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Autore: Solieh    25/09/2011    2 recensioni
Tutta questa neve che ora, come allora, cade e si posa leggera su se stessa, che senso ha? Che senso ha restare a guardarla tenendo per mano Kaito?
Dio, colei che mi strugge, ancora oggi porta il nome Aoko.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Kaito Kuroba/Kaito Kid
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Mamma” la voce sottile di Kiara si propaga in tutta la casa.
“Cosa c’è? È arrivato Kaito?” strilla lei dall’altra parte della casa.
“Si” mi trascina allegramente in cucina, dove trovo Aoko tutta indaffarata a preparare la cena.
“Sera” abbozzo imbarazzato. Kiara aiuta a sfilarmi la giacca e poi corre in corridoio a poggiarla all’appendiabito.
“Tuo marito?” inarco un sopracciglio.
“Sta ancora lavorando ma tra poco sarà qui” è allegra mi sembra. Canticchia tagliuzzando le verdure per il curry.
“Vuoi che ti dia una mano? Hai già l’affanno” scherzo.
“Ma va’. Se non sbaglio sei un impiastro in cucina. E poi non c’è problema:tra poco arriverà Akako a darmi una mano>>sorride. I ricordi fanno male. Dire “ricordo di te che …” è come continuare a dire un tempo che non c’è più.
“Akako?” sono sorpreso “Quella vecchia snob è ancora in giro da queste parti?” alzo gli occhi al cielo sbuffando “Ma non aveva detto che dopo il diploma sarebbe andata in America, avrebbe sposato un uomo ricco di cui si sarebbe innamorata e avrebbe avuto tanti figli?”.
Aoko tiene gli occhi bassi “Lo sai meglio di me che la vita è sempre pronta a deluderti, figurati se ha risparmiato i colpi bassi a una come lei”.
“A quanto pare, storie facili non ne esistono, no?” senza rendermene conto in tempo, assumo un tono di superiorità.
“Abbassa i toni”.
“Scusa” non volevo.
“Ero una bambina”.
“Avevi diciassette anni e mezzo Aoko” le righe che ho letto di quella stupida storia mi passano davanti agli occhi e sento il sangue ribollirmi nelle vene. So benissimo quanto esagerate siano le mie reazioni a proposito di quella storia … dopotutto non aveva nulla di così allarmante. Eppure mi è bastata leggerla una sola volta perché al solo ricordo io senta male ancora oggi, dopo quasi dieci anni.
“Quello è essere adulti? Per quanto matura potessi essere allora è normale che anche  a me piacesse crogiolarmi in un desiderio di felicità” mi guarda dritta negli occhi.
“Io non l’ho mai fatto” alzo un poco la voce, lei ne risente.
“Guarda che anche io lo sapevo” continua a pulire le verdure, senza più guardarmi.
Kiara entra nella stanza “Mamma è arrivata la zia Akako con Mamo-chan” è tutta sorridente.
“Vieni tesoro, falli entrare” Aoko conserva ancora lo stesso triste e dolce sorriso di un tempo. Mi domando se il mio non sia cambiato da allora, se non sia diventato più duro.
Prima di rendermene conto mi arriva una pesante borsata in pieno viso.
“Kuroba … tu” la voce minacciosa di Akako mi spaventa, così balzo in piedi e indietreggio mentre lei avanza sempre più tenebrosa verso di me.
“Che ho fatto?” è bellissima, come era allora. Una sfilza di immagini della “signorina Akako” mi passano davanti agli occhi. L’immagine di lei splendida diciassettenne si alterna e sovrappone a quella che è ora:una donna con una bellezza molto più matura ed inondante di quanto potessi immaginare.
“Bentornato” smette di agitarsi tutto d’un tratto e sorride “Bentornato Kaito”. Io guardo altrove.
Poco dietro di lei scorgo un bambino bellissimo, con i capelli rossicci e gli occhi identici a quelli di Akako, rosso intenso.
“Questa scena l’ho già vista da qualche parte …” guardo Aoko di sottecchi che mi fa una linguaccia “Lascia che indovini, è tuo figlio?”.
