Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: Thefoolfan    25/09/2011    5 recensioni
Passati alcuni mesi da quanto successo al funerale di Montgomery, Beckett, torna finalmente a lavorare al distretto. Fin da subito però si trova ad affrontare un nuovo caso. Un serial killer che uccide le sue vittime seguendo un macabro piano. Riuscirà la nostra detective, aiutata da Castle e colleghi, a fermare l'assassino prima che sia troppo tardi?
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

CAPITOLO 21

 

Beckett era in macchina con Castle e Weiss mentre Ryan ed Esposito li seguivano a poca distanza. Si stavano dirigendo verso l'abitazione di Bradley. I suoi due colleghi avevano fatto una piccola ricerca su di lui ed ora lo scrittore la stava leggendo ad alta voce mentre l'agente stava controllando la propria pistola, attento però a puntarla verso il basso.

 

“Nicholas Bradley nato il 23 aprile del 1978. é nato tre giorni prima di te Beckett”. Fece notare ridacchiando ma tornando serio quando vide l'espressione poco felice della donna.

“Orfano di madre, il padre esce di scena quando lui ha 5 anni e di conseguenza viene affidato a uno zio. Sempre stato una persona solitaria, dei colleghi interrogati solo un paio hanno affermato di aver rapporti con lui al di fuori del lavoro, altrimenti non c'è mai stato molto feeling con gli altri. All'età di 18 anni si arruola nell'esercito dove consegue la laurea in ingegneria elettronica e in biochimica. Partecipa alla guerra in Iraq nel 2003, dove ottiene una medaglia al valore dopo esser stato ferito durante un combattimento. Tornato a casa viene congedato con tutti gli onori del caso e si ritrova a lavorare per un azienda sportiva. Non sembra il backround di un assassino”. Commentò perplesso. Da quanto poteva leggere era una persona normalissima, che non sembrava capace di compiere 5 omicidi a sangue freddo. Weiss però era di tutt'altra opinione.

 

“Il fatto che fosse un militare e che abbia combattuto in guerra gli ha giovato. Ha imparato ad uccidere, per questo ora l'ha fatto con cosi tanta perfezione. In fondo era stato addestrato per farlo”. Spiegò la sua opinione senza alzare gli occhi dall'arma che ora gli sembrava pronta e perciò rimise nella sua fodera che aveva legata alla cintura. Castle mugugnò solamente qualcosa e tornò alla sua lettura.

 

“Siamo arrivati”. Li informò all'improvviso Beckett quando raggiunsero la casa dove abitava l'uomo. Tutti e tre scesero e Ryan ed Esposito li raggiunsero con già le loro armi tra le mani.

 

“Bene, sappiamo che abita al terzo piano, appartamento 5B”. Iniziò Weiss illustrando la tattica che voleva seguire per quella situazione, spiegando poi la struttura dell'edificio e di come si sarebbero dovuti muovere.

“Non vi sono scale anti incendio all'esterno dell'edificio ma ci sono due rampe all'interno. Voi due prendere quella ad est, Beckett ed io prenderemo quella ad ovest, ci incontreremo poi al terzo piano”

 

“Ed io?”. Domandò Castle alzando la mano, sentendosi escluso da quella retata. In fondo aveva già partecipato molte volte, perchè quella volta non poteva esserci anche lui.

 

“Non è una gita in campagna Signor Castle. Ha ucciso 5 volte e basta fare il minimo errore per essere il numero 6 perciò lei rimanere qui”. Ordinò Weiss non dandogli modo di replicare mentre guardandosi attorno cominciò a muoversi verso l'entrata dell'edificio.

 

“Beckett”. La chiamò lo scrittore cercando il suo appoggio ma la donna scrollò la testa in segno di negazione.

