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Autore: Hurricane_lexis    25/09/2011    2 recensioni
"Non potevo perdere tempo. Dovevo raggiungerlo prima che partisse. Dovevo chiedergli scusa per il modo in cui mi ero rivolta a lui. Dovevo esternargli i miei sentimenti, anche se ciò significava perderlo per sempre come amico."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Salve a tutti, miei cari! Vi sono mancata? Spero un pochino. :) Allora chiamerei questo capitolo l'ottava fatica di Ercole, ma alla fine ce l'ho fatta. xD è stato il capitolo più difficile, direi. Volevo scrivere tutto, ma poi ciò che scrivevo non mi piaceva. Perciò ricancellavo. Finchè non mi sono detta di non pensarci troppo. Perciò questo capitolo è tutto dettato da ciò che in quel momento immaginava la mia fantasia. Spero vi piaccia! Ci tengo molto al vostro giudizio, lo sapete. Un forte abbraccio a tutti e, ovviamente alla mia famiglia di Echelon (soprattutto a quelli che fanno parte della mia divisione, quella della MARS ARMY- ECHELON CAMPANIA). I love you, guys! ♥♥
Beh, cos'altro dire... buona lettura! :) And stay tuned! ;)



Mi alzai di scatto, in pieno panico. «Oddio, ci sono feriti?» Domandai, apprensiva.
Emma mi lanciò un’occhiata, ma mi ignorò completamente. «Per fortuna non ci sono stati feriti, ma se non lo fermavano, il fuoco si sarebbe propagato per l’intero set.»
Jared lasciò la presa su Emma. «Beh, almeno non ci sono feriti. Ma come può essere accaduto? Oddio, tutto il lavoro andato a puttane!»
Emma mi guardò di sottecchi. «Non so di preciso. Comunque, per qualsiasi chiarimento, sul set c’è il capo dei pompieri. Forse lui ci dirà di chi è stata la colpa, anche se credo che non ci siano dubbi a questo punto.» Disse con tono severo. Abbassai lo sguardo mortificato.
«Emma, smettila. Non è di nessuno la colpa.» Jared cercò di difendermi, ma in fondo mi sentivo in colpa quasi come se l’avessi appiccato io il fuoco.
Dalla porta entrarono di soppiatto Shannon e Tomo, molto probabilmente anche loro avevano appena appreso la notizia.
«Oh, grazie al cielo siete qui!» Esclamò Shannon, con tono preoccupato abbracciando il fratello e, poi, me. «Credevo vi fosse successo qualcosa. Come state?»
Alzai gli occhi, già stracolmi di lacrime, su Jared. I nostri sguardi s’incrociarono.
Non riuscii più a trattenermi. L’idea di essere stata così inaffidabile e poco attenta su qualcosa di così importante, mi uccideva.
«Scusate.» Dissi, lasciando la stanza in preda alle lacrime.
«Aspetta, Charlie.» Tentò di fermarmi Jared, ma fu tutto inutile. Non mi andava che mi vedessero in quello stato e poi volevo recarmi sul set per costatare i danni.
Uscii dalla porta della mia stanza e il pianto fu inevitabile. Dovevo andare sul set, dovevo vedere con i miei occhi cosa la mia negligenza aveva causato.
 
«E ora che si fa?» Domandò Tomo, anch’egli molto preoccupato.
«Beh, per fortuna i danni hanno interessato solo la parte dei costumi. Quindi non ci saranno problemi particolari, basta chiamare un’altra costumista e in poco tempo il gioco è fatto!» Esclamò Emma, fin troppo ottimista.
«Che cosa? Vorresti estromettere Charlotte dal progetto?» Mi chiese Shannon, guardandomi stupito.
Feci per rispondere, ma s’intromise nuovamente Emma.
«Certo! È per la sua superficialità che è accaduto tutto questo. Non è pronta per un compito così impegnativo. Non lo è mai stato e forse mai lo sarà. Dobbiamo farcene una ragione.»
«Charlie è una persona in gamba. La colpa non è la sua e, soprattutto, lei tiene a tutto questo, perché sa quanta passione c’è dietro al nostro lavoro. E poi non puoi accusarla se non hai le prove.» Shannon si era completamente schierato dalla parte di Charlotte e, dalla sua espressione, anche Tomo la pensava come mio fratello. «Jared, tu non dici nulla?» Intervenne nuovamente lui.
