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Autore: Samvise    04/06/2006    1 recensioni
In un futuro non molto lontane, Harry e company si ritrovano a riaffrontare le paure del passato...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Che bello

Che bello! EFP ha riaperto! Prima di tutto un grazie a Erika, e poi a Loryrocker che ha recensito lo scorso capitolo…spero che anche questo vi piaccia…recensite!!

 

Riunione – Prima Parte

 

PotterPotter…stai bene?”.

Harry…come va?”.

Le voci di Neville e di Draco sembravano lontanissime per Harry Potter, in quel momento. Arthur Weasley, un po’ un secondo padre, per lui, era morto, e con lui anche Peter Minus. Questo significava ben due cose: a spifferare della polvere da sparo a Piton, non era il padre di Ron; e per secondo, Voldemort ora pensava di aver ucciso sia Draco, e aveva eliminato Peter, quindi il prossimo obiettivo sarebbe stato lui. Ma ora non gli importava, anzi. Sperava che Voldemort e Piton lo trovassero, così avrebbe vendicato i suoi amici, una volta per tutte.

Harry…cosa ti è successo” gli domandò Neville, preoccupato.

“Neville, Draco, dobbiamo andare alla Tana” disse Harry.

Perché?” chiese Draco.

ArthurArthur Weasley, e Peter Minus. Sono morti”.

 

CRACK!

“Oh, Harry, Neville, Draco! Mi avete spaventato!” esclamò Ron.

La sua voce, però non era né irritata e altrettanto divertita. Era spenta, e priva di alcuna emozione.

“Mi…mi dispiace, Ron” disse Harry, abbracciando il suo vecchio amico.

“Non piangerò, Harry…mio padre non lo avrebbe voluto. Ora non mi resta che vendicarlo” disse, con aria decisa.

Harry stava per dire che sarebbe stato con lui, che lo avrebbe aiutato, che sarebbero ritornati a compiere grandi avventure, come una volta. Ma ad un certo punto, nella stanza gelida e malinconica, arrivò una donna con una carrozzina.

Un fiume di lacrime sgorgava dagli occhi di Hermione Granger. Harry non l’aveva mai vista così abbattuta. Anche per lei i Weasley erano stati come una seconda famiglia, e Arthur, come un secondo padre.

Hermione…” ma non riuscì a terminare quello che aveva da dire, perché lei gli balzò addosso, abbracciandolo.

Quando i due si separarono, Harry vide Draco e Neville che andavano a dare le loro condoglianze ai loro due amici, Hermione e Ron. Harry li fissò, quasi con nostalgia. Erano passati tanti anni da quando non facevano che cacciarsi nei guai, e coinvolgersi in qualche missione pericolosa. Ora, però, erano adulti, avevano una famiglia. Posò lo sguardo sui due gemelli che dormivano beatamente nella carrozzina.

“No”.

Fu l’unica parola che a Harry venne da dire.

Cosa…?” domandò Ron, in cerca di chiarezza.

“Ho detto no, Ronald. Sono passati i tempi in cui potevamo immergerci in qualche avventura, rischiando di romperci il collo, o qualcos’altro. Sono passati i tempi in cui eravamo sprezzanti del pericolo, e ci cacciavamo in qualunque guaio ci capitasse a tiro. Sono passati sette anni, ormai. Hai due figli, ora, Ron. Hai una moglie. Hai una famiglia. Ora rischi ben altro che qualche ossa del corpo”.

Che…che vuoi dire, con questo?”.

Che vendicherò io, tuo padre. Vendicherò io, Peter Minus. Non tu, non Hermione, solo io. Voi rischiate troppo ormai”.

“No, Harry! Era mio padre!”.

“Sì, Ron, era tuo padre. E non è morto perché tu potessi riservare lo stesso destino ai tuoi figli”.

Harry…ma…”.

“Ti ricordi, Ron? Ti ricordi di quattordici anni fa, quando io salì sull’Espresso di Hogwarts senza nessuno, senza una mamma o un papà che mi dessero l’ultimo saluto, che mi confortassero? Te lo ricordi, Ron?”.

