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Autore: ColferAddict    25/09/2011    8 recensioni
“Due anni fa un volo nel cassonetto, l’anno scorso una granita dritta in faccia...”
E' questo il pensiero di Kurt varcando l'entrata del liceo McKinley per il suo ultimo primo giorno di scuola.
Se quello precedente per lui è stato "un anno niente male", come sarà l’ultimo anno di liceo?
Negli ultimi due anni ha conquistato amicizie importanti, ha trovato la sua anima gemella, ha combattuto il bullismo, ma sarà abbastanza?
Inoltre...
Santana vorrebbe concretizzare quell'amicizia che la lega a Brittany e trasformarla in qualcosa di più...
Dave sta cercando di trovare il coraggio per compiere il grande passo...
Artie desidera riavvicinarsi a Tina, non più sicura del suo amore per Mike...
Sam e Mercedes hanno discussioni che sembrano far capire loro che sono troppo diversi per stare insieme...
Rachel teme la fine dell'anno scolastico sicura che Finn non riuscirà a seguirla a NY...
Puck non ha sentito Lauren per tutta l'estate e si chiede se valga ancora la pena continuare a corteggiarla...
Quinn vorrebbe riavvicinarsi ad una sua vecchia fiamma ma non sa come fare...
Ci saranno nuovi membri nel Glee Club? I ragazzi arriveranno alle Nazionali? Vinceranno l'ambito premio?
Lo scopriremo!
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5: Punizione

 

La mattina dopo Kurt non scese per fare colazione: era entrato nella fase di mutismo estremo nei confronti di suo padre. Dopo una notte trascorsa tra lacrime e rabbia alternate, senza chiudere occhio, era finalmente riuscito a rendersi presentabile e a scendere le scale per aspettare che Blaine facesse la sua comparsa direttamente fuori il portone d’ingresso.

«Kurt» lo chiamò il padre appena lo vide. «Devi accompagnare Finn a scuola. E’ troppo stanco per guidare». A quell’ordine, perché non era una richiesta, Kurt rispose con freddezza calcolata, senza voltarsi ad incontrare il suo sguardo.

«Tra poco Blaine sarà qui e ci accompagnerà tutti e due».

«Non credo proprio» ribatté Burt. «E’ passato cinque minuti fa e gli ho detto che vi sareste visti direttamente a scuola». Kurt strabuzzò gli occhi, girandosi verso il padre con estrema lentezza prima che il suo cervello cominciasse a ragionare e gli saltasse addosso dalla rabbia.

«Tu cosa?!» urlò furioso.

«Non alzare la voce con me, Kurt! Sei in punizione!». Anche Burt stava cominciando a scaldarsi. Finn scese in quel momento le scale più traballante del solito e con un’espressione che a Kurt sembrò quella di un cretino, non quella di un ubriaco.

«Possiamo andare» disse, senza avere nemmeno la decenza di scusarsi per tutto l’accaduto della sera prima. In uno scatto d’ira, Kurt prese le chiavi della macchina grugnendo e si diresse fuori senza salutare suo padre. Sentì solo l’eco smorzato della voce di Carole che augurava loro buona giornata. Accese il motore e partì come un razzo alla volta della scuola, sperando di trovare conforto al più presto tra le braccia di Blaine. Sentì il suo cellulare squillare insistentemente dalla sua borsa sul sedile posteriore e pregò che fosse il suo ragazzo che volesse sapere cosa stava succedendo.

«Fallo smettere, Kurt!» pregò Finn dal sedile del passeggero. «Mi scoppia la testa!» continuò portandosi due dita alle tempie.

«Peggio per te!» ribatté il fratello, senza sforzarsi di abbassare il tono di voce. «Ora, se non ti dispiace, potresti allungare una delle tue mani chilometriche e afferrare quell’aggeggio?!». Come poteva anche solo credere che Kurt potesse prenderlo mentre stava guidando?

Finn eseguì mugolando per il dolore alla testa e lesse il mittente della chiamata.

