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Autore: thembra    24/09/2011    3 recensioni
Gli occhi di lui non l’avevano più guardata come in precedenza, sembravano scivolare oltre la sua persona senza vedere che anche senza mutazione era rimasta la stessa identica ragazzina di sempre, sembravano vedere un’estranea distante e fuori posto in un quadro di personalità ben definite e collocate all’interno della cornice.
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anna Raven/Rogue, Logan/Wolverine
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Aprire gli occhi e trovarsi riflessa nel grande specchio attaccato al suo armadio era ormai cosa comune negli ultimi tempi.
Da quando aveva preso la cura qualcosa in lei era morto e qualcos’altro … impazzito.
Non si stava a preoccupare di questo, alla clinica dove era andata per farsi fare iniezione le avevano detto che potevano manifestarsi alcune irregolarità come il mutamento dei suoi bioritmi naturali, dei formicolii alle dita e persino l’insonnia, ma quella non era un problema, sapeva chi l’avrebbe aiutata a dormire.
Una buona chiacchierata con Logan o anche la sua muta vicinanza per lei erano meglio di qualsiasi tisana o sonnifero.
 
Le sue orecchie riuscivano a percepire il soffuso e indistinto rumore di una ben nota voce.
La telecronaca dello speaker delle partite di hockey aveva un accento unico e un entusiasmo travolgente.
Lei lo adorava.
Sorridendo schiuse la porta saltellando verso le scale scendendole a tempo di record rischiando persino di scivolare sul lucido legno cerato dei gradini, la curva che prese a tutta velocità per svoltare l’angolo e andare verso la sala video la mandò a sbattere contro lo scaffale di vetro in cui Tempesta riponeva i suoi oggetti etnici in bella mostra, la sfiorò senza che l’urto li potesse far cadere riprendendo la corsa verso la sala video.
Non vedeva Logan da una decina di giorni, e per vedere lei intendeva chiacchierarci assieme come minimo un paio d’ore, uscire per una partita a biliardo o guardare l’hockey in Tv, non un mezzo saluto detto dalla fretta dei mille impegni di lui.
Quando se n’era andata aveva saputo del casino scoppiato coi mutanti dal disturbato radiogiornale che la radiolina dell’infermiere addetto alle iniezioni aveva divulgato proprio mentre era il suo turno.
 
“Hai fatto una scelta più che saggia ragazza mia…quei mostri non fanno altro che creare guai,uccidere e pretendere…”
 
Lei si vergognò.
Non perché credeva nelle spaventate parole piene d’odio che le erano state rivolte ma per il semplice fatto che pur avendo provato l’irrefrenabile istinto di prenderlo a schiaffi e mandarlo a fanculo quel deficiente, non fece proprio nulla.
Si era limitata ad abbassare il volto mortificata senza nemmeno provare a difendere i suoi amici…la sua famiglia. Vada per lei che realmente poteva uccidere,ma Logan Bobby Tempesta e Jubes….loro non avrebbero mai potuto far del male a nessuno, loro difendevano, erano gli X-men.
 
Quando era tornata il mattino dopo gli scontri ad Alcatraz aveva visto Bobby, cercato di sistemare le cose fra di loro ma alla fine lui l’aveva mollata, Kitty col tempo l’aveva totalmente cancellata dalla lista delle sue amicizie  e Jubilee non le rivolgeva più neanche uno sguardo.
Logan era introvabile, probabilmente troppo indaffarato a far funzionare le cose di giorno e fuori da qualche parte a smaltire la tensione alla sera per trovare il tempo di parlare con lei.
C’era rimasta male, ma capiva.
Comprendeva Bobby, capiva Kitty e già aveva perdonato Jubilee e stava solo aspettando che i suoi amici superassero tutti gli ultimi avvenimenti, non era lontano il giorno in cui sarebbero tornati ad essere il mitico quartetto, ne era sicura.
Si accorse presto che non sarebbe più stato così quando il suo posto fu rimpiazzato da Colosso.
 
La sua unica certezza rimaneva dunque Logan che avrebbe visto da li a poco.
 
“Non sono tuo padre, sono tuo amico”
 
Ah si, e  lo avrebbe ringraziato.
 
