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Autore: Shadow Nameless    04/06/2006    3 recensioni
Quando i figli della Notte distrutti dalla disperazione per un dolore che nessuno di noi può capire allargano il loro ampio manto avvolgendo ogni cuore, soffocando ogni stella, offuscando la luna, non sappiamo più che strada seguire e ci troviamo persi nell'oscurità. Ma per quanto invochiamo un aiuto, una parola di conforto, anche solo una carezza, siamo avvolti dall'odio e dalla solitudine. In fondo, è da soli che si vive. E' da soli che si combatte. Ed è da soli che si muore [Attenzione!!!alcuni argomenti trattanti in questa fic potrebbero causare orticaria a persone molto religiose...]
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Yoh Asakura
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Non mi dilungherò

Non mi dilungherò, come già detto negli avvertimenti questa sarà una storia particolarmente Dark, e “pesante” non il prologo che effettivamente è molto leggero, ma, più avanti...

Alla fine di ogni cap ci sarà uno stacco e dei passi che anche se sono sempre un frutto della mia mente saranno i pensieri, le idee di un personaggio.

Quindi, non linciatemi^^’.

Ah, il prologo è molto corto, ma sarà il cap più corto in assoluto ^^''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''

Dopo questo uno breve dedica.

                                    

Ad una stupenda persona e ad una fantastica scrittrice.

Ma, soprattutto, ad una cara amica.

Ti dedico questa storia di cui ormai sai già molto, ma non importa, spero che riesca a sorprenderti e a coinvolgerti.

Un bacio e ricorda:

Nelle fan fic ci possiamo prendere una sorta di rivalsa sulla realtà e far fare ai nostri personaggi ciò che non ci è possibile.

Quello che NON è possibile.

In parole povere, tesoro, esistono anche i lieto fine.

Anche se, personalmente…

 

 

Prologo.

 

-Yoh? Qual è la tua più grande paura?-

-Uh- il ragazzo scostò leggermente le cuffie dalle orecchie, attento, anche se poco interessato alla conversazione:- Come Anna? Puoi ripetere? Non ti ho sentita…-

La figura, seduta tranquillamente poco distante da lui, ripeté stranamente paziente la domanda:- Yoh Asakura, qual è la tua più grande paura?-

-Eh?-

-Yoh!- evidentemente la ragazza dai lunghi capelli color del grano non brillava per la pazienza.

-Scusa, ho capito, solo che… non so… non mi viene niente di particolare in mente.- il ragazzino aggrottò le sopraciglia in un’espressione leggermente buffa:- ma, forse… non credo che mi piacerebbe perdere i miei amici, sai?-

-No, guarda, ero convinta che il tuo sogno nascosto fosse quello di vendere gli organi di quei pazzi spacciandoli per sacre reliquie.-

-Anna.-

-Uff, scherzavo.-

-Lo so.- disse il ragazzo con un ampio sorriso sul volto:- solo che mi fa un po’ senso… senza contare che gli organi per spacciarli per sacre reliquie devono essere piuttosto antichi, ucciderli per questo scopo sarebbe del tutto inutile.-

Per poco l’Itako non si strozzò con il suo thè.

-Uhm? Che ho detto?-

L’espressione allucinata della ragazza gli fece intendere che, effettivamente, doveva aver detto qualcosa di strano.

E per aver smosso la sua algida sposa…

Doveva essere qualcosa di VERAMENTE strano.

Eppure la sua era solo una constatazione, un dato di fatto.

-Devo fare un discorsetto a Faust e alle sue manie da necrofilo.- sibilò infine la giovane.

-Faust? E che cosa c’entra?-

-Tutto.-

Yoh inclinò leggermente il capo di lato, cercando d’intravedere il filo di pensieri che avevano portato la sua ragazza a passare dal “ qual è la tua più grande paura?” a “Faust, sto per venire a parlarti”… discorsetto dopo il cui non era certo che avrebbe ritrovato il suo amico… come dire? Integro, ecco.

