Capitolo
5:
Punizione
La mattina dopo Kurt non scese per fare
colazione: era entrato nella fase di mutismo estremo nei confronti di
suo
padre. Dopo una notte trascorsa tra lacrime e rabbia alternate, senza
chiudere
occhio, era finalmente riuscito a rendersi presentabile e a scendere le
scale
per aspettare che Blaine facesse la sua comparsa direttamente fuori il
portone
d’ingresso.
«Kurt» lo chiamò il
padre appena lo
vide. «Devi accompagnare Finn a scuola. E’ troppo
stanco per guidare». A
quell’ordine, perché non era una richiesta, Kurt
rispose con freddezza
calcolata, senza voltarsi ad incontrare il suo sguardo.
«Tra poco Blaine sarà qui e ci
accompagnerà tutti e due».
«Non credo proprio»
ribatté Burt. «E’
passato cinque minuti fa e gli ho detto che vi sareste visti
direttamente a
scuola». Kurt strabuzzò gli occhi, girandosi verso
il padre con estrema
lentezza prima che il suo cervello cominciasse a ragionare e gli
saltasse
addosso dalla rabbia.
«Tu cosa?!» urlò
furioso.
«Non alzare la voce con me, Kurt! Sei in
punizione!». Anche Burt stava cominciando a scaldarsi. Finn
scese in quel
momento le scale più traballante del solito e con
un’espressione che a Kurt
sembrò quella di un cretino, non quella di un ubriaco.
«Possiamo andare» disse, senza
avere
nemmeno la decenza di scusarsi per tutto l’accaduto della
sera prima. In uno
scatto d’ira, Kurt prese le chiavi della macchina grugnendo e
si diresse fuori
senza salutare suo padre. Sentì solo l’eco
smorzato della voce di Carole che
augurava loro buona giornata. Accese il motore e partì come
un razzo alla volta
della scuola, sperando di trovare conforto al più presto tra
le braccia di
Blaine. Sentì il suo cellulare squillare insistentemente
dalla sua borsa sul
sedile posteriore e pregò che fosse il suo ragazzo che
volesse sapere cosa
stava succedendo.
«Fallo smettere, Kurt!»
pregò Finn dal
sedile del passeggero. «Mi scoppia la testa!»
continuò portandosi due dita alle
tempie.
«Peggio per te!»
ribatté il fratello,
senza sforzarsi di abbassare il tono di voce. «Ora, se non ti
dispiace,
potresti allungare una delle tue mani chilometriche e afferrare
quell’aggeggio?!». Come poteva anche solo credere
che Kurt potesse prenderlo
mentre stava guidando?
Finn eseguì mugolando per il dolore alla
testa e lesse il mittente della chiamata.
«E’ Blaine».
«Dammelo!» esclamò
Kurt, strappando il
telefono dalle mani del fratello. «Blaine!» lo
salutò subito.
- Buongiorno, Kurt! – nonostante tutto
Blaine sembrava non aver perso il buon umore.
«In realtà se il buongiorno si
vede dal
mattino, oggi sono rovinato». Blaine rise. Subito Kurt si
sentì più rilassato:
la voce allegra di Blaine era una cura per ogni brutta situazione.
- Come mai tuo padre mi ha detto che
saresti venuto da solo oggi? -
«Sono in punizione»
spiegò Kurt. «Sì,
esattamente come i bambini di tre anni che non mangiano tutte le
verdure».
- Divertente -
«Non credo proprio».
- In cosa consiste questa fantomatica
punizione? -
«Non posso “vederti”
per una settimana».
- Un po’ difficile, non credi? Andiamo
alla stessa scuola -
«Ed è qui che viene il bello:
mio padre
sostiene che per stare con te io trascuri questo morto-vivente che mi
porto
appresso!».
- Dai, magari, era solo arrabbiato... -
tentò di dire Blaine ma, allo sfogo totale di Kurt,
capì che era meglio
limitarsi ad assecondarlo.
