Capitolo dodoci: Quando il gioco si fa duro…
Un dolore atroce percorse la sua spalla, trapassata da parte a parte, per
poi espandersi per tutto il corpo. Il respirò morì in gola a sentire come se migliaia
di aghi venissero continuamente infilzati nella sua carne.
Il sangue cominciò a uscire copioso dalla ferita, gocciolando a terra a
causa della brutta emorragia, ma lei non si scompose. Strinse i denti, ma non
si era pentita minimamente di quel gesto.
Usando il suo corpo come scudo, aveva impedito che Rufy venisse
nuovamente ferito e conoscendo la cattiveria del nemico, probabilmente mortalmente.
Cercò di resistere, ma il dolore era troppo forte e se fino a un momento prima
si era tenuta sollevata, facendo leva con le mani, sul corpo di Rufy, le forze l’abbandonarono cadendo addosso al ragazzo
di gomma che a occhi sgranati aveva assistito all’intera scena.
“Nami!” urlò sollevandola e scuotendola
leggermente.
Lei aprì leggermente gli occhi e gli sorrise.
“Sono contenta di vedere che stai bene!” disse con una voce fioca.
“Perché l’hai fatto? Mi sarei difeso con l’Haki busoushoku e avrei
respinto il colpo!” disse Rufy con una voce carica di
preoccupazione e paura.
“Il mio corpo si è mosso da solo! Ho
avuto paura che…” la navigatrice non riuscì a finire
la frase a causa di un’altra fitta.
Rufy si era alzato in piedi, tenendo la
ragazza tra le sue braccia. Chiamò Chopper perché la curasse, ma lui non era
presente. Solo allora si ricordò di averlo mandato a curare i genitori di un
bambino del villaggio.
Rufy la strinse maggiormente a sé, cercando
una soluzione.
Kidd cominciò a ridere di gusto per come si
erano messe le cose.
“Povera sciocca! Ha così tanta voglia di morire insieme al suo capitano?
Allora vi aiuterò volentieri!” disse l’uomo sollevando con il suo potere
diverse armi, tra cui lame affilate in
grado di tagliare la gomma come se niente fosse.
Rufy cominciò a correre e a schivare gli
attacchi, facendo ben attenzione che Nami non venisse
nuovamente ferita.
Grazie all’aiuto dell’haki kenbunshoku,
era in grado di prevedere da quale parte gli attacchi sarebbero provvenuti, ma a causa del peso in più e delle macerie
sparse qua e là che gli rendevano precario l’appoggio a terra, Rufy non riuscì a schivare qualche attacco, soprattutto due
coltelli che lo beccarono al braccio sinistro.
Non ci fece però molto caso. Saltò ancora a destra e a sinistra, cercando
un posto sicuro dove nascondere Nami.
Trovò un luogo riparato, vicino al campo di battaglia, ma apparentemente
sicuro, tra le macerie di una casa.
Poggiò la ragazza a terra e dando un pezzo di legno a Nami
da stringere forte tra i denti, estrasse la lama che l’aveva trafitta dalla
spalla. Ma la ferita sanguinava troppo e poteva mettersi male per la navigatrice.
Rufy si tolse la sua casacca rossa e strappandone un
bel pezzo e appallottolandola, l’appoggiò sulla ferita di Nami,
premendo, in modo tale da fermare almeno un po’ il sangue.
“Dove sei finito cappello di paglia?” disse Kidd
prima di demolire un’altra abitazione.
Rufy sapeva che era pericoloso rimanere
nascosto. Avrebbe potuto mettere maggiormente Nami
nei guai. Prese la mano della ragazza e mettendola al posto della sua, sopra al
pezzo di stoffa, le disse di tenere il più premuto possibile.
“R-Rufy, sta a-attento!”
Rufy la guardò serio e affidandole il cappello
annuì “Tornerò a prendere i miei due tesori, in men
che non si dica!” disse sparendo dalla vista della ragazza.
“Kidd” chiamò Rufy
comparendo su di un pilastro ancora in piedi poco distante da dove si trovava Nami.
“Ti rifai vivo! Cos’è? La tua amichetta ha tirato le cuoia?” chiese con un
ghigno.
“Te la farò pagare per quanto le hai fatto!”
