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Autore: Thefoolfan    24/09/2011    4 recensioni
Passati alcuni mesi da quanto successo al funerale di Montgomery, Beckett, torna finalmente a lavorare al distretto. Fin da subito però si trova ad affrontare un nuovo caso. Un serial killer che uccide le sue vittime seguendo un macabro piano. Riuscirà la nostra detective, aiutata da Castle e colleghi, a fermare l'assassino prima che sia troppo tardi?
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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CAPITOLO 20

 

Era trascorso poco più di un giorno dall'ultimo omicidio ma Nick non poteva perdere tempo, i giorni erano contati, presto ci sarebbe stato l'atto finale. Quel giorno era andato a lavorare solo la mattina, dopo la pausa pranzo aveva detto di star male e il suo capo non si era fatto problemi a dirgli di andare pure a casa. Come rappresentante si era sempre dimostrato disponibile, aveva accettato qualunque incarico, dovunque lo mandassero e questo gli aveva dato dei vantaggi, come quello di assentarsi di tanto in tanto. Non erano ancora le 15 ma lui era già davanti al negozio di animali. Aveva fretta, doveva agire quando ancora nessuno fosse venuto alla ricerca di qualche cagnolino da regalare al figlio. La proprietaria dopo qualche minuto arrivò. Prese le chiavi e aprì la porta parlandogli.

 

“Impaziente di fare un regalo?”. Chiese entrando dentro il negozio, lasciando la porta aperta per l'uomo. L'assassino la guardava mentre si toglieva la giacca e la borsa, appoggiandole alla cassa, intanto si era trattenuto a girare il cartello verso la scritta “Chiuso”. Si sarebbe preoccupato dopo di chiudere definitivamente la porta.

 

“Si. Non vedevo l'ora che aprissi in effetti”. Rispose avvicinandosi alla donna che intanto si era messa accanto ai recinti dove vi erano i cani, di solito erano gli animali più gettonati.

 

“Allora quale di questi cuccioli vuole regalare?”. Disse sporgendosi pronta a prenderne uno quando l'assassino la fermò dal farlo.

 

“Niente cani. Vorrei vedere gli acquari”. La donna sorrise e fece cenno di seguirlo, superarono le gabbiette dove vi erano dentro gatti, pappagalli, serpenti fino ad arrivare ad una porta.

 

