno e la voce di Pete arrivò forte.

-Gabey! Sei vivo? Stiamo aspettando te!!! Non è che il water ti ha mangiato, vero? Devo chiamare i pompieri?! Compongo il nu-

Saporta non lo lasciò finire e spalancò la porta, ritrovandosi davanti il produttore che metteva già mano al cellulare. Questo lo guardò dal basso e gli occhi iniziarono a brillargli, cancellando ogni segno di preoccupazione.

-Oh ma stai bene allora, piccolo mio!-

-Benissimo.-

Rispose il riccio, cacciando fuori la testa per poter avere una vista sul corridoio. Vuoto… Della coppietta felice non c’era traccia. Sbuffò e poi si chinò in avanti, appoggiando le mani alle spalle dell’amico.

-Non ce la posso fare, Petey! William e Travie sono troppo appiccicati!-

Ringhiò supplichevole e disperato, ma Wentz sembrò non capire che cosa intendesse.

-Stanno insieme. Sai, quando qualcuno si ama così non riesce a staccarsi! Ma d’altronde come biasimarli, sono giovani e sono una coppia stupenda!!- Esclamò orgoglioso dei due ragazzi. –So che per te che esci da una storia è difficile vedere altre coppie di amanti, ma il mondo non smette di amarsi per non provocarti dolore, GabeyBaby!-

Il sudamericano lo fissò vagamente accigliato, mentre i nervi gli stavano per saltare del tutto. Ci mancava solo che Pete si mettesse a dire che voleva sposarli lui, pensò scazzato, e magari chiedergli se per caso voleva portare gli anelli! Massì, tanto era sempre stato il suo sogno fare il paggetto! Quando era in Uruguay e sua zia Elbertina si era sposata, lui aveva portato gli anelli per la prima volta. Da quel giorno non aveva desiderato altro che portare fedi nuziali all’altare! Ovvio!!! Gabe Saporta era destinato a quello!

-In verità non hai capito quello che mi da fastidio…-

-Oh… Forse sì.- Mormorò il più basso portandosi una mano alla bocca. –Oh no, Gabe!!!! Sei omofobico?! Oh mio dio! Oh mio dio non puoi veramente esserlo!!!!-

Saporta rimase talmente di stucco che gli ci volle un bel po’ per trovare il coraggio di andarsene dritto in studio senza spiccicare parola. Come si poteva anche solo pensare che fosse un omofobo del cazzo?! L’eccitazione che gonfiava i suoi boxer quando pensava troppo a Beckett era una prova tangibile che non lo fosse per nulla! Se solo avesse potuto avrebbe dimostrato a tutti di non aver problemi con i ragazzi, soprattutto con William! Se lo sarebbe fatto lì, in quel bagno, senza troppi ripensamenti. E poi se lo sarebbe portato a casa a cena, poi a vedere il molo e poi ancora a letto. Cazzo! Lui non era omofobo!!! Odiava solo Travis e William insieme!!!

Non li guardò nemmeno quando entrò nello studio, si diresse dritto al microfono e prese in mano il foglio con il testo, infilandosi le cuffie. Se li avesse anche solo intravisti insieme sarebbe impazzito e avrebbe cantato come nella canzone più incazzosa dei Midtown. Forse si sarebbe pure dato al Trash e non era proprio nei suoi progetti diventare il nuovo Phil Anselmo. Doveva solo ritrovare la calma e cantare… Sì, doveva solo cantare e poi scappare prima di impazzire.

 

 

*  *  *

 

William si staccò da Travie, avvicinandosi al vetro per vedere Gabe che continuava a cantare la strofa della sua canzone. C’era qualcosa di affascinante nell’osservarlo, forse per il movimento oscillante  del suo bacino, forse per gli zigomi arrossati, forse il modo in cui agitava la mano per aria tenendo il ritmo. Forse era semplicemente tutto Gabe, riflettè accarezzandosi i capelli, era lui quello che affascinava. Era come una sua dote innata, poteva stregare chiunque con il minimo movimento o un solo sguardo. Doveva per forza essere così, o Bill non avrebbe potuto spiegarsi quell’infatuazione.