«Kurt, vuoi smetterla di blaterare, per
favore!» urlò Finn all’improvviso.
«Dobbiamo anche andare a prendere Rachel e
Dio solo sa quante me ne dirà!».
«Finn, forse non te ne sei reso
conto...». Okay, Kurt era senza alcun dubbio furioso.
«Ma sono in punizione per
colpa tua!» urlò con tutta la forza che aveva in
corpo, rischiando di perdere
il controllo dell’auto.
- Kurt, calmati - sussurrò Blaine a quel
punto, con fare rassicurante.
«Mi scoppia la testa!» si
lamentò Finn.
«Si chiama Karma, caro mio!»
continuò a
urlare Kurt, senza curarsi minimamente delle condizioni del fratello.
- Kurt, dai, smettila. Starà malissimo,
poverino – lo pregò Blaine affinché la
smettesse. Nel frattempo erano giunti
nel vialetto di Rachel che li attendeva impaziente sull’uscio
di casa. Kurt
salutò Blaine dicendogli che si sarebbero visti tra poco
mentre Finn pensò tra
sé e sé “Grazie a Dio!”.
Rachel salì subito, salutando amabilmente e
preoccupandosi delle condizioni del suo ragazzo.
«Finn, come stai? Sembri uno
zombie».
«E’ un complimento rispetto a
come mi
sento davvero».
«Ti avevo detto di non bere
troppo».
«Un secondo» scattò
Kurt all’improvviso,
interrompendoli e realizzando una cosa che non gli andava proprio a
genio.
«Papà non ti ha punito?» chiese
voltandosi verso Finn.
«Sì» rispose quello,
senza guardarlo.
«E allora perché Rachel
è qui?». Rachel
lo fissò interrogativa ma Kurt la ignorò
volutamente.
«Che c’entra Rachel? Non posso
uscire
per una settimana».
«Cosa?!» gridò Kurt
istericamente.
«Lo vedi come fa?!»
esclamò esasperato
Finn guardando Rachel e indicando il ragazzo accanto a lui. Kurt non
riusciva
davvero a credere che Burt non avesse adottato lo stesso metro di
giudizio per
loro due. Odiava il due-pesi-due-misure! Perché Finn poteva
vedere Rachel
quanto voleva e lui non poteva stare con Blaine se non a scuola? Non
era
giusto! Finn poteva starsene a casa con la sua Rachel tra le braccia e
Kurt,
invece, poteva uscire senza Blaine... in pratica: non poteva uscire!
Perché
doveva subire due punizioni in una?! Non lo avrebbe accettato! Aveva
ripreso a
guidare verso la scuola, sempre più desideroso di rifugiarsi
nell’abbraccio di
Blaine ma, quella mattina, arrivò così tardi da
doversi limitare ad un saluto
veloce prima di correre in classe con Finn e Rachel. Fortunatamente suo
fratello non aveva le sue stesse lezioni e lo rivide solo alla terza
ora,
mentre tentava di ignorare il più possibile la sua presenza.
In quel momento
sentiva di odiarlo: era solo colpa sua se non poteva stare con Blaine
come al
solito e se suo padre si era impuntato sul fatto che non passasse
abbastanza
tempo a fargli da balia perché, a quanto pareva, ne aveva
assoluto bisogno ad
ogni ora del giorno. Kurt non vedeva l’ora che arrivasse
l’ora di pranzo, per
poter almeno parlare liberamente con Blaine e sfogarsi con qualcuno che
lo
ascoltasse.
«In punizione, eh Kurt?» chiese
Puck
sedendosi senza essere stato invitato al tavolo dove erano
già seduti lui,
Blaine, Mercedes e Sam.
«Come fai a saperlo?».
«Finn mi ha raccontato tutto. Sono
offeso: organizzate una serata in un locale e non invitate me,
l’unico in grado
di divertirsi». Mercedes lo guardò accigliata,
rivivendo cosa aveva passato
quella mattina per una stupida sbornia.
