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Autore: G u i l l o t i n e    22/09/2011    3 recensioni
Max sgrana gli occhi, schiude di poco la bocca. Capisce che lo sta paragonando a una sottospecie di mostro e ne soffre.Inserire accenno alla trama della storia (breve riassunto o anticipazione) e/o citazione dal testo. No linguaggio SMS, No tutto maiuscolo, No Spoiler! NON C'E' BISOGNO DELL'HTML PER ANDARE A CAPO IN QUESTA INTRODUZIONE.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Max Green , Ronnie Radke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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We weren’t a couple but something better.

 
Albuquerque.
Nessuno dei cinque ragazzi sa esattamente cosa aspettarsi da quel nuovo primo tour. Potrebbe essere disastroso su tutti i fronti o potrebbe essere l’inizio di una carriera da musicisti straordinaria.
Hanno tutti un po’ paura, soprattutto da quando hanno realizzato che il primo show è sul serio sold out. Sono tutti più che nervosi.
Ronnie è quello che riesce a nascondere la sua agitazione meno di tutti. È più di quindici minuti che fa avanti e indietro nello stesso punto del backstage. Ripassa mentalmente la scaletta della serata e si maledice per aver smesso di fumare: una sigaretta sarebbe l’unica cosa che potrebbe calmarlo al momento.
« Ron, se cammini ancora un po’ su quel punto farai il buco.» La voce del compagno di band, Jacky, lo distrae dalla sua improvvisa voglia di nicotina. Gli rivolge un piccolo sorriso – nervoso anche quello – e poi il menager appare quasi dal nulla, annunciando loro che mancano meno di cinque minuti all’inizio del concerto. L’agitazione torna a impossessarsi del cantante, la folla urlante che aspetta il gruppo si fa irrequieta di minuto in minuto.
È ora. Ryan è il primo a prendere posto sul palco dietro la batteria, poi è il turno di Derek, quindi di Mika e Jacky. I fans impazziscono, sembra che stiano aspettando da sempre quel concerto.
Qualcuno mette in mano a Ronnie un microfono, le note di Raised by the Wolves riecheggiano nell’aria.
 

I was lost, now I’m found
I was sustained by the sound
The angels singing me to sleep
While my feet are leaving the ground
Am I dead or am I dreaming instead?
A cornucopia of opiates
Are flooding my head

 
Ronnie canta i primi versi dal backstage, la folla muore dalla voglia di vederlo. Il cantante non prova più l’agitazione di pochi attimi prima, tutto è svanito nell’esatto momento in cui ha iniziato a cantare.
A quel punto si catapulta sul palco anche lui e l’apocalisse ha inizio. Si lascia completamente andare, corre da una parte all’altra del palco; nella testa ha solo i testi delle sue canzoni. Pian piano riscopre il palco come sua seconda casa e realizza che i live sono la cosa che gli è mancata di più in assoluto.
La canzone gasa tutti alla grande, non c’è una sola persona che non stia urlando o cantando. Tra un headbanging e l’altro, gli occhi del moro vengono attratti da cristalli ipnotici, due occhi tra la folla di fans.
Non è lui.
Se lo ripete all’infinito, anche perché se fosse lui sul serio si meraviglierebbe del fatto che sa ogni singola parola di ogni singolo testo.
Il concerto finisce e Ronnie non sa né come né perché. A ogni canzone gli sembrava di aver appena iniziato.
I suoi occhi si scontrano di nuovo con quelli dell’individuo in mezzo alla folla. Sono più che familiari – inconfondibili-, ma Ronnie ancora non vuole credere che siano i suoiocchi.
Scende dal palco; nel backstage la crew fa loro i complimenti e distribuisce bottigliette d’acqua tra la band.
Ronnie guarda i suoi compagni di band e hanno tutti uno sguardo strano, quasi preoccupato.
Non era lui.