Non appena Saporta incrociò il suo sguardo, tuttavia, l’atmosfera sembrò tutt’un tratto rompersi. La fronte si corrugò, la curva serena delle sue labbra si stortò verso il basso e la sua voce si ruppe.

-Ma Gabey! Che fai?? Stavi andando così bene, tesoro!!-

Pete si sporse verso il vetro, schiacciando il pulsante che gli permetteva di comunicare in cuffia. Il cantante dei Cobra Starship non lo ascoltò, limitandosi a fissare il ragazzo castano.

-Mi stai distraendo.-

Disse, così che Bill rimase un attimo di stucco. Allora fu Travis ad intervenire, avvicinandosi al suo ragazzo ed afferrandogli le spalle. Saporta gli lanciò uno sguardo eloquente, così che questo capì benissimo il problema. Non che ci volesse un genio per comprendere che si trattava di semplice gelosia nei confronti di Beckett.

-Noi due andiamo a farci un thè, magari da fastidio che osserviamo. Fammi uno squillo quando tocca a noi registrare.-

Spiegò al moro e al rosso che non capivano che cosa mai stesse accadendo lì dentro. Conoscevano Gabe e sapevano che non aveva mai avuto problemi con nessuno. Tantomeno se si trattava di cantare davanti a qualcuno! Era il suo lavoro, lo faceva da anni ormai…

-Okay, beh… Se Gabe è distratto va bene. Dobbiamo pur sempre registrare.- Commentò Patrick, prima di tornare a guardare il mixer. –Vi chiamiamo.-

-A dopo.-

Disse semplicemente l’afroamericano, trascinandosi dietro Bill che era così offeso che si era perso mezza conversazione. Aveva continuato a guardare il riccio per capire che cosa gli fosse successo, ma dai suoi occhi non traspariva alcuna risposta. Si sentì solamente una merda… Non era possibile che stesse distraendo Gabe! Non stava facendo assolutamente nulla!

Seguì McCoy in una delle stanze della DecayDance, la piccola cucina con tanto di divanetti che vide bene di occupare subito. Sbuffò nei cuscini e sentì la chiave girare nella serratura, così che fu costretto a guardare l’amico. Questo infatti stava sorridendo mentre veniva verso di lui, il sopracciglio alzato in un’espressione maliziosa.

Beh, almeno avrebbero occupato il tempo in modo interessante. Anche se, diaciamola tutta, William si stava scervellando per capire cosa fosse successo a Gabe. Fu comunque distratto dalla lingua di Travie che gli passò sul collo, solleticandolo. Appoggiò la mano fra quei folti ricci, spettinandoli appena.

-…non capisco che… che… che cosa sia successo.-

-Oh, babe, non è difficile…- Rispose il rapper, abbassando lo scollo della maglia azzurra di Bill. –Saporta ti ha messo gli occhi addosso ed ora è geloso perché noi stiamo insieme.-

Diretto, conciso e chiarissimo. La spiegazione di Travis non lasciava spazio ad altre domande inutili. Non che Beckett non lo sapesse da sé, ma continuava a far finta di nulla. Dopo quel che era successo al molo ci aveva anche rinunciato… Se Gabe fosse stato attratto da lui così intensamente, gli avrebbe chiesto di salire in camera sua. Erano entrambi adulti e consenzienti: non ci voleva molto a scopare.

Sospirò, cercando di togliersi dalla mente il sudamericano e pensando al suo bel rapper. Quest’ultimo era infatti sceso a baciargli il ventre piatto, alzandogli la maglietta. Bill allora decise di darsi un po’ da fare e si raddrizzò, facendo alzare l’amante fino al suo volto per poterlo baciare avidamente. Le sue mani corsero a far calare i bermuda quel che bastava per poter infilare la mano nei suoi boxer.

-Siamo attivi stamattina…-

Mormorò l’afro sulle sue labbra sottili, andando ad accarezzargli la coscia lunga e magra.