«Ovvio che non è colpa di Charlie. E non andrà da nessuna parte. Resterà a lavorare con noi.» Pronunciai con voce atona e senza un briciolo di emozione. Non perché non m’importasse, ma perché non volevo che Charlotte stesse male per un qualcosa di cui lei non aveva nessuna colpa.
«Jared, come sarebbe? Ha rovinato tutto!» Cominciò a gridare Emma. Mi stava irritando e non poco.
«Emma, dacci un taglio! Non è possibile che sia stata lei. Ieri ha lasciato nello stanzino i suoi abiti per farli vedere a me e poi è venuta qui in hotel, perché era stanca a causa del viaggio. Perciò, casomai, la colpa sarebbe la mia, che posso essere stato imprudente a lasciare incustoditi i costumi o esposti a qualche fonte di calore.» Affermai deciso.
«Colpa tua? Mai, Jay. Non dire sciocchezze. Tu non sbagli mai.» Azzardò Emma e in quell’istante capii di quanto si sbagliava. Al contrario di come molti pensano, non sono perfetto. Anch’io commetto i miei errori e uno dei miei tanti errori era di rimanere ancora lì a parlare con Emma, che non faceva altro che accusare, e perdere ancora altro tempo. Dovevo raggiungere Charlie, in quel momento era l’unica cosa giusta da fare. Presi la giacca e feci per uscire.
«E ora dove vai?» Mi chiese Emma.
«Sul set. È inutile perdere altro tempo.»
 
Arrivai finalmente sul set e trovai il capo pompiere che, probabilmente, faceva l’inventario dei danni. Mi avvicinai. «Buongiorno, signore. Sono Charlotte, l’addetta ai costumi.» Mi presentai all’uomo con la divisa rossa.
«Buongiorno, signorina!»
«Senta mi potrebbe chiarire le dinamiche dell’incidente? Io ricordo benissimo di aver lasciato gli abiti nella stanza che mi è stata assegnata e di aver informato Mr. Jared Leto di dare lui un’occhiata a questi. Non capisco, come è potuto accadere? Solo io e lui siamo in possesso della chiave di quella stanza.» Ipotizzai, confusa. Dove avevo sbagliato?
«Signorina, non so davvero cosa dirle sinceramente. Le dinamiche sono ancora alquanto oscure. È strano che i costumi abbiano preso fuoco da soli, perché non erano situati vicino ad alcuna fonte di calore e nessun fuoco acceso accidentalmente. Purtroppo, però, c’è stato chiesto di dare questa spiegazione sul verbale, perché a quanto pare non vogliono che si venga ad alzare un polverone mediatico, prima dell’uscita del video. O almeno questa è stata la spiegazione che mi ha fornito la manager della band.»
Emma voleva mettere tutto a tacere. Probabilmente temeva che questo piccolo incidente potesse compromettere tutto il lavoro di Jared. Beh, lo avrei fatto anche io. «Però, in maniera confidenziale, le dico che sospetto di un incendio doloso.» Mi confessò l’uomo.
Non potevo credere alle mie orecchie. «Mi sta dicendo che qualcuno ha volutamente dato fuoco ai miei costumi?» Pronunciai incredula.
«Sì. Ovviamente è un’idea che mi sono fatto io. Ma sulla base di ciò che le ho spiegate e su ciò che stesso lei mi ha confermato, ho maturato questa personale ipotesi.» Spiegò lui.
Effettivamente era tutto molto strano. Molte cose non quadravano. Ma chi poteva aver fatto una cosa tanto grave?
«Va bene. La ringrazio per la sua disponibilità. Arrivederci.» Lo salutai, dandogli nuovamente la mano.
«Charlie.»  La voce di Jared, sorpresa e preoccupata allo stesso tempo, piombò da dietro le mie spalle. Mi voltai. C’erano gli stessi volti di poco prima, nella mia camera.
Il capo pompiere mi chiese di riassumere ai miei amici ciò che aveva spiegato a me, perché aveva degli impegni urgenti. Poi salutò gli altri e andò via.
Così feci. Spiegai che l’incendio fu causato da una fonte di calore vicina ai costumi. Ma non accennai nulla sui sospetti del capo pompiere, che presto divennero anche i miei. Non potevo scaricare su Jared un ulteriore preoccupazione, perciò preferii tacere.
