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Autore: L_Fy    26/09/2011    1 recensioni
Sono passati due anni dagli eventi raccontati in The Runners. In questo lasso di tempo l’organizzazione delle Orion è molto cambiata: Un nuovo Consiglio governa le Orion, ma tra la gente comune regna una certa anarchia di pensiero che prima, con la Ars Space Corp., non esisteva minimamente. La criminalità dilaga, i Runners, decimati in numero e demotivati, si lasciano facilmente corrompere, la gente sempre più spesso sparisce nei meandri delle enormi navi spaziali e dei loro corpi reali e digitali non si ha più traccia… In questo clima di violenza e di precarietà, la Tau Centauri, longeva squadra di Runners al servizio del CDI, svolge ancora con successo il suo compito di paladina dell’ordine e della legalità…
Genere: Azione, Science-fiction, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Garrie si svegliò con il profumo del caffè fresco e aromatico che aleggiava nella stanza come un invito ad alzarsi. Ci provò, ma scoprì di essere scomodamente sdraiato sul divano. Il fischiettio proveniente dalla cucina si fece più vicino e Garrie chiuse gli occhi con una smorfia, tanto era fastidioso quello stridio nelle orecchie.
“Buongiorno!” tuonò Patterson scrollandolo pesantemente per una spalla.
“Gesù…” biascicò dolorosamente Garrie “Ti dispiace fare più piano, Pat?”
Ma Patterson, naturalmente, non lo ascoltava: parlava con il suo vocione rombante mentre lo trascinava quasi di peso dal divano al tavolo della cucina.
“Sono tornato questa mattina presto e che ti vedo? Eri disteso per terra come un tappeto e ronfavi come un trombone. Ti ho preso su e ho fatto per portarti a letto, ma la porta della tua camera era chiusa a chiave. Allora tu hai tentato di baciarmi e io ti ho sbattuto sul divano, un po’ rudemente, a dire il vero. Poi sono andato in bagno e ho scoperto Morales addormentato nella vasca e una puzza di alcool tutto intorno che avrebbe steso uno stormo di fenicotteri. Così mi sono incuriosito: ho pensato di alzarmi prima e di prepararvi la colazione così potevamo parlarne: allora, che è successo ieri sera?”
Garrie riuscì finalmente ad aprire gli occhi.
“Questa ha tutta l’aria di diventare una giornata schifosa” sospirò a labbra semichiuse “Almeno per me.”
Patterson infatti sembrava di umore meravigliosamente buono, nonché in forma smagliante; al contrario, lui si sentiva solido come una gelatina di verdure.
“Non ho idea di cosa sia successo ieri sera” contunuò alla fine, quando riuscì a staccare la lingua dal palato “Abbiamo portato Cardinale al Pub e ci siamo sbronzati; dopo, buio totale. Non so nemmeno come siamo arrivati qui. So solo che mi sento come se mi avessero rimescolato gli organi interni con una centrifuga.”
“Infatti, hai una faccia che fa schifo.” commentò piacevolmente Patterson addentando di gusto una fetta di pane traboccante di gelatina rossiccia. In quel momento Morales entrò nella stanza, i capelli ritti sulla testa e lo sguardo vacuo di chi è in preda ad un forte attacco di morbo di Alzheimer.
“Buongiorno!” esclamò Patterson e Morales chiuse gli occhi, dolorosamente.
“Pat, se proprio devi nutrirti con quella schifezza sintetica e puzzolente, fammi almeno il piacere di non brandirmela davanti al naso, se non vuoi ritrovarti sommerso dai miei succhi gastrici.”
Patterson non commentò: come un vero padrone di casa, versò due tazze di fumante caffè e le posizionò davanti ai due compagni che si erano seduti, o meglio, accasciati, sulle sedie intorno al tavolo.
“Sai mica perché la porta di Garrie è chiusa?” chiese Patterson a Morales dopo essersi assicurato che avesse bevuto il primo sorso di caffè e che avesse ripreso le redini delle proprie funzioni cerebrali.
“Cardinale deve essersi chiusa lì dentro, stanotte” spiegò Morales dopo un evidente sforzo di memoria “O almeno, ho la vaga sensazione che sia andata così.”
Patterson si rabbuiò improvvisamente.