«E pensare che noi non ci siamo nemmeno
ubriacati!» fece Sam, sorridendo a mo’ di scuse
verso la sua ragazza che gli
lanciò un’occhiata truce.
«Infatti! Posso capire la punizione di
Finn ma io non ho fatto nulla!». Kurt non si dava ancora per
vinto.
«Proprio per questo sei in punizione...
avresti dovuto controllare Finn» intervenne Tina,
accomodandosi con Mike al
tavolo.
«E a te chi lo ha detto?»
domandò Kurt,
iniziando a perdere la pazienza. In quel gruppo non si aveva un minimo
di
privacy.
«Mike». Kurt guardò
il ballerino con
un’occhiata eloquente e lui indicò Sam che
puntò il dito verso Mercedes. Eppure
Kurt era sicuro di non averne parlato alla sua migliore amica prima
dell’ora di
pranzo.
«Me l’ha detto Rachel. Voleva
un
consiglio per qualche film da affittare per vederlo con Finn a casa
tua» spiegò
la ragazza risoluta.
«Perfetto!» sbottò
Kurt. «Così adesso
tutti sanno che sono in punizione!». Blaine gli prese la mano
per calmarlo:
sembrava che quel giorno fosse in piena crisi isterica.
«Che hai fatto, Kurt?» chiese
Santana
accomodandosi con Brittany al seguito.
«I fatti tuoi?». Kurt non ebbe
il tempo
di terminare la frase che Puck disse: «Non ha impedito che
Finn si ubriacasse».
«Come? Vi ubriacate e non ci invitate?!
Mi reputo offesa!» rispose Santana, guardandoli con astio.
Kurt sbatté la testa
sul tavolo, volontariamente, più e più volte fino
a quando Blaine non gli posò
una mano sulla fronte impedendo che ripetesse il gesto.
«C’erano perfino i
canarini!» aggiunse
Puck, come scandalizzato.
«Usignoli, semmai» lo corresse
Blaine.
«Oh, scusami, Anderson, ma le specie
animali non sono il mio forte».
«E qual è il tuo forte,
Puckerman?»
chiese Lauren avvicinandosi.
«Far impazzire le ragazze come te,
piccola». Kurt si portò una mano sulla fronte,
scuotendo la testa per la
battuta squallida alla quale nessuno ebbe la forza di rispondere.
Continuarono
a mangiare, scambiandosi qualche battutina senza senso ogni tanto
mentre si
accomodavano allo stesso tavolo anche Finn, Rachel, Sunshine, Quinn e
Artie.
Solo in quel momento Kurt notò che non si erano mai seduti
tutti insieme a
mensa, nel corso degli anni passati. Si erano sempre considerati una
famiglia ma
non avevano mai condiviso momenti come quelli. Di solito si ritrovavano
nell’aula di canto per le prove e si salutavano nei corridoi,
ognuno di loro
c’era quando qualcuno aveva bisogno d’aiuto o di
conforto, si accettavano e si
rispettavano ma, non si sa perché, durante
l’orario scolastico avevano sempre
di meglio da fare.
Invece adesso erano una vera e propria
famiglia.
Con quel pensiero, Kurt appoggiò la
testa alla spalla di Blaine che gli baciò la fronte,
godendosi la tranquillità
che si era istaurata nel suo gruppo dopo tanto tempo passato insieme.
***
«Non ce la faccio più! Un
altro
pomeriggio passato a fare nulla e impazzisco!» si
lamentò Kurt con Rachel, in
macchina mentre Finn guidava alla volta della scuola.
«Ma perché non esci con
Mercedes?» propose
l’amica.
«Mercedes ha Sam. E io ho Blaine,
dannazione!».
«Oggi è venerdì.
Quando finisce la
punizione?».
«Martedì. Mancano ancora
quattro
lunghissimi giorni» sospirò Kurt.