“Si, Harry…me lo ricordo”.

“Bene…ti piacerebbe che tra undici anni Sirius e Ginny subiscano la stessa sorte?”.

Ron abbassò il capo, rassegnato. Harry aveva ragione. In quel momento irruppero nella stanza Fred, George, Bill, Fleur e il loro figlioletto Remus, Charlie e Molly Weasley.

Ognuno di loro aveva la faccia rigata da lacrime, e con ognuno di loro Harry pianse, come non piangeva ormai da tantissimo tempo.

 

Quella sera, nel giardino della Tana, le salme di Arthur Weasley e di Peter Minus furono bruciate. Tutta la famiglia era intorno a quei corpi, sofferente. Harry si sentì un po’ estraneo, e si allontanò per un po’, con Neville e Draco. Passeggiarono per un po’, e Harry si accorse che non era l’estraneità ciò che l’aveva fatto allontanare da quel luogo, ma la sofferenza. Non avrebbe mai dimenticato quante cose Arthur gli aveva insegnato, quante volte gli era stato vicino. E, senza accorgersene, iniziò a piangere, silenziosamente. Draco e Neville rimasero in silenzio, tutto il tempo.

Harry…e ora? Ora che si fa? Dove pensi che sia Piton?” gli domandò Neville, dopo un po’.

Paciok, lascialo in pace! Ti sembra questo il mom…” lo rimproverò Malfoy, ma fu bloccato.

“No, Malfoy.- disse Harry- E’ proprio questo il momento. Dobbiamo vendicare Arthur, e Peter. Tutta la famiglia Weasley è là fuori, a piangere…”.

“Beh…non proprio tutta la famiglia Weasley, quel Percy non c’è” notò Malfoy.

“E’ vero…dov’è Percy?” chiese Neville.

“Non…non lo so”.

Ed era la verità. Harry non ci aveva pensato, ma nell’ufficio che era saltato, quello che aveva sepolto Peter ed Arthur, ci lavorava anche Percy. Perché di lui non c’era traccia? Che fine aveva fatto? Perché non era al funerale di suo padre?

 

Con quelle domande che gli frullavano in mente, Harry, in compagnia di Neville e di Draco, ritornò al funerale. Ma l’ambiente che trovò era totalmente cambiato. Non c’era più solo la famiglia Weasley, ma tutti i compagni di vecchia data di Fred e George e di Ron. C’erano i colleghi di Bill e di Charlie, e c’era anche gran parte del Ministero della Magia, Ministro compreso.

Harry, quindi, ritrovò i suoi vecchi amici, Dean Thomas, Michael Corner, Lee Jordan, Justin, Viktor Krum e molti altri. Fu sorpreso di scoprire quanto gli mancavano. Passarono gran parte della serata a ricordare i vecchi tempi di Hogwarts, dalle riunioni dell’Es agli attentati del Basilisco, dal Torneo Tremaghi alle persecuzioni della Umbridge.

 

Harry Potter, come va?” disse a un certo punto, una voce femminile.

“Ministro della Magia, qual buon vento?” disse Harry, con tono non molto lusinghiero.

“Oh, Harry, da quando sei così formale con me? Dopotutto, una volta ci siamo anche baciati, no? Chiamami Cho, una volta tanto”.

“Ministro – continuò Harry, come se non avesse sentito- Che cosa ci fa, qui?”.

“Una volta Arthur Weasley era uno dei nostri più importanti impiegati. Mi dispiace che abbia deciso di distaccarsi da noi. Non sono in carica da molto, ma mi servirebbero uomini come lui, e come te, Harry”.

“Non m’interessa far splendere le vostre la vostra reputazione, Ministro” e questa volta calcò più profondamente l’ultima parola, mentre se ne andava.

 

Eppure si era già trovato ben due volte in una situazione simile. Una volta era il funerale di Albus Silente, e l’altra…

 

Fine Prima Parte

  
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