La Baracca
Entro in punta di piedi nella baracca.
Attirata dalla luce della lanterna a olio, mi spingo tra le pareti ricurve, fino a una stanza circolare semibuia.
C'č un vecchio camino in rovina, accanto a un fornelletto elettrico lasciato a terra senza ritegno.
Sudice coperte buttate sulle assi di legno del pavimento, marcite, puzzano di gatto, e pesce. Storco il naso, per l'odore rancido di morto.
Cuscini lacerati, sono sparsi e appesi al muro da grossi coltelli da cucina, sporchi di sangue.
Mosche che attaccano ogni cosa, e termiti che mangiano i muri, il soffitto.
Una poltrona, da cui arriva la puzza pių nauseante, accoglie il corpo di una vecchia pazza, insanguinata, mangiata dai gatti e da altri insetti.
Gli occhi, completamente bianchi, sono spalancati, verso l'alto.
Dalla bocca, scarna e marcia, esce un rivolo di saliva verde e arancione.
I capelli arruffati sembrano aver fatto da nido a un grosso corvo che starnazza rumorosamente, volando in cerchi sempre pių bassi, nella stanza.
Le mani, rigide e scheletriche mostrano in alcuni punti l'osso bianco.
E' vestita di stracci, sporchi, unti.
Il corvo scende in picchiata contro di me, l'ansia e la paura mi assalgono.
Grido, con tutto il fiato che ho in gola.
Corro fuori e non torno pių.
Il buio della notte mi riempie gli occhi. Era solo un brutto sogno, sono nel mio letto. La sveglia sul comodino segna le tre di notte, torno a dormire.