«E’ Blaine».

«Dammelo!» esclamò Kurt, strappando il telefono dalle mani del fratello. «Blaine!» lo salutò subito.

- Buongiorno, Kurt! – nonostante tutto Blaine sembrava non aver perso il buon umore.

«In realtà se il buongiorno si vede dal mattino, oggi sono rovinato». Blaine rise. Subito Kurt si sentì più rilassato: la voce allegra di Blaine era una cura per ogni brutta situazione.

- Come mai tuo padre mi ha detto che saresti venuto da solo oggi? -

«Sono in punizione» spiegò Kurt. «Sì, esattamente come i bambini di tre anni che non mangiano tutte le verdure».

- Divertente -

«Non credo proprio».

- In cosa consiste questa fantomatica punizione? -

«Non posso “vederti” per una settimana».

- Un po’ difficile, non credi? Andiamo alla stessa scuola -

«Ed è qui che viene il bello: mio padre sostiene che per stare con te io trascuri questo morto-vivente che mi porto appresso!».

- Dai, magari, era solo arrabbiato... - tentò di dire Blaine ma, allo sfogo totale di Kurt, capì che era meglio limitarsi ad assecondarlo.

«Kurt, vuoi smetterla di blaterare, per favore!» urlò Finn all’improvviso. «Dobbiamo anche andare a prendere Rachel e Dio solo sa quante me ne dirà!».

«Finn, forse non te ne sei reso conto...». Okay, Kurt era senza alcun dubbio furioso. «Ma sono in punizione per colpa tua!» urlò con tutta la forza che aveva in corpo, rischiando di perdere il controllo dell’auto.

- Kurt, calmati - sussurrò Blaine a quel punto, con fare rassicurante.

«Mi scoppia la testa!» si lamentò Finn.

«Si chiama Karma, caro mio!» continuò a urlare Kurt, senza curarsi minimamente delle condizioni del fratello.

- Kurt, dai, smettila. Starà malissimo, poverino – lo pregò Blaine affinché la smettesse. Nel frattempo erano giunti nel vialetto di Rachel che li attendeva impaziente sull’uscio di casa. Kurt salutò Blaine dicendogli che si sarebbero visti tra poco mentre Finn pensò tra sé e sé “Grazie a Dio!”. Rachel salì subito, salutando amabilmente e preoccupandosi delle condizioni del suo ragazzo.

«Finn, come stai? Sembri uno zombie».

«E’ un complimento rispetto a come mi sento davvero».

«Ti avevo detto di non bere troppo».

«Un secondo» scattò Kurt all’improvviso, interrompendoli e realizzando una cosa che non gli andava proprio a genio. «Papà non ti ha punito?» chiese voltandosi verso Finn.

«Sì» rispose quello, senza guardarlo.

«E allora perché Rachel è qui?». Rachel lo fissò interrogativa ma Kurt la ignorò volutamente.

«Che c’entra Rachel? Non posso uscire per una settimana».

«Cosa?!» gridò Kurt istericamente.

«Lo vedi come fa?!» esclamò esasperato Finn guardando Rachel e indicando il ragazzo accanto a lui. Kurt non riusciva davvero a credere che Burt non avesse adottato lo stesso metro di giudizio per loro due. Odiava il due-pesi-due-misure! Perché Finn poteva vedere Rachel quanto voleva e lui non poteva stare con Blaine se non a scuola? Non era giusto! Finn poteva starsene a casa con la sua Rachel tra le braccia e Kurt, invece, poteva uscire senza Blaine... in pratica: non poteva uscire! Perché doveva subire due punizioni in una?! Non lo avrebbe accettato! Aveva ripreso a guidare verso la scuola, sempre più desideroso di rifugiarsi nell’abbraccio di Blaine ma, quella mattina, arrivò così tardi da doversi limitare ad un saluto veloce prima di correre in classe con Finn e Rachel. Fortunatamente suo fratello non aveva le sue stesse lezioni e lo rivide solo alla terza ora, mentre tentava di ignorare il più possibile la sua presenza. In quel momento sentiva di odiarlo: era solo colpa sua se non poteva stare con Blaine come al solito e se suo padre si era impuntato sul fatto che non passasse abbastanza tempo a fargli da balia perché, a quanto pareva, ne aveva assoluto bisogno ad ogni ora del giorno. Kurt non vedeva l’ora che arrivasse l’ora di pranzo, per poter almeno parlare liberamente con Blaine e sfogarsi con qualcuno che lo ascoltasse.