Entrò in sala che era al settimo cielo cercandolo e trovandolo immediatamente sul divano che dividevano sempre durante le loro conversazioni notturne.
Lui era li di spalle, seduto malamente coi gomiti appoggiati sulle ginocchia intento a seguire un’azione particolarmente entusiasmante, non si era nemmeno accorto del suo arrivo, non sentiva il suo odore?
Sorrise…la passione per l’hockey era l’unica cosa che distraeva il mitico Wolverine a quanto vedeva.
Gli sgattaiolò vicino sedendosi sul poggia braccia del divano, il suo fianco destro gli sfiorò il braccio sinistro.
Accorgendosi finalmente di lei scattò a guardarla, la bottiglia che reggeva fra le dita delle mani fra le ginocchia scivolò a terra ma in qualche modo rimase in piedi.
 
Nel secondo da che si trovò riflessa in quel suo sguardo il sorriso le svanì dal volto.
Ogni sua intenzione, ogni suo intento di stringerlo ed abbracciarlo morì lì, disperso in quelle due orbite chiare e sconosciute che portavano riflesso dentro l’esser costretti a rimanere in un luogo non gradito.
Li in quella stanza, dentro all’Istituto di Xavier Logan si sentiva in gabbia, intrappolato in un ruolo che non era più suo.
La voce dello speaker che lei adorava scomparve dalla stanza così come ogni altro suono o rumore e pian piano, mentre il sangue smetteva di fluirle nelle vene ed i suoi erratici pensieri formulavano ipotesi e spiegazioni, tesi e antitesi dentro nel profondo una parte dei lei stava incominciando a capire la verità.
 
“H-hey” Sorrise imbarazzata guardandosi intorno incerta.
 
Notò immediatamente il suo allontanarsi.
Finse di non accorgersene sbattendo le palpebre che cominciavano a pruderle.
 
Il silenzio che lui lasciò trascorrere scandiva ad ogni secondo che passava l’aumentare di una distanza, sia fisica che vocale, che lui le stava imponendo.
 
Alzò le spalle allargando gli occhi con un sorriso di labbra serrate.
Non voleva accettare ciò che stava succedendo.
 
“Come va?”
 
Impercettibilmente lui inclinò il viso e quel movimento cambiò totalmente la sua espressione che grazie alla scarsa illuminazione data solamente dallo schermo della tv si adombrò lasciandogli la metà inferiore del viso totalmente oscurata. Solo gli occhi brillavano, bianchi e … le mancò il respiro. Erano indifferenti.
 
“I nostri vincono. Bel primo tempo” raccolse la bottiglia finendo la metà birra rimasta in due sorsi.
 
“Ah…” Guardò  la televisione annuendo una sola volta, c’era il break pubblicitario ora.
 
“…ma non mi riferivo alla partita”
“A no?”
 
Stupita raddrizzò la schiena.
 
“N-no.”
“A che ti riferisci allora?”
“A te.”
“A me?”
 
Rise quella domanda inarcando un sopracciglio, scettico.
Lei seppur intimorita e presa alla sprovvista da quella sua reazione mantenne i nervi saldi.
 
“Non ti vedo da un po’…so cos’è successo e…mi chiedevo se avessi voglia di parlarne, tu ci sei sempre stato per me volevo ricambiare il favore ma … ”
 
Riprese fiato guardando ovunque tranne che in faccia a lui e la cosa pazzesca era che lui la continuava a fissare con quell’espressione d’attesa e capì che stava solamente aspettando che lei gli desse un motivo per esplodere.
Lo fece.
 
“A quanto pare non sei dell’umore giusto per…”
“Dell’umore giusto?” Scattò in piedi dandole le spalle camminando verso la parete, poi quando l’ebbe quasi raggiunta si rigirò riprendendo a parlare.
“ Scott è morto,  Xavier e Jean sono morti Marie!!!
Lei l’ho dovuta uccidere io perché nessun’altro era in grado di farlo così ora ci ritroviamo con una scuola di 150 e passa studenti da coordinare e solo tre professori di cui uno…che sarei io, non ha la benché minima idea di cosa cazzo fare…”
“Lo so cosa è successo…c’ero anc-”
“No!  Ed è proprio questo il punto….”
“Eh?”
“Io non riesco a capire come tu possa avere anche solo potuto pensare seriamente di prendere e lasciare tutto…”
 
Logan si passò la mano sugli occhi increspando la pelle della propria fronte, lei attese che continuasse.
 