«Allora perché stasera non
facciamo un
pigiama-party da me? Così ti distrai un po’ e
lasci la tua camera per una
sera». Kurt ci pensò qualche secondo su,
realizzando che non passavano una
serata tutti insieme, lui, Rachel e Mercedes, da una vita praticamente.
«Ti hanno mai detto che sei un
genio?».
«E’ un
sì?».
«Tesoro, non me la perderei per nulla al
mondo».
«Evviva!» gongolò
Rachel, felice. Kurt
non perse tempo a mandare un messaggio a Mercedes con i dettagli sulla
serata.
«Ma stasera non dovevi venire a casa?
Dovevamo vedere quel film...» si ricordò Finn
all’improvviso, rivolgendosi a
Rachel.
«Finn, tuo fratello ha bisogno di
conforto. Non essere così egoista» lo
ammonì subito lei, ammutolendolo.
Sentendo le parole dell’amica, Kurt si girò verso
Finn al posto del guidatore e
gli fece una linguaccia, sorridendo. Il ragazzo non ebbe nemmeno il
tempo di
rispondere che i suoi due passeggeri cominciarono a parlare alla
velocità della
luce dei dettagli della serata, completando le frasi
dell’altro e provocando
una forte emicrania al povero Finn che tra frasi del tipo:
«Dobbiamo assolutamente vedere
“Rent”».
«No, preferisco “Funny
Girl”, c’è
Barbra».
«Non esiste! In quel film canta
praticamente da sola!».
«Ma non puoi paragonare canzoni come
“My
man” a “Seasons of love”!».
... non ci capiva più nulla. Non sapeva
nemmeno se quelli fossero film o musical o semplici canzoni. Si
limitò ad
alzare il volume della radio fino a quando non giunsero nel parcheggio
della
scuola. Arrivati lì uscì velocemente
dall’auto e si fiondò subito su Puck,
vedendolo passare da lì.
«Parliamo di football, macchine, anche
compiti se necessario ma portami via da qui!»
esclamò esasperato guardando
l’amico negli occhi e prendendogli le spalle con forza. Puck,
teatralmente, gli
avvolse le spalle con un braccio e lo portò via dal
parcheggio guardandosi
intorno come a volerlo proteggere. Kurt e Rachel ridacchiarono e,
subito dopo,
incontrarono Mercedes, intenta come loro a precisare qualche dettaglio
sulla
serata. Quando intravidero Blaine avvicinarsi, le ragazze si
dileguarono
sapendo che i due avevano bisogno di un po’ di privacy almeno
a scuola.
«Buongiorno!» esordì
Blaine con un
sorriso a trentadue denti.
«Buongiorno» rispose Kurt,
prendendogli
la mano.
«Di che parlavate?». I due
cominciarono
ad incamminarsi verso i loro armadietti per prendere i libri per la
prima lezione,
mano nella mano come facevano ormai ogni giorno. Si rendevano conto che
dopo
neanche una settimana di scuola i ragazzi che camminavano di fianco a
loro
tendevano già a non farci più caso come se fosse
una cosa normale.
«Stasera vado da Rachel per un pigiama
party!».
«Divertente... almeno tu hai qualcosa da
fare». Blaine mise per un secondo il broncio ma poi
notò qualcosa
nell’armadietto di Kurt che lo fece sorridere.
«Puoi chiamare David o Wes e uscire con
loro... o magari andare a una partita di football con
Sam...». Kurt non si era
reso conto che Blaine non lo stava più ascoltando.
«Cos’è
quello?» lo interruppe
quest’ultimo, indicando l’interno del suo
armadietto. Kurt spostò lo sguardo
sulla foto all’interno della porta del suo armadietto, con la
scritta Courage
incollata sotto e un foglietto con i loro nomi incorniciati da un cuore
appeso
vicino.
«Niente... solo un modo per averti
sempre vicino...». Kurt si strinse nelle spalle.
«Non l’avevi mai notato?».
«No» rispose subito Blaine.
«A quando
risale?».