«Beh, questo è tutto ciò che mi ha detto.» Terminai la mia spiegazione. Poi guardai Jared, il cui volto era tornato inquieto e il cui sguardo avevo evitato fino ad allora. «Jared, se vuoi che me ne vada e chiamare una costumista più competente, allora fallo. Non preoccuparti, capirò.» Cercai di abbozzare un sorriso, chiaramente finto e sopraffatto da milioni di lacrime che non riuscivo più a trattenere.
Lui incurvò le sopracciglia e mi guardò confuso. «Charlie, che stai dicendo. Non è stata colpa tua. Non voglio che tu te ne vada. Nessuno di noi vuole che tu vada via.» Rispose lui, avvicinandosi cauto e accarezzandomi le braccia. Il mio sguardo passo in poco tempo da quello suo a quello di Emma, la quale non la pensava come lui.
Abbassai lo sguardo. Ero mortificata.
Jared allungò la sua mano e la poggiò sotto al mio mento, costringendomi a guardarlo nuovamente in quell’azzurro dal quale ormai non riuscivo più a riemergere. «Ehi, va tutto bene. Tu non ti muovi di qua. Non te lo permetto.» Mi strinse forte e la sua dolcezza, il suo caldo abbraccio mi diedero la forza di andare avanti.
Jared avvicinò le sue labbra al mio collo baciando la zona sotto al mio orecchio. Questo suo gesto mi fece trasalire. Volevo lui in quel momento, lui e nessun’altro.
 
I lavori continuarono e io mi rimisi all’opera con i costumi. Per fortuna, avevo portato con me alcuni prototipi e le stoffe. Lavorai giorno e notte senza sosta. Le settimane trascorrevano veloci e impegnative. Le riprese ormai proseguivano in maniera frenetica e, da ciò che mi raccontava Jared, erano state girate già le sue scene e quelle di Tomo e Shannon. Solo che le ultime due settimana prima della fine delle riprese, il produttore e la casa discografica organizzarono una riunione con la band. Fu Jared stesso ad informarmi quella stessa mattina, mentre ero nella mia stanza a terminare un abito.
«E come mai? Credevo che doveste mettere solo a punto gli ultimi dettagli e gli effetti speciali, o come si chiamano. Ci sono stati problemi?» Gli chiesi, appena appurata la notizia.
«No. Nessun problema. Sta’ tranquilla. Solo che ci sono delle cose che devo chiarire in riunione e perciò ho chiesto loro di organizzarla. Sai che sono un perfezionista.» Mi sorrise, mentre mi stringeva a sé.
«Lo so, caro Bart. Lo so benissimo. Più di chiunque altro.» Contraccambiai il sorriso e lo baciai forte sulle labbra.
«Ti amo.» Disse d’un fiato lui.
Sorrisi. «Sì, so anche questo.»
Jared scoppiò a ridere e tornò a baciarmi. «So che ci vorrà del tempo prima che tu me lo dica, ma non per questo devo smettere di ripetertelo.» Mi sussurrò tra un bacio e l’altro.
«Credi davvero che vale la pena aspettare?» Mormorai, mentre i nostri respiri irregolari fungevano da sottofondo.
«Non sarei ancora qui, non credi.» Tornò a sorridermi. Amavo quelle fossettine che si venivano a creare intorno alle sue labbra. Jared poteva anche essere cresciuto, ma il suo sorriso inconfondibile era sempre lo stesso. Lo stesso sorriso che aveva quando era piccolo e giocavamo insieme. Lo stesso identico sorriso che era in grado di fare innamorare tutte. Quello stesso dannato sorriso che, sentivo, stava facendo innamorare anche me.
La riunione durò più del previsto. Infatti, dovevo pranzare con Jared, Shannon e Tomo. Solo che poi Jared mi inviò un messaggio in cui mi diceva che erano ancora occupati e che ci saremmo visti fino a sera. Ci rimasi un po’ male, ma preferii non farci caso. In fondo era per il loro progetto e rispettavo il loro lavoro, sebbene speravo che questo ci avrebbe unito un po’ di più. Jared tornava sempre tardi e usciva presto la mattina. Non sempre pranzava con me, o meglio non sempre pranzava in generale. Era dimagrito a vista d’occhio e questo mi preoccupava, e non poco. Non m’importava se eravamo spesso distanti, la cosa che più mi premeva è vederlo un po’ riposato.
Al suo ritorno mi spiegò che fu deciso di girare un’ultima scena, che sarebbe stata poi quella centrale della canzone, con lui.
