Capitolo 13 - Far leva sui sentimenti femminili
Draco P.O.V.
Tenero e coccoloso.
Ok, lo so che è imbarazzante. Ma era necessario per far leva sugli istinti di
una ragazza.
Piccolo, tenero e coccoloso.
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Luna P.O.V.
La mattina dopo, a colazione…
Ero sola, come al solito; confinata all’estremità del tavolo più vicina a
quello dei professori. Tra me e gli altri c’erano almeno tre posti vuoti, ma a
tutto questo c’ero abituata. Da una parte era anche meglio, perché potevo farmi
i fatti miei senza che nessuno.. siigh.. senza che a nessuno importasse.
Stavo giusto aprendo la mia scatola di cereali a forma di lettere
dell’alfabeto, quando una specie di.. scoiattolo… cadde planando dal soffitto,
proprio davanti a me.
Uno scoiattolo volante? A Hogwarts?
Lo fissai, per qualche secondo, mentre l’esserino mi restituiva lo sguardo.
“Deve appartenere a qualcuno” pensai “Però, che carino. Peccato che adesso scapperà…”
Lui però non scappò, anzi, con mia costernazione, mi fece un inchino.
Si, proprio un inchino: si alzò sulle zampine posteriori e piegò avanti il
busto.
Possibile che fosse addomesticato?
Però, vedendolo comportarsi con tanta galanteria, e subito dopo afferrare una
“E” di riso soffiato e cominciare a sgranocchiarla, non riuscii a trattenere un
eccesso di risate…
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Draco P.O.V.
Bene, stava funzionando.
Il mio piano.. oh, al diavolo il mio piano. Mi piaceva vedere Luna di buon
umore, dopo che ieri, per colpa mia, è quasi scoppiata a piangere.
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Luna P.O.V.
- ehi, che carino che sei – sussurrai, allungando un dito verso l’animaletto.
Lui non si scansò, anzi, si avvicinò per annusarmi, curioso. Non me
l’aspettavo, ma in effetti se era addomesticato doveva anche essere abituato
agli umani
- cosa sei, uno scoiattolo volante? – chiesi sorridendo, ben sapendo che non
poteva capirmi
L’animaletto zampettò via, nascondendosi dietro la scatola di cartone. Pensavo
che volesse giocare, invece.. con un salto ribaltò la confezione, spargendo
cereali sul tavolo
- ehi, cosa combini?! –
Stavo per raccogliere il disastro, ma mi fermai raggelata quando vidi che il
piccolo aveva preso tra le zampette due “lettere” e aveva scritto,
intenzionalmente, la parola “NO” accanto alla mia ciotola del latte.
- No? Hai.. hai davvero scritto “no”? – poi, d’un tratto, capii. Che stupida,
era così ovvio! – Ah, mi stai dicendo che non sei uno scoiattolo volante? –
sussurrai
L’animaletto batté le zampine anteriori tra loro, come a farmi un applauso
- Capisco. Beh, immagino che sia molto offensivo sentirsi dare dello scoiattolo
quando non lo sei – raccolsi con noncuranza una manciata di letterine di riso
soffiato e le lasciai cadere nella ciotola – Ma dimmi, cosa sei, allora? –
Il piccolo animaletto non meglio identificato cominciò a zampettare in tondo
raccogliendo lettere qua e là, cominciando a disporle per poi tornare a
prenderne altre. Alla fine, aveva formato le parole:
“PETAURO DELLO ZUCCHERO”
- Oh.. non ho mai sentito di animali con questo nome. Dunque tu sai scrivere –
commentai, mentre il petauro, completamente a suo agio, si mangiava la “U” di
“zucchero”
- Il tuo padroncino ti ha insegnato? – ipotizzai, cercando di accarezzarlo, ma
lui si allontanò dalla mia mano, come offeso, e con un colpo della lunga coda
gettò all’aria le parole scritte prima
- Oh.. e non ti offendere! Ho capito, non appartieni a nessuno, giusto? Cosa
sei?… - venni colpita da un’idea improvvisa – Ma tu sei… un Animagus? –
sussurrai, a voce appena udibile.