Se lo ripete per l’ennesima volta, ma non sa nemmeno se ci crede.
« Ron, noi andiamo a festeggiare.» Dice Ryan.
« Mi unisco a voi!» Sfodera un sorriso di circostanza e, dopo una doccia veloce nei camerini, si ritrovano fuori, nel retro del locale. C’è ancora in giro qualche fans con la speranza di rubare qualche foto.
Appoggiato al muro, poco lontano dalla porta da cui sono usciti i cinque ragazzi, Ronnie nota una figura.
Alta – o meglio, bassa– proprio come se lo ricordava, i capelli lunghi oltre le spalle, ma ugualmente scuri e gli occhiali da sole – che considerando che sono quasi le due di notte non erano esattamente il tipo di accessorio che passa inosservato -, una sigaretta stretta tra le dita.
Stupido come prima.
Ronnie non ci bada molto e continua a seguire i compagni che con urla e schiamazzi attirano l’attenzione delle poche persone che sono rimaste dopo lo show.
« Scusate.» La voce fa fermare l’intero gruppo e il cuore del cantante, che è l’unico a voltarsi di scatto.
« Max.» pronuncia il suo nome a voce talmente bassa che forse è l’unico a sentirlo.
« Che cazzo ci fai qui, Green?» Jacky, con voce dura, fa indietreggiare di poco Max.
« Sono venuto a vedere il live.» Afferma semplicemente.
« Ti abbiamo visto, ma non hai risposto alla domanda.» Mika interviene mettendo ancora più in difficoltà l’altro.
« Volevo parlarti, Ronnie.» Max ignora le occhiate truci che gli altri gli rivolgono, e guarda solo il cantante – che forse deve ancora riprendere a respirare. I quattro ragazzi interpretano il silenzio di Ronnie come una risposta negativa e iniziano a prendere a male parole il bassista.
« Vedi di non farti più vedere, nano del cazzo.» Jacky lo spintona e Max, notevolmente più basso e meno robusto, cade all’indietro.
« Che cazzo fai?!» Ronnie, riprese le facoltà mentali, spinge di lato il chitarrista. Non sa bene perché difende Max, ma sa per certo che vuole che nessuno lo tratti male.
Sfida Jacky con lo sguardo che abbassa gli occhi dopo appena pochi secondi e si allontana con gli altri sbottando un: « fate come cazzo vi pare.»
Il grande aiuta Max a rialzarsi porgendogli una mano. Non sa bene come deve comportarsi, è veramente tanto che non lo vede. Vorrebbe tenere un atteggiamento freddo e distaccato, vorrebbe fargli capire che conta meno di zero, adesso. Ma Ronnie non è mai stato troppo bravo con le bugie, nemmeno da piccolo.
« Tutto bene?» Max si rialza afferrandogli la mano e annuisce. « Di cosa volevi parlare?»
Max arrossisce violentemente quando si accorge di star ancora tenendo la mano dell’altro e la ritrae di scatto togliendosi gli occhiali.
« Volevo solo dirti che sei stato una forza. Sul palco, intendo.» Il tono di voce è imbarazzato, le parole sembrano una attaccata all’altra. Ronnie ama metterlo in imbarazzo – in senso buono, - ama guardargli le guance che si coloriscono. Ma non può certo dirlo. E non può nemmeno mostrare la sua sorpresa o la sua felicità nel rivederlo. Non poteva fare nulla, solo essere freddo.
« Ehm, grazie.» Non sa in che modo continuare la conversazione, non sa se è davvero quello che voleva dirgli.« Be’. Allora... se è tutto qui, io andrei.» Pregava che lo fermasse, voleva guardargli gli occhi ancora un po’.
Buffo, si dice. Dopo tutto quello che aveva passato a causa sua, non riusciva ancora a fare a meno di volerlo vedere, anche se è combattuto, diviso in due: una parte vorrebbe perdonarlo e farla finita con tutte le stronzate del passato, l’altra vuole vendetta.
