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Autore: Mina7Z    23/09/2011    6 recensioni
Gli equilibri si infrangono, il tempo ha ritmi diversi ma ciò che è scritto non può essere modificato. Due personaggi costruiscono, anzitempo, un rapporto fatto di complicità e intimità.
Scuote la testa e si morde un labbro. Non ricorda neanche che giorno fosse quando il destino li ha fatti incontrare. Ricorda che era notte e che quel giorno di primavera c’era stato il sole.
Ricorda tutto di lei. E ricorda il suo immenso amore per lei. Solo per lei.
“Come eravamo, amore mio, noi due”.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Come eravamo”

 “Ci sarò sempre per te, soldatino”

 


Parigi è in festa questa notte d'estate. Sente cantare intorno a sé, vede gente che balla e che brinda alla libertà.
La libertà.
Uno spettro che si porterà via molte vite.
Liberi di cosa, poi? Di morire di fame mentre si vive di sogni?
L’uguaglianza.  Nobili e servi uguali davanti a Dio e agli uomini.
Fraternità. Una promessa di amicizia eterna.
“Ci sarò per sempre, se tu vorrai”.



 

***
 

 

“Cosa ti è successo, chi ti ha ridotto così?”
La osserva dormire nel suo letto. Non ha più ripreso conoscenza da quella sera di due giorni prima, quando l’ha trovata svenuta e sanguinante in un angolo della strada.  Posa i suoi occhi indagatori sul corpo di lei.
“Incredibile, sei una donna, soldatino, e che donna!!
E’ attratto dalla perfezione del suo volto, dal candore di quella pelle che sa essere anche morbida e profumata. Intreccia tra le dita una ciocca di capelli che morbidi ricadono sulle spalle. A coprire il corpo ancora la camicia indossata da lei il giorno in cui l’ha soccorsa.
“Sei una vera bellezza, soldatino, che Dio mi fulmini! Ma la tua Regina lo sa che sei una donna? Quell’Austriaca………cosa sei, un suo giocattolo?. Ti conviene svegliarti, soldatino, altrimenti la nostra Regina con chi giocherà?”.
Posa le dita sulla mano di lei su cui indugia attirato dal desiderio di stringere tra le sue le dita affusolate.
“Ti staranno cercando probabilmente. Non ho detto a nessuno che sei qui. Cosa potevo dire? Avete perso un soldatino biondo più bello di una dea?”.
Ride, e la sua fragorosa risata riempie il silenzio della stanza. E poi sospira, sconsolato. Sa che non potrà nascondere ancora a lungo la presenza di lei nella sua casa e spera che il suo silenzio non le stia nuocendo in alcun modo.
“Il dottore dice che tornerà a visitarti più tardi, che non sei grave. Devi solo svegliarti. Sono ore che deliri, soldatino, e farfugli cose incomprensibili. Ma per il dottore non è un brutto segno, vuol dire che sei ancora tra noi mortali, bellezza!.
“Ah”  La vede scuotersi dal suo torpore mentre una mano si alza tremante e si posa sulla testa.
“Ah…” Apre piano gli occhi, sul viso un’espressione sofferente.
“Ehi, mi vedi? Come ti senti?”
“Male, fa male….la testa….ma dove sono?. Percepisce agitazione nella sua voce.
“Hai una brutta ferita alla testa, ti  ho trovata svenuta in un angolo della strada qui vicino a casa mia..…mia madre e mia sorella si sono prese cura di te… io sono Alain Soisson, soldato della Guardia Metropolitana”.
Lei non risponde, la vede confusa.
“Tranquilla, stai tranquilla…..qui sei al sicuro. Riposa un po’ se vuoi..” 
Si sorprende del tono delicato e rassicurante assunto dalla sua voce.  Le ha fatto persino un sorriso.
La vede assopirsi di nuovo ma come ipnotizzato continua a ripetere ch lui è lì e che può fidarsi di lui. Si alza in piedi preoccupato.
“Accidenti soldatino, non mi hai detto chi sei! Siamo al punto di partenza, direi, se non fosse che ho visto i tuoi meravigliosi occhi celesti”.
Lo dice sottovoce, come  temesse che lei, ripiombata nelle profondità del sonno, potesse ascoltarlo.
Devono passare ancora alcune ore perché possa rivederli quegli occhi.
E lui resta lì, accanto al letto, guardandola come incantato. Vorrebbe sfiorarle le dita, i capelli, il viso, ma non ne ha più il coraggio.
E poi, esausto, si assopisce sulla vecchia poltrona accanto al letto.
E’ quasi l’alba quando la sente lamentarsi di nuovo e subito le si avvicina.
“Andrè….Andrè… non puoi essere tu. no.no….”.
“ Shh, shh….tranquilla…..ci sono io con te, tranquilla!.
Gli sembra sveglia adesso, ha gli occhi aperti.
“Come ti chiami? Se non mi dici il tuo nome non posso avvisare i tuoi parenti….saranno in ansia”.
“Oscar. Oscar François de Jarjayes”.
“Sei un soldato, Oscar?”.
“Si, comando i soldati della Guardia”.
“Però tu sei una..don..donna”. Fa una smorfia. Doveva proprio dirglielo? Accidenti alla sua boccaccia.
“E allora?”.
“Beh, io , niente, allora niente…”. Le sorride e vorrebbe sprofondare. Bell’inizio per fare amicizia. La cosa più idiota nel momento peggiore. Maledetta boccaccia.
