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Autore: erislytherin    27/09/2011    5 recensioni
Si svegliò. Non sapeva come, né perché, ma le faceva male tutto. Non riusciva a vedere niente, era buio pesto in quel maledetto posto dove si trovava. Non sapeva dove si trovasse, non sapeva che anno fosse, che nome avesse. Ma era l'ultimo dei suoi pensieri. Non si ricordava niente, soprattutto non si ricordava chi l'avesse portata lì. Che poi, dov'era “lì”?
Ma aveva ancora un lampo di luce verde negli occhi.


Christe Potter è una delle streghe più brillanti e potenti della sua generazione. Sì, decisamente più di suo fratello Harry e al pari di Bill Malfoy, sorella di Draco e sua nemesi. Tutto cambia però, quando Christe viene rapita dai Malfoy a seguito di una battaglia. Riusciranno i Deatheater a convincere Christe, già smistata tra gli Slytherin tre anni prima, a far parte del loro esercito per sconfiggere Harry e far risorgere il Signore Oscuro?
Genere: Angst, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Che cosa hai intenzione di fare, ora? — esclamò, arrabbiata, una donna dalla voce stridula, alta, che tagliò il silenzio creatosi poco prima.
— Oh, stai zitta. E' solo colpa tua! — replicò una voce maschile, bassa; l'esatto contrario dell'esclamazione precedente.
— E' colpa mia se il Lato Oscuro è caduto, di nuovo?! Ospiti una sporca e sudicia Auror in casa e tu osi ancora rivolgere la parola a me? —
— Sai benissimo perché è qui! Ha permesso al Signore Oscuro di vivere! L'Avada Kedavra non ha funzionato neanche su suo fratello, e se non fosse stato per Lei, il Nostro Signore sarebbe morto, ora! —
— Oh, ti prego, risparmiati. Questa è storia vecchia. — sbuffò la voce stridula.
— Calmatevi! E' inutile litigare tra di noi. Non si risolve niente. — una voce più materna interruppe quell'incessante incalzare di esclamazioni.

Sbuffi e sospiri si levarono nell'aria da parte di tutti i presenti. In tutto, erano in cinque. Un uomo abbastanza alto, dai lunghi capelli biondo—cenere, avvolti in una coda bassa. Era il proprietario della grande casa in cui si trovavano, nonché il secondo a parlare. Al suo fianco, una donna, dai capelli castano-grigi, ma con alcune mèche bionde, tirati indietro con una mezza coda; espressione triste, ma severa e austera. Davanti all'uomo, un'altra donna. Esattamente l'opposto. Capelli neri e ricci, più verso il crespo, tutti arruffati sopra la testa. Eccentrica ed esagerata, la donna dalla voce stridula. Continuava a muoversi, a camminare, a gesticolare e a ridere, in modo cattivo. Una perfetta pazza!

In disparte, due ragazzi, al massimo 15 anni, ascoltavano, senza guardare gli adulti. Un ragazzo biondo cenere come il padre e una ragazza dai capelli castani, molto chiari, le scivolavano lungo le spalle, lisci. Non parlavano tra di loro, non ce n'era bisogno. I loro sguardi dicevano già tutto. Lui guardava in basso, fissandosi le scarpe marroni. Continuava ad avere sempre più paura di ciò che stava succedendo in quel periodo. Le “assemblee” notturne lo tenevano sveglio più del dovuto. Era coinvolto più del dovuto. Lei guardava a destra. Sembrava fissare il ragazzo, ma in realtà guardava oltre la finestra. Oltre al mondo che c'era là fuori. Era annoiata, sì: annoiata di tutti quei discorsi sulla Mezzosangue Auror insolente. Chi era lei per pretendere di inserirsi in tutti i discorsi della sua famiglia? Già la odiava senza nemmeno conoscerla.

Avevano tutti un mantello nero avvolto sulle spalle e un segno particolare sul braccio sinistro che esternamente non si sarebbe potuto vedere.

Era calato uno strano e cupo silenzio in quella sala sfarzosa. Al centro di essa, gli adulti, sopra ad un tappeto che occupava quasi tutto il pavimento, si guardavano insistentemente. Al di sopra delle loro teste, un lampadario esagerato per quella camera, che, in fondo, non era né una sala, né una camera da letto in sé: era solo un piccolo atrio, riservato alle discussioni veloci, che in quel periodo erano il loro pane quotidiano.

