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Autore: Marbella    25/09/2011    1 recensioni
"Sangue schizza sulle sue guance...le sue mani, non più inermi, sono grondanti...
Ora è lei a torreggiare sull'uomo steso a terra, una scomposta macchia scura sullo sfondo rubino del pavimento.
Ora è la bocca che ha torturato oscena ogni centimetro della sua pelle, ad essere spalancata in un ghigno di terrore"
Nella Francia del Re Sole la giovane Colette vive solamente per una cosa: la vendetta. Il destino però ha in serbo ben altro.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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Ciao! Eccomi con un nuovo capitolo :)

Ringrazio tutti quelli che stanno leggendo e spero davvero di ricevere presto i vostri commenti e consigli (O_o vi prego ho bisogno di sapere che ne pensate) !

Ora la storia comincia a delinearsi meglio... o forse no, ma mi piace tenere i fili in sospeso per un po' prima che siano completamente definiti i vari personaggi, altrimenti che gusto c'è?

Dunque spero che vi piaccia, buona lettura, Baci, M.


Capitolo 2

Requiescat in pace


Francia, Aquitania, Bordeaux - 16 Aprile 1671


Strinse le cosce della donna tra le mani fino a lasciarle i segni delle dita sulla pelle, mentre con impeto la penetrava. Urletti d'incitamento accompagnarono teatrali le sue spinte - Oui, oui, Robert! - Lo chiamava per nome, la sfrontata, e sorrideva maliziosa.

Doveva proprio ammettere che quel visino a forma di cuore e gli occhioni scuri lo eccitavano parecchio. Se non fosse che era stata dannatamente cara, e solo per l'esotico colore della sua carne soda! Mme Pouillon stava diventando veramente esosa, quasi credesse di essere l'unica a gestire un bordello in città. Forse, però... per quel corpo...al diavolo la taccagneria: l'avrebbe chiesta di nuovo a Madame.

Sorrise fra sé chinandosi a mordere le labbra di velluto della puttana che lo aveva sedotto quella notte, per poi abbattersi ansante su di lei con un ultimo grugnito di piacere.

-Davvero notevole, Sibille, davvero...- mormorò, più a se stesso che alla ragazza, mentre si sdraiava soddisfatto nel grande letto.

-Non sono Sibille!- fece quella indispettita, staccandosi da lui e girandosi di scatto dall'altra parte.

-Oh pardonnez moi, chéri, mi capita di avere la memoria corta!- rispose sogghignando il Conte.

-D'altronde, credo proprio che Mme Pouillon non mi abbia dato precisamente il Vostro nome di battesimo, o sbaglio Mademoiselle? ...Posso chiamarti come mi pare, pago anche per questo...- aggiunse sarcastico, portandole una mano al mento per voltarle bruscamente la testa verso di lui.

Annette, così si chiamava la giovane, si limitò a mostrare una smorfietta irritata e ad allungare il palmo verso il basso ventre dell'uomo, stuzzicandolo appena. A volte li odiava con tutto il cuore, i clienti, e la loro boria; ma almeno questo non le provocava un senso di nausea all'idea di farsi scopare. Anzi, era decisamente un bell'uomo, sui trentacinque anni, alto e dal fisico asciutto, la mascella decisa e la bocca carnosa, per quanto perennemente piegata in un'espressione di sufficienza.

Con suo grande stupore si ritrovò a pensare quasi invidiosa all'affettata nobildonna che prima o poi lo avrebbe sposato. Perché era inevitabile che anche Robert Philippe de Rohan Conte di Montfourret si sarebbe dovuto sposare, cedendo di malanimo alle pressanti richieste del padre.

In effetti, per essere figlio unico aveva goduto anche troppo a lungo del suo status di scapolo. Non che dopo il matrimonio avrebbe smesso di girare per il bordello di Madame. Ovviamente.

Guardandolo meglio -rifletté- solo i suoi occhi riuscivano a incuterle un brivido; in totale contrasto con i lunghi capelli neri, essi erano di un azzurro slavato e freddo come il ghiaccio, che nessuna passione pareva poter sfiorare.

Qualcuno bussò alla porta della stanza, ancora immersa in una polverosa penombra grazie ai pesanti tendaggi incuranti del sole che si stava levando nel cielo di Bordeaux.

-M...Monsieur?- balbettò incerta una voce.

-Luc?- domandò il Conte scocciato .

-Oui Monsieur, sono io. P...posso entrare?-

-Avanti, Luc, muoviti! Entra!- rispose sempre più seccato Robert, alzandosi dal letto per infilarsi la vestaglia.

La porta venne appena scostata e degli occhietti da topo si spalancarono alla vista di Annette che placidamente se n'era rimasta sdraiata tra le lenzuola di seta. I due si fissarono un istante, prima che la ragazza si vedesse costretta a sollevare un po' di stoffa per coprirsi ed evitare che il giovane mingherlino che stava alla porta evaporasse per l'imbarazzo.