“Mica penserà di stabilirsi qui in pianta stabile, vero? Non ho nessuna intenzione di avere quell’isterica pazzoide in giro per casa. Già sono sull’orlo dell’omicidio ogni volta che la vedo al lavoro…”
“Lo spero anch’io” mormorò Garrie, pensieroso “Non potrei più portare qui delle ragazze, e questo sarebbe un guaio.”
“Tranquilli, anch’io sono d’accordo con voi. Non credo che il capo voglia accamparsi da noi: aveva solo bisogno di un posto dove stare. Forse era sbronza anche lei, ieri sera.” provò dubbioso Morales, sorseggiando il caffè con religiosa concentrazione.
In quel momento, la porta della stanza da letto di Garrie si aprì: Cardinale ne uscì, i capelli che erano una specie di covone di fieno appoggiato sulla testa, la faccia più imbronciata del solito, lo sguardo vacuo e indosso nient’altro che un paio di severe mutandine bianche e la canottiera di ordinanza del CDI. Gli occhi di Garrie, Morales e Patterson si piantarono con perfetto sincronismo sulle lunghe gambe nude della ragazza, per poi sciamare in massa verso la canottiera ed il suo intuibile contenuto.
“’Ao.” disse Cardinale con voce d’oltretomba, marciando verso il bagno non proprio in linea retta. I tre intorno al tavolo sembravano cristallizzati come statue di sale: con le bocche semiaperte la guardarono con sguardo assente mentre transitava davanti a loro e rimasero per qualche secondo immobili, fissando la porta del bagno, dopo che si fu chiusa alle sue spalle. Patterson fu il primo a riprendersi: appoggiò la fetta di pane sbocconcellata sul tavolo e si passò una mano sulla fronte.
“Bè, a dire il vero…” iniziò incerto.
“In fondo, è nostra amica, se ha bisogno di un posto dove stare…” continuò Morales senza guardare nessuno negli occhi.
“…per me può rimanere quanto vuole.” mormorò Garrie con voce strozzata.
Dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio, Patterson ritornò velocemente ai fornelli, Morales si fiondò in camera sua e Garrie rimase con lo sguardo fisso sulla porta del bagno, la tazza di caffè a mezz’aria. Stava pensando che prima o poi Cardinale doveva uscire di lì, no? Non gli sembrava che si fosse portata dietro un cambio d’abiti.
“Ripensandoci, questa non è proprio una mattinata da buttare via.” mormorò, ottimista.
*             *             *
Garrie, Morales e Patterson si erano preparati ad assistere ad una specie di faida palestinese durante il primo incontro tra Cardinale ed Elijah: i due invece si comportarono con insolita civiltà, anche se trasudante glaciale freddezza. Stilarono il rapporto concordando cortesemente sulla corretta terminologia da adottare, discussero delle mansioni per il giorno e nemmeno una volta si guardarono negli occhi. Patterson era imbronciato e deluso come se gli avessero negato l’accesso ad uno spettacolo mirabolante.
“Se fanno così non mi diverto per niente.” borbottò all’indirizzo di Morales che trovava quella calma innaturale.
“Credo che sia il caso di discutere i tre punti principali all’ordine del giorno.” disse Elijah compunto: la sua faccia sbarbata di fresco non lasciava trapelare nessuna emozione “Primo, identificare Polaris e il suo misterioso burattinaio. Almeno uno dei due doveva far parte dell’entourage di Masterson, per ammissione di Polaris stesso: qualcosa salterà fuori. Secondo, trovare immediatamente un passaggio per RockLand. Se qualcuno ha qualche idea in proposito, faccia proposte. Terzo, mantenere e potenziare lo schermo contro il CDI, cosa che disapprovo completamente. Capitano Cardinale, hai qualcosa da aggiungere?”
“La tua analisi è stata esaustiva, generale.” rispose la ragazza con insolita cortesia. Quel mattino aveva i capelli legati in una severa coda di cavallo e la faccia pulita, benché pallida, sembrava assente “Aggiungerei però all’ordine del giorno la richiesta di estromissione del Runner David Hanson dalla squadra.”
Garrie, Morales e Patterson non sembrarono particolarmente stupiti dalle sue parole, ma preferirono tacere. David le lanciò uno sguardo colpevole ed insieme battagliero.
“Capisco i tuoi dubbi su di me, capo, ma vorrei assicurati che sono fortemente motivato in questa missione. Se mi dai un’altra possibilità, sono certo che potrei essere molto utile.”