 

“Ha ragione, è pericoloso Castle. Non voglio che rischi. Porti ancora i segni di quanto successo da Nyman”. Le ricordò lei nella speranza che capisse. Quando lo vide sbuffare ma annuire raggiunse i colleghi e si preparò ad ogni evenienza. Lo scrittore la guardò preoccupato finchè non la vide scomparire dentro l'edificio. Si appoggiò alla macchina ed aspettò. Non era passato nemmeno un minuto che lui già si stava annoiando. Guardò l'orologio infastidito, erano le 19,53. A quell'ora di solito stava cenando con Beckett. Invece ora era li come uno stupido appoggiato alla macchina. Poi sentì qualcosa sfiorargli la nuca, pensando fosse un ape cercò di mandarla via ma le sue dita vennero a contatto con qualcosa di freddo e metallico.

 

“Buonasera scrittore”. Quella voce gli fece gelare il sangue.

 

*******

 

Weiss e Beckett erano giunti al terzo piano e cosi anche Ryan ed Esposito. Nessuno aveva incontrato anima viva per le scale. L'agente fece segno di avvicinarsi alla porta di casa di Bradley e li si fermarono. L'uomo provò a girare la maniglia e questa scattò con un leggero clic. Entrò per primo, rimanendo accucciato, osservandosi attorno, in ogni angolo, come l'esperienza a casa Nyman gli aveva insegnato. Fece cenno agli altri tre di dividersi le stanze ma alla fine non vi era traccia dell'assassino. Si ritrovarono tutti in sala.

 

“Non è ancora rientrato”. Constatò Ryan ritirando la propria pistola mentre Beckett iniziò a studiare l'ambiente. La classica casa di un uomo single. Vestiti gettati a terra, piatti ancora da lavare nel lavandino, lattine di birra su ogni ripiano. Sulla parete della sala osservò i quadri appesi, ognuno di questi rappresentavano gli omicidi che aveva messo in scena Bradley, la detective capì da dove aveva preso spunto per le sue opere. In un altra saletta notò una scrivania piena di recipienti di vetro, al cui interno poteva intravedere delle polverine, e alcune boccette contenenti liquidi trasparenti. Quello che però attirò di più la sua attenzione furono diverse mascherine disposte su un altro tavolinetto. Fece per andare a vedere cosa fossero ma Esposito la chiamò.

 

“Meglio che andiamo. Ci appostiamo nell'edificio qua accanto e aspettiamo che torni”. Beckett acconsentì dando un ultima occhiata a quegli oggetti e poi uscì dall'appartamento insieme agli uomini.

 

“Pensate che fosse a conoscenza del nostro arrivo?”. Domandò agli altri tre Ryan trovando strano il fatto che a quell'ora una persona non fosse a casa. Secondo le informazioni che avevano reperito Bradley staccava da lavoro alle 18,30-19 quindi sarebbe dovuto essere li.

 

“Forse ci ha visti, o forse è stato solo fortunato”. Rispose Weiss scendendo le scale. Beckett era silenziosa, era ancora concentrata su quanto aveva visto all'interno della casa dell'uomo, quando voltandosi verso la finestra che correva parallela alle scale vide Castle in compagnia.

 

“Dannazione”. Fecero in tempo a sentire i tre uomini prima di vederla correre il più velocemente possibile giù dalle scale mentre estraeva la pistola dalla propria fondina. Ryan, incuriosito, andò a vedere cosa avesse provocato quella reazione nella donna e con viso terrorizzato si voltò verso gli altri due.

 

“é con Castle”.

 

*******

 

“E cosi siete riusciti a trovarmi”. Disse l'assassino sempre tenendo la pistola puntata contro lo scrittore.

“Avanti girati pure, so che muori dalla curiosità di vedermi in faccia”. Castle notò con la coda dell'occhio che l'uomo aveva abbassato l'arma perciò facendosi coraggio si girò lentamente, sempre tenendo le mani alzate, volendo far capire che non aveva alcuna intenzione di reagire.

 

“Gli identikit ci sono andati molto vicini”. Commentò non sapendo che altro dire. Doveva parlare, pensare ad altro e non alla pistola che aveva puntata allo stomaco.