«Bhè...». Kurt
abbassò lo sguardo
imbarazzato. «A quando ci siamo conosciuti...»
ammise infine. «Ma il foglietto
a San Valentino» si affrettò a precisare. Blaine
rise del suo imbarazzo e gli
prese una mano.
«E’ una cosa
adorabile» sussurrò,
guardandolo negli occhi. «Credo che tu
sia adorabile». Blaine si sporse per dargli un leggero e
casto bacio sulla
guancia quando Kurt sorrise, ricordando quelle parole che lo avevano
così
rassicurato prima di salire sul palco delle scorse Regionali.
«Meno male, credevo che fosse
patologico». Blaine rise e lo condusse verso la classe dopo
che Kurt ebbe
chiuso la porta del suo armadietto. Per tutta la durata delle lezioni
Kurt non
smise di pensare al fatto che per tutto il week-end non avrebbe visto
Blaine e
che gli sarebbe mancato da morire. Gli lanciava sguardi di continuo ai
quali
Blaine rispondeva con un sorriso prima di tornare a prendere appunti.
Non
sapeva se lui avesse pensato allo stesso ma era convinto che Blaine
avrebbe
provato a rassicurarlo dicendogli che si sarebbero sentiti sicuramente
tramite
telefono e messaggi ogni ora. Ma questo non rassicurava Kurt. Voleva
vedere
Blaine, baciarlo senza doversi trattenere e poter stare con lui senza
riserve,
ne aveva bisogno. Lui stesso si sorprese di questo suo pensiero.
Davvero
desiderava così tanto del contatto fisico con Blaine?
Bhè, dall’ultima volta
che si erano spinti oltre, si era fermato spesso a ripensare a quel
momento e,
sinceramente, desiderava che Blaine approfondisse il contatto sempre di
più
ultimamente mentre si baciavano.
Era lecito?
Era normale?
Si tormentò con domande del genere per
tutta la durata della quarta ora e quando fu il momento di andare alla
mensa,
Blaine lo sorprese prendendogli la mano e trascinandolo in disparte dai
loro
amici che si stavano già avviando alla sala comune.
«Hai molta fame?»
sussurrò Blaine.
«No, perché?». Kurt
sembrava confuso.
«Ti dispiacerebbe saltare il
pranzo?».
Kurt si limitò a dissentire, attendendo una qualche
spiegazione dal suo
ragazzo. Blaine lo trascinò via, senza aggiungere altro e lo
condusse in
cortile, sul retro della scuola.
«Dove mi stai portando?»
domandò
finalmente Kurt, sorridendo dell’imprevedibilità
di Blaine.
«E’ solo che non
potrò vederti per tutto
il week-end e non ce la faccio più a starti
lontano...» sussurrò Blaine,
avvicinandosi e posando le sue labbra su quelle di Kurt, in un gesto
tanto
dolce quanto bisognoso. Kurt si limitò a stringergli le
braccia al collo,
desideroso quanto Blaine di quello che stavano condividendo in quel
momento.
Quest’ultimo gi avvolse i fianchi e lo spinse verso il muro
della scuola. E a
quel punto il corpo di Blaine aderì a quello di Kurt e lui
iniziò a pensare che
avrebbe potuto finalmente sperimentare che quello su cui si era
scervellato non
era così sbagliato in fondo. Anzi, accarezzando la lingua di
Blaine con la sua,
tutto sembrava così giusto...
Si staccarono per riprendere fiato e
Kurt, armandosi di coraggio, si sporse verso il collo di Blaine,
cominciando a
baciarlo con dolcezza e dopo poco a leccarlo, sperando di non sembrare
stupido
o, peggio ancora, troppo irriverente. Ma Blaine sembrava apprezzare,
portandogli una mano dietro la nuca e gemendo piano. Kurt
percepì la sua
erezione che cominciava a formarsi contro la sua coscia mentre
continuava a
baciarlo e leccarlo, sorridendo. Perché aveva creduto che
tutto quello fosse in
qualche modo indecoroso o sporco? Era così bello ed
appagante! Blaine spostò
piano la mano dalla nuca alla schiena di Kurt, desiderando di arrivare
più giù.