“A parte tutto, ti sei fatto beccare come un pivello qualsiasi” ribatté Cardinale, severa “La missione Cosmos è troppo delicata per permetterci altri errori del genere.”
“Dubito che il CDI acconsentirà a toglierlo dalla squadra.” disse Elijah aggrottato.
“Rimarremmo comunque in sei e saremmo più che sufficienti” sentenziò Cardinale, convinta “David non è adatto ad una missione a questi livelli. Senza rancore, hijo, ma io la penso così.”
“Non sei tu a poter decidere una cosa del genere” si decise a dire Elijah guardandola negli occhi “In qualità di supervisore, spetta a me l’ultima parola.”
“Lo so” ripose Cardinale, pacata “Io, in qualità di capitano della squadra, ho solo inoltrato la proposta. Come da procedura, no?”
La sua voce grondava scherno ed Elijah non poté fare a meno di lanciarle uno sguardo rancoroso, ma ci pensò su bene prima di rispondere.
“Per il momento, direi che David può restare: in fondo, potremmo destare sospetti se nei Dark Viper venissero a mancare dei componenti. Ma sei sotto esame, Hanson: un altro tentativo di fuga durante uno scontro e sei fuori.”
Sia David che Cardinale annuirono, il primo entusiasta, la seconda di malumore ma comunque chiusa in un ostinato silenzio. Patterson sbuffò, esasperato.
“Hei, voi due, tutta questa flemma britannica non vi si addice” esclamò, sincero “Sembrate due bombe ad orologeria pronte ad esplodere.”
“I problemi personali miei e del capitano Cardinale non devono influire in nessun modo con il procedere della missione.” rispose Elijah, monocorde come se leggesse un noioso trattato di economia. Cardinale approvò annuendo docilmente e Patterson incrociò le braccia sul petto, visibilmente disgustato.
Si divisero i compiti, evitando accuratamente di creare gruppi potenzialmente esplosivi. Patterson e Garrie furono gli unici a godere appieno della giornata, mentre Morales si sorbì una Cardinale silenziosa e corrucciata. A fine giornata avevano tutto sommato concluso pochissimo: le ricerche sui database delle Orion non aveva prodotto nessun risultato; la piattaforma RockLand era invece piuttosto conosciuta, soprattutto per l’impressionante numero di utenze giornaliere, per il giro di sostanze stupefacenti e per l’assoluta impossibilità da parte del CDI di violare i suoi schermi.
“Non ci resta che trovare un passaggio per quella dannata DDW” sentenziò Elijah irritato “Morales, hai trovato qualcosa?”
“Assolutamente no, signore.” rispose Morales placido come un cherubino.
Elijah alzò gli occhi al cielo, furibondo.
“Ancora niente! Non è possibile! L’incontro è tra poco, non possiamo rischiare di perdere un treno così importante! Prova a cercare di nuovo, che aspetti! Te ne stai lì tranquillo come…”
“Generale, si contenga.” lo interruppe Cardinale con voce falsamente annoiata e uno sguardo perfidamente vittorioso.
“Come sarebbe?! Ve ne state lì come se…”
“…come se avessimo già trovato il passaggio” terminò per lui Cardinale, divertita “Ti sei forse scordato chi è il programmatore migliore in circolazione sulle Orion?”
Sollevò un dischetto tra le dita esibendo un sorriso serafico. Elijah sentì un fiotto di bile invadergli lo stomaco.
“Magari ho dimenticato quanto sei brava a scovare le cose” disse infine riottoso “Quel che non dimentico è quanto puoi essere vipera, se ti ci metti.”
“Sante parole” annuì la ragazza con un sorriso angelico “Vedi di ricordartelo anche in futuro. Che dite, allora, andiamo?”
*             *             *
Platform:             DR Undefined RockLand –Missione infiltrazione DDW non autorizzata
Digi-Alias:
Benson, Elijah                    Alexandr Bukadorov          Membro dei Myllarit**(nota a fondo pagina)
Cardinale, Jude    Tatiana Umnyakiva             Membro dei Myllarit
Morales, Eric                     Leo Sevets                          Membro dei Myllarit
O’Brian, Garrie   Andrew Lukin                     Membro dei Myllarit
Patterson, Matt   Andrey Brazevich              Membro dei Myllarit
Hanson, David     Sergey Zobnev    Membro dei Myllarit
Richner, Damon  Roman Ershihin  Membro dei Myllarit
 
“Di tutti i pietosi gruppi che abbiano mai solcato le scene…” mormorò Andrew, piagnucoloso.