Mhà, non era niente d’importante, dopotutto.

Così lo sciamano si limitò a fare spallucce e a ritornare all’ultimo CD di Bob.

Un leggero brivido di paura gl’attraversò la schiena.

Per riuscire a comprarlo era dovuto venire a patti con Anna e con il suo allenamento “infernale”. Sinceramente, per quanto Bob potesse essere bravo iniziava a dubitare che un qualsiasi CD valesse quello che aveva passato.

Che dire?

Aveva un aguzzino implacabile.

 

-Un aguzzino implacabile, eh? Mhà, a meno che non mi sfugga qualcosa avresti dovuto dire: aguzzinA implacabile, mio caro sciamano.-

Appollaiata sul ramo di un albero, una figura incappucciata aveva osservato tutta la scena  ridacchiando di tanto in tanto.

Si accoccolò meglio nel suo lungo mantello nero, certo che stare lì ad osservare quei due era divertente, e poi…

Era giorno…

Il sole spaccava le pietre…

Gli uccellini cinguettavano…

Non c’era una nuvola in cielo…

E non poteva uccidere nessuno!

C’era un tempo tremendo e non poteva neanche chiudere la bocca a quei dannati pennuti!!

Che c’era poi da essere tanto allegri?! C’era Lei nei paraggi!.

Tutti al solo sentirla avvicinare avrebbero dovuto iniziare a tremare dalla paure e invece….

Un uccellino le si posò sulla testa, canticchiando allegro.

Sentì ghiacciarsi il sangue nelle vene.

No, non poteva essere caduta così in basso!!

Gli uccellini la usavano come trespolo per tubare in sante pace!

-Ma brutti… io vi… -

Ciiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiip

Si accasciò sul ramo stravolta.

-Bastard… che la morte sia con voi.-

Cip Cip.

-Sì, e con il tuo spirito, amen.- continuò a ringhiare la “donna” contro i gli uccellini dai colori sgargianti.

 

 

 

La vita è un bene prezioso e merita si essere vissuta attimo per attimo.

Ma non sempre le cose vanno come si vorrebbe e spesso siamo portati a fare delle scelte che ci portano al nostro annientamento.

Giuriamo amore eterno a qualcuno.

Diamo fiducia a qualcun altro.

Combattiamo per falsi ideali in nome di persone che non abbiamo mai visto e non vedremo mai.

Crediamo in dei, in demoni, in profeti e creature “divine”.

Immoliamo la nostra esistenza e falsi dei, creati da noi per noi.

Sorridiamo quando vorremmo solo piangere.

E… sì, piangiamo, porgiamo la mano a qualcuno, gli affidiamo il nostro cuore per poi vederlo fatto in mille pezzi, per cosa?

Per un giorno di pace.

Per un sorriso amico.

Per poterci sorreggere a qualcuno nei momenti di bisogno, sapendo bene che appena cadremo saremo di nuovo soli.

Oh, la solitudine.

La più grande paura di ogni essere umano, ma l’ultima grande difesa contro il dolore.

 

Gli umani come voi lo sanno, lo capiscono, scrivono poesie, canzoni, interi libri su questo.

Ma non lo accettate, mai.

Perché?

Perché prima neanch’io lo accettavo?

Oh, ma adesso è tutto così chiaro, limpido.

Adesso vedo!

Vedo i vostri cuori sporchi, marci, infidi e maligni.

Vedo com’è la vostra razza…

E per dirlo con le parole di un essere umano di cui non conosco il nome

 

-Hai un cuore tanto grande.- mi disse.

E strappandomelo dal petto e facendolo in mille pezzi fece :- Hai un cuore così grande che un solo pezzo basta per rendere felice una persona.-

Bene! Tenetevelo e siate felici!

 

                                                                                                                Thas [1° L; p.1 ]

  
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