«In punizione, eh Kurt?» chiese Puck sedendosi senza essere stato invitato al tavolo dove erano già seduti lui, Blaine, Mercedes e Sam.

«Come fai a saperlo?».

«Finn mi ha raccontato tutto. Sono offeso: organizzate una serata in un locale e non invitate me, l’unico in grado di divertirsi». Mercedes lo guardò accigliata, rivivendo cosa aveva passato quella mattina per una stupida sbornia.

«E pensare che noi non ci siamo nemmeno ubriacati!» fece Sam, sorridendo a mo’ di scuse verso la sua ragazza che gli lanciò un’occhiata truce.

«Infatti! Posso capire la punizione di Finn ma io non ho fatto nulla!». Kurt non si dava ancora per vinto.

«Proprio per questo sei in punizione... avresti dovuto controllare Finn» intervenne Tina, accomodandosi con Mike al tavolo.

«E a te chi lo ha detto?» domandò Kurt, iniziando a perdere la pazienza. In quel gruppo non si aveva un minimo di privacy.

«Mike». Kurt guardò il ballerino con un’occhiata eloquente e lui indicò Sam che puntò il dito verso Mercedes. Eppure Kurt era sicuro di non averne parlato alla sua migliore amica prima dell’ora di pranzo.

«Me l’ha detto Rachel. Voleva un consiglio per qualche film da affittare per vederlo con Finn a casa tua» spiegò la ragazza risoluta.

«Perfetto!» sbottò Kurt. «Così adesso tutti sanno che sono in punizione!». Blaine gli prese la mano per calmarlo: sembrava che quel giorno fosse in piena crisi isterica.

«Che hai fatto, Kurt?» chiese Santana accomodandosi con Brittany al seguito.

«I fatti tuoi?». Kurt non ebbe il tempo di terminare la frase che Puck disse: «Non ha impedito che Finn si ubriacasse».

«Come? Vi ubriacate e non ci invitate?! Mi reputo offesa!» rispose Santana, guardandoli con astio. Kurt sbatté la testa sul tavolo, volontariamente, più e più volte fino a quando Blaine non gli posò una mano sulla fronte impedendo che ripetesse il gesto.

«C’erano perfino i canarini!» aggiunse Puck, come scandalizzato.

«Usignoli, semmai» lo corresse Blaine.

«Oh, scusami, Anderson, ma le specie animali non sono il mio forte».

«E qual è il tuo forte, Puckerman?» chiese Lauren avvicinandosi.

«Far impazzire le ragazze come te, piccola». Kurt si portò una mano sulla fronte, scuotendo la testa per la battuta squallida alla quale nessuno ebbe la forza di rispondere. Continuarono a mangiare, scambiandosi qualche battutina senza senso ogni tanto mentre si accomodavano allo stesso tavolo anche Finn, Rachel, Sunshine, Quinn e Artie. Solo in quel momento Kurt notò che non si erano mai seduti tutti insieme a mensa, nel corso degli anni passati. Si erano sempre considerati una famiglia ma non avevano mai condiviso momenti come quelli. Di solito si ritrovavano nell’aula di canto per le prove e si salutavano nei corridoi, ognuno di loro c’era quando qualcuno aveva bisogno d’aiuto o di conforto, si accettavano e si rispettavano ma, non si sa perché, durante l’orario scolastico avevano sempre di meglio da fare.

Invece adesso erano una vera e propria famiglia.