Alexandr alzò gli occhi al cielo: si erano digitalizzati sulla piattaforma RockLand senza quasi nemmeno scambiarsi due parole nella Terra di Nessuno. E meno male: tutta la squadra sembrava pervasa da un silenzioso cattivo umore, persino Andrew, il cui sorriso solare non veniva spento nemmeno dai presagi dell’Apocalisse. I digi-alias erano stati praticamente una sorpresa per tutti, ma Leo aveva assicurato (con un mesto sorriso di scuse)  che il sistema non offriva nient’altro, per il momento. Alexandr non era esattamente nel suo elemento naturale, ma non si lamentava dolorosamente come il suo compagno.
“Piantala, Andrey.” sibilò mentre percorrevano una galleria al cui sbocco li aspettava il meraviglioso mondo di RockLand.
“Ma Alexandr…i Myllarit!! Chi diavolo ha mai sentito parlare di un gruppo folk russo…persino i topi rideranno di noi!”
“E tu lasciali ridere.” chiuse l’argomento Tatiana, varcando finalmente l’uscita della galleria.
RockLand si aprì davanti a loro in tutta la sua magnificenza: aveva tutta l’aria di essere un moderno girone dell’inferno. Una mastodontica arena circolare gremita di gente faceva da teatro ad un maxiconcerto ininterrotto da ore. Sul palco si avvicendavano gruppi delle più disparate epoche storiche e dei più diversi stili musicali: dai metallari del ventesimo secolo ai cantanti folk con tanto di mandolino e fisarmonica del vecchio west, dall’opera lirica dell’Italia di fine milleottocento al rock duro del XXI° secolo. C’erano persino gruppetti sparuti di danzatori tribali dell’Africa e dell’America del Sud, mariachi con le chitarre melodiche, suonatori di sitar indiani e un improbabile e ridicolo suonatore di campanelle svizzero. I sette appena arrivati , pur avvezzi alle più improbabili scene mai viste sulle DDW, rimasero religiosamente impressionati dalla maestosità della piattaforma, nonché dall’impressionante numero di persone presenti.
“Cavoli, non credevo davvero che le Orion fossero abitate da così tante persone.” ammise Sergey guardandosi intorno esterrefatto.
“Tante persone sciroccate come queste” rettificò Andrey, disgustato “Per farti un esempio della capacità neurale dei soggetti: guarda Andrew, è piombato pari pari nel suo Eden personale.”
Il giovane, infatti, si guardava intorno con gli occhi sgranati dalla meraviglia: era un fanatico ascoltatore di musica e si trovava effettivamente in mezzo al suo elemento ideale.
“Guarda là, ci sono i Guns N’Roses!” esclamò eccitato come un fanciullo alla festa del paese mentre strattonava la manica di Leo  “E là!! Dio, ma sono i Beatles!! No, non ci credo…Aretha Franklin!!”
Leo ascoltava disgustato il suo sproloquio, cercando di scrollarselo di dosso.
“Si, si, ok, ma non pisciarmi su una gamba dall’emozione, per favore. Sembri un ragazzetto in piena crisi ormonale. Proprio non capisco…Gesù!!! Là c’è Maria Callas!!”
Tatiana fissò dubbiosa la donna secca e dal naso aguzzo che transitava altezzosamente davanti alla faccia estatica di Leo.
“Uff” sbuffò “Passi Andrew, che è sempre stato notoriamente privo di materia organica nel cranio, ma anche tu, Leo…proprio mi deludi.”
“Ma è Maria Callas!” strillò Leo esagitato “La più grande soprano di…Ah!!! Carusooo!”
“Andato” sospirò Andrey, depresso “Sentite, ci muoviamo da qui? C’è un puzzo che sembra di essere in una stalla. Non che mi dispiaccia, ma tra un po’ comincio a sudare anch’io, e voi sapete che il mio sudore è plutonio allo stato puro…”
“Ok, muoviamoci.” decretò Alexandr, persuaso dalle ottime argomentazioni del compagno “Se solo sapessimo cosa dobbiamo cercare, però, saremmo tutti più contenti.”