-Sono giorni che non ci vediamo, Trav. Mi hai abbandonato per andare a Geneva ed io… dico… io non sapevo che fare…-

William si sporse per baciargli più violentemente le labbra, mentre la mano dell’altro scivolava sulle sue natiche, sotto la stoffa dei boxer. Si scambiarono uno sguardo, prima che un gemito lasciasse le labbra di McCoy, dato che la mano di Bill attorno al suo membro aveva aumentato improvvisamente la velocità. Decisamente, pensò il rapper, non poteva farsi portare via quello splendore da Gabe. Doveva trovare un modo per non lasciarselo sfuggire… E no, continuare a farsi odiare da Saporta non era il massimo. Si sa, l’odio porta a ripicche e vendetta…

-Babe…- Ansimò il rapper sulle labbra del più giovane. -…dopo stiam tranquilli di là. Se andiamo avanti così… Questa canzone esce una merda.-

William lo guardò senza capire, le guance arrossate dal piacere e gli occhi lucidi. Forse era meglio farlo più tardi quel discorso… Sì, era meglio finire di spogliare quel ragazzo e farlo immediatamente suo su quel divano.

 

*  *  *

 

Quando Beckett rimise piede nello studio su richiesta di Pat, Gabe notò immediatamente che Travie non era con lui. Forse avevano litigato e si erano mollati per causa sua… Beh, gli avrebbe fatto solo piacere. Peccato che i capelli spettinati e l’espressione languida sul volto del ragazzo dimostravano il contrario. Il riccio si morse le guance dal nervoso. Non poteva crederci! William Beckett si era concesso una sveltina prima di registrare la SUA canzone!! Sbraitò mentalmente, fulminando il castano che si avvicinava al microfono. Per di più con un uomo che non era lui! Questo era quello che gli dava maggiormente fastidio… Se ne avesse avuto la possibilità, allora sì che avrebbe permesso a Bill di cantare così stravolto dopo averlo posseduto nel primo bagno libero. O su un divanetto… O un pavimento. O direttamente lì nello studio! Madre de Dios, se l’aveva fatto Jim Morrison, perché non poteva farlo lui?!

-Allora? Sei pronto? È tutto chiaro?-

Domandò Pete al cantante dei The Academy Is, che annuì e si sistemò le cuffie in testa. Patrick era già pronto insieme agli altri assistenti, così avviò la musica. Saporta lo tenne sott’occhio, avvicinandosi ed infilandosi le cuffie per sentire che cosa avrebbe combinato in quelle condizioni… Se solo avesse stonato sarebbe entrato là dentro a staccargli le gambe. Era una promessa!!

-So kiss me goodbye… Honey I’m gonna make it out alive! So kiss me goodbye… I can see the venom in their eyes! Goodbye…-

Terra chiama Saporta.

Il cervello di Gabe di botto si era scollegato dal suo corpo, un po’ come un trip da Peyote nel bel mezzo del deserto. Non c’era nessun Cobra a sorridergli questa volta, ma solo William Beckett che batteva il piede a terra a ritmo della canzone, le palpebre abbassate in un’espressione concentrata. Okay. Nessuno sarebbe rimasto senza gambe, ma di sicuro qualcuno aveva perso del tutto il senno… E questo qualcuno era proprio il cantante dei Cobra Starship. Si dovette attaccare al mixer per evitare di ribaltare all’indietro e morire. No… Non poteva aver tirato fuori quella tonalità da un ritornello simile.

All’improvviso le parole sembravano aver preso tutt’un altro significato. Quella richiesta di un bacio d’addio sembrava diretta proprio a lui, ma doveva essere solo la sua impressione. Chiuse gli occhi per ascoltare anche il secondo ritornello, quando uno dei soliti deja-vù lo colse in pieno.

Un bacio di addio… il sapore delle lacrime e dello sconforto.

Si riprese per guardare ancora Bill, rimanendo così infangato nel suo sguardo. Sembrava che ce lo volesse incatenare, senza più liberarlo. Eppure Gabe non voleva farsi fregare da quel ragazzo, soprattutto perché non era il suo. Era l’amante di Travis, di nessun altro… Non era di certo il tipo di persona che ruba i partner degli altri, lui. Però con Beckett era difficile trattenere la voglia di portarselo a letto. Quegli occhi urlavano “fammi tuo adesso” ed ignorarne il richiamo era assai complicato.

Perché diavolo non se lo era portato in casa quella sera?! Si domandò, strappandosi la pellicina accanto all’unghia del pollice. Che ci voleva a dirgli di salire per un bicchiere e poi portarselo a letto? Ci sarebbe stato dopo tutte quelle domande sulla “benedizione del Cobra”.

