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Autore: elisa85    26/09/2011    8 recensioni
Tutto ha inizio la sera del ballo...sembrerebbe una storia uguale all'originale, ma una rivelazione inaspettata innesca delle reazioni differenti.
Chissà se la nostra Oscar non capisca prima i suoi veri sentimenti?
Questa è la prima ff che scrivo in assoluto, anche se è un pò che "gironzolo" in questo sito...chiedo clemenza!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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8. Al momento giusto






La testa, pesante come un macigno, è appoggiata al bancone nella penombra di quell'osteria di bassa lega, la mano stringe ancora con forza il manico del boccale di birra vuoto, gli occhi non gli sono mai sembrati così stanchi come in quel momento e percepisce chiaramente il forte odore di alcool che si è impossessato del suo corpo oltre che della sua mente.
Continua a ripetere il suo nome come una pregheria, come un lamento sbattendo il pugno sul legno consumato del bancone.
- " Oscar...Oscar...cosa devo fare?! devo, devo allontanarmi da te...devo trovare la mia strada... ma come?!".
I fiumi di birra non gli sono serviti a tenere la testa lontana dal pensiero di lei, anzi hanno soltanto peggiorato le sue capacità di ragionare lucidamente, ma forse questo poco gli importa, perchè ora in avanti la sua vita non avrà più senso; è combattuto perchè sente una voglia insistente, che si fa strada nella sua mente, di confessarle tutta la verità, tutto il suo amore, per poi eclissarsi, l'attimo dopo, pensando di non potersi arrogare tale libertà.
Deve trovare il coraggio di lasciarla andare, confessare il suo amore peggiorerebbe solo le cose tra loro; ora dovrà decidere del suo futuro che gli sembra quanto mai incerto, la voglia di ricominciare una vita, in cui lei non sia presente, lo tortura; a chi mai potrà rivolgersi, dove iniziare?
Con queste domande a tartassargli il cervello, il suo corpo cede sfinito sotto gli effetti dell'alcool.


Una luce accecante proviente dall'esterno entra nella locanda, illuminado con i suoi raggi quel posto pieno di polvere. Il rumore deciso della porta che si chiude.
André, non si volta a guardare, non gli interessa minimamente chi possa essere entrato, probabilmente sarà un altro povero disgraziato come lui, che non vede soluzione se non quella di annegare le proprie pene nel bere.
I passi sono pesanti e precisi nel loro incedere fin quando non sente più nulla, se non una presenza alle sue spalle.
- " Ehi, ragazzo! cosa ci fa un giovanotto come te, chiuso in un postaccio del genere in pieno giorno?".
Andrè alza lo sguardo sbilenco verso quella voce così forte e sicura, trovandosi davanti un omone di quasi due metri dai capelli scuri, gli occhi taglienti e un sorriso da canaglia stampato in faccia... e se la vista non lo tradisce, è quasi certo che si tratti della divisa dei soldati della guardia metropolitana di Parigi.
- " Ehi bell'addormentato, ce l'hai un nome?!".
- " André...André Grandier ".
- " Ciao Andrè...io sono Alain de Soisson e faccio parte dei soldati della guardia; però...sei ridotto maluccio ragazzo; ma non lo sai che non si beve mai da soli?! Senti ho un'ottima idea, ti farò compagnia...perché non andiamo via da qui, ti porto in locale niente male e ci facciamo due birre!".
André non ha neanche il tempo di rispondergli, quando un altro soldato entra nel locale rivolgendosi all'omone:
- " Ah, sei qui! Ehi Alain...lo sai che non è permesso bere in servizio!".
- " Spia che non sei altro, sempre a metterti in bella mostra sulle spalle degli altri, eh? Vabbè, mi hanno beccato !!! Devo andare Andrè sarà per la prossima volta!".
In quel momento, quel ragazzone, gli sembra come una manna dal cielo, la soluzione perfetta ai suoi problemi e probabilmente non si rende nemmeno conto dell'iddiozia che sta per compiere a causa della sbronza colossale; tant'è comunque, che senza pensarci troppo si ritrova ad urlare il nome di quel soldato:

- " Alain, Alain aspetta!".
- " Cosa c'è da urlare tanto giovanotto?".
- " Tu fai parte dei soldati della guardia, giusto?".
- " Si, te l'ho detto poco fa..."
- " Perfetto!... allora avrei bisogno di chierdeti un favore".