Akako fa spallucce “Cosa vuoi? Aoko non è l’unica a rimanere incinta!” ridiamo tutti. L’atmosfera è più tesa del previsto.
Piano piano la stanza si svuota, Mamoru e Kiara vanno in camera di lei a giocare e Akako aiuta ai fornelli, così mi affaccio alla finestra e mi accendo una sigaretta.
Era la primavera dei miei diciotto anni. Ero il playboy del corso di scienze naturali, avevo tutte le ragazze che volevo, uscivo di continuo la sera, tornavo quando mi comodava e il mio pensiero volgeva al passato. Ero privo di sogni e di speranze, non credevo nel presente né tantomeno nel futuro, non dormivo mai ed ero sempre stanco.
“Kaito sei tornato?” la mamma era corsa all’entrata preoccupata “Potresti anche avvisarmi quando fai così tardi”.
La voce della mamma era rotta dalla rabbia, e quanto più la sua voce si faceva dura tanto più io la odiavo.
“Scusa” risposi così ma in realtà non mi sentì per nulla in colpa. La mamma si stirò la schiena con un espressione dolorante. La mia giovane mamma … la sua schiena doleva come quella di un’anziana. Avrei voluto poter fare qualcosa, invece riuscivo solo a provare per lei un sentimento d’odio che si alternava alla tenerezza e all’amore più bello e profondo.
Quello è stato il periodo nel quale ho parlato meno con mia madre. Tutto perché lei mi aveva detto troppo.
“Aoko era incinta” mi aveva detto un giorno.
“Quando?”.
“L’anno scorso sono tornata a Shibuya per delle commissioni e l’ho vista col pancione”
“E potrebbe essere mio?”
“Potrebbe.  Ma teneva sotto braccio un uomo, potrebbe essere anche suo”.
“Un uomo?” ricordo che mi assalì una rabbia tremenda, e l’espressione “vederci nero” si concretizzò. Per un attimo non fui in grado di vedere nulla. Non ho mai capito il perché, ma solo un nome da subito mi affollò la mente:Saguru Hakuba.
“Lasciami indovinare -dissi mogio- aveva i capelli di un bel castano spento, un po’ mossi” guardavo a terra mantenendomi il viso con la mano destra. Mia madre non rispondeva così alzai lo sguardo per guardare verso di lei. Piangeva. Non capii.
Si portò una mano alla bocca, si guardò attorno in preda al panico. Avrei tanto voluto sapere se quel suo modo di fare era dovuto alla mia espressione. Che espressione avrò mai avuto? Avrò mai avuto un espressione? A pensarci mi sembra impossibile. Dopo una cosa del genere, sarebbe meglio accetto il nulla.
“Mamma ma ora perché piangi?” le ero andato vicino sorprendendo me stesso.
“Mi dispiace Kaito, mi dispiace sul serio -i singhiozzi le spezzavano le parole- mi dispiace di non essere riuscita a convincere l’ispettore” . La strinsi a me senza piangere, volevo sostenerla almeno a quel modo. In quella casa sarei stato io, per sempre, a sostenere i pianti altrui. La mamma non doveva appesantire più il suo carico, nemmeno un po’.
“Mamma, l’ispettore è stato anche troppo accondiscendente. Da qualche parte nel suo cuore Aoko mi sente e lo sa che io non me ne sono andato che per colpa della vita. Tutto qui”. Ma la mamma non smise di piangere, disse solo che la colpa era sua, che avrebbe dovuto buttare giù quella stanza maledetta dopo la morte di papà. Il senso di colpa per aver distrutto me e Aoko solo per tenersi qualcosa di papà non l’avrebbe abbandonata mai, queste furono le sue ultime parole prima di addormentarsi esausta.
