Entrai nella stanza dei ragazzi, esitante, e ti individuai fra le ombre mentre la porta scricchiolava: una figura sottile abbandonata su un’amaca. Ero ancora arrabbiata per come ti eri comportato un’ora prima, ma avevo anche riflettuto e dovevo darti ragione in parte. Usop non aveva avuto fiducia in noi e, per quanto avesse un legame speciale con la cara Merry, la sua reazione era ingiustificabile: aveva sfidato la tua autorità e si era tirato fuori dalla ciurma come se nulla fosse.
Però… non potevo credere che il suo legame con tutti noi si rompesse così facilmente. Soprattutto TU non avresti dovuto lasciarlo andare via così facilmente.
“Rufy, sei ancora in tempo per rimediare…”
Ti girasti con noncuranza; i tuoi occhi mi squadrarono freddi. Rabbrividii, perché quello non era il mio solito capitano.
“Non c’è nulla da fare ormai.” un mormorio infastidito mi raggiunse.
“Non è vero, avete litigato altre volte, vai da lui e chiarisci la situazione!”
Per qualche istante sembrò che stessi valutando l’opportunità, ma alla fine l’idea fu liquidata con un movimento della testa.
“Non posso tirarmi indietro, Usop fa sul serio stavolta.” l’ampia tesa del cappello calò sul tuo sguardo, nascondendolo al mio “Ora, per favore, lasciami solo.”
Allora mi raggelai completamente, disillusa e umiliata, e mi voltai bruscamente per uscire di lì. In una situazione simile ero impotente: due dei mie più cari nakama si sarebbero massacrati a vicenda e non avrei potuto fare niente per evitarlo. Mi resi conto mio malgrado che quel cappello di paglia, in circostanze simili, indicava il potere decisionale del capitano e la chiusura di un discorso... se non del suo cuore.
Ero Nami, la navigatrice geniale e passionale della ciurma, ma non ero in grado di cambiare le scelte del capitano.
Sbirciai brevemente dietro le mie spalle e sentii gli occhi riempirsi di lacrime; probabilmente perché, per la prima volta, realizzai che Rufy mi stava escludendo dal suo dolore.