«E in cosa consiste questa scena?» Chiesi, curiosa mentre ci recavamo tutti e quattro a cena.
«Mah, niente di particolare. Qualche scena qua e là, con qualche effetto speciale.» Rimase sul vago.
«E, scusa, come fai se hai dovuto cambiare colore di capelli? Non si noterà nel video?»
«Credimi, non faranno caso ai capelli di Jared. Saranno occupati ad osservare altro!» Esclamò Shannon, cominciando a sghignazzare come un pazzo. Non capii cosa volesse intendere.
Jared diede una gomitata violenta nello stomaco al fratello. «Ahia!» Esclamò, dolorante, il povero Shan.
«Che intendi dire?» Domandai, più confusa che mai.
«Niente! Non preoccuparti, Shannon è impazzito! » Rise in modo isterico Jared.
La cosa mi insospettì e non poco, però pensavo fosse una delle allusioni senza senso di Shannon Leto.
 
Venne il giorno delle ultime riprese. A dir la verità, sebbene New York fosse una città stupenda e incantevole, mi mancava un po’ Los Angeles. Preferii trascorrere il mio tempo nella mia famigerata stanza, adibita a studio. Siccome il mio compito di creare gli abiti per Hurricane si era splendidamente concluso, potevo concentrarmi su alcuni miei abiti che mi aveva commissionato il capo della casa di moda presso la quale lavoravo. Ero la sua migliore collaboratrice, o almeno questo era ciò che sosteneva lei, e non avermi a disposizione per circa un mese, e soprattutto proprio nel bel mezzo della settimana della moda, l’aveva irritata abbastanza. Ma, alla fine, si era rivelata più generosa del previsto a lasciarmi partecipare a questo progetto. Comunque avevo trovato il tempo di potermi portare avanti con il lavoro, perciò non poteva rimproverarmi di essermela presa con comodo in quel periodo quando sarei tornata.
Nel pieno del mio taglio e cucito, fui però interrotta dall’improvvisa entrata nella stanza di Emma.
«Ciao, cara! Disturbo?» Mi domandò lei, con voce squillante.
Avrei tanto voluto risponderle di sì, ma preferii evitare. Il nostro rapporto non era dei migliori e, sinceramente, non volevo peggiorare le cose.
«No, figurati. Dimmi.» Risposi, sorridendo in maniera finta. Così come faceva lei.
«Cosa ci fai ancora qui?» Mi chiese, notando che lavoravo su un abito.
«Sto terminando questo vestito per il mio lavoro.» “Secondo te, cosa posso fare? Ballare la mazurca, forse?!”, pensai alquanto irritata.
«Ma dai. Lascia per cinque minuti il tuo lavoretto e vieni sul set piuttosto!» Esclamò con entusiasmo, avvicinandosi e iniziando a tirarmi per un braccio.
«No, Emma. Ti ringrazio per il pensiero, ma preferisco terminare il mio compito. E poi non voglio distrarre Jared mentre sta girando.» Confessai, tornando al mio costume.
«No, non preoccuparti. È talmente concentrato in quello che fa, che non si accorgerà nemmeno della tua presenza. E, comunque, conosco una zona del set in cui potremmo osservare, senza che lui ci noti.» Continuò Emma, con molta insistenza. Alla fine mi lasciai convincere da lei, anche perché la sua vocina fastidiosa iniziava a darmi sui nervi. Così mi lasciai trascinare sul set. In fondo, da un lato ero anche curiosa di vedere Jared recitare dal vivo. Nelle settimane precedenti non ne avevo mai avuta l’occasione. Avevo solo visto di sfuggita Shannon e Tomo, ma mai lui.
Arrivammo finalmente sul set, adibito a stanza d’albergo. In lontananza udivo le voci di Jared e di un altro uomo, probabilmente era il direttore della fotografia che supervisionava il tutto. Emma mi scortò nella zona, di cui mi aveva parlato, perché secondo lei era quella che aveva una visuale migliore.
«Scivola lentamente … sfiorala con desiderio e passione …» Sentivo urlare da quell’uomo. E poco dopo udii il suono dolce della voce di Jared che cantava …
 
“As days go by, the night’s on fire. Tell me would you kill to save your life? Tell me would you kill to prove you're right? Crash, crash... burn, let it all burn. This hurricane's chasing us all underground. …”
 
Appena ebbi vivida la scena dinnanzi ai miei occhi, tutto attorno a me sembrò annullarsi. Il mio cuore sembrò fermarsi e infrangersi in milioni di pezzi. Spalancai gli occhi alla vista di Jared in una finta stanza di motel con oggetti sadomaso sparsi intorno. Di fronte a lui, una ragazza mora in completino intimo e con uno sguardo languido, prima seduta a carponi e poi stesa completamente sul pavimento.