Con quel pensiero, Kurt appoggiò la testa alla spalla di Blaine che gli baciò la fronte, godendosi la tranquillità che si era istaurata nel suo gruppo dopo tanto tempo passato insieme.

 

***

«Non ce la faccio più! Un altro pomeriggio passato a fare nulla e impazzisco!» si lamentò Kurt con Rachel, in macchina mentre Finn guidava alla volta della scuola.

«Ma perché non esci con Mercedes?» propose l’amica.

«Mercedes ha Sam. E io ho Blaine, dannazione!».

«Oggi è venerdì. Quando finisce la punizione?».

«Martedì. Mancano ancora quattro lunghissimi giorni» sospirò Kurt.

«Allora perché stasera non facciamo un pigiama-party da me? Così ti distrai un po’ e lasci la tua camera per una sera». Kurt ci pensò qualche secondo su, realizzando che non passavano una serata tutti insieme, lui, Rachel e Mercedes, da una vita praticamente.

«Ti hanno mai detto che sei un genio?».

«E’ un sì?».

«Tesoro, non me la perderei per nulla al mondo».

«Evviva!» gongolò Rachel, felice. Kurt non perse tempo a mandare un messaggio a Mercedes con i dettagli sulla serata.

«Ma stasera non dovevi venire a casa? Dovevamo vedere quel film...» si ricordò Finn all’improvviso, rivolgendosi a Rachel.

«Finn, tuo fratello ha bisogno di conforto. Non essere così egoista» lo ammonì subito lei, ammutolendolo. Sentendo le parole dell’amica, Kurt si girò verso Finn al posto del guidatore e gli fece una linguaccia, sorridendo. Il ragazzo non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che i suoi due passeggeri cominciarono a parlare alla velocità della luce dei dettagli della serata, completando le frasi dell’altro e provocando una forte emicrania al povero Finn che tra frasi del tipo:

«Dobbiamo assolutamente vedere “Rent”».

«No, preferisco “Funny Girl”, c’è Barbra».

«Non esiste! In quel film canta praticamente da sola!».

«Ma non puoi paragonare canzoni come “My man” a “Seasons of love”!».

... non ci capiva più nulla. Non sapeva nemmeno se quelli fossero film o musical o semplici canzoni. Si limitò ad alzare il volume della radio fino a quando non giunsero nel parcheggio della scuola. Arrivati lì uscì velocemente dall’auto e si fiondò subito su Puck, vedendolo passare da lì.

«Parliamo di football, macchine, anche compiti se necessario ma portami via da qui!» esclamò esasperato guardando l’amico negli occhi e prendendogli le spalle con forza. Puck, teatralmente, gli avvolse le spalle con un braccio e lo portò via dal parcheggio guardandosi intorno come a volerlo proteggere. Kurt e Rachel ridacchiarono e, subito dopo, incontrarono Mercedes, intenta come loro a precisare qualche dettaglio sulla serata. Quando intravidero Blaine avvicinarsi, le ragazze si dileguarono sapendo che i due avevano bisogno di un po’ di privacy almeno a scuola.

«Buongiorno!» esordì Blaine con un sorriso a trentadue denti.

«Buongiorno» rispose Kurt, prendendogli la mano.

«Di che parlavate?». I due cominciarono ad incamminarsi verso i loro armadietti per prendere i libri per la prima lezione, mano nella mano come facevano ormai ogni giorno. Si rendevano conto che dopo neanche una settimana di scuola i ragazzi che camminavano di fianco a loro tendevano già a non farci più caso come se fosse una cosa normale.

«Stasera vado da Rachel per un pigiama party!».

«Divertente... almeno tu hai qualcosa da fare». Blaine mise per un secondo il broncio ma poi notò qualcosa nell’armadietto di Kurt che lo fece sorridere.

«Puoi chiamare David o Wes e uscire con loro... o magari andare a una partita di football con Sam...». Kurt non si era reso conto che Blaine non lo stava più ascoltando.