“Hai preso e te ne sei andata neanche quattro ore dopo il funerale di Xavier per Dio!! Quell’uomo ti ha accolta in casa sua proteggendoti dal mondo umano! Ti ha dato una casa, la possibilità di farti un istruzione e…”
“Logan basta…”
“E mentre tu eri via qui è successo il finimondo! Mentre tu eri via noi siamo dovuti andare a sconfiggere quell’invasato di Magneto, io Bobby Kitty Colosso Hank e Tempesta…5 contro un esercito ti rendi conto?”
“Credevo mi avessi capita…”
“Il punto è che quando tu sei stata in pericolo noi siamo venuti ad aiutarti Marie! Scott Jean e Tempesta erano con me e neanche ti conoscevano!
 Xavier mi ha permesso di entrare nel team per venirti a prendere e quando noi avevamo bisogno di te, che era Jean ad essere in pericolo tu hai mollato tutto.” Le andò vicino respirando fuori tutta la sua rabbia,inspirando nuova calma e fissandola negli occhi coi suoi che erano pieni di tristezza e delusione.
 
 “ È questo che non capisco.”
 
Non parve fare caso alle lacrime che lei stava versando sconvolta da quelle parole.
Cominciò a rendersi conto lei,che i fugaci saluti che lui le aveva rivolto nelle rare occasioni che si erano incrociati non erano dovuti alla fretta di andare a finire qualche faccenda piuttosto che al suo preciso desiderio di evitarla.
Scostò lo sguardo ingoiando un blocco pesante e gelido come il marmo e si sentì una stupida per non averlo capito prima.
 
“… ma cosa, credevi che potessi fare io? Non so combattere,  non divento di ferro o ghiaccio o trasparente io assorbo il potere Logan!”
 
L’occhiata che lui le rivolse rispose alla sua domanda ancor prima che essa potesse realmente prendere consistenza.
Capì e indietreggiando singhiozzò.
Capì e il cuore le si spezzò.
 
“Mi avresti fatto toccare Jean?”
 
Senza rendersene conto si trovò lontana a lui, dall’altra parte della stanza con le spalle che per metà premevano contro lo stipite della porta; scappare sarebbe stato semplice, bastava voltarsi e uscire e quella discussione sarebbe finita li. Si ritrovò immobile e tremante a fissare i suoi piedi ben piantati a terra.
Negò mentalmente a sé stessa l’idea di poter prendere in considerazione quell’idea, era cresciuta ormai, non sarebbe più scappata.
Non appena rialzò gli occhi per guardarlo la tristezza e la colpa sparirono dal suo cuore.
 
“ Se…se fossi stata lì mi avresti fatto toccare Jean?” la sua voce nascondeva un tono d’accusa che lui colse subito.
“Si! Ci avresti salvati tutti, nessun’altro sarebbe dovuto morire, decine di soldati si sarebbero salvati solamente grazie al tuo dono!”
 
Lei lo guardò sconvolta spalancando la bocca incapace di rispondergli immediatamente.
 
“Tu però hai preferito sbarazzartene … volevi poter baciare il tuo fidanzatino, prenderlo per mano e andarci a letto magari, beh sai cosa ti dico?” due falcate e le fu nuovamente accanto. Le ginocchia di lei tremarono e si piegarono facendola appoggiare maggiormente alla parete.
 
“All’inizio non lo credevo adatto a te ma dopo Alcatraz mi sono reso conto che eri tu a non essere adatta a lui.”
 
E per la seconda volta, pensando a com’erano finite le cose con Bobby, il cuore le si frantumò.
 
“ Bobby  non mi piace e io non devo piacere molto a lui, ma quando c’è stato bisogno lui era pronto giù all’hangar assieme agli altri;  era lì Marie…tu no.”
 
Sbuffando la guardò con disprezzo e rabbia.
 
“Ma la cosa che più mi fa incazzare è che dopo tutto questo hai il coraggio di venirmi a cercare per chiedermi come va? Pazzes-”
 
Lo schiaffeggiò zittendolo.
Gli diede una sberla talmente forte da riuscire a girargli il viso a destra ma si fece più male lei. Aveva dimenticato del suo scheletro d’adamantio.
Lui con folle calma tornò eretto guardandola diritta negli occhi.
In quel momento Marie capì che l’amicizia che c’era stata fra di loro era cessata proprio in quell’istante.
 