Si chiedeva se Kurt glielo avrebbe permesso o lo avrebbe respinto. Ma
doveva
tentare perché con le sue labbra che lo tenevano prigioniero
del loro tocco, si
sentiva più sicuro. Abbassò con calma la mano e
sentì le labbra di Kurt
interrompersi per qualche secondo. Pensò subito di spostare
la mano prima che
Kurt decidesse che per quel giorno si erano dati da fare abbastanza, ma
lui lo
baciò prima che potesse farlo. Era un buon segno, no?
Lo attirò a sé, stringendo
quella parte
così intima del corpo di del suo ragazzo e soffermandosi a
pensare su quanto
fosse stupendo il sedere di Kurt. In quel momento anche lui aveva
cominciato ad
eccitarsi e Blaine decise che non si sarebbe fatto scappare
l’occasione di aver
trovato Kurt bendisposto. Doveva fargli capire come potessero essere
stupendi
quei momenti insieme: privi di vergogna o imbarazzo ma solo passionali
seppur
romantici.
«Ti amo, Kurt»
sussurrò all’orecchio del
suo ragazzo Blaine, prima di mordicchiarne il lobo. Sapeva che quella
era una
cosa che faceva andare Kurt in fibrillazione, lo aveva capito
dall’ultima volta
che si erano trovati in una situazione simile. Lo baciò di
nuovo e indirizzò la
sua mano verso la cerniera dei pantaloni di Kurt, facendolo sobbalzare.
Si
aspettava una reazione del genere ma non per questo si
fermò. Doveva far capire
a Kurt che non c’era nulla di male in quelle carezze, seppur
intime.
«Shh» mormorò,
accarezzandogli i capelli
alla base della nuca. «Rilassati». Kurt non lo fece
subito ma quando sentì la
mano di Blaine sui suoi boxer si irrigidì di nuovo,
spaventato all’idea di
concedersi così tanto. Per quanto Blaine tentasse di
tranquillizzarlo con
carezze e baci lungo la gola, non riusciva proprio a calmarsi. La sua
erezione,
però, pulsava dal desiderio di quel contatto e
c’era una parte di lui che non
desiderava altro.
«Kurt...». La sua voce era
rassicurante,
pronta, calma. Kurt non poteva immaginare che il cuore di Blaine
batteva
all’impazzata perché stava toccando un uomo
così intimamente per la prima volta
nella sua vita e aveva una paura tremenda di sbagliare qualcosa... di
risultare
ridicolo... di fargli male...
Kurt sapeva che Blaine stava attendendo
una sorta di incoraggiamento per andare avanti ma nella sua testa
c’erano così
tanti pensieri confusi che non riusciva a fare altro che starsene
lì, immobile.
Blaine lo baciò sull’incavo del collo, spostando
leggermente la mano verso il
fianco di Kurt, attraverso i pantaloni aderenti.
«Va tutto bene, Kurt...»
mormorò con
fare rassicurante. Fu a quel punto che Kurt si disse che non poteva
più essere
quello che si tirava indietro, che aveva paura del contatto, che non
desiderava
il suo ragazzo... perché non era così! Lui
desiderava Blaine! Lo amava da
morire e lo desiderava! Ma, per qualche strana ragione, non riusciva a
sbloccarsi in situazioni del genere.
Durante l’estate era stato tutto
così
facile, così tranquillo... non si erano mai trovati
abbastanza in intimità con
Blaine per poter arrivare a quello. Ma Kurt sapeva che quel momento
sarebbe
arrivato e voleva viverlo, voleva che Blaine lo toccasse, voleva che
approfondisse il contatto. Ciò di cui però aveva
più paura era il semplice
fatto che lui, Kurt Hummel, fosse arrivato a pensare a qualcosa del
genere.
