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Autore: Yammi    25/09/2011    5 recensioni
La consapevolezza che lo stava osservando era chiara. Se ne era accorto solo ora, nonostante sospettasse che ciò accadesse già da molto tempo. La vita, in quel futuro tanto atteso, non era come doveva essere. Una moglie così impegnata ad amare il mondo da loro governato che l'amore rimasto per lui, suo marito, si era impoverito sempre di più. Una figlia che gli sembrava sempre più strana ogni giorno. In quei momenti avrebbe fatto sicuramente a meno dello sguardo di Pluto così insistente su di lui, che gli sembrava sbucare in qualsiasi angolo buio in cui guardasse.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Endymion, Serenity, Setsuna/Sidia, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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capitolo due serenity
E' stata dura scrivere questo secondo capitolo, ma finalmente ce l'ho fatta. Questa volta è tutta
farina del mio sacco, anche se Quintessence ha letto la bozza prima che io la postassi e le
è piaciuta molto. Spero piaccia tanto anche a voi. Come potete notare ho anche fatto
un'immagine di apertura per questo capitolo, come per il primo. Ho anche
messo una poesia, che secondo me, si adatta alla situazione di questo
secondo capitolo e allo stato d'animo dei personaggi.
Buona Lettura.
Y
ammi.





E' in queste ore di tenebre
che ti vengo a cercare.
Ovunque comincia la fuga d'amore
tra me e te:
io che entro nel tuo sonno,
e quando tu sogni i demoni,
i demoni della tua morte,
e ti senti lontano da Dio,
io ti resuscito il giorno.
- Alda Merini.

Da quanto tempo ci pensava? Da quanto tempo sapeva? Endymion se lo chiedeva spesso. Quando aveva smesso di amare sua moglie? Quando aveva iniziato a provare qualcosa per un'altra donna?
Forse non c'era una vera risposta. Forse non c'era una vera ragione. Forse la colpa non era di nessuno, dopo tutto.
Eppure, Endymion sentiva che c'era qualcosa di sbagliato, in ciò che stava succedendo. Come poteva guardare ancora sua moglie, Serenity, senza provare alcuna vergogna? Come poteva abbracciare sua figlia senza provare la benchè minima compassione?
Eppure aveva desiderato davvero tutto questo, una volta. Ci aveva creduto, una volta. Cos'era davvero cambiato? Forse, la vera ragione era che non si sentiva abbastanza amato, da nessuno. Pluto sembrava l'unica a capirlo veramente, era forse questo il motivo per cui si trovava così bene con lei. Condividevano quasi le stesse sofferenze. Quelle sofferenze che non avrebbero mai rivelato.
Una domanda, lo lacerava più di tutte. Non amava più davvero sua moglie? Non sapeva dirlo con certezza. La guardava dormire la notte e spesso sembrava tornare quella di sempre, prima del suo risveglio in cui tornava ad amare tutti tranne che lui.
Ma se Serenity avesse scoperto le sue fughe nel cuore della notte?
Se avesse scoperto che il suo cuore non batteva più d'amore?
No. Non l'avrebbe mai scoperto. Endymion avrebbe fatto di tutto, purchè ciò non accadesse. Altrimenti, sarebbe la fine. Di lui, di lei, di tutto.

"Ma perchè non smettere?"

Avrebbe tanto voluto farlo, l'avrebbe desiderato con tutto il cuore. Alla fine aveva ottenuto tutto ciò che poteva desiderare. Una casa, una famiglia, un regno suo, infinite ricchezze. Ma forse è anche questa la condanna dell'uomo: desiderare tutto fino a consumarsi, per poi voler perdere tutto, così da ricominciare con interminabili follie.

"Questo non è smettere..."

La voce di Pluto risuonava lontana, ma ugualmente nitida, come i suoi occhi che lo spiavano continuamente.
Aveva ragione.
Quello non era smettere. Il solo rimuginare su quei pensieri risultava un tradimento, per lui. Ma per fortuna nessuno poteva infrangere la barriera dei suoi pensieri. Sperava fosse così, perchè altrimenti...
Si alzò dal letto su cui era rimasto tutto il giorno a pensare. Ora aveva un po' di mal di testa e la fronte madida di sudore. Si diresse in bagno, che sembrava più un grande salone, a dirla tutta. Si avvicinò al lavandino e infilò la testa sotto il getto d'acqua fredda. Alla fine, certe cose non erano mai realmente cambiate. Usava sempre questo trucco quando, in passato, si chiamava ancora Mamoru Chiba e aveva dei piccoli problemi a cui badare. Non sperava funzionasse, e infatti la situazione non migliorò.

"Devo parlare con Pluto...devo capire..."