« Vai, gli altri ti aspettano.» Accenna una mezza smorfia vagamente somigliante a un sorriso. Ronnie si volta, prova a mettere un piede dietro l’altro, ma viene di nuovo fermato dalla voce di Max.
« Ronnie, aspetta.» Il cantante si gira. « Perché abbiamo mandato tutto a puttane?» E questa è una cosa che l’altro sul serio non si aspettava. Appena Ronnie era uscito di galera, avevano parlato un paio di volte di quella cosa, ma era sempre sfociato tutto in un litigio – che fosse su internet, per telefono o dal vivo.
« Max, io…» Non sapeva che dire, la parte che urlava vendetta si faceva più forte, non si sarebbe sentito nel giusto se avesse detto “io voglio cancellare tutto”.
« Eravamo più che uniti. Vivevamo in simbiosi, quasi. Quello che facevi tu, facevo io. Poi è tutto finito.» Di nuovo un fiume di parole si riversa dalla bocca di Max. « Ho sbagliato, l’ammetto, ma cazzo. Io non voglio finire tutto così.»
Ronnie lo guarda, non sa cosa rispondere, non sa nemmeno se vuole rispondere. Fa semplicemente un passo avanti e gli circonda le spalle con le braccia. Non lo stringe troppo forte per dargli modo di sottrarsi. Lo sente trattenere il respiro, poi inizia una serie di sospiri corti e ravvicinati. Piange.
Il cantante non ha dimenticato la vendetta, affatto, semplicemente non gli sembra il momento giusto per pensarci. In un certo senso, però, non ci pensava già più, anche se non lo sapeva.
« Max, io ti amavo. E quando ho sentito di tutto quello che è hai, che avete detto. Non sapevo cosa fare. Non potevo credere che eravate sul serio voi.» La voce del cantante è sommessa, soffocata un po’ anche dai capelli di Max, dove Ronnie sta sospirando le sue parole. « La cosa che mi fece più male, allora, è stata la tua convinzione. Eri maledettamente sicuro di quello che dicevi.»
« Ronnie, sul serio, non intendevo..» Il bassista si stacca appena dal petto del grande, ma viene subito interrotto.
« Lasciami finire.» Fa una pausa, cerca le parole migliori per non fare troppo male – ancora – a loro due. « Io ti amavo e credevo che anche tu lo facessi. Quando stavamo insieme io ero tranquillo e sereno. Il solo averti con me mi rendeva felice. Credevo sul serio nel nostro “per sempre”, perché infondo eravamo molto diversi dagli altri, migliori. Anche se eravamo due drogati del cazzo, io ti amavo. Poi sono arrivate quelle interviste tutta quella merda.» Ronnie sospira ancora, stringe piano il corpo di Max tremate o forse leggermente scosso dalle lacrime. « Mi hai distrutto. Sei stato l’unico in grado di farlo in ventotto anni.» Il grande scioglie il loro abbraccio e vede gli occhi arrossati di Max, col sottile trucco sbavato dalle lacrime.
« Credimi se ti dico che voglio tornare con te.» A quelle parole il bassista alza lo sguardo verso il cantante, quasi speranzoso. « Non ce la faccio. Ora che so, che puoi farmi a pezzi, non ce la faccio.»
Max sgrana gli occhi, schiude di poco la bocca. Capisce che lo sta paragonando a una sottospecie di mostro e ne soffre.
Ronnie non può far altro che dire la verità. Ha messo da parte il suo io diviso in due metà e ha detto liberamente quello che pensa. Sa che ha fatto del male a Max con quelle parole, ma non può permettersi di prenderlo in giro in una finta relazione.
«O-okay.» La voce è ancora scossa dai singhiozzi che Max tenta inutilmente di trattenere. « Ci si vede.»
Si gira, si rimette gli occhiali, e se ne va, questa volta senza voltarsi.
   
 
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