«Cos’è quello?» lo interruppe quest’ultimo, indicando l’interno del suo armadietto. Kurt spostò lo sguardo sulla foto all’interno della porta del suo armadietto, con la scritta Courage incollata sotto e un foglietto con i loro nomi incorniciati da un cuore appeso vicino.

«Niente... solo un modo per averti sempre vicino...». Kurt si strinse nelle spalle. «Non l’avevi mai notato?».

«No» rispose subito Blaine. «A quando risale?».

«Bhè...». Kurt abbassò lo sguardo imbarazzato. «A quando ci siamo conosciuti...» ammise infine. «Ma il foglietto a San Valentino» si affrettò a precisare. Blaine rise del suo imbarazzo e gli prese una mano.

«E’ una cosa adorabile» sussurrò, guardandolo negli occhi. «Credo che tu sia adorabile». Blaine si sporse per dargli un leggero e casto bacio sulla guancia quando Kurt sorrise, ricordando quelle parole che lo avevano così rassicurato prima di salire sul palco delle scorse Regionali.

«Meno male, credevo che fosse patologico». Blaine rise e lo condusse verso la classe dopo che Kurt ebbe chiuso la porta del suo armadietto. Per tutta la durata delle lezioni Kurt non smise di pensare al fatto che per tutto il week-end non avrebbe visto Blaine e che gli sarebbe mancato da morire. Gli lanciava sguardi di continuo ai quali Blaine rispondeva con un sorriso prima di tornare a prendere appunti. Non sapeva se lui avesse pensato allo stesso ma era convinto che Blaine avrebbe provato a rassicurarlo dicendogli che si sarebbero sentiti sicuramente tramite telefono e messaggi ogni ora. Ma questo non rassicurava Kurt. Voleva vedere Blaine, baciarlo senza doversi trattenere e poter stare con lui senza riserve, ne aveva bisogno. Lui stesso si sorprese di questo suo pensiero. Davvero desiderava così tanto del contatto fisico con Blaine? Bhè, dall’ultima volta che si erano spinti oltre, si era fermato spesso a ripensare a quel momento e, sinceramente, desiderava che Blaine approfondisse il contatto sempre di più ultimamente mentre si baciavano.

Era lecito?

Era normale?

Si tormentò con domande del genere per tutta la durata della quarta ora e quando fu il momento di andare alla mensa, Blaine lo sorprese prendendogli la mano e trascinandolo in disparte dai loro amici che si stavano già avviando alla sala comune.

«Hai molta fame?» sussurrò Blaine.

«No, perché?». Kurt sembrava confuso.

«Ti dispiacerebbe saltare il pranzo?». Kurt si limitò a dissentire, attendendo una qualche spiegazione dal suo ragazzo. Blaine lo trascinò via, senza aggiungere altro e lo condusse in cortile, sul retro della scuola.

«Dove mi stai portando?» domandò finalmente Kurt, sorridendo dell’imprevedibilità di Blaine.

«E’ solo che non potrò vederti per tutto il week-end e non ce la faccio più a starti lontano...» sussurrò Blaine, avvicinandosi e posando le sue labbra su quelle di Kurt, in un gesto tanto dolce quanto bisognoso. Kurt si limitò a stringergli le braccia al collo, desideroso quanto Blaine di quello che stavano condividendo in quel momento. Quest’ultimo gi avvolse i fianchi e lo spinse verso il muro della scuola. E a quel punto il corpo di Blaine aderì a quello di Kurt e lui iniziò a pensare che avrebbe potuto finalmente sperimentare che quello su cui si era scervellato non era così sbagliato in fondo. Anzi, accarezzando la lingua di Blaine con la sua, tutto sembrava così giusto...