Nell’agitarsi si era perso l’ultimo ritornello cantato da Bill e si disperò così tanto da attirare l’attenzione del leader dei FOB su di sé. Questo gli si avvicinò e lo guardò talmente male che i brividi d’eccitazione lasciarono posto a quelli per la paura.

-Non devi essere omofobico! Se ce l’hai con William perché ha un ragazzo vedi di far sparire i tuoi pregiudizi in fretta, perché io non…-

-Cazzo, Petey!!! Non sono omofobico!- Sibilò a denti stretti abbassandosi all’altezza del bassista per non farsi sentire da altri. – Ho… Ho seri problemi con Bill perché me lo vorrei fare e non posso.-

Forse non avrebbe dovuto dirlo, perché le sopracciglia di Wentz si alzarono così tanto che parvero quasi prendere il volo verso il soffitto.

-Ti vuoi fare Bill?!?!?-

Urlò attirando l’attenzione degli assistenti e di Pat verso di lui. Saporta si voltò alla svelta verso l’oggetto del discorso per timore che avesse sentito, ma per fortuna aveva ancora le cuffie in testa. Nonostante questo tutti gli altri sapevano della sua cotta… Arrossì in modo vistoso e si lanciò fuori dallo studio da solo, andando però a sbattere contro qualcuno. Sfiga volle che fosse McCoy che si portava appresso un sacchetto unto che profumava di ciambelle. Si scambiarono uno sguardo e il rapper sorrise amichevolmente, dandogli una pacca sulla schiena.

Ma che voleva quello?! Pensò Gabe non reggendo la situazione. Prima voleva ucciderlo ed ora sorrideva?!

-Vuoi una ciambella?-

Domandò gentilmente Travie, ma il sudamericano si limitò a scuotere la testa e volatilizzarsi verso l’uscita. Doveva riprendersi!!! Doveva assolutamente recuperare serietà e dignità. Vodka… Ci voleva della vodka! Ecco, sarebbe andato in un negozio a comprarla… La soluzione era quella.

Quando tornò allo studio con la vodka in mano, Travie era dentro a registrare e lui prese posto sul divanetto. Nessuno lo guardò, forse per rispetto… Nemmeno Pete si avvicinò, preso ad ascoltare la registrazione. Solo Beckett si voltò verso di lui ed abbozzò un sorriso. Quel sorriso memorabile…

Quel sorriso era dovuto alla soddisfazione di aver collaborato per la prima volta. Un po’ come un primo bacio di natura artistica. A Gabe sembra ieri, eppure sono passati anni da quella volta. Probabilmente vorrebbe tornare indietro, sì, ma non saprebbe comunque come cambiare il futuro.

 

*  *  *

 

La registrazione era andata splendidamente come previsto, mancavano i cori ed altri mixaggi da fare e qualche parte da rivedere insieme. Forse avrebbero dovuto cantare ancora qualcosa… Maja sarebbe arrivata l’indomani per sistemare le sue parti e poi girare il video. Per quella sera, tuttavia, Gabe non aveva intenzione di pensare al lavoro. Voleva uscire ad ubriacarsi –non che quando era tornato dallo studio non fosse già abbastanza brillo- e lasciar stare tutti i suoi problemi… Sì, partendo da William Beckett. Per questo si ritrovò sulla spiaggia a ballare ad un DJ set organizzato da chissà quale produttore.

Si muoveva in modo sensuale, sfregandosi contro ragazze e ragazzi d’identità sconosciuta e concedendosi di tanto in tanto una pausa per far rifornimento al bar. Vodka, vodka ed ancora vodka… Che altro avrebbe potuto chiedere dalla vita?