C'era un enorme armadio antico, di legno scuro, di fronte alla finestra che la ragazza guardava. Di fianco ad essa, una scala andava verso il basso, sempre di legno scuro. A spezzare quel silenzio, il suono di alcuni passi provenienti proprio dalla scala giunsero alle orecchie dei presenti. Passi leggeri e veloci e, in un attimo, una figura nera comparve nella stanza.

La luce molto intensa illuminava quel viso, rendendolo più pallido di quanto già non lo fosse. Era molto in contrasto con i capelli corvini che gli ricadevano morbidi, arrivando non più in basso delle spalle, e con il solito mantello.

— Mi volete spiegare che cosa è successo ieri notte? —
Parlò lento, scandendo bene ogni singola parola, con voce bassa e nasale ed una specie di cantilena, con la quale parlava di solito.
— Mi prendi in giro, Lucius? Contraddire il volere del Signore Oscuro? Doveva essere uccisa! — esclamò, rivolgendosi all'uomo dai capelli biondi. Lucius, era il suo nome.
— Abbiamo appena finito una battaglia, e hanno clamorosamente vinto loro. Non pensi che un'Auror in casa possa esserci d'ostacolo? Non accetterà mai di diventare una spia! — ribadì la nuova figura dai capelli neri, in tono leggermente arrabbiato, senza però scomporsi più di tanto.

Lucius abbassò la testa, sentendosi in colpa. Aveva rapito la ragazza, l'altra notte, alla fine della battaglia. Le aveva tolto la memoria e l'aveva rinchiusa in una delle stanze di quella stessa grande casa. Riteneva che Lei avesse qualcosa di speciale: aveva salvato la vita al Signore Oscuro molto tempo fa, 13 anni fa. Ma Lui non si era neanche degnato di ricompensarla.

Lei era cresciuta, da quel giorno. Aveva fatto delle scelte che l'avevano portata esattamente a dove si trovava la scorsa notte: a combattere contro quelle stesse persone che poi l'avrebbero rapita. Aveva scelto di stare dalla parte del Bene. Ma rimaneva comunque l'unica Auror che il Cappello Parlante aveva mandato tra gli Slytherin, ad Hogwarts, anche se con indugio.

— Questa discussione non ci porterà a nessuna conclusione, Severus. Ma non hai visto cos'è in grado di fare? Che bacchetta usa? A quali incantesimi riesce a sfuggire?

Severus Piton aprì la bocca per interromperlo, ma si bloccò appena pronunciò l'ultima domanda. Sì, ne era stato colpito anche lui, e non poco. Lucius ne approfittò: avanzò lentamente nella stanza, verso il viso pallido.

— Pensaci: una ragazza, dalla loro parte, ma Slytherin, che riesce a proteggersi dall'Avada Kedavra come se fosse un semplice Expelliarmus. Che grande arma potrebbe essere, per noi. —

 


Si risvegliò per l'ennesima volta. Incubi su incubi la tormentavano. Incubi sul non—ricordo. Non ricordava nulla, nemmeno il suo nome. Aveva ancora gli occhi chiusi, non voleva aprirli. Non voleva rivedere di nuovo il buio. Voleva svegliarsi e sapere che il sole era sorto di nuovo. Li socchiuse, e riuscì a scorgere il pavimento.

La stanza era esattamente come se l'era immaginata. Piccola, in mattoni, la piccola finestra con l'inferriata. La parete di fronte alla finestra era occupata da una porta molto grande, in legno vecchio molto scuro, con una grande serratura.

Si alzò velocemente, incurante dell'incessante dolore al braccio sinistro che continuava ad avere, e, facendo una sola e non molto grande falcata, raggiunse la porta. Era chiusa, ovviamente. Si stupì di se stessa per aver provato addirittura ad aprirla.

Si sedette per terra. Doveva fare qualcosa. Aveva sete. Aveva fame. Le sanguinava il braccio ed era ferita un po' dappertutto. E sentiva che il posto dove si trovava era pericoloso. Improvvisamente, le balenò una parola nella mente: Alohomora. Che cosa voleva dire? Questo non se lo ricordava. Se possibile, c'era ancora più silenzio di quella notte. Infatti sussultò quando il suo stomaco brontolò. Aveva fame, aveva sete. Tutto ad un tratto sentì delle voci. Una maschile e una femminile.

— Bill, fermati! Hai sentito papà, deve essere lasciata lì. — Uno sbuffo.

— Draco, non ho intenzione di liberarla! Andrebbe a spifferare tutto al suo caro presidino di Hogwarts. —

...Hogwarts? Era un nome familiare per Lei. Lo aveva già sentito, ma non riusciva a ricordare esattamente in quale circostanza.

