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Autore: Shizuka Grape    24/09/2011    1 recensioni
"Comunque alla fine va bene anche se non seguiamo le indicazioni del produttore."
"Eh? Perchè adesso dici così?"
"Perchè tanto tu mi tocchi in altri modi."
Fanfiction su Ninomiya&Ohno, punto di vista di Ninomiya.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jun Matsumoto, Kazunari Ninomiya , Satoshi Ohno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FANSERVICE FF 2
E' stata una settimana molto intensa.
Il concerto di beneficenza è ormai vicino, e ognuno degli Arashi deve studiare la propria parte.
Questa mattina ci hanno tutti riuniti in una stanza per discutere della scaletta.
Non dobbiamo registrare alcun programma televisivo fino alla prima dell'evento, dovendoci concentrare completamente sulla buona riuscita dell'iniziativa.
Sono contento che ci abbiano affidato questo lavoro: è una tipologia molto particolare di live, basata molto sulla conversazione, sulla comunicazione verbale.
Credo sarà interessante.

A riunione finita, mi viene in mente che potrei sfruttare questa serata libera: è bene che coltivi maggiormente la mia vita privata.

"Ragazzi, visto che è ora di cena, perchè non andiamo a mangiare qualcosa tutti insieme?"
Non si può certo dire che Aiba Masaki mi legga nel pensiero.

Sho e Jun annuiscono con un sorriso entusiasta ma visibilmente stanco, quindi Masaki rivolge il suo sguardo a me.

"Grazie mille"  - gli rispondo -  "ma stasera passo. Ho un appuntamento e non penso dormirò a casa."
 
"Dai Nino!" - Masaki ha assunto l'espressione di un bambino al quale viene tolto un giocattolo - "Potrebbe essere l'ultima cena di noi cinque prima del concerto!"
 
"E allora?" - rido. Questo ragazzo ha dei poteri di persuasione praticamente inesistenti - "Sicuramente ne faremo una dopo il concerto. Lì certamente ci sarò. Dai, comprendimi Masaki!"
 
Quasi volendo un suo permesso, mi fermo in piedi vicino all'uscita del camerino e  aspetto una sua qualche reazione che non tarda ad arrivare: infatti dopo qualche secondo mi sorride e annuisce, così come Jun e Sho, e io mi sento più sollevato e pronto finalmente ad andare.

 In tutto questo, una figura pseudo-fantasma era rimasta in silenzio per tutto il tempo.
Ohno non mi aveva guardato, non aveva atteso una mia risposta, non aveva cercato di convincermi in alcun modo. Era appoggiato a degli scaffali, la sua espressione indecifrabile. Guardava nel vuoto.

So che non avrebbe mai cercato di convincermi.
Ohno possiede quell'innata tolleranza - così rara in un qualsiasi essere umano ma così spontanea in lui - grazie alla quale senti quanto sia superfluo davanti a lui giustificarti, accampare scuse,  camuffare le tue intenzioni.
Le sue orecchie ascoltano solo se captano voce. Se una bocca non vuole parlare, lui non pretenderà che quella stessa bocca parli. Se non c'è la voglia di scherzare, lui non pretenderà di costruire dal nulla quella voglia. Se ci sono intenzioni differenti dalle sue, lui non pretenderà di persuaderti per essere seguito.
E' un tipo di sensibilità, quella di Satoshi, al confine estremo con la superficialità: il limite tra le due cose è davvero sottilissimo, ma la sua intelligenza e raffinatezza consistono  proprio nel concedere a tutti una reale libertà, attiva e passiva, una libertà che ha come sola condizione il rispetto altrui.

Consapevole di tutto questo, saluto tutti educatamente e vado via.

Uscendo dagli studi un pensiero però mi attanaglia.
E' da qualche giorno ormai che percepisco dentro di me un senso di apatia, di inedia, di menefreghismo. Sto per incontrare una donna e la cosa non mi entusiasma neanche la metà di quanto dovrebbe; ho concluso una durissima giornata di lavoro e non ne sono pienamente soddisfatto; ho persino rifiutato di passare la serata con i ragazzi, ma non mi sento particolarmente in colpa.

Mentre entro in auto, un sorriso amaro mi esce spontaneo: in momenti simili arrivo alla conclusione di essere diventato una macchina, un robot senza un cuore, un uomo con un'anima prosciugata.
Sento il cuore ghiacciato, ma non riesco a ricondurne il motivo.
A volte,come adesso, non ci riesco.
E quando, come adesso, non ci riesco, penso che un motivo semplicemente non c'è, penso che il ghiaccio sia diventato la mia natura, la materia con cui io stesso sono fatto.
E quando, come adesso, non ci riesco, dico a me stesso che posso solo andare avanti, vivendo la mia vita, dedicandomi al mio lavoro con la sicurezza che per lo meno non potrò mai essere scalfito più di tanto da niente...
E quando, come adesso, penso a tutto questo...
ho tanta, tanta paura.
 

 

  
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