IN
YOUR OWN TIME.
IX
Your place.
Tonight this could
be the
greatest night of our lives
let’s make a new start, the future is ours to find.
Can you see it, can you
see it in my eyes?
Can you feel it
now, can you hold it in your arms
tonight?
[…] Stay close to me, and the world comes alive.
Take That, Greatest Day
Solo lì ti sentivi davvero a casa, insieme ai tuoi amici, compagni di lavoro e di vita, a tenere tra le mani quel microfono.
Ti dava sicurezza, quell’affarino. Aveva il potere di espandere la tua voce alla gente, e in certo senso anche le tue emozioni. Riusciva a renderti trasparente, nudo a quelle persone che volevano solo vederti per quello che eri veramente: felice.
Felice sul serio.
Libero da preoccupazioni, dolore. Ti sentivi soddisfatto, appagato da una vita che finalmente, dopo tante sofferenze, ti volgeva la faccia sorridente della medaglia.
Il tour era andato alla grande e a stento riuscivi a credere che quella fosse l’ultima data: avresti dovuto aspettare molto tempo prima di rivedere quei volti entusiasti che ti guardavano adoranti e che cantavano a squarciagola o a fior di labbra, seguendo le tue parole.
Non riuscivi a immaginare che avresti stretto le mani dei tuoi amici per l’ultima volta, su quel palco. L’emozione ti provocava una fitta allo stomaco, ma eri ben consapevole che tutte le cose belle avevano un termine. E il tour era stato uno di quelle: riavere Robbie nella band, tornare a scrivere davvero tutti insieme come una famiglia riunita al completo era stato un sogno. Ed era dura risvegliarsi.
Ma la realtà si faceva strada tra le luci di quello stadio illuminato: non sapevi cosa ne sarebbe stato di tutti voi.
Gary sarebbe stato impegnato nella sua attività di giudice ad X-Factor, Robbie con il suo lavoro solista, gli altri avrebbero preso delle strade diverse durante quella pausa che non avrebbe fatto piacere ai fan. E cosa sarebbe stato di te? Saresti sparito dalla scena, come anni fa? Avresti prodotto materiale, saresti tornato a scrivere?
Quei dubbi ti affliggevano l’anima, ma non abbastanza da smussare il tuo entusiasmo: eri su quel palco per l’ultima volta per chissà quanto tempo, e avevi diritto a godere di ogni singola sensazione che quella serata magica ti aveva regalato. Era il tuo tempo, il tuo posto.
Saluti con la mano libera, l’altra stretta in quella di Gary, lo stadio che pullula di gente solo per voi. Con le lacrime agli occhi, esattamente come voi. Un unico corpo, un solo organismo funzionante. Riesci a trattenere a stento una lacrima, ma il tuo sorriso è sempre più grande e più luminoso di qualsiasi altra cosa.
Sei felice, e non vorresti essere in nessun altro posto. Solo lì, a casa.
Per tutto il resto della tua vita.
Ebbene, abbiamo finito.
Con un misto di tristezza e sollievo metto finalmente punto a questa raccolta, che è stata scritta per puro piacere. Ed è stato un piacere scriverla perchè mi rispecchio così tanto in Mark, perchè mi è entrato dentro al cuore dalla prima volta che sentii la sua voce, in assoluto, cantare Shine. Lui ha firmato il contratto che mi lega inesorabilmente ai Take That e gli dovevo un tributo, seppur piccolo e di basso livello.
Esattamente come Mark, non so che ne sarà di me u.u Penso che mi prenderò una pausa dalla sezione (che sto vedendo andare in macello sempre di più, ahimè). Forse non terminerò mai la long che ho ancora in corso, ma per ora questo è il mio ultimo aggiornamento qui. Ho capito che non sono in grado di portare avanti delle storie a più capitoli, quindi penso che se mi ritroverete, sarà solo per una one-shot.
Detto questo, penso che sia arrivato finalmente il momento di cliccare su quella simpaticissima casella con scritto "Completa" e salutarvi tutti con un bacione per il vostro supporto, i "mi piace" e le recensioni. Anche solo le visualizzazioni. Siete davvero cari :*
Love you <3