La misi a letto e poi scesi in cucina a prepararmi qualcosa.  Aoko con Hakuba, “avrei dovuto immaginare che sarebbe successo” pensai. Una donna sola che si sentiva abbandonata e un ragazzo che la amava da quando l’aveva conosciuta. È naturale che le cose vadano così. In strada si sentivano sempre meno rumori. Mi affacciai alla finestra e mi accesi una sigaretta. Osaka era una città identica a Tokyo, troppo caotica perché si potesse tremare al silenzio, troppo illuminata perché si potessero vedere le stelle. Chiusi gli occhi e poi li riaprii subito. Spensi il gas sotto la pentola e uscì di casa senza lasciare nessun biglietto a mia madre. Non le avrei detto nulla, neanche quella volta. La destinazione del mio viaggio era il paese dei miei dolori esterni, era il luogo dove nascevano tutte le catastrofi che venivano da fuori.
“Bonsoire!” la sua voce allegra e antipatica inonda la stanza ,Kiara le si butta al collo entusiasta.
“Papà,i regali!”strilla.  Mamoru le alza la gonna per attirare la sua attenzione. Aoko lo saluta con un bacio, io do un ultimo tiro alla mia sigaretta prima di spegnerla, Akako mi guarda spenta e il mio sguardo diventa il suo.  “Keiko, Akahiro ci siete anche voi, finalmente”Aoko esulta.
“Ah,si. Scusaci sono un impiastro, ho fatto tardi coi regali” Keiko e Aoko si abbracciano.
Guardo di nuovo fuori dalla finestra. “Stai pensando di farla finita?” Hakuba mi dà una pacca sulla spalla.
“Non ci pensare nemmeno” gli stringo la mano. “Bentornato Kuroba” gli si legge chiaramente in volto la gioia nel rivedere il suo unico vero amico dopo ben otto anni, ancora più visibile vi è la preoccupazione che questo suo unico vero amico, dopo ben otto anni, gli porti via la donna della sua vita. Non riesco a dire nulla, non credo possa esserci qualcosa che io possa dire in un momento come questo. Mi presentano il fidanzato di Keiko, poi io e lei ci abbracciamo, anche il suo solito odore di vaniglia mi riporta al passato. Noto che Keiko ha il pancione … allora è così una donna incinta.
Kiara strattona Hakuba e lo porta da me “Papà lo conoscevi Kaito-ojiisan?” ha le guance rosse come il fuoco e la pelle bianchissima come quella di Aoko, lei e Mamoru si tengono sempre la mano.
“Ehi Kiara, non ti avevo detto che lo conoscevo già il tuo papà?” sorrido.
“Si, lo avevi detto … volevo sapere era vero!” sorride furba.
“Ah … della serie:fidati” assottiglio gli occhi, poi Akako ci chiama per la cena.
Quando mi avvicino al tavolo Akako mi passa una mano lungo la schiena per farmi forza, io gliela stringo, lei chiude gli occhi. “Avanti idiota, in qualche modo ce la faremo” sorride.
L’estate dei miei diciassette anni, la primavera dei miei diciotto, l’inverno dei miei venticinque. La vita passa come un soffio di vento, implacabile. Anche se la senti non puoi tenerla stretta tra le mani neppure un attimo, se ne va via. Non ti dà il tempo di pensare ad una cosa, che già ne provi un’altra. E allo stesso tempo puoi morire ad ottant’anni sentendo le stesse cose che sentivi a diciassette anni. Solo che la vita più va avanti e più ti curva la schiena, fino a che un giorno ti ritrovi a mangiare la terra, e allora chiudi gli occhi e muori. E chissà dove vai a finire. Che poi pure quando sei vivo … chissà dove sei? Chissà da quel maledetto inverno dei miei diciassette anni io dove sono andato a finire.
 

Questo capitolo è servito principalmente a far capire chi sia il arito di Aoko e ad introdurre Akako. Adesso la storia subirà una specie di stop e mi dedicherò al carattere dei personaggi. Vorrei fare una precisazione: la storia principale intreccerà i sentimenti di Aoko, Kaito, Akako e Saguru ma contemporaneamente seguiremo le vicende di Keiko, la migliore amica di Aoko con la quale cercherò di raccontarvi un approccio all'amore un po' particolare. Non vedo l'ora di avere un po' di tempo per postare l'ottavo capitolo, perchè ha avuto parecchio successo sul forum di DC. Grazie ;)
  
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