I Myllarit evitarono di mischiarsi alla marmaglia odorosa di sudore e aggirarono l’anello più basso dell’arena per dirigersi verso il maestoso dietro le quinte del palco: d’istinto, avevano valutato che quella zona fosse la più adatta ad un eventuale incontro. Mentre si avvicinavano cogitabondi, vennero avvicinati da un tizio che Tatiana, con un tuffo al cuore, riconobbe come Bono Vox degli U2. Mentre Andrey e Leo portavano la mano al fianco, dove avevano nascosto le armi, Bono alzò una mano in segno di resa e sfoderò un sorriso canzonatorio.
“Vengo in pace direttamente da Hell’s Kitchen” disse con quella sua particolare voce roca e graffiante “Allora avete trovato il passaggio per RockLand. Non ne dubitavo. Hei, ma che digi-alias del cavolo vi hanno appioppato?”
“Non c’era molta scelta” si difese Alexandr, contrito “Tutti i gruppi che conoscevamo erano già stati presi. E la regola del cavolo di questa DDW è che non possono esserci doppioni, no?”
“Già. Allora come mai ho già visto passare una decina di Elvis Presley diversi?” ribatté Tatiana, piccata.
“Bè, mica tutti sono ligi alle regole” sorrise Bono avviandosi “Venite di qua: i Rolling Stones sono scesi adesso dal palco e ci sarà un po’ di maretta lì intorno. Dovreste sentirli, sono davvero una meraviglia.”
I Myllarit seguirono Bono, circondati dagli sguardi curiosi e ironici degli astanti. Sul palco si stavano esibendo i Queen, con uno sculettante Freddy Mercury in tuta bianconera che urlava ai quattro venti “Don’t stop me now”. Tatiana lo fissò sorpresa, sbirciando attraverso il groviglio di cavi e fari luminosi mentre Andrew per poco stramazzava a terra in estatica adorazione.
“Ma ti piace quello lì?” chiese dubbiosa “Andrew, sei sicuro di non soffrire di omosessualità latente?”
“Eccoci.” annunciò Bono fermandosi e Tatiana ritornò bruscamente vigile e guardinga. Non pensava che sarebbe stato così facile incontrare il nuovo alleato, e invece se lo trovò davanti quasi all’improvviso.
Un tizio alto, con un’enorme bocca imbronciata e i capelli arruffati si avvicinò a loro: indossava un paio di pantaloni di lucida vernice nera dalla vita così bassa che ad ogni minimo movimento rischiava di far traboccare dall’orlo un certo imbarazzante contenuto. Tatiana lo riconobbe immediatamente: Mick Jagger, storico leader dei Rolling Stones. Per un attimo, sbalestrata, si chiese come mai una persona che viveva nel costante pericolo di essere presa di mira da Masterson dovesse aver scelto un digi-alias così famoso, ma poi ci pensò su e non le sfuggì la genialità della cosa. Oltretutto, a guardarlo bene in faccia, la luce scaltra e sospettosa dei suoi occhi era sintomo di tutt’altro che di stupidità. Mick si fermò davanti al gruppo e guardò uno per uno attentamente, come a voler carpire loro l’essenza da un unico sguardo. L’esame dettagliato sembrò soddisfarlo poiché si infilò i pollici nella cintura e rilassò millimetricamente le spalle.
“Salute a voi.” esordì tranquillamente: aveva una voce graffiante, nervosa ma incredibilmente sexy. Tatiana lo fissò affascinata. Mick ricambiò il suo sguardo interessato, soppesando la donna con spudorata attenzione.
“Immagino che tu sia Cardinale” continuò Mick con voce neutra, come se riconoscere il capitano della Tau Centauri nel bel mezzo di una DDW pirata fosse la cosa più naturale del mondo “Erano secoli che volevo conoscerti.”
Le porse la mano e Tatiana, dopo un breve attimo di esitazione, la strinse. La stretta di Mick era asciutta, decisa ed essenziale: i due si guardarono a lungo negli occhi mentre in Tatiana si faceva strada la convinzione che quel tizio fosse davvero qualcuno da considerare importante. Con quegli occhi scrutatori, con quella piega caparbia della mascella, non poteva essere nient’altro che un lottatore. E un leader: chissà quali erano stati i suoi rapporti con Masterson?
“Ciao.” gli disse asciutta, aspettando la sua reazione.