Istintivamente nascose il volto nel
collo di Blaine per non fargli cogliere il suo conflitto interiore e,
con una
richiesta muta, lo invitò ad andare avanti.
Blaine non aveva bisogno di altro: con
lentezza calcolata portò la mano sull’erezione di
Kurt, ancora prigioniera dei
boxer e cominciò a massaggiarla con calma, delicatamente.
Senza nemmeno
rendersene conto, Kurt cominciò a gemere piano
sull’orecchio di Blaine,
facendolo sorridere sommessamente.
Solo quando Blaine sentì una leggera
spinta del bacino di Kurt verso la sua mano, osò pensare di
poter infilare la
mano nei suoi boxer, approfondendo il contatto. Questa volta non
sussultò né si
ritrasse ma sembrò solo rilassarsi. Blaine, piacevolmente
sorpreso, lo baciò,
trionfante. Kurt ricambiò con slancio fino a quando Blaine
non strinse la mano
sulla sua erezione. Spalancò gli occhi, provando una scarica
di piacere lungo
tutto il corpo.
«Oh!» sussurrò,
colto di sorpresa e
Blaine continuò nella sua carezza devastante fino a quando
le gambe di Kurt
cominciarono a tremare. Non riusciva quasi a tenersi in piedi,
lanciando gemiti
sempre più acuti che facevano lentamente impazzire anche
Blaine.
«Blaine... Blah-ine...» gemeva
Kurt, una
mano stretta al braccio di Blaine e l’altra che gli cingeva
un fianco. La sua testa
era appoggiata alla sua spalla e ogni tanto Kurt lasciava un bacio sul
collo di
Blaine, facendosi distrarre per qualche secondo dalla morbidezza della
sua
pelle. Quando Kurt venne, lanciò quasi un urlo di piacere,
non curandosi di
trovarsi in un edificio scolastico o del fatto che qualcuno avrebbe
potuto
sentirlo. Si aggrappò alle spalle di Blaine per sorreggersi
e nascose il viso
tra la sua spalla e le sue braccia. Non realizzò che Blaine
non avesse ancora
trovato il suo piacere se non quando la sua erezione toccò
la sua coscia.
«Blaine...» mormorò
piano,
accarezzandogli il collo con la punta del naso. L’altro
rispose istintivamente
con un bacio, senza aggiungere altro e staccandosi da Kurt che aveva
finalmente
ricominciato a pensare con la testa.
«Andiamo un attimo in bagno e poi
torniamo dagli altri» disse Blaine, staccandosi da Kurt. Lui
lo guardò e poi
annuì, senza aggiungere altro. Ora che aveva realizzato cosa
avevano appena
fatto, non riusciva a credere di non essersi sottratto ad un gesto del
genere.
Ma non se ne pentiva.
Stava forse accettando il fatto che
potesse piacere a qualcuno in quel senso?
Blaine lo prese per mano mentre
nascondeva l’altra in tasca e si ritrovarono di nuovo nei
corridoi del
McKinley, sperando che l’ora di pranzo non fosse ancora
finita. A loro sembrava
fossero passate ore da quando si erano allontanati dai loro amici. Si
infilarono nel primo bagno per uomini che riuscirono a trovare e si
sorpresero
nel trovarlo quasi vuoto. C’era solo qualcuno che si stava
lavando le mani.
Senza nemmeno guardarli, si avviò all’uscita con
le cuffie ancora nelle
orecchie.
«Tu vai in bagno e cerca di ripulirti
alla meglio mentre io mi lavo le mani». Fortunatamente Blaine
riusciva a
gestire la situazione e a parlarne senza imbarazzo mentre Kurt non
tentava
nemmeno di aprire bocca, sapendo che ne sarebbe uscito solo qualche
rantolo
indefinito per l’imbarazzo. Fece come gli era stato detto e
dopo poco uscì di
nuovo e si lavò le mani, asciugandole in fretta e furia.
Blaine non gli tolse gli
occhi di dosso per un secondo, sorridendo del suo ritrovato imbarazzo.