“Beh, mi dispiace di non esserci stata … probabilmente hai ragione tu; avessi toccato Jean la sua mutazione sarebbe passata a me e a quel punto sarebbe stato più facile infilzarmi dal momento che si trattava solo di me…”
 
Il suo sguardo di gelida indifferenza mutò immediatamente non appena lui capì cosa stava cercando di dirgli.
 
“Cosa?”
“Hai dimenticato cosa posso fare Logan? Il mio dono non addormenta le persone, ruba gli altri poteri e questi passano a me…sarebbe stato esattamente come a Liberty Island quando Magneto mi toccò la macchina era in azione ed il suo potere incanalato in essa, io non ero in grado di controllarlo, non potevo.
Jean era sotto il controllo di Fenice? Beh lo sarei stata anche io! Ma che importanza vuoi che abbia? Mi avevi già trafitta una volta avevi le misure ormai…”
 
Rise fra le lacrime. Toccandosi il petto con entrambe le mani, mani sulle quali s’infransero a ripetizione le lacrime che oramai non riusciva più a trattenere.
 
“Avresti ucciso me! Tu amavi Jean … avresti salvato lei condannando me.”
 
Avvertì i muscoli di lui irrigidirsi, probabilmente Logan realizzava quel concetto solamente ora.
Lei non ci badò e si allontanò quel poco che le bastava per guardarlo diritto negli occhi.
 
“Bella cosa da fare, davvero... una volta mi avevi fatto una promessa … immagino che ora non conti più.”
 
Trattenendo i singhiozzi si voltò andandosene  e non si fermò nemmeno quando lui la chiamò una, due e tre volte.
Continuò a camminare col volto chino e le spalle basse trascinandosi fino in camera sua, chiudendosi dentro a doppio giro maledicendo tutto e piangendo fino all’alba.
Non andò a scuola per tre giorni e lo evitò come la peste fino a quando una sera non se lo ritrovò in camera seduto sul suo letto a guardare la porta dalla quale era entrata.
 
Indifferente lei era uscita ed era andata in città da sola per passare il tempo rientrando alle tre del mattino; lui era ancora li nella stessa posizione di quando se n’era andata.
Avevano parlato. O  per lo meno lui lo aveva fatto mentre lei in bagno si lavava i denti fingendo di non sentirlo preparandosi per andare a dormire.
Si era infilata sotto le coperte che lui ancora le spiegava qualcosa e gli aveva dato le spalle per tutta l’ora successiva senza rispondere ai suoi tentativi di  chiamarla, senza muoversi di un centimetro fissando imperterrita la scrivania che le stava di fronte spegnendo addirittura la luce pur di farlo andare via.
Lui rimase fino all’alba, inutilmente; poi sospirando l’ennesima e falsa scusa se ne andò e pochi attimi dopo si udì la moto di lui allontanarsi.
 
La sera del giorno dopo lasciò l’Istituto per sempre.
 
 
 
……………………….
 
 
Aprì gli occhi trovandoli umidi di lacrime le cui scie erano scese lungo entrambe le tempie finendo perdute fra i suoi capelli sciolti sul cuscino. Era così che si erano salutati.
Con meccanica freddezza le asciugò da entrambi gli occhi, quella memoria le aveva rinnovato l’odio ed il rancore e si detestava da sola per essere stata così debole da cedere ai suoi sorrise e alle sue parole in meno di una settimana da che lo aveva rivisto.
Velocemente i ricordi delle ultime 24 ore le tornarono in mente e ricordò persino le parole con cui Clay l’aveva affidata a loro nonostante fosse stata rimbambita dalla botta.
Quindi si trovava allo Xavier Institute, probabilmente nei sotterranei dove c’era l’infermeria.
Concentrandosi riuscì a distinguere il rumore dell’elettroencefalogramma e persino a sentire il punto in cui gli elettrodi erano attaccati alla pelle della sua fronte e del petto. Che cosa fantastica erano i poteri di Magneto, reagivano a qualsiasi metallo. Sorridendo mentalmente ampliò il raggio d’azione dei suoi poteri, voleva accertarsi di una cosa.
Il sorriso divenne smorfia nel constatare che le sue supposizioni erano corrette, accanto a lei, a pochi passi dal lettino sul quale riposava c’era un grande campo magnetico che entrava in conflitto con la sua percezione sul metallo, la sua mente riusciva a mostrarle persino la posizione di quelle ossa. Sedute su di una sedia anch’essa di metallo.
Sembrava l’immagine di una grande radiografia.
 