Si trovò a ballare appiccicato ad una ragazza con un profumo davvero buono e con un sorriso perfetto. Le prese il fianco trascinandola in questa danza di un ritmo spasmodico, prima che la testa iniziasse a girargli e gli venisse da ridere. Quella ridarella inquietante lo scosse così tanto che andò a prendersi un'altra vodka redbull, così che al bar si ritrovò davanti un afroamericano che riconobbe subito. Era Travie McCoy… Sì, eccolo lì il compagno del suo incubo peggiore! Se ne stava tranquillo appoggiato al bancone improvvisato, reggendo un cocktail con tanto di ombrellino. I due si scambiarono uno sguardo e il rapper lo salutò con un cenno del capo da vero gangsta. La cosa non andò giù a Gabe, ma inaspettatamente si ricordò dei suoi buoni propositi di dover andare d’accordo con il collega. Insomma… Aveva detto che non lo odiava e doveva farselo amico, gli sovvenne al momento, eppure non aveva ancora fatto nulla per cambiare la situazione. Magari era la volta buona…

-Hey man…-

Gli si avvicinò e si scambiarono un cinque, guardandosi dritti negli occhi. La sfida che si stavano lanciando era ben leggibile nei loro sguardi. Eppure entrambi sentivano di dover abbattere il muro tra di loro, anche se per loschi secondi fini.

-Sei qui a sballarti, Gabe?-

Gli chiese il rapper e lui annuì, guardandosi attorno per capire se fosse lì da solo. Peccato che uno come Bill non fosse invisibile e non ci volle molto per notarlo. Se ne stava seduto su un pouff in bianco, con lo sguardo puntato verso l’oceano scuro. Probabilmente era di nuovo perso nei suoi pensieri utopistici… Saporta, tuttavia, spostò subito lo sguardo tornando ancora a parlare con Travie.

-Mi ci vuole, dopo tutta la fatica in studio. Una sbronza è sempre la soluzione migliore a tutto. Quando qualcosa non va, si beve per dimenticare… Quando qualcosa va da Dio si beve per festeggiare. Così funziona, no?-

-Giusto, bro… è così che si ragiona! Dammi il cinque, amico. Tu sì che hai capito tutto!!-

Dicendolo McCoy alzò il pugno e si schiantò subito contro quello dell’altro, in segno di complicità. Poi si voltò verso il proprio compagno e gli fece l’occhiolino, ma lui nemmeno se ne accorse perso com’era. In quel momento il sudamericano notò quanto fosse brillo, dato gli occhi vacui e la perdita improvvisa di equilibrio… Decisamente il rapper ci aveva dato dentro con i cocktail.

-Voi? Vi state riprendendo dalla faticaccia?-

-Più o meno, man… Più che tutto ho portato qui il mio splendore solo perché in casa stava dando fuori di matto.- Disse sorridendo scazzato, prima di alzare il cocktail ed indicare la pista. –Lui però sta là a far la bella statuina… Quindi… Spazio in pista, Travie sta arrivando!!-

E biascicandolo si trascinò in mezzo alla ressa, appiccicandosi alla bionda con il vestito bianco attillatissimo. Gabe si appoggiò al bancone e sorseggiò un po’ della vodka redbull appena ordinata, tenendo gli occhi sul rapper e la sua preda. Notò allegramente che le mani tatuate di lui erano finite subito su quei fianchi che –dovette ammetterlo- erano qualcosa di eccezionale. Il movimento perfetto del didietro, poi, la rendeva estremamente sensuale… Peccato che non l’avesse vista prima lui, sennò ci avrebbe fatto un pensierino e se la sarebbe portata in camera. Lei a quanto pare ci stava, dato che si avvicinò a McCoy tanto che i loro bacini si sfioravano. La ridarella che urtò il cantante dei Cobra Starship nel momento in cui le labbra dei due si scontrarono, lo ridestò improvvisamente e si ricordò di William. Si voltò velocemente verso il pouff e notò che questo non c’era più… Agitato, prese a guardarsi attorno e di lui non c’era traccia. Forse sapeva dove era andato a cacciarsi, quindi abbandonò il suo cocktail al bancone e s’incamminò a grandi passi verso la scalinata per salire al molo.

Quando arrivò là sopra ansimante, si aggrappò ad un palo per evitare di ribaltarsi. Decisamente l’alcool iniziava a prendergli la testa. Cercò il cantante dei The Academy Is e notò alla svelta una figura longilinea, illuminata dal lampione e dalla luce delle giostre. Lo avrebbe riconosciuto in mezzo ad un milione di persone… Gli pareva quasi di poter avvertire i suoi sospiri nonostante la musica del dj e le urla dei ragazzi sulle giostre. Si avvicinò lentamente e non appena fu accanto a lui, appoggiò i gomiti alla balaustra. Guardò l’espressione dura e mesta del ragazzo, la mascella rigida e gli occhi strizzati per la rabbia. Decisamente non era felice di quello che aveva appena visto sulla pista.