 

“Già sono stato molto attento a farmi riconoscere. Avanti scrittore, perchè non me lo chiedi?. Perchè non mi chiedi perchè lo faccio?”. Era un più che palese invito a fargli quel genere di domanda. Castle aveva capito che in fondo quell'uomo era vanitoso, lo si poteva leggere nelle sue lettere. Se voleva far sapere a tutti dei suoi omicidi figuriamoci se non avesse raccontato del perchè li compiva, o del come era arrivato a scegliere quei particolari modi di uccidere.

 

“Perchè lo fai?”. Gli chiese infine, deglutendo a fatica.

 

“Ognuno è nato per un motivo. Io sono nato per questo. É il mio compito, una promessa che ho fatto e devo mantenere”. Gli rivelò Nick.

 

“A chi l'hai promesso?”. Domandò curioso Castle. Allora non agiva da solo? Aveva dei complici?. Chi mai poteva chiedere ad un altra persona di ucciderne 5 in quei modi barbari. Nick non gli rispose ma semplicemente sorrise alzando di nuovo la pistola e appoggiandola ancora alla fronte dello scrittore. Vedendo Castle sudare e tremare nello stesso tempo l'assassino rise trionfante. Che scena, che magnifica scena, pensò fra se e se.

 

“Tranquillo non ho alcuna intenzione di farti fuori. Non è il tuo momento. Non è il tuo destino”. Gli disse riabbassando ancora una volta l'arma e ritirarla dietro la schiena, tenuta celata dalla giaccia.

 

“E qual'è allora?”. Osò ancora lo scrittore abbassando lentamente le braccia, fino a riportarle lungo i fianchi quando l'assassino non accennò a fermarlo.

 

“Devi fermarmi. Fermami, ti prego”. Gli disse Nick guardandolo dritto negli occhi mentre gli prendeva una mano e richiudeva dentro di essa un foglietto. Poi la sua attenzione fu attirata da altro e un attimo dopo corse via, lontano, mischiandosi con la folla. Castle era ancora fermo immobile domandandosi per quale motivo l'assassino gli avesse fatto tale richiesta, ma sopratutto si chiese il perchè di tutta quella sofferenza scritta nei suoi occhi.

 

“Rick”. Si udì chiamare. Fece a mala pena in tempo a girarsi in quella direzione che sentì un corpo scontrarsi con il suo e due braccia avvolgerlo. Solo in quel momento si risvegliò da quello che gli era sembrato un sogno.

 

“Sto bene”. La rassicurò mentre vide i tre uomini correre nelle stessa direzione di dove era andato l'assassino.

 

“Stavo scendendo le scale quando ti ho visto. Ho visto Bradley che ti puntava una pistola alla testa e ho avuto cosi paura”. Disse Beckett facendo passare le mani tra la schiena di lui e il giubbotto anti proiettile, afferrandolo per la camicia. Seppur aveva il cuore che ancora gli batteva all'impazzata lo scrittore ora era più preoccupato per la propria compagna piuttosto che della sua salute. Iniziò a cullarla come una bambina, accarezzandole schiena e capelli, sentendo piano piano il suo abbraccio farsi meno teso.

 

“Come stai Castle?”. Chiese Ryan privo di fiato per la corsa che aveva fatto.

 

“Ora che non ho più una pistola puntata contro sto bene, grazie”. Sorrise nel vedere la preoccupazione dell'amico e per un attimo staccò un braccio da Beckett e lo andò a posare sulla spalla dell'irlandese che subito si rasserenò, intanto li avevano raggiunti anche Esposito e Weiss.

 

“Ci è scappato. C'era troppa gente per strada ed era impossibile capire in che direzione fosse andato”. Li informò Esposito piegandosi sulla schiena, appoggiando le mani sulle ginocchia per riprendere anch'egli fiato.

 

“Tutto bene?”. Domandò Weiss senza lasciar trasparire nessuna emozione ne dal volto ne dal tono di voce. Castle annuì soltanto, passandogli il foglietto che l'assassino gli aveva dato tra le mani.

 

“Dante's inferno, Coney Island. Che vuol dire?”. Chiese allo scrittore dopo aver letto quelle parole.