“Perché tanta rabbia, per caso ho ferito la tua compagna di giochi? Se mai sopravvivrai
ne troverai a miglia di sgualdrine pronte a seguiti!” disse facendo incavolare
più che mai Rufy, che lo colpì al volto.
“Non ti permetto di offendere la mia navigatrice!” disse Rufy in piedi davanti al suo avversario a terra.
Kidd fece una smorfia infastidita e cominciò
nuovamente ad attaccare.
Rufy schivava solamente, cercando tra un salto
e l’altro di allontanarsi il più possibile dal luogo dove si nascondeva Nami.
Ritornò praticamente al punto di partenza vicino ai suoi altri nakama. Diede un’occhiata veloce e vide che stavano tutti
bene, ma che avrebbero dovuto sbarazzarsi di quei tipi il prima possibile. Non
solo perché Nami necessitava di cure urgenti, ma
perché tutti erano rimasti feriti e avrebbero potuto resistere ancora per poco.
“Ragazzi chiudiamo questa faccenda il prima possibile!” disse con voce
autoritaria.
Zoro sorrise. Quando arrivava a ordinare una
cosa così logica, in quanto nessuno di loro stava giocando, voleva dire che il
capitano era proprio arrabbiato.
“Hai sentito amico? È ora di finirla una volta per tutte!” disse lo
spadaccino caricando il suo colpo a tre spade potenziato rispetto a due anni
prima.
Il colpo fu uno solo, preciso ed efficace e Killer cadde a terra senza più forze
per rialzarsi.
Zoro corse a dare una mano agli altri suoi nakama, sbarazzandosi velocemente dei nemici più deboli.
Usopp facendo uso delle sue piante carnivore,
aveva fatto digerire un paio di pirati. Franky usando
il suo robot del tutto simile a lui, fece volare in aria altri nemici con
alcuni laser che la sua creatura aveva in dotazione.
Brook che fino a quel momento aveva messo a
nanna i suoi nemici con la sua musica, vedendoli riprendere i sensi, aveva
preso a suonare una canzone silenziosa per chi era a una lontananza tale da non
subirne gli effetti, ma per i poveri mal capitati, quella canzone carica di
ultrasuoni, era in grado di spaccare i timpani.
Robin si sedette a terra esausta, atterrando il suo ultimo nemico, seguito
a ruota dai suoi compagni. Solo Zoro e Sanji rimasero in piedi. Il primo a osservare lo scontro di
Rufy, il secondo prese a cercare Nami
e si preoccupò quando non la vide nei paraggi.
“Oi Rufy, sai dov’è Nami?” chiese il cuoco. Rufy non
gli rispose per paura che svelando il posto dove fosse nascosta, Kidd avrebbe fatto qualche pazzia.
Robin si adoperò per trovarla. Sparse vari occhi in giro per la zona fino a
quando disse “L’ho trovata!”
Sanji andò a recuperarla e si spaventò a
vederla ricoperta di sangue.
“Dove diavolo è finito Chopper?” disse riportandola indietro.
“Ragazzi!” urlò la piccola renna che, saltando da una maceria e l’altra, si
avvicinò ai suoi compagni.
Si paralizzò un attimo a vederli tutti quanti feriti e bisognosi di cure e
soprattutto si sentì in colpa non avendo potuto dar loro una mano.
“Muoviti Chopper, Nami sta perdendo troppo sangue!”
lo risvegliò la voce di Zoro.
Rufy e kidd intanto,
nello stesso istante, si schiantarono contro varie macerie, per un colpo subito
dall’avversario. Entrambi si rialzarono ognuno più convinto che mai a vincere
quella battaglia.
Entrambi avevano il fiatone, ma avrebbe resistito chi aveva maggiormente i
nervi saldi e fosse rimasto più concentrato.
Rufy sembrava quello più spazientito, ma i
suoi nakama sapevano che se lottava per una causa in
cui credeva, anche quando sembrava andare male per il loro capitano, le cose
potevano modificarsi in suo favore da un momento all’altro.
“Vedo che nuocere a un tuo compagno ti ha reso più combattivo. Vediamo cosa
succede se ne uccido direttamente uno!” disse alzando una sbarra di ferro, la
stessa usata dal bambino in precedenza, e dirigendola verso i nakama di Mugiwara.