-Stasera il panorama non è di tuo gradimento?-

Chiese spaventando Bill, che si girò a guardarlo con le palpebre spalancate. I suoi occhi erano lucidi e, probabilmente, avrebbe voluto dar sfogo a quelle lacrime che premevano per uscire. Ora Gabe lo sa, William non è il tipo che piange per delle stupidaggini… Al tempo, tuttavia, gli sembrava fragile come un bambino appena lanciato in un mondo troppo accecante e tagliente per lui.

-…forse è l’unica consolazione della nottata… sai…- Sospirò, spostandosi i capelli dal volto. –Eri anche tu al DJ set?

Domandò curioso e Saporta annuì, voltandosi a guardare le luci lontane. Avrebbe voluto dirgli che aveva incontrato Travie e aveva visto che cosa stava facendo, ma stette zitto.

-Sono un po’ troppo sballato, se mi agito ancora un po’ vomito… Tu non balli?-

Il castano scosse la testa, poi gli scappò un risolino mesto. Evidentemente stava pensando a quello che stava facendo il suo ipotetico ragazzo con quella bionda arrapata.

-Trav invece si sta divertendo là in mezzo.- Mormorò irritato, prima di dare una leggera gomitata al moro. –Anche tu ci stavi dando dentro con qualche ragazza?-

La sua domanda parve più sentita di quello che voleva far credere, così Saporta sorrise e lo guardò dritto negli occhi.

-Prima di vedere te sì…- Ammise, anche se non era esattamente la verità. –Poi sei scomparso dal pouff e sono venuto qui a cercarti. Le ragazze me le posso trovare quando voglio…-

-Sei modesto, Saporta…-

William arrossì e ridacchiò divertito, appoggiando il piede alla trave in legno più bassa. In quel momento lo sguardo di Gabe scappò sulla bandana al suo ginocchio e, inconsciamente, la sua mano andò ad accarezzarla. Era la stessa che gli era volata ai piedi la mattina in cui era arrivato… Era da giorni che Bill non indossava quella, preferendone un’altra.

-Come facevi a sapere che ero qui e non… e non ero scappato… dico… non ero scappato chissà dove?-

Arrossì ancora di più quando si accorse che stava di nuovo balbettando, ma il riccio non ci fece nemmeno caso. Si limitò a sorridere intenerito, senza spostare la mano dalla lunga gamba di William.

-Lo sapevo e basta…- Solo dicendolo si rese conto che neppure lui poteva spiegarselo, quindi si stupì di se stesso. –Me lo sentivo… Sapevo che dovevi essere qui e sono corso subito…-

-Io… Io speravo che… sai… Speravo che arrivassi…-

Gli occhi di Bill si accesero improvvisamente e quel sorriso gli illuminò di nuovo il volto. E allora accadde… Le labbra del moro si scontrarono con quelle sottili del ragazzo. Sapeva che se non lo avesse fatto qualcosa nell’equilibrio della sua esistenza si sarebbe spezzato. Sentiva che il suo futuro dipendeva da quel momento.

Fu allora che il suo deja-vù si fuse con la realtà, creando quasi un trip da acido momentaneo. Era Bill la persona che gli faceva provare quella sensazione nel petto, molto simile ad una felicità infantile ed assoluta. Andò a stringere i lunghi e morbidi capelli di Beckett e, disperatamente, cercò ti tenere quelle labbra incollate alle sue per sempre. Dover riprendere fiato sarebbe stasto quasi un peccato, perché sapeva che la magia si sarebbe spezzata, andando perduta. Semplicemente, provò a far durare il bacio il più possibile… Solo per esser cullato da quella sensazione. Solo per non dover lasciare William ad un uomo che non era lui, in un mondo troppo vasto che avrebbero invece dovuto essere le sue braccia.