Le mani di Jared la sfioravano. Esploravano curiose ogni minimo centimetro di quel corpo, quasi completamente nudo. Gambe, sedere, addome, seno, collo:  tutto era in suo potere. Il corpo di Jared, chiaramente a torso nudo, scivolò su quello della seducente ragazza, la quale sembrava stesse per avere un orgasmo improvviso. E poi la sua fottuta voce continuava ad accompagnare, melodiosa e angelica, quell’istante.
 
“Do you really want? Do you really want me?”
 
Già, ho detto angelica, ma a me sembrava che l’inferno si fosse materializzato in terra e che le fiamme mi stessero divorando.
Poi venne il turno delle sue labbra, che si poggiarono delicate, ma calde e desiderose, su quelle della ragazza.
Io avevo smesso di respirare. Avevo smesso di pensare, di ragionare.
Improvvisamente capii cosa intendesse dire Shannon quando affermò che i fan sarebbero stati distratti da altro piuttosto che fare caso ai capelli di Jared.
«Non è incredibile? Non so esattamente come faccia a rapirle tutte. Quell’uomo sfiora la perfezione. Milioni di ragazze vorrebbero stare al posto di quella mora.» Commentava Emma, sussurrandomi all’orecchio. «Non cambierà mai. Egoista è ed egoista rimarrà sempre. Non si accontenterà mai di una sola persona.»
Emma mi stava provocando, era evidente. Però non capivo perché non riuscivo a reagire. Non riuscivo a muovere nemmeno un muscolo. I miei occhi sembrarono l’unica parte di me a reagire. In un secondo si colmarono di lacrime e il groppo che si venne a creare nella mia gola, mi confermò il fatto che non stavo respirando. Era un attacco di panico? Probabilmente. Attorno a me, tutto divenne irrazionale, assurdo, deludente. Mi allontanai e uscii fuori per prendere aria. Feci un respiro profondo e fu come se mi fossi risvegliata da un tremendo incubo. Solo che ciò che avevo visto, purtroppo, era la dura realtà.
Asciugai le lacrime che scendevano copiose dal mio viso e presi il primo taxi che mi portasse all’hotel. Salii poi in camera e mi gettai sul letto in preda ad un pianto isterico.
“Charlie, ma cosa credevi? Questa è la sua vita. Tutto sarà sempre così. L’ha sfiorata come non ha mai fatto con te. Sei disposta a sopportare quella scena e tutte le migliaia di ragazze che impazziscono per lui? Non sei fatta per lui, Charlie. Hai visto anche tu che tipo di ragazza piace a lui. Tu cosa c’entri?”, diceva la mia coscienza al mio cuore ormai stanco di soffrire. “Prima Ben che ti ha tradita e ti ha trattato indecentemente. E ora lui, il tuo migliore amico, l’amore della tua vita … Jared Leto. Forse è destino che tu soffra e non apra mai il tuo cuore a nessuno.” Ero stanca di essere sempre io a soffrire. Di essere il pretesto. Così, cominciai nuovamente a non ragionare più. Non sarei scappata più.
Mi gettai in doccia e mi profumai ben bene. Mentre mi asciugavo i capelli, inviai un messaggio sul BB di Jared, nel quale gli chiedevo di raggiungermi nella mia stanza d’hotel, appena avesse finito. Poi aprii l’armadio, alla ricerca di qualcosa. Non sapevo nemmeno io, in quel momento, che intenzioni avessi. Finché in fondo all’armadio, intravidi una busta rosa. Quella che mi diede Sarah, prima di partire. Quella del completino intimo. L’aprii in maniera frenetica e cacciai il capo delicato. Lo indossai e mi chiusi in bagno, nell’attesa che arrivasse Jared. Rimasi ad aspettarlo, continuando a guardarmi allo specchio.
“Che sto facendo? Devo fermarmi. Non posso reagire in questo modo. Che mi prende?”
Attesi circa mezz’ora, finché Jared non arrivò.
«Charlie, tesoro. Posso entrare?» Annunciò, entrando nella stanza.