Oscar. Un nome da uomo per un corpo di donna. La guarda ammutolito. E  fatica perché le mille domande che si scatenano nel suo cervello non arrivino alla bocca.
“Puoi restare qui tutto il tempo che vorrai Oscar, ma se preferisci che io avvisi qualcuno…..”. Si schiarisce la voce che sente un po’ stridula. Ma questa donna che effetto gli fa?
“Ma cosa ti è accaduto? Sei stata aggredita?”
“In realtà stavo inseguendo il cavaliere nero e qualcuno mi ha colpito alla testa. Non ricordo altro”.
“Caspita…l’eroe dei miserabili di Parigi…fhh…..ruba ai ricchi per dare ai poveri, certo va arrestato subito!”.
Lo fulmina con lo sguardo ma non ha la forza di replicare.
“Beh, non è certo un galantuomo per ridurre una donna così”. Se la cucirebbe quella bocca, se potesse.
“Cioè…volevo dire….un comandante.” E cerca di rimediare con un sorriso rassicurante. Però gli sembra che lei non cerchi più di incenerirlo con gli occhi. E che occhi!
“Ti senti meglio?”.
“Un po’ meglio”.
Torna a sorriderle e si accorge che lei non pare avere fretta di dirgli dove abita. Non ha fretta di andarsene. E un po’ la cosa lo sorprende. Il comandante delle Guardie Reali riposa nel suo letto e non cerca di lasciare la sua umile casa il prima possibile.
Ha chiuso gli occhi ma sa che non sta dormendo. Sente il ritmo irregolare del suo respiro e rimane lì, impalato e muto, ad osservarla.
Finché, dopo un po’, è lei che lo chiama e gli parla.
“Ti chiami Alain, vero?”
“..Si”
“Grazie Alain per avermi aiutata” Gli sorride e lui si sente le guance in fiamme.
“Di niente, ci mancherebbe altro, l’avrei fatto con chiunque ma devo dire che non avrei mai pensato di avere il Comandante delle  Guardie  Reali nel mio letto”.
Non è proprio riuscita a tenerla chiusa quella bocca e il tono che gli è uscito è più che allusivo.  E lei non sa se offendersi, picchiarlo, oppure riderci sopra. Sente di potersi fidare di lui. Sente che è una bella persona, anche se ha dei modi un po’ rozzi e un tono ironico a cui non è abituata.
Lui ride imbarazzato. E gli sembra che anche lei stia sorridendo.
“Cosa devo fare Osca? Dimmi chi devo avvisare. Devo  chiamare Andrè?”
Lei lo guarda stupita. “Andrè?”
“Hai pronunciato quel nome molte volte mentre deliravi. Chi è?”
“E’ il mio attendente”.
“Ah. Lo chiamavi e dicevi strane cose come .. non puoi essere tu….togliti la maschera”.
Lei sospira rumorosamente e scuote la testa
”Questa storia del cavaliere nero mi sta sconvolgendo la vita, forse ho perso lucidità. Io ho anche pensato che il mio attendente possa essere il cavaliere nero”. Lo sguardo perso nel vuoto.
“E tu credi che lui ti farebbe del male? A quanto so il cavaliere nero ti ha quasi fracassato la testa. Crei che ti farebbe del male?”.
Sente i brividi correre lungo la schiena. No, lui non le farebbe mai del male, mai. Si sente così stupida per averlo pensato anche solo per un istante.
“No, non mi farebbe mai del male, noi siamo cresciuti insieme. Lui è un fratello, il mio migliore amico. L’unico amico che abbia mai avuto”.
Le vuole bene, Andrè, ne è certa. Darebbe la vita per lei, sa che non esiterebbe a farlo. Sono corsi così tante volte incontro al pericolo, fianco a fianco, e accanto a lui si è sempre sentita al sicuro. Lo sente vicino al suo cuore. Non la tradirebbe mai, neanche per tentare di aiutare i poveri di Parigi. Non metterebbe mai in pericolo la sua vita.
Alain la guarda senza parlare. E si chiede che aspetto possa avere questo Andrè che pare abbia fatto calare sul bel volto di lei un alone di tristezza. Quest’uomo che vive accanto a lei, che la vede tutti i giorni. E si trova a invidiarlo quest’Andrè e non sa neanche perché. E’ per la vita agiata che condurrà al fianco di lei nella bella casa?  O è forse perché vede  quegli occhi tutti i giorni?
“Sono sicuro che il tuo Andrè non c'entra niente in questa storia e tornata a casa chiarirai tutto, vedrai. Però, se vuoi, in me puoi trovare un buon amico. Cosa ne dici Oscar?”. Di nuovo le guance gli sembrano andare a fuoco.
“Certo, grazie Alain”. La fissa ma non regge il suo sguardo mentre la mano di lei, posata sulla sua scatena il battito impazzito del suo cuore.

Ci sarò sempre per te” sussurra, mentre la vede uscire da casa sua per tornare a indossare le vesti del soldato. Non le ha chiesto perché una donna così bella viva come un uomo. Non si può spiegare con la ragione ciò che il cuore ha già capito.







Note dell'Autrice: 
Mi sa che vi ho confuso le idee.  In ogni capitolo la storia si sviluppa in  spazi temporali diversi, separatI dalle stelline...
La prima parte di ogni capitolo  è il presente.
L seconda  parte, il passato.
non volevo farvi scervellare.. :) :)

   
 
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