 

“Ho la brutta sensazione che è li dove troveremo il prossimo cadavere”. Ipotizzò Castle senza accennare a quanto si erano detti lui e l'assassino in quei minuti che erano stati da soli. Vedendo i tre che iniziavano a dirigersi alle macchine lo scrittore allontanò dolcemente la detective da lui, abbassando il capo cosi da poterla vedere negli occhi.

 

“Te la senti?”. Le chiese pieno di preoccupazioni.

 

“Sei tu quello che l'ha vista brutta”. Rispose sorridendo mentre andava ad asciugarsi quella lacrima traditrice che le era scesa lungo la guancia.

 

“Tu però sei quella che è messa peggio dei due”. Evidenziò lui mentre cercava di sistemarle i lunghi capelli dietro le orecchie.

 

“Andiamo. Voglio chiudere al più presto questa storia”

 

*********

 

Arrivarono al parco divertimenti e Castle, conoscendo bene quel luogo per tutte le volte che vi era andato con Alexis, li guidò a quell'attrazione, che però sapeva essere chiusa da anni. Quando furono davanti all'ingresso notarono subito gli assi di legno rotti sparsi per terra e capirono di aver trovato il luogo giusto. Salirono i tre gradini e iniziarono a seguire le rotaie. Ryan ed Esposito spinsero le porte d'ingresso e nemmeno un secondo dopo si sentì un urlo atroce di donna. Subito portarono le mani alle pistole, cosa che fece anche Weiss, ma Beckett e Castle rimasero impassibili.

 

“é la musica di sottofondo della giostra”. Li illuminò Beckett accendendo la torcia e iniziando a muovere i primi passi lungo quella passatoia illuminata solo a tratti. Muovevano passo dopo passo, lentamente, non sapendo se l'assassino avesse rivelato loro qualche sorpresa.

 

“Oh, Oh un pipistrello peloso”. Urlò Castle alzando il dito verso il robot che era spuntato da una botola sul soffitto. Un animale non ben definito, ricoperto da quella che sembrava moquette, illuminato da una lampadina rossa.

 

“Non eccitarti troppo Castle. Non è una visita di piacere”. Gli ricordò Beckett mentre lui si divertita a illuminarsi tutto attorno per vedere le diverse scenografie.

 

“Cerco sempre di trovare il meglio in ogni situazione. L'orango tango”. Urlò ancora, per saltellare vicino alla gabbia illuminata di verde dove un robot vestito da scimmia batteva le zampe sul petto.

 

“Ehi Ryan fammi una foto”. Gli disse passandogli il cellulare quando si sentì tirare per un orecchio dalla donna.

 

“Mele, mele, mele”. Disse con tono supplichevole fin quando lei non lo mollò. Proseguirono ancora per qualche metro non vedendo nulla, attorno a loro era completamente buio e silenzioso. Si sentivano solo gli imprechi di Esposito ogni volta che batteva il piede contro le rotaie. Fecero altri passi quando un altro urlò, questa volta di un uomo, risuonò nell'aria e una nuova scena si accese. Tutti e cinque si fermarono all'istante.

 

“La sesta vittima”. Parlò per tutti Weiss avvicinandosi al cadavere della donna stesa sul lettino davanti a loro.

 

“Tieni”. Disse la detective a Esposito prima di consegnarli la sua torcia e salire vicino al cadavere, Weiss subito la copiò.

 

“I capelli sono bagnati e gli ha scocciato gli occhi”. Disse Beckett inclinando il volto della donna in cerca di ulteriori segni. Un ispezione più accurata sarebbe toccata a Lanie ma se trovava qualcosa anche lei meglio.

 

“Ha rappresentato le tenebre. Il buio del luogo e anche gli occhi chiusi. Se non li apri vedi tutto nero dopotutto”. Affermò Castle spostando il fascio della torcia attorno a sé in cerca di altri indizi, quando notò una serie di impronte parallele alle rotaie. Senza dire nulla a nessuno iniziò a seguirle.

 

“Castle”. Lo chiamò Beckett vedendolo allontanare.