“Accidenti, Bono” disse Mick, salottiero “Tutto mi aspettavo fuorché la Tau Centauri si umiliasse ad interpretare un piccolo gruppetto folk russo. Sei sicuro di volermeli presentare?”
Bono sorrise, accomodante.
“E’ la loro prima volta su RockLand” disse semplicemente, come se questo spiegasse tutto “Non farti fregare dall’immagine sfigata: sono davvero forti. Ragazzi, questo è…”
“Mick Jagger” sospirò Andrew, estasiato “Sono così felice…emozionato…puoi farmi un autografo?”
“Andrew, contieniti.” sibilò Alexandr contrariato “Mi scuso per lui: è un fanatico delle rock band.”
Mick spostò lo sguardo pigro da uno all’altro, soffermandosi più a lungo su Tatiana che continuava a guardarlo ispirata e muta.
“Immagino che abbiate trovato un po’ eccentrica la mia idea di incontrarci qui” disse infine, monocorde “Ma vedete…questo è il mio territorio e anche se sembra un caos immane, qui non entra uno spillo se io non lo controllo. Qui il caro Masterson non può infilare nemmeno la punta del suo lungo ed invadente nasaccio. Avete qualche domanda da farmi?”
“Una bazzecola” rispose Tatiana, ad un tratto sospettosa “Tu chi diavolo sei? Quali erano i tuoi rapporti con Masterson? Quali sono i tuoi piani e come pensi di poter agire insieme ad una squadra di Runners sotto al naso del CDI e del SuX e di Masterson stesso senza farti beccare?”
“Ma che belle domande distensive” sorrise Mick con gli occhi scintillanti “Vedo che il capo della Tau Centauri non si smentisce mai e arriva subito al sodo. Spiacente, non posso rispondere a questo tipo di domande. Ogni cosa…”
“…a suo tempo” sospirò Andrew, affranto “Polaris ce lo ripete una frase sì e una no.”
“La gente però si stufa di aspettare” avvisò Leo, cupo “Ed è ora che si inizi a fare qualcosa di concreto e non solo chiacchiere e canzonette.”
“Sante parole” approvò Roman “Anche se devo ammettere che questa DDW è davvero una potenza.”
Mick rise, condiscendente.
“Diciamo allora che non abbiamo ancora finito di mettervi alla prova” gorgheggiò, sornione “Arrivare a RockLand era un primo assaggio, e non era facile…la piattaforma è mia e so bene di cosa parlo.Ma manca ancora un pezzetto per conquistare definitivamente la mia fiducia.”
Tatiana gli lanciò uno sguardo franco e duro.
“Non dovremmo essere noi, a questo punto, a chiedere una prova della tua identità? Dopotutto, non puoi credere che con argomenti così importanti in discussione, ci fidiamo ciecamente di qualcuno che si nasconde dietro un paio di pantaloni verniciati…”
Mick sorrise, ammirato e divertito insieme.
“Forse non hai tutti i torti” rispose con tranquillità “Io vi darò un segno della mia fiducia e voi mi darete un segno della vostra. Dovrete passare un’altra piccola prova.”
“Mica dovremo cantare?!” domandò allarmato Roman, e Bono rise di gusto.
“Tranquillo…niente del genere” lo rassicurò Mick “Bono, vai a prendere il dischetto.”
Mentre Bono si allontanava velocemente, Mick appoggiò un braccio sulla spalla di Tatiana, guardandola allusivo.
“Calmi…non è niente di grave. Un piccolo test, per così dire…tutto bene, bambola?”
“Certo…ehm…sì” balbettò la ragazza mentre le orecchie le prendevano fuoco all’improvviso ed Alexandr aggrottava sempre di più le sopracciglia “Ma se mi chiami bambola un’altra volta, ti ritrovi con il microfono infilato in una narice. Mi dispiace, ma è la regola.” terminò, con un tono di voce quasi dispiaciuto.
Mick rise di nuovo, togliendo il braccio dalla sua spalla.
“Immaginavo che avresti detto così” confidò ammiccando piacevolmente “Energica, decisa…e con due occhi da letto che innamorano.”
Tatiana sentì un’imbarazzante scia infuocata che le saliva dal collo verso le orecchie: si costrinse a mantenere lo sguardo limpido e le spalle rilassate, mentre il sorriso di Mick si faceva sempre più allusivo.