Era ormai pomeriggio inoltrato, il sole del tramonto illuminava il grande Crystal Palace proiettando luci color arancio su tutto il regno. Anche Endymion lo amava, quel regno. Doveva ammetterlo.
Spesso passava ore ed ore a fissare Crystal Tokyo dalla torre principale, ad osservare tutte le vite che nascevano, vivevano e morivano in pochi secondi. In fondo, il posto che stava osservando era stato anche casa sua, tanto tempo fa.
Ma chi avrebbe giocato, ora, al Crown Arcade? Chi avrebbe preso un autobus per andare in centro a fare acquisti? Chi avrebbe fissato le stelle di notte? Chi avrebbe sognato ancora un nuovo futuro più roseo?
Quel futuro non era malvagio, era soltanto diverso. Per Endymion non era stato semplice abbandonare la sua vecchia vita. Eppure adesso, che aveva tutto ciò che un uomo potesse desiderare, l'unica cosa che avrebbe veramente voluto era tornare indietro. Tornare a quando sapeva ancora amare l'unica persona che non l'aveva mai abbandonato. Tornare a vivere come una qualsiasi persona che osservava dalla grande torre stagliata sulla cima del suo palazzo.
Voleva fuggire. E l'unico luogo che glielo permetteva era inaccessibile. O almeno, così doveva essere. Nessuno avrebbe dovuto fargli visita, nessuno dovrebbe disturbare la Guardiana del Tempo. Eppure, nel cuore della notte, desiderava sempre di più spalancare quella porta e ritrovare Pluto. L'unica che aveva ancora un legame nitido con il loro passato. Perchè Pluto non avrebbe mai vissuto in quel futuro, non ne sarebbe mai stata contagiata. Era ancora intatta, era ancora un legame con il vecchio se stesso. Endymion, questo, lo sapeva.

Perciò si ritrovava ancora una volta a vagare per i corridoi più remoti del castello, mentre le tenebre della notte avanzavano. Si facevano strada tra le alte finestre come dei demoni che attendevano di inghiottirlo e portarlo via, senza più alcuna possibilità di raggiungere quella porta.
Camminava a passo svelto, ma senza fare il minimo rumore. L'intero castello sembrava trattenere il fiato con lui. Nessuno spiffero, nessuno scricchiolio. Nulla, se non il silenzio.

«Papà?» Una voce soffice lo raggiunse da lontano, o da vicino. Non ne era sicuro. Sapeva solo che quella voce non doveva essere li. Non adesso. Non ora.
«Papà?...Sei qui?» si fermò di colpo. Non poteva sfuggire a quella voce. Ma se solo si fosse sbrigato, se solo si fosse mosso un minuto prima ora non avrebbe dovuto affrontarla.
«Papà! Ti ho trovato!» Small Lady ammirava molto suo padre. Se avesse potuto avrebbe passato intere giornate in sua compagnia. Ma lo studio delle buone maniere, i giochi, le visite nascoste a Sailor Pluto lasciavano poco spazio per suo padre. Anche se avrebbe voluto tanto che lui sapesse quanto sua figlia gli volesse bene.

«Small Lady. Cosa ci fai qui?» Endymion gli accarezzò il capo, mentre sua figlia lo abbracciava. Avrebbe voluto stringerla anche lui, ma in quel momento non se la sentiva. Avrebbe significato tradire anche lei, e questo non lo voleva. La bambina alzò il capo fissando suo padre con i suoi grandi e profondi occhi rossi. Ma appena sotto il suo naso c'era un sorriso candido che avrebbe fatto sentire tutti bene. Tranne Endymion, ovviamente.

«Non ti ho visto tutto il giorno, papà. Avevo paura ti fossi perso! Così io e Luna P siamo venuti a cercarti» il giocattolino di Small Lady levitava poco dietro di lei. Anche da li, più che in qualsiasi altra parte, si potevano avvertire gli occhi vigili di Pluto. Quasi trattenne il fiato. Doveva sbrigarsi.

«Sai che non devi addentrarti da sola nel castello» mormorò suo padre, sforzandosi di sorriderle.
«Ma io non sono sola! C'è Luna P!». mise quasi il broncio. Si offendeva sempre quando qualcuno non prendeva in considerazione Luna P. Dopo tutto era l'unica cosa che gli stava sempre intorno, anche quando non ne aveva proprio bisogno. Grazie a lei non si sentiva mai sola. 
«Hai ragione. Allora tu e Luna P non dovete addentrarvi da sole nel castello. Potreste perdervi» non era propriamente vero. Nessun membro della famiglia reale avrebbe mai potuto perdersi lì. Ma sua figlia non lo sapeva, fortunatamente «torna indietro. Io finisco di controllare una cosa qui, va bene?»
Small Lady non lo capiva. Ma non andrò oltre. Suo padre per quanto dolce era anche molto autoritario. «Però fai presto, papà, altrimenti non troverai niente per cena!» corse via ridendo. Si sarebbe davvero mangiata tutto lei, se suo padre avesse tardato. O meglio, lei e sua madre.
A Endymion  non importava di tardare, l'importante era raggiungere Pluto al più presto.