Appena udii la porta chiudersi, misi a tacere tutte le voci nella mia testa e infilai una vestaglia di seta nera, a effetto sorpresa.
«Charlie, dove sei?» Domandò Jared. Aprii la porta del bagno e uscii.
Lui si voltò verso di me e rimase a bocca aperta, spalancando le braccia per lo stupore. «Wow!» Esclamò, poco dopo.
«Ciao.» Finsi una voce seducente, mentre mi avvicinavo a lui a passi lenti.
«Ciao.» Rispose lui, sempre più stupito.
Arrivai a lui e lo presi per mano. «Ti sono mancata?» Chiesi.
«Beh, sì. Ma si festeggia qualcosa, oppure o scordato qualche ricorrenza?» Disse in tono scherzoso, non riuscendo a spiegarsi il mio atteggiamento.
«No. Volevo solo farti una sorpresa. Sai, a me sei mancato molto. Come sono andate le riprese?» Eliminai tutte le possibili distanze tra noi, e cominciai a baciarlo.
Lui accolse molto volentieri il mio caloroso saluto, ma era ancora titubante.
«Bene. Ma … Ehi, che ne hai fatto della mia Charlotte?» Domandò, sarcastico.
«Si è presa un giorno libero.» Risposi spiritosa, tra un bacio e l’altro. Allungai le mie braccia e lo spinsi contro il mio petto. Lui mi cinse con uno dei suoi abbracci mentre ci baciavamo intensamente. Man mano lo spinsi verso il letto e lo lasciai cadere su di esso, mentre io rimasi in piedi dinnanzi a lui. Mi lasciai cadere la vestaglia dalle spalle, scoprendo fino in fondo la mia “sorpresa”.
Spalancò nuovamente gli occhi. «Ti piace?» Mormorai.
«Molto, ma sinceramente non capisco …»
Mi avvicinai a lui e salii sul letto, intrappolando le sue gambe tra le mie. Lui restò steso e immobile, forse più spiazzato che altro. Cominciai a baciargli la bocca, la guancia, il collo. Ero irriconoscibile. Sembravo un avvoltoio assatanato.
«Charlie, dai smettila. Non cominciare …» Vaneggiava Jared, cercando di trattenersi.
«Ho già cominciato.» Gli sussurrai all’orecchio e iniziai a provocarlo. Gli morsi delicatamente il lobo dell’orecchio e lo sentii trasalire sotto di me, mentre le mie mani accarezzavano il suo petto sotto la maglietta.
«No, Charlie. Ti prego … Non così … Stai minando seriamente il mio autocontrollo …» Mormorava, cercando di divincolarsi. Lo inchiodai con uno sguardo, mentre le mie mani scivolarono giù fino all’attaccatura dei suoi pantaloni, che cominciai a sbottonare.
Le sue mani raggiunsero le mie e le fermarono. In un attimo, non so bene come, fui io a trovarmi sotto di lui. Venne, perciò, il suo turno e cominciò a baciarmi dolcemente la bocca, mentre le sue mani intrecciavano i miei capelli color ebano. Io intanto mi ero aggrappata alla sua schiena, mentre affondavo le mie dita nelle sue spalle Poi, improvvisamente, si allontanò. «Charlie, ma che ti prende? Basta. Non è così che avevo immaginato la nostra prima volta insieme.» Sussurrò ad un palmo dalle mie labbra.
«Cosa c’è? Non ti piaccio?» Domandai, con il tono da gatta morta.
«Ma che stai dicendo?! Certo che mi piaci. Non sai con quale forza di volontà mi sto trattenendo dal non approfittare di questa situazione. Non credevo di avere tanto autocontrollo.» Scherzò lui.
«Sì, ma non ti piaccio quanto quella ragazza del video, giusto?» Dissi, acida.
Lui sgranò gli occhi e si alzò dal letto. «Ah, ora capisco. L’avrei dovuto sospettare.»
«Perché non me lo hai detto?» Gli chiesi, alzandomi sui gomiti.
«Perché sapevo che avresti reagito in questo modo. E poi stavamo solo recitando.»
«E tu come avresti reagito, se mi avessi vista quasi scopare con un ragazzo dinnanzi a una telecamera?» Affermai, secca. «Comunque, complimenti. Entrambi vi meritate l’Oscar per la vostra interpretazione. Eravate molto convincenti.»
«Perciò hai messo su tutta questa pantomima?» Mi chiese, indicando il modo indecente in cui ero vestita, anzi svestita.