Oscar quella mattina, dopo aver seguito l'esercitazioni dei suoi soldati e aver impartito gli incarichi di guardia alla reggia, si reca negli appartamenti della regina come sua consuetudine.
Sente l'ansia crescerle nel petto e morirle in gola, crede di non riuscire a respirare molto bene, perchè si sente colpevole della sua strana situazione con Fersen.


A proposito, è qualche giorno che non lo vede, perchè è stata impegnata per lavoro; da una parte pensa sia meglio così, ha dovuto affrontare se stessa e André, non avrebbe retto anche l'amore confuso di Fersen.
E' davanti alla porta dell'appartamento della Regina e bussa affinchè possa entrare; in quelle circostanze non viene mai annunciata, perchè per volere di sua Maestà, lei può recarvisi ogni qualvolta lo ritiene necessario.
- " Oh...Oscar siete voi, finalmente! Vi stavo aspettando!".
- " Buongiorno Maestà, come state oggi?"
- " Molto bene, Oscar. Ma voi cosa mi dite, ultimamente siete sempre troppo occupata con il lavoro".
- " E' il mio dovere".
- " Certo Oscar, ma mi farebbe piacere vedervi più spesso, lo sapete!"
- " Si Maestà e questo mi onora molto...".
Quando Madame Noeil, annuncia una visita non prevista:
- " Scusate Maestà, ma il Conte Fersen vorrebbe incontrarvi".
A quelle parole il cuore di entrambe le donne perde un battito.

Le loro reazioni sono contrastanti: la regina Maria Antonietta felice come non mai, illuminata dalla gioia; mentre Oscar si sente morire a quelle parole; ed ora?
Cosa sarebbe successo e come avrebbe affrontato l'imbarazzo per questa situazione?
E se Fersen, volesse parlare con la regina proprio di loro?
No, non può essere, l'accordo preso con il conte è chiaro come la luce del giorno!  
Non si sente pronta ad infliggerle un dolore troppo grande alla sua regina; non permetterebbe a Fersen di ferirla, non è pronta a mettere in gioco l'amicizia e la fiducia accordatale da sua maestà, per un qualcosa di cui non è nemmeno sicura che sia amore e che probabilmente non lo sarà mai.
Ringrazia Dio di essere presente, perchè impedirà a Fersen qualsiasi insensatezza!



- " Il Conte Fersen?! ma certo...fatelo passare! Perfetto! così ci sarete anche voi Oscar, che meraviglia!".
- " Il conte Hans Axel Von Fersen".
Il conte entra nella stanza, con un sorriso leggero, che si spegne immediatamente alla vista di Oscar.
- " Maestà, vi porgo i miei omaggi".
- " Vi ringrazio Conte di Fersen sono felice di vedervi"
- " Madamigella Oscar che coincidenza anche voi qui".
- " Come è piccolo il mondo, vero conte?!"
- " Oscar, Fersen sono davvero molto felice di avervi entrambi qui con me! Permettete di invitarvi a prendere un tè assieme, vi prego Oscar non ditemi di no..."
Avrebbe voluto glissare quell'invito di sua maestà, come sempre, il suo ruolo non è certo quello di dama di compagnia, ma davanti ad una situazione del genere dovrà fare un'eccezione, sicuramente sbalordendo i presenti.
- " Come volete maestà, come potrei non accettare, se questo può rendervi felice"; - non avrebbe mai lasciato un attimo da sola la regina, non può correre il rischio; inoltre deve trovare il modo di parlare con Fersen, deve scoprire le sue intenzioni.
- " Magnifico madamigella Oscar! E voi Fersen?"
- " Accetto con immensa gioia, Maestà".
- " Perfetto, allora ordino di preparare il tutto. Madame prenderemo il tè in terrazza".


Fersen si avvicina a Maria Antonietta, chiedendole se sia possibile più tardi conferire con lei privatamente.
La regina accetta la richiesta di Fersen, nascondendo la gioia provata a quelle parole, ma Oscar, che è rimasta un passo dietro di loro, è riuscita comunque a sentire perfettamente le parole del conte.
Deve impedire questa pazzia a tutti i costi.
Non può più fidarsi di Fersen.





  
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