Aprì piano gli occhi. Con lei c’era solo Logan.
Stando attenta a non influenzare lui mosse un piccolo campo magnetico attorno al proprio corpo in modo che la polarità attirasse verso l’alto quella opposta degli elettrodi staccandoli silenziosamente dal proprio corpo.
Lentamente si mise a sedere portandosi una mano alla testa e sentendo al tatto la morbidezza delle bende con le quali Hank doveva averla medicata.
Sorrise pensando a lui, era inutile, lei adorava quella palla di peli blu.
Appoggiò i piedi a terra rabbrividendo al contatto con la fredda superficie del pavimento, si diresse verso la porta e pigiò il bottone d’apertura.
Questa rimase chiusa.
Sbuffò contrariata. Doveva considerarsi prigioniera degli X-men?
 
“Come ti senti?”
 
Scattò leggermente. Si era svegliato.
 
“Bene.”
“Bene?”
“Si. Me ne vado.”
 
Logan rimase in silenzio.
 
“Ti dispiace? ”
 
Voltandosi annuì verso la porta che nonostante i suoi ripetuti tentativi di aprirla rimaneva immobile.
 
“Si…da qui non ti muovi, almeno finchè Hank non dirà che va tutto bene.”
“Va tutto bene, sono sveglia, non sento dolore, riesco a camminare e a parlare correttamente …” diede un colpo a palmo aperto sulla porta.
 
“Aprila”
“Si può fare solo dall’esterno, ho chiesto ad Hank di bloccarla nel caso tu…”
 
Notando il suo sguardo piatto Logan sbuffò abbandonando il tono scherzoso con cui l’aveva approcciata, era evidente che qualcosa non andasse in lei.
 
“Perché vuoi andartene?”
 
Lei nemmeno si degnò di rispondere a quell’assurda domanda.
 
“Marie?”
“Non voglio stare qui”
“La tua stanza al terzo piano è occupata, Tempesta te ne sta preparando una nell’ala….”
“Non hai capito…non voglio stare QUI”
 
Roteò in l’indice indicando tutto l’insieme sorridendo all’espressione di lui quando comprese.
 
“Ah…”
 
Tutto qui? Ah era tutto quello che lui riusciva a dire?
Sbuffò impaziente.
 
“Allora?”
 
Lui fece spallucce e lei perse la pazienza. Voltandosi verso la porta la aprì con un colpo secco forzandola col magnetismo incamminandosi immediatamente.
I richiami di Logan, che solo allora parve ricordarsi di quello che poteva fare, non la convinsero minimamente e quando lui la raggiunse lei stava già entrando in ascensore.
 
“Ma che ti prende?”
“Niente”
“Perché fai così?”
“Perché voglio andarmene.”
 
Guardava il soffitto mentre rispondeva alle sue domane non appena lui finiva di porgergliele usando il tono che era quello di ogni bambino viziato e capriccioso che aveva dalla sua la convinzione di poter fare tutto.
La presa improvvisa di Logan la costrinse a guardarlo.
 
“Non mi toccare!”
 
Un secco movimento del mento e lo mandò a sbattere contro la parete dell’ascensore appiccicandolo come si fa coi magneti su di un frigo.
Questo a lui non piacque.
 
“Marie!”
“Ciao Logan…ringrazia Hank quando lo vedi.”
 
Uscì una volta che le ante si aprirono richiudendo l’elevatore e rimandandolo in basso ridendo ai suoi ruggiti di rabbia, facendo il verso alle sue grida di liberarlo.
 
A testa alta attraversò la hall superando ragazzini che non aveva mai visto e sguardi invece conosciuti.
Jubilee la stava guardando con occhi sconvolti da metà scala, dietro di lei Kitty non accennava a muovere un muscolo.
Bobby sembrò il più coraggioso ma il suo tentativo di approccio fallì miseramente quando ella anziché aspettare che le arrivasse di fronte deviò verso l’uscita senza rivolgergli nient’altro che un’occhiata di sufficienza.
Non se n’era ancora resa conto, o forse non lo voleva ammettere nemmeno con sé stessa, ma li odiava…li odiava tutti.
 
“Rogue!”
 
A quella voce però fu impossibile non rispondere.
Sorrise d’istinto aumentando il passo.
 
“Buongiorno Hank!”
 
Gli andò incontro abbracciandolo forte.
 