 

“Tranquilla, torno subito”. Disse sparendo dopo un secondo dietro una curva.

 

“Sarà solo quello il motivo per cui le ha scocciato gli occhi? Solo per rappresentare il buio?”. Domandò Beckett a Weiss che si era chinato sulla donna e che all'improvviso tolse due dei pezzi di nastro adesivo cosi da poter mostrare l'occhio della donna.

 

“Non dovevamo aspettare il medico legale per farlo?”. Gli fece notare la detective mettendo le mani sui fianchi, osservandolo lavorare.

 

“Sappiamo già chi è il nostro assassino, non è necessario far tutta questa attenzione. Non ne abbiamo il tempo”. Andò a dire senza degnarla di uno sguardo, concentrato com'era a studiare le iridi della vittima.

 

“Bhè ci sono tutti i presupposti per pensare che sia morta annegata. I capelli bagnati, l'emorragia oculare, i residui di schiuma nelle narici. Ovviamente non è morta qui”. Concluse Weiss scendendo dalla sceneggiatura ed estraendo il cellulare cercando campo per poter avvisare la scientifica e il medico legale di recarsi in quel luogo.

 

“Tutto bene Beckett?”. Le domandò Esposito vedendola soffermarsi più del dovuto vicino alla donna. Quando ne lui ne Ryan sentirono rispondersi l'irlandese continuò.

 

“Non potevamo prevenirlo. Non avevamo abbastanza informazioni. Qui siamo arrivati tardi ma non gli permetteremo di compiere anche il 7° sacrificio”. Beckett allora si voltò verso i due colleghi e sorrise, sussurrando loro un grazie. Cercavano in ogni modo di consolarla, di farle capire che tutto quello non era colpa di nessuno.

 

“Che ne dite se torniamo fuori e diamo un occhiata alla lettera?”. Domandò Castle sbucando fuori da quella curva che poco prima sembrava averlo inghiottito.

 

“Dove sei stato?”. Chiese la donna raggiungendo lui e i due colleghi.

 

“Ho seguito la pista di impronte e sulla porta d'uscita, vicino al meccanismo di accensione della giostra, che da quanto ho potuto vedere è stato modificato perchè partisse nel momento in cui qualcuno avesse aperto le porte d'ingresso dell'attrazione, ho trovato la solita lettera”. Spiegò alzando la mano e illuminandola con la torcia in modo che i tre potessero vedere.

Mentre stavano uscendo Weiss era pronto a rientrare per raggiungerli sulla scena del crimine ma vedendoli si fermò ancora prima di mettere piede sull'attrazione.

 

“Che succede?”Domandò ai quattro. Castle gli mostrò la lettera.

 

Weiss ed Esposito si sedettero sugli scalini del “Dante's inferno”, gli altri due rimasero in piedi di fronte a Castle che si apprestava ad aprire la busta ed estrarre la lettera.

 

La mia pazienza ha raggiunto il suo limite. Basta aspettare, vi ho dato modo di fermarmi e voi non l'avete fatto, non siete stati all'altezza delle aspettative che avevo riposto in voi. Il 6° sacrificio è stato compiuto. Ora non posso più tornare indietro, la mia opera deve essere portata a termine. Alle prime luci del secondo giorno la punizione sarà completa, l'uomo degno capirà quello che deve fare. Io sarò li ad aspettarvi e ad accogliervi a braccia aperte”

 

“Secondo giorno. Il sacrificio avverrà dopo domani”. Constatato Ryan, non volendo pensare nemmeno lui a quell'eventualità.

 

“La casa di Bradley è già sotto sorveglianza. Si si avvicinerà sarà nostro”. Disse Weiss cercando in qualche modo di dar fiducia all'irlandese che però non sembrò sollevato nel sentire quella notizia.

 

“In un modo o nell'altro ha riproposto le piaghe quindi ora c'entrano i bambini. Dove potrebbe attaccare?”. Domandò pensieroso Castle provando a immedesimarsi nell'assassino. Avrebbe fatto di certo qualcosa di spettacolare se il suo intento era quello di essere ricordato.

