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Autore: erislytherin    25/09/2011    3 recensioni
Si svegliò. Non sapeva come, né perché, ma le faceva male tutto. Non riusciva a vedere niente, era buio pesto in quel maledetto posto dove si trovava. Non sapeva dove si trovasse, non sapeva che anno fosse, che nome avesse. Ma era l'ultimo dei suoi pensieri. Non si ricordava niente, soprattutto non si ricordava chi l'avesse portata lì. Che poi, dov'era “lì”?
Ma aveva ancora un lampo di luce verde negli occhi.


Christe Potter è una delle streghe più brillanti e potenti della sua generazione. Sì, decisamente più di suo fratello Harry e al pari di Bill Malfoy, sorella di Draco e sua nemesi. Tutto cambia però, quando Christe viene rapita dai Malfoy a seguito di una battaglia. Riusciranno i Deatheater a convincere Christe, già smistata tra gli Slytherin tre anni prima, a far parte del loro esercito per sconfiggere Harry e far risorgere il Signore Oscuro?
Genere: Angst, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Si svegliò di soprassalto. Non sapeva come, né perché, ma le faceva male tutto, ogni singola parte del corpo. Non riusciva a vedere niente, era buio pesto in quel maledetto posto dove si trovava. Non sapeva dove si trovasse, non sapeva che anno fosse, che nome avesse. Non si ricordava niente, soprattutto non si ricordava chi l'avesse portata lì. Che poi, dov'era “lì”? Cercava di sforzarsi, ma le faceva solo male la testa.

Ma aveva ancora un lampo di luce verde negli occhi.

Cercò di alzarsi in piedi, nonostante il dolore, tastando con le mani il pavimento. Era freddo e umidiccio, probabilmente erano semplici piastrelle. Notò che, invece, le pareti erano formate da mattoni, sembravano vecchi, semi rotti, consumati e mal ridotti.

Improvvisamente, una leggera brezza le mosse i capelli, facendoli scivolare sulla schiena nuda. Prese consapevolezza del fatto che indossava solo un misero vestito che le riusciva a coprire a malapena il seno, arrivando fino a metà coscia. Girò la testa verso il venticello e, sempre tenendosi a quei mattoni sbriciolati, cominciò a camminare. Appena fatti due piccoli passi, però, con il piede destro toccò l'altra parete della stanza.

Si sentiva rinchiusa, soffocata, in un ambiente così piccolo.

Senza aria.
Senza luce.
Senza rumori.
Silenzio.

Solo tanto silenzio, ma molti pensieri che volavano nella sua testa, che pulsava sempre di più. Poggiò le mani in avanti e toccò qualcosa, se possibile, più freddo del pavimento stesso. Inferriate. Chiuse gli occhi, li riaprì, li richiuse. Il risultato era lo stesso. Nero. L'unico colore—non colore che riusciva a percepire in quel momento.

Un'altra leggera soffiata di vento la colpì. Si aggrappò alle inferriate con tutte e due le mani, con un improvviso bisogno di aria. Sentiva la pelle sudaticcia e appiccicosa, ma non riusciva nemmeno a ricordarsi che periodo dell'anno fosse. Perché non si ricordava nulla? Inspirò a fondo quella dolce aria fresca, che le bruciò i polmoni. Sentì nuovamente dolore dappertutto, soprattutto al braccio sinistro. Le pizzicava e le bruciava allo stesso tempo. Ma non le importò, sentiva che quell'aria era tutto ciò di cui aveva più bisogno. Voleva parlare, dire qualcosa, sentire la sua voce. Aprì la bocca, ma non le uscì niente. Era come se non ci riuscisse. Stava per sedersi di nuovo sul pavimento, scivolando con la schiena sulla parete, quando vide un piccolo puntino bianco nell'angolo in basso di quella che voleva essere una finestra. Una finestra da carcerati, pensò. Sono in prigione?

Di nuovo, si affacciò, per vedere chi fosse, ma vide solo un puntino di luce che sembrava molto molto lontano. Magari lo era veramente. Non sentiva niente, non un rumore, non una voce, né dei passi. Silenzio.

Il puntino si fermò e per un momento pensò che fosse rivolto verso di Lei. Rimase immobile, incapace anche di reagire o cercare aiuto. Poi, d'improvviso, così come era sbucato, corse in avanti fino a sparire.

Si appoggiò e si accucciò nell'angolo della stanza più vicino alla finestra.

Mise le mani fra i capelli e si accorse che erano lunghi, crespi, evidentemente sporchi e sudati. Appoggiò la fronte sulle ginocchia nude, cercò di coprirsi con quello straccio che aveva indosso, ora leggermente bagnato per le lacrime che le stavano scendendo, e si addormentò, i pensieri inghiottiti dal buio.

   
 
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