«E ora?» chiese Kurt,
abbassando lo
sguardo e sentendo le guance che gli si imporporavano di rosso. Blaine
non
smise di sorridere nemmeno quando si avvicinò al suo ragazzo
e gli posò un
dolce bacio sulla guancia, sistemandogli un ciuffo di capelli che era
sfuggito
alla lacca.
«E ora torniamo in classe»
disse
semplicemente, allontanandosi e cominciando a correre nel corridoio,
sentendo
la campanella che squillava.
Come avrebbero fatto a concentrarsi
sulla lezione dopo quello che era successo?
Entrambi sapevano che non avrebbero
pensato ad altro per tutto il week-end.
***
“Eccola lì, perfetta come
sempre” pensò
Santana guardando la ragazza bionda di fronte a lei. Brittany non
poteva
vederla perché si stava avviando in classe con Artie,
spingendo la sua sedia e
permettendo che le portasse i libri.
“Come diamine è possibile che,
dopo
tutto quello che è successo, lei non sappia ancora dirmi se
sta con Quattrocchi
oppure no?
Insomma, guardatemi!
Non c’è paragone!
Anche se fossi un ragazzo sarei meglio
di quello lì!
Nemmeno quando ha pomiciato con Kurt è
caduta così in basso! Artie la guarda ancora con quegli
occhi sognanti, e ci
credo! Quando gli ricapita un’occasione come questa? La
ragazza più desiderata
della scuola, con quegli occhi stupendi, un sorriso adorabile e
l’ingenuità di
una bambina...”.
Santana si rese conto di essersi
immobilizzata nel bel mezzo del corridoio, con la testa reclinata
osservando la
sua Brittany salutare con un cenno della mano il ragazzo sulla sedia a
rotelle.
“Comunque” si
ridestò subito.
“Conquisterò Brittany. Questa è la mia
ultima occasione e ce la farò. Anche a
costo di dover rovesciare quella stupida carrozzella!”.
Annuì a sé stessa, ignorando
gli sguardi
curiosi di coloro che la circondavano e si avviò in classe,
contenta di aver
preso una decisione.
Perché quando Santana Lopez decideva
qualcosa,
niente e nessuno avrebbe interferito con i suoi piani.
Continua...
Sulla scena in mensa: vorrei dire a mia discolpa che l'ho scritta circa un mese e mezzo fa e non avevo idea che anche nel primo episodio si sarebbero riuniti tutti in mensa appassionatamente! Chiedo venia!!!
In ogni caso... abbiamo il grande ritorno di Santana Lopez con il suo stile impeccabile! Questo monologo dovrebbe avere la funzione di una patetica imitazione di quello della puntata di San Valentino (chi non lo ricorda deve andare a ricoverarsi immediatamente!) ma so che non è riuscito al 100%...
Voglio ringraziare tutti coloro che mi recensiscono con assiduità e tutti quelli che leggono in silenzio! Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate della mia storia e se può risultare in qualche modo realistica! Grazie ancora!!!
PS: Vista l'improvvisa febbre-da-pubblicità, mi piacerebbe segnalarvi la storia del mio amico, non che beta migliore del mondo, Lusio!
http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=760764 ---> ecco a voi il link della sua ff "Il conte - Fiaba nera". E' una bellissima storia basata sulla vita reale di una contessa del '600 piuttosto particolare. Kurt è ovviamente il conte della situazione e qualcuno si ritroverà ad essere ai suoi servigi, circondato da servi multietnici e con dei caratteri a dir poco strani! E' una delle AU più stupende che io abbia mai avuto il piacere di leggere e, se volete, fateci un salto!
PPS: Se qualcuno di voi fosse di Napoli e particolarmente Warblers-addicted, non potete perdervi il primo FlashMob a loro intitolato! A chi dovesse interessare: http://www.facebook.com/event.php?eid=226370207407324
Vi aspettiamo in tanti!!! =)
Un bacio,
Federica