«Su, dai. Ci stavamo divertendo. Era solo un gioco.» Tornò il mio tono sarcastico. Probabilmente stavo rovinando tutto, ma i sentimenti che provavo per lui erano in grado di spingermi fino all’autodistruzione.
«No, magari tu ti stavi divertendo. Per me questo non è un gioco, tra noi non è mai stato un gioco per me. Fare l’amore con te non è un gioco. Perché non vuoi accettare il fatto che possa davvero provare qualcosa di serio nei tuoi confronti? Perché non vuoi fidarti di me?» I suoi occhi, colmi di tristezza, mi facevano sentire peggio di come non stessi già.
Mi alzai dal letto e ripresi la vestaglia, che avevo lasciato sul pavimento, per indossarla nuovamente.
«Vuoi davvero sapere perché ho fatto tutto questo? Bene. Volevo mostrarti ciò che non sarò mai, Jared. Non sono e non sarò mai una di quelle top model strafighe che ti piacciono tanto e con le quali sei solito andarci a letto. Hai la capacità di farle innamorare tutte, e questo mi pesa.» Avevo gli occhi gonfi di lacrime, ma mi rifiutavo di farmi vedere piangere in quel momento da lui.
«Beh, a quanto pare non proprio tutte. Con te non ci sono ancora riuscito.» Mormorò dolcemente lui, avvicinandosi a me e sfiorandomi la guancia.
Mi sfuggì una risatina, sarcastica. «Già. Certo. Sai, forse ho sbagliato a comportarmi in questo modo così infantile e a prendermela con te per ciò che ho visto sul set. In fondo, questo è il tuo lavoro, il tuo mondo. Questa è la tua vita, Jared …» Lo inchiodai con il mio sguardo, sebbene avessi la vista sempre annebbiata dal mio pianto silenzioso. «… ma non la mia.» Ecco ripresentarsi quel groppo in gola, dal quale non riuscivo a liberarmi. Lui rimase lì davanti a me, a fissarmi inerte mentre la sua mano era intrecciata nella mia. «Cosa intendi dire?» Pronunciò lui, d’un fiato.
«Jared, non sono la donna giusta per te. Forse non lo sono mai stato, perciò la nostra amicizia era così forte.» Non riuscii a trattenere più le mie lacrime e i miei singhiozzi. « E sento che se ora non vado via, non riuscirò a trattenermi dal dirti che ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo.» Esclamai, ormai in preda al mio pianto. Le sue braccia mi raggiunsero e mi strinsero a sé, finché altre lacrime non mi colpirono il volto. Solo che non erano le mie. Mi scostai per guardarlo in viso e rimasi senza parole.
Stava piangendo. I suoi occhi lucidi erano ancora più belli e la sua espressione mi riportò a tempi lontani, quando la nostra principale preoccupazione era quella di decidere con quale giocattolo giocare. Era la cosa più tenera che avessi mai visto.
«Oh, Charlotte. Mi dispiace tanto. So di essere un’egoista, ma non  lasciarmi solo per favore. Ti amo, ti amo.» Le sue braccia mi stringevano, quasi come se volessero proteggere qualcosa di prezioso. Affondai il mio volto nell’incavo del suo collo. 
D’un tratto mi tornarono in mente le parole di Emma. Non cambierà mai. Egoista è ed egoista rimarrà sempre … Queste furono le sue esatte parole.
Lo baciai sul collo e poi allontanai il viso. Lui piangeva ancora.
«Ti amo, Jared Leto. Ti amo tanto … ma dobbiamo chiuderla qui. Lo faccio per il mio cuore, ormai stanco di soffrire, e per te, che meriti un’altra persona al tuo fianco.» Mormorai, appoggiando la mia mano calda sulla sua guancia, asciugandogli le lacrime.
«Smettila di dire che lo fai per me!» Urlò lui, improvvisamente arrabbiato. «Io voglio te, solo te. Nessun’altra, né top model, attrice o cantante. Ci ho messo anni per capirlo e ora che ti ho qui, stretta a me, non voglio lasciarti andare. Ti amo, Charlotte. Capisci?! E non ti libererai facilmente di me.» Intrecciò le dita nei miei capelli e avvicinò la sua fronte alla mia. Era meraviglioso anche in quell’istante in cui soffriva.
«Lasciati amare da me, ti prego.» Sussurrò alla fine, fissandomi intensamente.
   
 
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