“Non crederai davvero che questi stupidi trucchetti vecchi come il mondo funzionino con me, vero?” domandò con voce annoiata Tatiana quando fu certa di aver ripreso il controllo di sé.
“Trucchetti?” si stupì Mick, sornione “Io non faccio trucchetti. I trucchetti sono monopolio di voi femminucce.”
Bono arrivò in quel momento sventolando un dischetto tra le dita. Lo consegnò a Mick che se lo fece rigirare un attimo nelle mani prima di allungarlo verso Alexandr.
“Questa è la prova” disse, improvvisamente serio e tagliente “Seguite le istruzioni. Avete due giorni di tempo per terminarla.”
“Cos’è?” chiese Sergey curioso, mordendosi la lingua subito dopo.
“Tutto quello che dovete sapere è lì, sul dischetto. Ma mi siete simpatici, quindi vi darò un aiutino: è una caccia al tesoro.”
“Grandioso!” esclamò entusiasta Andrey mentre Tatiana sembrava improvvisamente smontata.
“Una caccia al tesoro…” mormorò, poco convinta “Sembra una cosa da piena prima infanzia.”
“Ognuno hai suoi punti di vista, cocca” ribatté Mick non proprio gioviale “Che sapete menare le mani è già stato appurato. Anche il fatto che il CDI è fuori dai giochi, l’abbiamo capito questa sera. Ora dobbiamo vedere se sapete anche far andare il cervello.”
“E in cosa consiste il tesoro?” chiese Alexandr, pragmatico.
“Bè, ovviamente è un luogo” sospirò Mick con gli occhi alzati al cielo “Dovrete trovarvi nel posto indicato dalle informazioni entro due giorni: lì si terrà la prima vera e propria riunione seria per parlare di noi. Se ci sarete, bene, se non ci sarete, ciccia. Fine del discorso.”
“Vuoi dire che se non troveremo questo posto siamo fuori dai giochi?” domandò scettico Roman.
Mick non rispose: si guardava le unghie della mano con un mezzo sorrisetto serafico sulle labbra.
“Credo che sia meglio per tutti se trovate questo luogo.” disse infine, lentamente.
I Myllarit si scambiarono uno sguardo eloquente, sentendo la tensione montare dentro di loro.
“Visto che siamo in ballo, faremo in modo di ballare.” concluse Alexandr. Lui e Mick si scambiarono uno sguardo duro, ricco di sottintesi: Bono li stava a guardare, compiaciuto.
“Quindi, ci vediamo tra due giorni…sempre che riusciate a trovare la strada.” mormorò Mick a denti stretti.
Detto questo, girò i tacchi e si allontanò con indolenza.
“Hei!” lo richiamò indietro Tatiana, bellicosa. Mick non girò nemmeno le spalle.
“Che vuoi ancora, bambola?” chiese con voce annoiata.
Tatiana si avvicinò di un passo.
“Noi non abbiamo ancora finito” rispose decisa “Voglio che tu adesso ci dia quello che ci hai promesso: il tuo segno di fiducia, cocco.” Soppesò un attimo il silenzio, poi aggiunse: “O forse dovrei dire…bambola?”
I Myllarit e Bono sembrarono congelarsi nelle loro posizioni mentre Mick si girava lentamente verso Tatiana: i suoi occhi erano duri, pericolosi e sottilmente sorpresi. Evidentemente, non si aspettava che qualcuno della Tau Centauri indovinasse il suo vero sesso in così poco tempo ma più che irritato sembrava ammirato. Sembrò rimuginare a lungo sulla risposta, poi gli sfuggì un sorriso sornione.
“Beccata, eh?” mormorò ilare e Tatiana annuì senza abbassare gli occhi.
 Il frastuono di RockLand tutto intorno al gruppo sembrava non scalfire minimamente l’intensità dello sguardo che i due si scambiarono per quello che sembrò un tempo lunghissimo. Alla fine, Mick se ne uscì in un sospiro a metà tra lo sbuffo d’impazienza e la risata. Agitò con noncuranza una mano in direzione dei Myllarit e girò loro le spalle, definitivamente.
“Niente bambola” disse da lontano la sua voce di scaglie di vetro “Solo Lucy.”
E si allontanò, lasciando la squadra avvolta in un silenzio stupefatto.