-Luc! Allora! Entra...Santo Cielo, ma non hai mai visto una donna nuda?-

-S..sì, certo Monsieur...- e finalmente entrò, mentre il Conte scostava le tende, illuminando completamente la camera della lussuria.

-Monsieur Vi devo dare una terribile notizia...Vi cercavo da ieri sera...Vostro padre...- Luc si stava tormentando le mani tenendo gli occhi bassi; avrebbe preferito dare la notizia da dietro la porta chiusa, per poi scappare via di corsa . Il figlio del Marchese lo metteva in soggezione, forse ancora più del padre, pace all'anima Sua, ma Mme Florianne gli aveva ordinato di cercarlo per tutta Bordeaux e di trascinarlo a Chateau de Curton, di peso... come se ciò fosse stato anche solo pensabile...

-Che ha combinato il vecchio?- domandò Robert, che in piedi accanto alla finestra ora aperta, fece un cenno ad Annette perché lo aiutasse a rivestirsi.

-E' morto Monsieur...- Luc si maledì appena ebbe pronunciato quelle parole. Diavolo, poteva esprimersi con un po' più di tatto!

Il sorriso beffardo sul volto del Conte si polverizzò, mentre con la mano destra afferrava il bordo scheggiato della vetrata. E non si capiva se lo stesse stringendo per sostenersi o per sgretolarlo tra le dita.

-Sono veramente rammaricato di doverVi comunicare questa sciagura, Monsieur. Il Marchese è rimasto vittima di un regolare duello ieri pomeriggio a Saint Quentin, p...presso il tribunale...-

Robert continuava a vedere le labbra sottili del servitore aprirsi e richiudersi, ma non riusciva a percepire realmente alcun suono. La sua mente era ancora bloccata alla parola "morto" associata a "Vostro padre". Il che non aveva davvero il minimo senso. Quel vecchio avido e inflessibile. Suo padre. Svanito.

-L'uomo che lo ha sfidato a duello non si era mai visto nella zona, eppure...- proseguiva Luc imperterrito,

-Duello?- sbottò infine il Conte -Ma questa è un'assurdità!- Poteva anche accettare che suo padre fosse morto di cuore o strozzandosi con un osso di pollo, ma non facendosi infilzare come un idiota dopo aver accettato alla sua età un duello all'ultimo sangue.

-Monsieur, mi dispiace...- mormorò Annette, che si era avvicinata sfiorandogli un braccio con la mano.

-E lasciami tu!- la rimbeccò Robert scostandola in malo modo e afferrando dal divanetto di broccato i suoi calzoni.

-Monsieur, sì il Marchese ha accettato un duello all'ultimo sangue con quell'uomo, che appunto, dicevo, sembrava in qualche modo conoscere...Era molto agitato...A quanto pare la questione d'onore era veramente grave, e stranamente doveva avere a che fare con l'imprigionamento e la morte del Barone de la Motte avvenuta una decina di anni fa...ma il vero motivo della sfida non è stato dichiarato neanche ai testimoni. Il Marchese ha voluto che fosse taciuto...-

-Il nome!- urlò a quel punto Robert -Dimmi il suo nome!- ricordava perfettamene ciò che era accaduto dieci anni prima. Era giovane, ma sapeva benissimo che il padre era riuscito a far condannare de la Motte in modo non proprio pulito. E lui stesso aveva dovuto mentire davanti al re per accontentarlo. Era improbabile, non impossibile, che qualcuno si fosse attardato a vendicare il Barone finito in disgrazia.

-Ha...ha detto che si chiamava Jean-Constant Pousset, Conte di Belville...- Luc tirò fuori quel nome con l'ultimo fiato rimastogli e poi attese con ansia la reazione di de Rohan.

-E chi diavolo sarebbe?!- sbraitò nuovamente il Conte, finendo di vestirsi con rabbia. Non aveva mai amato suo padre e, in verità, dopo un primo momento di sconcerto si era convinto che non gli importasse molto se era vivo o morto; ma la scocciatura enorme che la sua dipartita gli avrebbe comportato, ecco, questo lo rendeva furioso.

Infine, agganciata la spada alla cintura sotto la marsina blu scuro, si voltò verso il servitore ringhiando -Allora, Luc?! Che aspetti? Immagino che mia madre ti abbia spedito qui per farmi rientrare al castello, o no?- E si diresse alla porta senza aspettare risposta. Fu solo quando scorse con la coda dell'occhio la figurina nuda di Annette, ancora immobile accanto alla finestra, che storse la bocca trattenendo un'imprecazione: adesso sì che sarebbe stato costretto a sposarsi!


Un bacio a tutti, alla prossima

M.

 

...Nel prossimo capitolo:

"-Pensa a tuo padre, pensa a te stessa. Hai fatto ciò che era necessario. Alla fine sarà solo un brutto ricordo…-

François le aveva preso il cencio e con fare paterno aveva cominciato a pulirle il viso solcato dalle lacrime. Poi i suoi occhi avevano sfiorato la scollatura lasciata aperta dai lacci sciolti della camicia di lino, e la sua mano si era fermata."

 

 

  
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