Dovevo aver indovinato. Il petauro dello zucchero si alzò sulle zampine
posteriori, rizzando le orecchie, e fece un secondo inchino, ancora più
profondo
- Ah.. incredibile! Sei qualcuno che conosco? Puoi dirmi il tuo nome? – chiesi
cospiratoria, chinandomi su di lui perché nessuno lo vedesse scrivere con la
mia colazione
Corse a raccogliere delle letterine; lo vidi prendere una “A”, una “R”, e per
un folle istante credetti che potesse essere Harry. Ma che idea, Harry era al
tavolo dei Grifondoro, lo vedevo benissimo. Alzai lo sguardo per cercarlo, e
infatti eccolo là. Notò che lo guardavo e mi fece un cenno di saluto, cui risposi
meccanicamente. Quando abbassai gli occhi sul petauro, potei leggere
chiaramente che aveva scritto:
“DRACO”
Lessi quella parola, più volte, prima di comprenderne il significato.
- .. Draco? Tu sei Draco Malfoy? – bisbigliai
Annuì, soltanto. Prima che potessi decidere come catalogare quella scoperta,
Draco aveva risalito il mio braccio e si era piazzato sulla mia spalla.
- ehi, cosa fai… - la sua lunga coda mi faceva il solletico, mentre lui
strusciava il musino contro la mia guancia. Mi chiesi se volesse essere una
dimostrazione di affetto.
Ma non era il momento di oziare in pensieri simili, perché la presenza di un
animaletto così grazioso aveva inevitabilmente attirato l’attenzione di metà
delle mie compagne di casa. Mentre Lucy, Anita, Annah e perfino l’antipatica
Raven si avvicinavano incuriosite, mi affrettai a disperdere le lettere che
formavano il nome”Draco”, per evitare che quelle sceme equivocassero, credendo
magari che avessi una cotta per Malfoy.
- Che beeello Luna, è tuo? – chiese subito Lucy
- Ehm… - risposi
- Posso prenderlo in mano? – s’intromise Annah, senza aspettare il mio permesso
per afferrare il petauro. Draco si lasciò sollevare (senza mordere le dita di
Annah, per intenderci), ma alla prima occasione saltò giù per tornare sulla mia
spalla
- E’ carinissimo, Luna! –
- Luna, me lo fai accarezzare? Siamo amiche, no? –
E via discorrendo, altri discorsi ipocriti. Mi salvò la campanella.
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Draco P.O.V.
Probabilmente avevo fatto colpo. Magnetismo animale, è proprio il caso di
dirlo.
M’infilai nella tasca di Luna mentre si dirigeva a lezione, circondata dalle
sue amiche che cercavano di vedermi, di toccarmi e di prendermi in mano. Uff,
speravo di poster parlare a quattr’occhi con lei.. e invece niente. L’unico
modo era riprendere forma umana; così, saltai senza preavviso fuori dalla tasca
di lei, e feci ricorso alla mia innata agilità di animaletto dei boschi per
fare lo slalom tra le gambe degli studenti.
- Oh, no, scappa! – si lamentò una ragazzina del terzo anno, e tutte si misero
a inseguirmi.. ah, ma ero troppo veloce per loro!
M’infilai nel bagno dei ragazzi. Nessuna mi venne a cercare li.
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Luna P.O.V.
Non vidi Draco fino a quel pomeriggio. Veramente non avemmo molto tempo per
parlare, ma mentre passava m’infilò un bigliettino in tasca. Diceva:
“Quanto hai visto stamattina è un
segreto. Sei l’unica a cui l’abbia mai detto perché di te ci si può fidare. Ah,
naturalmente Pansy Parkinson non lo sa (immagina di vedermi gongolare…).
Amici?”
D.
Sorrisi, al pensiero che quel carlino della Parkinson non sapesse niente di
quello che considerava il suo ragazzo. E m’aveva commosso che Malfoy avesse
detto la verità soltanto a me.
Ok, Draco. Amici.