Si staccarono per riprendere fiato e Kurt, armandosi di coraggio, si sporse verso il collo di Blaine, cominciando a baciarlo con dolcezza e dopo poco a leccarlo, sperando di non sembrare stupido o, peggio ancora, troppo irriverente. Ma Blaine sembrava apprezzare, portandogli una mano dietro la nuca e gemendo piano. Kurt percepì la sua erezione che cominciava a formarsi contro la sua coscia mentre continuava a baciarlo e leccarlo, sorridendo. Perché aveva creduto che tutto quello fosse in qualche modo indecoroso o sporco? Era così bello ed appagante! Blaine spostò piano la mano dalla nuca alla schiena di Kurt, desiderando di arrivare più giù. Si chiedeva se Kurt glielo avrebbe permesso o lo avrebbe respinto. Ma doveva tentare perché con le sue labbra che lo tenevano prigioniero del loro tocco, si sentiva più sicuro. Abbassò con calma la mano e sentì le labbra di Kurt interrompersi per qualche secondo. Pensò subito di spostare la mano prima che Kurt decidesse che per quel giorno si erano dati da fare abbastanza, ma lui lo baciò prima che potesse farlo. Era un buon segno, no?

Lo attirò a sé, stringendo quella parte così intima del corpo di del suo ragazzo e soffermandosi a pensare su quanto fosse stupendo il sedere di Kurt. In quel momento anche lui aveva cominciato ad eccitarsi e Blaine decise che non si sarebbe fatto scappare l’occasione di aver trovato Kurt bendisposto. Doveva fargli capire come potessero essere stupendi quei momenti insieme: privi di vergogna o imbarazzo ma solo passionali seppur romantici.

«Ti amo, Kurt» sussurrò all’orecchio del suo ragazzo Blaine, prima di mordicchiarne il lobo. Sapeva che quella era una cosa che faceva andare Kurt in fibrillazione, lo aveva capito dall’ultima volta che si erano trovati in una situazione simile. Lo baciò di nuovo e indirizzò la sua mano verso la cerniera dei pantaloni di Kurt, facendolo sobbalzare. Si aspettava una reazione del genere ma non per questo si fermò. Doveva far capire a Kurt che non c’era nulla di male in quelle carezze, seppur intime.

«Shh» mormorò, accarezzandogli i capelli alla base della nuca. «Rilassati». Kurt non lo fece subito ma quando sentì la mano di Blaine sui suoi boxer si irrigidì di nuovo, spaventato all’idea di concedersi così tanto. Per quanto Blaine tentasse di tranquillizzarlo con carezze e baci lungo la gola, non riusciva proprio a calmarsi. La sua erezione, però, pulsava dal desiderio di quel contatto e c’era una parte di lui che non desiderava altro.

«Kurt...». La sua voce era rassicurante, pronta, calma. Kurt non poteva immaginare che il cuore di Blaine batteva all’impazzata perché stava toccando un uomo così intimamente per la prima volta nella sua vita e aveva una paura tremenda di sbagliare qualcosa... di risultare ridicolo... di fargli male...

Kurt sapeva che Blaine stava attendendo una sorta di incoraggiamento per andare avanti ma nella sua testa c’erano così tanti pensieri confusi che non riusciva a fare altro che starsene lì, immobile. Blaine lo baciò sull’incavo del collo, spostando leggermente la mano verso il fianco di Kurt, attraverso i pantaloni aderenti.

«Va tutto bene, Kurt...» mormorò con fare rassicurante. Fu a quel punto che Kurt si disse che non poteva più essere quello che si tirava indietro, che aveva paura del contatto, che non desiderava il suo ragazzo... perché non era così! Lui desiderava Blaine! Lo amava da morire e lo desiderava! Ma, per qualche strana ragione, non riusciva a sbloccarsi in situazioni del genere.

Durante l’estate era stato tutto così facile, così tranquillo... non si erano mai trovati abbastanza in intimità con Blaine per poter arrivare a quello. Ma Kurt sapeva che quel momento sarebbe arrivato e voleva viverlo, voleva che Blaine lo toccasse, voleva che approfondisse il contatto. Ciò di cui però aveva più paura era il semplice fatto che lui, Kurt Hummel, fosse arrivato a pensare a qualcosa del genere.