*             *             *
Arrivarono nel Limbo passando attraverso la Terra di Nessuno senza quasi scambiarsi una parola, tanta era la curiosità e la tensione che li attanagliava. Mentre Morales si fiondava alla ricerca di qualsiasi informazione riguardante il nome di Lucy relativo a Masterson ed alla Ars Space Corp., la prima a sgusciare davanti al computer fu naturalmente Cardinale che estrasse dalla tasca il dischetto con noncuranza davanti agli occhi attoniti di Elijah.
“Ehi, ma ce l’avevo in tasca io!” disse irritato “Tu…me l’hai rubato!”
“Sante parole” affermò decisa Cardinale mentre infilava il dischetto nella fessura apposita del computer “Visto che stai stilando il rapporto a mio sfavore, aggiungi anche questo. E spiega come mai non ti sei accorto che ti stavo fregando, visto che ci sei.”
Elijah non ribatté ma la sua espressione era tempestosa. Tutti i componenti della squadra erano equamente divisi alle spalle di Morales e Cardinale: quest’ultima, facendo volare le dita sui tasti esaminò il contenuto del dischetto, accertandosi che non fosse un virus, che non avesse schermature, che non fosse predisposto all’autodistruzione all’apertura. Ma il contenuto sembrava essere un semplicissimo, innocuo file di testo.
“Troppo facile.” mormorò Cardinale dubbiosa mordicchiandosi le nocche.
“Apri quel maledetto testo e facciamola finita.” borbottò Patterson che in realtà si sentiva piuttosto frustrato da quella prova che lo tagliava fuori: lui era un uomo di azione, non di concetto.
Con un sospiro, Cardinale aprì finalmente il file: non era nient’altro che poche righe scritte in un normalissimo carattere arial 10. I sette le lessero in silenzio, ognuno per conto proprio, rimanendo subito dopo basiti nell’incomprensione totale.
 
Come si misura il coraggio di un uomo?
Il leone è sveglio, tuttavia dovrai infilare la testa nella sua bocca…
E, se sarai capace di inseguire ciò che si è versato…
fino alla Tana del Morlock…
Ti affiderai al caso ma solo il nonsenso ti indicherà la via…
 
Patterson fu il primo ad allontanarsi, mentre gli altri rimanevano rapiti in contemplazione di quell’ammasso di parole senza senso.
“Un maledetto indovinello!” sibilò schifato sedendosi sulla sua sedia “E’ dall’Accademia che non prendo in mano un olo-libro di parole crociate. E anche allora era successo per sbaglio. Non contate su di me per questa storia.”
Cardinale, dopo qualche secondo di intensa meditazione, si girò verso Morales, speranzosa.
“Qualche notizia di Lucy?” chiese a bruciapelo, ma lo sguardo che Morales le rivolse fu piuttosto significativo.
“Ancora niente” disse lugubre il giovane continuando a pestare sui tasti “Dammi tempo, diamine!”
“Nel frattempo che cerchiamo notizie di Lucy, qualcuno ha qualche idea?” domandò Elijah che si sentiva stranamente debole. Il silenzio totale dei suoi compagni ebbe il potere di gettarlo in un pozzo di nero sconforto.
“Ok, niente panico ragazzi” disse Cardinale distogliendo finalmente lo sguardo dallo schermo “Abbiamo due giorni di tempo: mettiamoci al lavoro.”
*             *             *
Spia era il suo nome e Vendetta il suo cognome.
Esultante, l’uomo attivò la comunicazione. Non sapeva bene se quello che gli agitava le viscere fosse panico o gioia sfrenata. Forse era tutti e due: infatti, il momento che aspettava da una vita era finalmente arrivato…
Un volto severo apparve sullo schermo, in silenziosa attesa.
“Ci siamo.” disse la Spia.
L’uomo sullo schermo annuì.
“Bene” disse telegrafico “Fai in modo che non rimanga vivo nessuno.”
“Sarà fatto.”
La comunicazione si interruppe: quei brevi incontri clandestini non duravano mai più dello stretto necessario.
L’uomo girò le spalle allo schermo vuoto e sorrise: Spia era il suo nome e Vendetta il suo cognome.
Il giorno della resa dei conti era finalmente arrivato.
 
 
 
*** Myllarit: Gruppo folk russo. Sito internet     http://myllarit.onego.ru/
 
  
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