— Voglio solo divertirmi un po', fratellino... Non capita spesso di avere una di loro in Casa. —

Era una voce sadica quella che proveniva da Bill Malfoy, la primogenita. Bill aveva già visto più volte la prigioniera: ovvio, chi non l'aveva vista? Insomma, era una contraddizione unica. Era la più grande arma e nemica dei “buoni”, al tempo stesso. Era per tutti una grande scoperta, una strega brillante, piena di talento. Ma il fatto che il Cappello Parlante l'avesse smistata tra gli Slytherin, aveva portato tutti a pensare che ci fosse qualcosa di malvagio in Lei. Non esitavano, però, a sfruttarla quando c'era da combattere contro i “malvagi”. Tutto ciò, Bill lo sapeva dai discorsi che sentiva in casa sua. Non le aveva parlato di certo! Faceva pur sempre parte della famiglia che aveva fatto cadere il Signore Oscuro. Anzi, era stata lei stessa, quando quattro anni fa Voldemort aveva tentato di nuovo di uccidere il ragazzo, il famoso Harry Potter, e quell’insolente si mise in mezzo, aiutando il fratello chissà come e sconfiggendo l’Oscuro Signore una volta per tutte.

Bill era una perfetta Deatheater: sadica al punto giusto, non curante del pericolo o del male che poteva arrecare agli altri, pensava a se stessa prima di tutto e alla sua sopravvivenza, scaltra, veloce e rapida. Sapeva nascondersi o scappare a seconda dell'occasione e si comportava sempre com'era più consono fare. Ed era proprio per questo che il Signore Oscuro aveva deciso di farla diventare una parte importante dei suoi seguaci, anche se aveva solamente 15 anni.

Di suo fratello, Draco Malfoy, non si poteva dire lo stesso: era cresciuto con la vigliaccheria nelle vene. Era diventato un Deatheater solo per non essere escluso da tutta la sua famiglia. Faceva il gradasso, si comportava come se fosse il migliore e come se andasse sempre tutto alla perfezione, ma in realtà i problemi del Lato Oscuro lo opprimevano sempre di più. Aveva paura, soprattutto della morte. L'esatto contrario della sorella maggiore Bill.

La prigioniera continuava a sentirli parlare. Sentiva le loro voci sempre più vicine. Sapeva che stavano parlando di lei, e alcune parole le vagavano pesanti nella mente: Hogwarts, Silente, Auror, Deatheaters. Harry Potter.

Improvvisamente le voci, ora troppo vicine, si erano zittite. Sentiva degli affanni al di là della porta. Stavano per entrare, ovviamente.

Alohomora. —

Si stupì e trasalì quando sentì quella parola. Quella parola che aveva solo pensato poco prima. Vide una leggera luce giallo—arancio nel buco della serratura e sentì quest'ultima aprirsi. Con un rumore fastidioso, la porta si spalancò, mostrando ai suoi occhi due volti molto familiari. Bill e Draco Malfoy! Hogwarts! Slytherin! Hogwarts, la sua scuola. Un Cappello Parlante l'aveva messa fra gli Slytherin. Tutti però, si sedevano lontano da lei, troppoSi rannicchiò nell'angolo della stanza, tremando leggermente. Bill Malfoy fece un passo ed entrò.

— Bene, bene, bene. Ma guarda chi abbiamo qui! — Bill sorrise. Non era un sorriso molto rassicurante, però.

Draco cercava di fermarla, appoggiando la sua mano sul braccio destro della sorella. Lei impugnava la bacchetta, e il fratello aveva paura che potesse fare qualcosa di non molto carino. La Deatheater si accucciò davanti alla prigioniera, sempre con il solito sorrisetto sadico. Puntò la bacchetta verso di Lei.

Crucio. — sussurrò semplicemente.




Angolo dell'autrice
Allora, devo fare una precisazione che in molti di voi mi hanno chiesto: il nome "Bill". Questo nome non è stato deciso nel momento in cui scrivevo, ma dato che l'ispirazione per questa storia mi è venuta parecchio (ma davvero parecchio) tempo fa e si basa su "esperienze personali" (?), il nome Bill era già stato destinato per quel personaggio. Quindi può anche essere un nome da maschio, ma la sorella di Draco Malfoy DOVEVA chiamarsi Bill ;D Non so se mi sono spiegata, LOL ;)
Ah, volevo fare un ringraziamento speciale a xLumosFlame, ovvero la mia prima recensione di tutta la mia vita! GRAZIE MILLE! :D

erislytherin.
   
 
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