Istintivamente nascose il volto nel collo di Blaine per non fargli cogliere il suo conflitto interiore e, con una richiesta muta, lo invitò ad andare avanti.

Blaine non aveva bisogno di altro: con lentezza calcolata portò la mano sull’erezione di Kurt, ancora prigioniera dei boxer e cominciò a massaggiarla con calma, delicatamente. Senza nemmeno rendersene conto, Kurt cominciò a gemere piano sull’orecchio di Blaine, facendolo sorridere sommessamente.

Solo quando Blaine sentì una leggera spinta del bacino di Kurt verso la sua mano, osò pensare di poter infilare la mano nei suoi boxer, approfondendo il contatto. Questa volta non sussultò né si ritrasse ma sembrò solo rilassarsi. Blaine, piacevolmente sorpreso, lo baciò, trionfante. Kurt ricambiò con slancio fino a quando Blaine non strinse la mano sulla sua erezione. Spalancò gli occhi, provando una scarica di piacere lungo tutto il corpo.

«Oh!» sussurrò, colto di sorpresa e Blaine continuò nella sua carezza devastante fino a quando le gambe di Kurt cominciarono a tremare. Non riusciva quasi a tenersi in piedi, lanciando gemiti sempre più acuti che facevano lentamente impazzire anche Blaine.

«Blaine... Blah-ine...» gemeva Kurt, una mano stretta al braccio di Blaine e l’altra che gli cingeva un fianco. La sua testa era appoggiata alla sua spalla e ogni tanto Kurt lasciava un bacio sul collo di Blaine, facendosi distrarre per qualche secondo dalla morbidezza della sua pelle. Quando Kurt venne, lanciò quasi un urlo di piacere, non curandosi di trovarsi in un edificio scolastico o del fatto che qualcuno avrebbe potuto sentirlo. Si aggrappò alle spalle di Blaine per sorreggersi e nascose il viso tra la sua spalla e le sue braccia. Non realizzò che Blaine non avesse ancora trovato il suo piacere se non quando la sua erezione toccò la sua coscia.

«Blaine...» mormorò piano, accarezzandogli il collo con la punta del naso. L’altro rispose istintivamente con un bacio, senza aggiungere altro e staccandosi da Kurt che aveva finalmente ricominciato a pensare con la testa.

«Andiamo un attimo in bagno e poi torniamo dagli altri» disse Blaine, staccandosi da Kurt. Lui lo guardò e poi annuì, senza aggiungere altro. Ora che aveva realizzato cosa avevano appena fatto, non riusciva a credere di non essersi sottratto ad un gesto del genere.

Ma non se ne pentiva.

Stava forse accettando il fatto che potesse piacere a qualcuno in quel senso?

Blaine lo prese per mano mentre nascondeva l’altra in tasca e si ritrovarono di nuovo nei corridoi del McKinley, sperando che l’ora di pranzo non fosse ancora finita. A loro sembrava fossero passate ore da quando si erano allontanati dai loro amici. Si infilarono nel primo bagno per uomini che riuscirono a trovare e si sorpresero nel trovarlo quasi vuoto. C’era solo qualcuno che si stava lavando le mani. Senza nemmeno guardarli, si avviò all’uscita con le cuffie ancora nelle orecchie.

«Tu vai in bagno e cerca di ripulirti alla meglio mentre io mi lavo le mani». Fortunatamente Blaine riusciva a gestire la situazione e a parlarne senza imbarazzo mentre Kurt non tentava nemmeno di aprire bocca, sapendo che ne sarebbe uscito solo qualche rantolo indefinito per l’imbarazzo. Fece come gli era stato detto e dopo poco uscì di nuovo e si lavò le mani, asciugandole in fretta e furia. Blaine non gli tolse gli occhi di dosso per un secondo, sorridendo del suo ritrovato imbarazzo.