“Come ti senti?”
“Benone…e i ragazzini?”
“Oh, staranno benone, alcuni di loro stanno già perlustrando la proprietà, altri aspettano che i loro genitori vengano a riprenderli e i più gravi stanno reagendo benone alle cure…”
“Sarà saggio lasciarli andare via?”
“Oh si, alcuni sono piccoli ed i loro poteri non sono pericolosi o ingestibili, i loro genitori erano preoccupati da morire e sapessi come sono stati sollevati di saperli finalmente salvi…”
“Sono davvero contenta.”
 
Hank annuì.
 
“Vai via?”
“Si,  non ha senso rimanere.”
 
Lui le rivolse un muto assenso comprendendo a pieno ogni significato celato in quelle sue parole.
 
“Riguardati e stammi bene mi raccomando!”
 
Le offrì la mano che lei strinse con affetto.
 
“Certo!”
 
Dopo averlo salutato cominciò a correre verso l’uscita.
 
“Ma come torni a casa?”
 
Lei rise voltandosi a mezzo busto giusto in tempo per vedere uscire in tutta fretta un Logan super incazzato seguito a ruota dai suoi tre vecchi amici, Colosso e un paio di marmocchi che non conosceva.
Logan la stava quasi raggiungendo sbraitando come un selvaggio che l’avrebbe presa a calci se non fosse tornata indietro.
Si fermò dal correre decidendo di fare un po’ di scena, un’uscita in grande stile e sorridendo attese che Logan le arrivasse a pochi passi, aspettò di vedere il suo braccio tendersi verso il proprio per acchiapparla prima di rispondere alla domanda de Hank.
 
“Così!!”
 
Con un agile salto schivò la presa di Logan levandosi in aria ad una decina di metri lasciando tutti spiazzati.
Salutò nuovamente il dottor McCoy che era scoppiato a ridere e finalmente si decise ad allontanarsi.
Non degnò nessun’altro dei presenti di ulteriore attenzione.
Quel posto per lei oramai non significava più nulla.
Un dolce pensiero però lo volle dedicare a Jean, Scott e Xavier e pregò per loro sorvolando il giardino dove c’erano le loro lapidi.
Salutò Tempesta che stava cambiando loro i fiori e proseguì alzandosi un poco per evitare le punte degli alberi del boschetto ad est.
Fu felice di constatare che il cuore batteva regolarmente nel suo petto e non piangeva più, non sanguinava né scricchiolava.
Aveva superato quell’abbandono, era forte adesso.
Era una Hawks ora.
 
Chissà però se i suoi compagni giù alla base l’avrebbero riconosciuta ancora tale.
 
Al limitare del confine della proprietà dell’Istituto atterrò sul ciglio della strada vicino ad una pensilina dei pullman dove fortunatamente ce n’era uno in arrivo.
Attraversò i cespugli sbucando appena in tempo per riuscire a salire sul mezzo.
Essendo a corto di soldi mostrò il suo tesserino da agente al conducente che non fece alcuna obiezione ma ci tenne comunque a precisare che lo avrebbe pagato non appena fosse arrivata alla base.
Non voleva affatto che lui o la vecchietta arcigna che la guardava storto pensassero che era una di quelle che abusavano della divisa.
 
 
…………….
 
 
“L’hai lasciata andare via?”
“Hai visto quello che può fare Logan? Cosa diavolo avrei dovuto fare per trattenerla?”
“Dovevi inventarti qualcosa diamine!”
“Non possiamo tenerla qui contro il suo volere, peggioreremo solamente le cose e tu lo sai…lasciale il tempo di…”
“Ha avuto due anni Hank…non tornerà mai se non facciamo qualcosa…”
“Qualcosa che la spinga a scaraventarci in ascensore?”
“Zitta Jubes, mi ha preso alla sprovvista…”
“Guarda in faccia la realtà e accettala Logan…ci detesta e non ci perdonerà mai.”
“…”
 
Ma lui l’aveva fatta ragionare giusto? Ci aveva parlato, litigato…riso assieme ed era convinto di aver sistemato le cose.
 
“Ho visto come mi ha guardata oggi, se l’altra settimana quando l’abbiamo rivista la sua era fredda indifferenza adesso era odio totale…fidati,la conosco,non ci perdonerà mai.”
 
Non poté fare altro che rimanere a guardare Jubilation Lee e stare in silenzio perché sapeva che la ragazzina aveva più che ragione.
 
 
 
  
  
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