Così si ritrovava ancora di nuovo alla porta che solo la reale famiglia poteva vedere ed aprire. La porta che conduceva al segreto del tempo e alla sua custode.
«Sapevo che saresti tornato, anche questa volta» mormorò lei tranquilla, reggendo in modo fiero il suo scettro da cui non si separava mai.
«Vorrei capire perchè facciamo questo, Pluto» disse lui, nel tono più pacato che poteva sfoderare in quel momento. Ma la verità era che in presenza di Pluto riusciva ad essere tutto, tranne che un diplomatico.
In risposta, fece un sospiro
«Secondo te perchè?» 
«Non lo so...lo sto chiedendo a te» la fissò truce. Esigeva una risposta e lei l'aveva. Ne era sicuro. Pluto trasse un leggerò sospiro e quegli occhi, che tanto aveva visto fieri e forti, assunsero un velo di malinconia che sembrava ormai perfino il residuo di una malinconia ben più grande e dimenticata «Perchè siamo rimasti soli, Endymion. Siamo entrambi sofferenti e ci aggrappiamo al dolore, perchè è l'unica cosa che ci è rimasta». Fece un passo avanti, decisa, per portarsi più vicina a lui. Endymion non si mosse, non era sicuro delle sue parole. Ma se avesse avuto ragione? Infondo era convinto che lei conoscesse i reali motivi...e se fossero stati realmente questi? 
«Non so se crederti» sospirò l'uomo, voltando il viso dall'altra parte. Sostenere quello sguardo gli era impossibile. Era troppo carico di tristezza e insoddisfazioni da sopportare.

Lei si avvicinò ancora, ormai incurante di ciò che faceva. Perchè tutto ciò che faceva, lei sapeva era per amore. O qualcosa di molto simile, almeno. Portò una mano sul suo viso, per costringerlo a guardarlo.
«Cosa ci trattiene?» chiese, incerta.
«Vorrei saperlo...» non oppose resistenza al suo tocco, nonostante fosse gelido come quello della morte. Si chiese come doveva essere vivere così, in solitudine, con un corpo che non avvertiva mai fatica e stanchezze, con un corpo quasi morto.
Lei non attese più. Aveva atteso per troppo tempo. Non avrebbe voluto recare dolore alla sua regina. Non avrebbe voluto deludere Small Lady. Eppure, nulla la trattenne dal baciarlo, di nuovo, con tutta la passione che provava. Una passione che la faceva sentire finalmente viva, che le faceva sentire finalmente il sangue caldo pulsare nelle vene.
Endymion ormai era convinto che tutto ciò fosse assurdo, continuava da troppo tempo. Non voleva, non voleva più.
....O sì?
«Non sono cose che dovremmo fare...» mormorò, per la prima volta intimidito da quella donna carica di mistero.
«Non dovremmo» gli sussurrò al lato della bocca. Poi portò le sue labbra all'orecchio di lui, in un gesto rapido «Ma possiamo».

Small Lady raggiunse finalmente la sala da pranzo. La tavola era come al solito imbandita di tante cose buone. Quasi non salutò sua madre per lanciarsi su una gustosa ciotola di ramen.
«Small Lady, dov'è papà?» chiese la donna vestita in abiti sontuosi in fondo al tavolo. Stava gustando un boccone di carne da una forchetta d'argento. I suoi lunghi capelli biondi, portati in due odago, ondeggiavano dietro la sedia e lei emanava un profumo di fiori freschi.
«Era nel corridoio dove c'è la porta di Pu, doveva controllare una cosa» disse quelle cose senza nemmeno pensarci, troppo concentrata sul piatto che aveva davanti.
Serenity alzò lo sguardo, preoccupata. "In quel corridoio? Cosa ci faceva li? Non sarà successo qualcosa?" sapeva che se ci fosse stato qualcosa di malvagio in agguato lo avrebbe avvertito, ma sentiva ugualmente un senso di oppressione da quando Small Lady gli aveva detto dove si trovava.
Preferì andare a controllare.
«Mamma, dove vai?» chiese Small lady mentre si puliva la bocca con un bavetto di seta. Sua madre si voltò, sforzandosi anche lei di sorridere come suo marito poco prima «Vado a ripescare tuo padre. Non vorrà perdersi questa cena, ne sono sicura.» disse facendo un occhiolino prima di addentrarsi nei corridoi più bui del Crystal Palace.
Era ormai notte fonda.







   
 
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