“I pesci li teniamo separati. Non tutti sopportano l'odore che tutti quegli acquari messi insieme fanno”. Aprì la porta ed entrò nella nuova stanza seguita come un ombra da Nick. Appena senti il rumore dell'uscio chiudersi dietro di se attaccò la donna. Con una mano l'afferrò per la testa, con l'altra le impedì di urlare coprendole la bocca. Con la forza la fece camminare in avanti fino ad arrivare davanti all'acquario e li, togliendo la mano dalla bocca della donna, sollevò il coperchio facendolo ricadere a terra. Ancora prima che lei potesse capire quello che le stava per accadere l'assassino le immerse la testa dentro l'acqua, tenendogliela ferma con forza, mentre con la mano libera cercava di bloccarle le mani che lo colpivano, che cercavano di far presa sul bordo dell'acquario per sollevarsi. Vi erano chiazze d'acqua ovunque, anche Nick si bagnò ma non si curò di quel dettaglio. Premette ancora più forte la testa fino a quando i movimento della donna non furono più lenti, meno forti, fino a quando non si fermarono del tutto. Con delicatezza la fece sdraiare a terra, poggiando l'orecchio sul suo petto, all'altezza del cuore. Non sentì nulla. Controllò allora anche il polso e nemmeno li percepì alcun battito. Senza il minimo sforzo la prese tra le braccia ed uscì da quella stanza. Si ritrovò nella sala principale ma non si diresse verso l'ingresso. Li l'avrebbero notato in troppi. Andò allora nel bagno. Settimane precedenti aveva visitato quel negozio assicurandosi che dalla finestra poteva passarci un corpo e cosi infatti fu. Fece uscire il cadavere della donna fuori da quel varco, lasciandolo scivolare lungo il muro, finchè non si ritrovò per terra nel viottolo. Non aveva molto tempo. Corse fuori dal negozio e girò l'angolo per nascondere velocemente il corpo dentro l'auto. Per andare sul sicuro la chiuse all'interno del bagagliaio, cosi nessuno l'avrebbe notata. Con la vittima stesa nascosta al sicuro guidò, attraversò le ampie vie della città, superò palazzi, ponti. Fino ad arrivare a Coney Island. Il parco come al solito era pieno di gente, ma a lui non interessavano quelle attrazioni. Ne cercava un altra. Faceva parte del parco chiuso qualche anno precedente ed ora era li inutilizzata. Si ricordò di quando da giovane ci saliva spesso, era la sua preferita, e ora aveva scelto quel posto per riportarla a nuova vita. Un ultimo spettacolo prima di essere demolita. Superò tutte le nuove giostre fino ad arrivare là in mezzo a quel piazzale dove le attrazioni dimenticate erano li a fare la ruggine. Parcheggiò vicino a quella che aveva prescelto. Scese dalla macchina e si allontanò per vedere meglio la scritta, “Dante's Inferno” lesse. Le lettere erano ancora intatte, come quasi tutta la giostra, notò con piacere. Tornò all'auto, aprì il bagagliaio e osservò la donna, non era ancora il suo momento. Prese il piede di porco e andò all'ingresso dell'attrazione facendo cedere i listelli di legno che la tenevano chiusa con l'ausilio di quell'arnese. Prese poi una torcia caricandosi la donna in spalla ed entrando nella giostra. Era certo che fosse ancora funzionante ma accenderla adesso avrebbe solo attirato dell'attenzione non voluta. Seguì a memoria le rotaie puntando davanti a se la luce, attento a non inciampare nei detriti che negli ultimi 2 anni si erano depositati. Fece quasi metà del percorso fino a quando non arrivò alla scena paurosa che gli interessava. C'era un manichino, avvolto dentro una camicia di forza, sdraiato su un lettino da dentista. Vicino a lui uno scaffale con i ripiani colmi di vasetti al cui interno si potevano vedere galleggiare mani, occhi, cervelli. Sulla parete posteriore un gancio dove vi era appeso un braccio fatto di spugna e alcuni attrezzi insanguinati, come seghe e tenaglie. Tenendo la torcia tra i denti tolse il manichino e lo spogliò. Poi si concentrò sulla donna. Tolse ad anch'ella i vestiti, la maglietta, la gonna, le scarpe, tutto quanto e poi le fece indossare quella camicia di forza e la mise al posto dell'attrazione che prima era sdraiata sul lettino. Estrasse dalla tasca del nastro adesivo nero e ne tagliò 4 pezzi abbastanza lunghi che poi applicò sugli occhi chiusi della vittima formando due x. Illuminò da sotto fino a sopra la scena, soddisfatto di quella piccola opera e poi riprese la strada per l'uscita. Tornò alla macchina ma non se ne andò. Prima aveva ancora una piccola modifica da fare. Tirò fuori dal bagagliaio la cassetta degli attrezzi e si mise all'opera. Quando finì erano quasi 19. Completò il tutto attaccando la lettera sulla porta d'uscita dell'attrazione e si avviò verso la macchina. Partendo subito sarebbe tornato a casa entro un oretta e avrebbe fatto in tempo a guardare il telegiornale, dove non si faceva altro che parlare di lui.

 

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E siamo a sei. Essi i nostri eroi non hanno fatto in tempo a fermarlo, lui è li che uccide e loro si stanno dirigendo a casa sua, tempismo sbagliato. Come al solito la descrizione della scena del crimine ha pochi dettagli, giusto i più importanti, il resto verrà spiegato meglio con il prossimo capitolo. Piccolo spoiler, il nostro caro Castle avrà un incontro con l'assassino che gli rivelerà una cosetta che farà sorgere qualche domanda in più riguardo gli omicidi.

  
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