“Fermati!” disse Rufy, non riuscendo a impedire
quanto stava avvenendo.
“Attenti ragazzi!” disse il capitano ai compagni al momento concentrati su Nami.
Solo Zoro che era rimasto vigile cercò di parare
il colpo con le spade, ma la velocità a cui era stata lanciata, lo scaraventò
via, consentendo all’oggetto di continuare il suo percorso, sebbene rallentato,
colpendo Robin alla testa.
La donna cadde a terra priva di sensi e un rivolo di sangue cominciò a colarle
sul viso.
Sanji, assistendo alla scena, non rispose più
sé stesso e attaccò Kidd. Zoro
cercò di fermare il compagno, ma se nemmeno l’ordine del capitano di non
attaccare era servito, lo spadaccino non sarebbe riuscito a farlo desistere dal
suo intento.
Rufy capendo le intenzioni del compagno, gli
ordinò di fermarsi, ma Sanji rispose “Non posso, non
dopo quello che ha fatto a Robin. La deve pagare!” disse Sanji
spiccando il “volo” e attaccando l’uomo, ma esso venne steso facilmente, anche
grazie alla stanchezza che il cuoco provava.
“Tsè, un mozzo che non rispetta gli ordini di un
capitano, merita di morire!” disse Kidd afferrando la
sua pistola, portata a tracolla, e puntandola verso Sanji
“Se vuoi ti aiuto a sbarazzarti della spazzatura!” disse Kidd
premendo il grilletto, ma il proiettile rimbalzò nella pancia di Rufy che aveva fatto scudo al compagno.
“Patetico! È davvero vergognoso per un capitano, difendere un compagno che
non esegue gli ordini! È un affronto al proprio orgoglio!”
Rufy lo guardò con disprezzo, ignorando le
parole dell’uomo.
“Zoro, Chopper, Franky,
Brook, prendete Robin, Sanji
e Nami, portateli sulla Sunny
e occupatevi di loro!” disse serio, non staccando gli occhi dal suo avversario,
per poi riprendere la battaglia quando fu certo che i suoi compagni fossero al
sicuro.
“Ora te la vedrai solo con me, senza che tu possa più nuocere a nessuno!”
disse Rufy partendo all’attacco. Attivò nuovamente il
gear second e cercò di
attaccare l’avversario con una velocità tale da non dargli il tempo di
controbattere, ma Kidd era preparato e riuscì a
schivare gran parte dei suoi attacchi, ma all’ennesimo colpo subito, disse “Ora
mi hai davvero stufato cappello di paglia. È ora di scrivere la parola fine al
tuo viaggio!” disse l’uomo attivando ancora una volta il suo potere attirando a
se tutti gli oggetti metallici nelle vicinanze che, compattandosi, formarono
una mano gigante.
Rufy non fu da meno e immettendo dell’aria
all’interno del pollice destro, fece uso del gear third gonfiando la mano destra, rendendola della dimensione
di quella di un gigante.
Kidd, mentre la sua enorme mano percorreva la
distanza che la separava da Rufy, continuò a
richiamare altri oggetti metallici, questo perché Kidd
era praticamente diventato una calamita.
Rufy approfittò di quel frangente, imprimendo
al suo pugno l’haki busoushoku,
per rendere la sua mano di acciaio.
Entrambi impressero nei loro pugni tutta la potenza che avevano, ma Kidd non tenne conto che avendo ancora attivato il suo
potere, consentiva al pugno di Rufy, attratto dal suo
corpo, di viaggiare a una velocità doppia rispetto all’origine e quindi oltre a venire colpito
per primo, l’aumento di velocità, provocò anche un aumento di potenza, che gli
si ritorsero contro.
Kidd venne colpito violentemente. La sua mano
fatta di armi si disintegrò, i suoi occhi si rovesciarono, diventando bianchi e
tutto il suo corpo risentì del corpo ricevuto in modo tale, da non riuscire più
nemmeno a emettere un gemito.
Rufy aveva vinto e facendo sgonfiare la sua
mano, come ormai capitava ogni volta che faceva uso del gear
third, si ritrovò di dimensioni minute.