 

 

 

 

  * * *

 

*2o11*September

 

Il ragazzo scende dal bordo del marciapiede, andando verso  l’uomo che stava cercando. Qualcuno suona il clacson, qualche pedone si affretta a lasciar libero il passaggio alle auto. Una ressa gli passa accanto, dividendosi come le acque agitate di un fiume ai lati di una roccia. Non esiste nient’altro adesso… Non pensava davvero che l’avrebbe ritrovato sulla riva, ad osservare uno spettacolo inferiore rispetto a quello che entrambi i loro cuori desiderano. Eppure eccolo qui…

Arriva davanti a Gabe e le loro iridi si muovono convulse sui rispettivi volti, cercando dei cambiamenti. Cercando dei segni che il tempo e la distanza hanno lasciato, mutandoli appena. Ma Gabe è sempre lo stesso, sempre così bello nonostante la barbetta non tagliata e quel nuovo taglio di capelli. È sempre lo stesso Gabe Saporta che non vede da anni. Corrono entrambi al marciapiede sulla costa, prima di essere investiti e di nuovo l’uomo torna a guardare il più giovane.

-Bill… Sei… Sei venuto veramente allora. Non mi aspettavo che…-

William sorride appena, infilandosi le mani nelle tasche del cappotto. Non sa se ha fatto bene a venire o no, ma il solo vedere quell’uomo pare renderlo felice e soddisfatto come non si sapeva da tempo. Basterebbe questa come risposta alle sue mille domande.

Sì che vorresti essere con Gabe, Bill. Non qui, certo, ma che importa il posto in cui ti trovi?

-Ed io non pensavo che ti avrei trovato…-

Sussurra il castano, abbassando in fretta lo sguardo. Il cantante dei Cobra Starship gli appoggia la mano sulla spalla, facendo una leggera pressione. Capisce di doversi spostare da lì, così che si voltano ed iniziano a camminare lentamente sul marciapiede. Forse ha capito dove stanno andando e non lo fermerà di certo… La brezza dell’Oceano Atlantico arriva ad accarezzargli il viso ed alzando gli occhi verso Gabe nota che anche lui ha la sua stessa malinconia dipinta addosso. Dovrebbe tutto tingersi di arancio e giallo, le palme dovrebbero affiancare le strade… Da lontano dovrebbe arrivare la musica del lunapark del molo. Si ferma di scatto, quando si accorge che stanno andando a Battery Park. Voltandosi puo’ vedere, all’orizzonte, la Statua Della Libertà che da loro il fianco sinistro.

Gabe si gira verso di lui e gli accarezza la guancia, lentamente e con tutta la nostalgia che ha in corpo.

-Non è la ruota panoramica, ma per ora non posso darti di meglio…-

Il cantante dei TAI non ci pensa due volte e si sporge verso l’amico cercando le sue labbra e trovandole subito. Le assaggia, avvertendo quanto sono secche e sentendo quel retrogusto alcolico che sembra non lasciarle mai…

Un altro bacio… E dire che l’ultimo che ha toccato le labbra di Gabe era stato d’addio. Questo cos’è, Bill? Vorresti di nuovo tornare indietro nel tempo, come al molo, quando baciarlo era un invito a tenerti per sempre fra le sue braccia? È un bacio per poter riavere tutto indietro?

 

Continua…

 

 

 

 

 

_____________

 

Questo capitolo è estremamente lungoooo!!!

Scusate, ma dovevo arrivare alla scena finale o sarei scoppiata!!! Avevo bisogno di spazio per scriverlo bene e descrivere i dettagli D:

Anche se non sono convinta che sia uscito qualcosa di intelligente e magico come volevo…

 

Non so, mi immaginavo una scena migliore! Però spero vi sia piaciuta lo stesso!!!

 

Sììììììì!!!!! Finalmente si sono baciati <3

La Gabilliam allora esiste anche qui, non c’è solo Treckett!!! XD

 

Anyway, Pete Wentz riceve tutta la mia stima con la scena in cui pensa che Gabe sia omofobico!!! Ahahahah XD Non so da dove sia uscita ma è stato bellissimo scriverla!!!

 

Ora vi lascio, spero vi stia piacendo!!!!

Grazie a chi mi ha aggiunto alle seguite e alle preferite ecc…

 

Lasciatemi qualche commentino se vi va ;D

 

 

Fangs up, Cobras!

 

Xoxo

Miky

   
 
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