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Autore: Pink_lemon    25/09/2011    5 recensioni
Un forte trauma colpisce Bella durante la sua vita a Phoenix. Per aiutarla, Renee la manda a vivere con suo padre a Forks. Riuscirà Bella a ritrovare la serenità e a tornare a parlare?
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
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MMM vorrei trovare un modo originale per salutarvi ...... mmm bho la mia fantasia è morta !! e quel poco che rimane cercherò di usarla per la storia , perciò mmm ciao a tutte !
Volevo ringraziarvi per i commenti ricevuti ! e volevo dirvi di essere molto contenta del fatto di aver incuriosito alcune di voi !! spero che questo capitolo non sia da meno .... anche perché a volte  non so nemmeno io dove voler andare a parare... perciò spero vi piaccia ... e spero di ricevere altri  commenti cosi da sapere se sto proseguendo bene e da non perdermi per strada...detto ciò vi auguro una buona lettura !
mmm dove eravamo rimaste???  a si mm a due occhi color miele !
ps: il capitolo sarà un po' corto perche non volevo introdurre troppi personaggi tutti assieme cosi ho preferito spezzare...
 
 
 

 Capitolo 2: OCCHI

- Isabella  Swan ?-  mi chiese con la voce più melodica di un violino.
A quelle parole mi svegliai  dall' incantesimo ipnotico dei suoi occhi, cosi potei osservare meglio il medico di fronte a me, e capii che  gli occhi non erano l'unica cosa ipnotica in lui... notai che mi stava osservando, e capii di non aver risposto alla sua domanda, cosi abbassai la testa, per nascondere le mie guancie che si erano arrossite a tradimento, e feci un debole cenno di assenso.
L'uomo rispose con un sorriso, il sorriso più dolce che avessi mai visto uscire delle labbra di un uomo, (lo so che le mie esperienze non fanno testo ,però sono convinta di non essere stata l'unica a pensarlo su di lui); dopo un breve attimo di esitazione mi invitò ad entrare.
Stetti  seduta  di fronte a lui circa 5 minuti senza che nessuno dei due parlasse, un silenzio imbarazzante come nostro unico ospite.
Mi fissava come io fissavo lui entrambi incuriositi dalla persona che ci trovavamo d'avanti ma le ragioni erano diverse, io mi chiedevo cosa ci fosse di tanto particolare nei suoi occhi , lui qualcosa del tipo "cosa ci fa questa pazza nel mio studio"...
Ma subito mi accorsi di sbagliarmi, nel suo sguardo non leggevo giudizi e nemmeno la pietà e la compassione che tanto mi erano familiari, anzi leggevo un sincero e spassionato senso d'interesse verso il mio caso. Mi sembrava che potesse capire  quello che pensavo , ma tutto ciò non fece altro che aumentare il mio disagio e il mio imbarazzo.
Fu lui a rompere il silenzio e, a strapparmi alla catena dei miei pensieri.
-Tuo padre mi ha detto che non parli...-  "o grazie davvero tanto Charlie!"
- Ma dalla tua cartella clinica non risulta niente... si ci sono degli scompensi nelle tue analisi e noto un leggero sottopeso, ma nulla di questo può aver a che fare con la perdita della parola...-
Sicuramente mi avrebbe  sottoposto a tutta la trafila di visite e analisi , e la cosa peggiore e che non avendolo previsto non mi ero preparata a dovere.
-A me sembra inuti...- stava continuando prima di venire interrotto dal bussare alla porta.
-Avanti - disse  guardando l'orologio come se si fosse scordato un appuntamento.
Sentendo la porta aprirsi mi girai di scatto incuriosita, e di nuovo vidi solo due occhi, bellissimi e ipnotici,come e più (se possibile) di quelli del mio medico.
i due si scambiarono poche parole , che io non capii perché occupata  a decifrare lo sguardo del nuovo arrivato che, in meno di un secondo, era passato da cortese a stupito, poi ad adirato ed infine credo schifato.
E  si quello era proprio uno sguardo schifato, cazzo! Me la presi : sono consapevole di non essere una gran bellezza, ma essere giudicata addirittura repellente ! Al primo sguardo per giunta!
Prima che uscisse (o dovrei dire scappasse!) non riuscii a vederlo bene, cioè mi ero fatta un idea dei sui tratti somatici , ma non ero riuscita a mettere ben  a fuoco  la sua immagine.
Il mio medico lo seguì a ruota mormorando verso di me uno - scusa-  molto affrettato.
Rimasta sola nella stanza mi trovai a pensare che su quella cartella c'erano scritte tutte le cose necessarie da sapere su di me... mentre io non sapevo nulla della persona che mi era di fronte fino ad un attimo prima. Cosi iniziai ad osservare la grande  stanza ospedaliera, e sulla sua scrivania notai una foto sua e di quella che immaginavo essere sua moglie. Erano entrambi molto belli , troppo belli per essere reali, sembravano usciti da un quadro di fine seicento.
Indagando ancora con lo sguardo per la stanza trovai il suo certificato di laurea dove finalmente lessi il suo nome: Carlisle Cullen
Almeno ora sapevo come si chiamava la persona di fronte a me che stava per sparare sentenze sulla mia salute.
Passò davvero poco prima che sentissi la porta aprirsi di nuovo , vederlo rientrare e sedersi a suo posto.
Mentre il dottor  Carlisle continuava a parlare di cose che già sapevo sulla mia cartella clinica , io pensai al disprezzo che quegli occhi mi avevano rivolto, ricordandomi un altra persona che per tutta la mia vita mi aveva guardato con tale odio e con tutto quel disprezzo...
Facendomi pensare di essere un essere inutile senza bisogno di esistere, a volte mi ritrovavo a desiderare di scomparire pur di non dover mai più vedere quello sguardo, e ora che mi ero quasi convinta di essermelo lasciato alle spalle, il primo sconosciuto che incontravo credeva di potermi guardare in quel modo senza nemmeno conoscermi.
Ma qualcosa  tra le parole di Carlisle mi stupì  tanto da riportarmi all'attenzione.
-Io credo che sia tu non voler parlare - disse ciò e le mie guancie assunsero una tonalità di rosso cosi accesa che un pittore  avrebbe potuto definirla nuova, appena inventata.
-Comunque...- continuò, visto il mio silenzio - Questa è solo una mia teoria , e visto che sei qui per delle visite è un tuo diritto farle - fece una pausa prima di dire, più a se stesso che  a me  - Ma non credo  che verrà fuori nulla ... -
Detto questo mi fece cenno di seguirlo e, insieme, ci allontanammo dalla stanza.
 
 
  
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