 

“Chiamerò le forze speciali. Metterò sotto sorveglianza ogni scuola, ogni dormitorio, ogni centro per ragazzi. Non mi importa quanti agenti dovrò impiegare”. Disse Weiss più serio che mai estraendo dalla tasca il cellulare e iniziando a telefonare ai proprio collaboratori.

 

“Che facciano noi Beckett?”. Domandò Esposito alzandosi da terra e avvicinandosi alla donna.

 

“Aspettiamo la scientifica e poi andremo al distretto. Li con più calma penseremo al da farsi, è inutile farsi prendere falla foga del momento senza ragionarci sopra”. Disse osservando Weiss che gesticolava e urlava al proprio interlocutore.

 

Un ora dopo Lanie era già al lavoro sul cadavere mentre la scientifica si occupava di raccogliere impronte, fibre o quant'altro che ritenevano fuori luogo all'interno dell'attrazione. Castle se ne stava stranamente distante, notò Beckett. Non aveva fatto le sue solite battute, non era andato ad aiutare il medico legale ad osservare la vittima e dare le prime sue impossibili deduzioni. Lo scrittore se ne stava in piedi ad osservare gli ospiti del parco divertimenti a fianco.

 

“Ancora i postumi dell'incontro con Bradley?”. Domandò Beckett appoggiandogli una mano sulla spalla per poi mettersi di fianco a lui.

 

“Si e no”. Le rispose distrattamente l'uomo non distogliendo lo sguardo dalle montagne russe che volteggiavano a una velocità frenetica.

 

“Illuminami”. Lo invitò la detective a esprimere a parole il motivo per cui si stava crucciando.

 

“Era Bradley. Mi ha chiesto di fermarlo. Perchè l'ha fatto Kate?”. Le domandò andando finalmente a guardarla, dimenticandosi delle giostre che prima sembravano averlo rapito.

 

“Ci sfida Castle. É una cosa che abbiamo già constatato”. Andò in risposta senza sapere quanto successo in quel frangente tra lo scrittore e l'assassino.

 

“Non era un tono di sfida il suo. Mi stava supplicando di fermarlo”. Accennò a quanto accaduto l'uomo non riuscendo a dare risposta a quelle domande che gli affollavano la mente.

 

“Rick, una persona non uccide 6 persone per poi farsi prendere dai rimorsi. Avrai interpretato male le sue parole”. Esprimette il proprio pensiero la detective non trovandosi d'accordo con il ragionamento fatto dallo scrittore. Castle d'altro canto non si trovava d'accordo con lei. Non era stata li in quel momento, non aveva visto gli occhi di Bradley.

 

“E se fosse stata solo una pedina?”. Ipotizzò infine lo scrittore, dando cosi voce ai suoi dubbi.

 

“Non abbiamo mai avuto motivo di dubitare che ci fosse qualcun altro dietro. Ha sempre lavorato da solo, e poi l'hai detto tu stesso, non ricordi?!. Nelle lettere trovate sul blog, lui si era isolato dai rinnovatori. Era da solo”. Parlò Beckett non pensando minimamente a quell'evenienza. I fatti parlavano chiaro. Bradley aveva agito da solo, non c'era nessun altro, solo lui.

 

“Eppure...ho la sensazione che la faccenda sia più grande di quanto pensiamo”.

 

“Quando cattureremo Bradley sarà lui stesso a dircelo”. Chiuse cosi il discorso la detective allontanandosi dallo scrittore, il quale rimase ancora perplesso. Le parole di Bradley ancora vive nella sua testa. A chi poteva aver promesso un'opera simile.

 

-----------

 

Povero Castle che brutto quarto d'ora che ha passato però, in compenso, ha scoperto qualcosina in più sull'assassino. Che cosa si cela veramente dietro questi omicidi?!. Eh, eh, lo scopriremo nella prossima puntata. Infatti nel prossimo capitolo, nonché penultimo, si avrà lo scontro finale con Bradley. A chi ipotizza un lieto fine mi dispiace ma un pochetto rimarrete delusi.

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: Thefoolfan