«E ora?» chiese Kurt, abbassando lo sguardo e sentendo le guance che gli si imporporavano di rosso. Blaine non smise di sorridere nemmeno quando si avvicinò al suo ragazzo e gli posò un dolce bacio sulla guancia, sistemandogli un ciuffo di capelli che era sfuggito alla lacca.

«E ora torniamo in classe» disse semplicemente, allontanandosi e cominciando a correre nel corridoio, sentendo la campanella che squillava.

Come avrebbero fatto a concentrarsi sulla lezione dopo quello che era successo?

Entrambi sapevano che non avrebbero pensato ad altro per tutto il week-end.

 

***

“Eccola lì, perfetta come sempre” pensò Santana guardando la ragazza bionda di fronte a lei. Brittany non poteva vederla perché si stava avviando in classe con Artie, spingendo la sua sedia e permettendo che le portasse i libri.

“Come diamine è possibile che, dopo tutto quello che è successo, lei non sappia ancora dirmi se sta con Quattrocchi oppure no?

Insomma, guardatemi!

Non c’è paragone!

Anche se fossi un ragazzo sarei meglio di quello lì!

Nemmeno quando ha pomiciato con Kurt è caduta così in basso! Artie la guarda ancora con quegli occhi sognanti, e ci credo! Quando gli ricapita un’occasione come questa? La ragazza più desiderata della scuola, con quegli occhi stupendi, un sorriso adorabile e l’ingenuità di una bambina...”.

Santana si rese conto di essersi immobilizzata nel bel mezzo del corridoio, con la testa reclinata osservando la sua Brittany salutare con un cenno della mano il ragazzo sulla sedia a rotelle.

“Comunque” si ridestò subito. “Conquisterò Brittany. Questa è la mia ultima occasione e ce la farò. Anche a costo di dover rovesciare quella stupida carrozzella!”.

Annuì a sé stessa, ignorando gli sguardi curiosi di coloro che la circondavano e si avviò in classe, contenta di aver preso una decisione.

Perché quando Santana Lopez decideva qualcosa, niente e nessuno avrebbe interferito con i suoi piani.

 

Continua...

 

NDA: Ecco il quinto capitolo!!! Povero Kurt, vero? Ma diciamo che si è preso una sorta di rivincita, non credete? ^^
Sulla scena in mensa: vorrei dire a mia discolpa che l'ho scritta circa un mese e mezzo fa e non avevo idea che anche nel primo episodio si sarebbero riuniti tutti in mensa appassionatamente! Chiedo venia!!!
In ogni caso... abbiamo il grande ritorno di Santana Lopez con il suo stile impeccabile! Questo monologo dovrebbe avere la funzione di una patetica imitazione di quello della puntata di San Valentino (chi non lo ricorda deve andare a ricoverarsi immediatamente!) ma so che non è riuscito al 100%...
Voglio ringraziare tutti coloro che mi recensiscono con assiduità e tutti quelli che leggono in silenzio! Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate della mia storia e se può risultare in qualche modo realistica! Grazie ancora!!!
PS: Vista l'improvvisa febbre-da-pubblicità, mi piacerebbe segnalarvi la storia del mio amico, non che beta migliore del mondo, Lusio!
http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=760764 ---> ecco a voi il link della sua ff "Il conte - Fiaba nera". E' una bellissima storia basata sulla vita reale di una contessa del '600 piuttosto particolare. Kurt è ovviamente il conte della situazione e qualcuno si ritroverà ad essere ai suoi servigi, circondato da servi multietnici e con dei caratteri a dir poco strani! E' una delle AU più stupende che io abbia mai avuto il piacere di leggere e, se volete, fateci un salto!
PPS: Se qualcuno di voi fosse di Napoli e particolarmente Warblers-addicted, non potete perdervi il primo FlashMob a loro intitolato! A chi dovesse interessare: http://www.facebook.com/event.php?eid=226370207407324
Vi aspettiamo in tanti!!! =)
Un bacio,
Federica
   
 
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