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Autore: Eleanor _ Jude _ Michelle    28/09/2011    1 recensioni
Marilena, stanca dei maltrattamenti del padre, scappa di casa e da una solare Buenos Aires arriva in una piovosa e umida Liverpool dove l'incontro con una persona speciale le sconvolgerà la vita.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"NO"

“NO”


Probabilmente non sarebbe dovuta scappare in quel modo, ma che ci poteva fare?! Dopotutto Paul era l’unica persona che contava nella sua vita, anche se lo conosceva appena, lo amava. Glie lo aveva detto e anche bene, era una delle poche frasi che conosceva nella sua lingua e lui l’aveva capita sicuramente, ma ha preferito stare zitto con lo sguardo fisso nel nulla, anzi no, non è rimasto zitto, no.. ha fatto di peggio, ha scelto di dire la parola più struggente che potesse scegliere in quel momento: No.
No.. sapeva cosa voleva dire, il “no” è uguale in tutte le lignue, il “no” spezza il cuore, il SUO “No” avrebbe finito per spezzarle la vita intera.

Era uscita da un paio d’ore da casa di Paul ma si ricordava tutto perfettamente..
La sua testa che oscillava da lei a Brian, poi il suo sguardo vuoto, il suo “No” al “Ti amo” che gli aveva rivolto, le lacrime che iniziavano a scenderle sul volto, il mondo che le cadeva addosso, la fredda maniglia della porta, il rumore della serratura che sbatteva dietro di lei, le numerose scale che a fatica aveva sceso, gli amici di Paul che ridevano davanti al portone, la strada infinita, la panchina del parco..
Questa la sequenza di immagini che si ripetevano ininterrottamente dentro la sua testa.
Era tornata alla panchina dove aveva parlato per la prima volta con Paul, dove scoprì quale fosse il suo nome, dove lui l’aveva consolata... Sembrava così sincero invece l’aveva solo ingannata, aveva giocato con il suo cuore come un pallone da calcio con cui i bambini smettono di giocare dopo averlo bucato.
Quella panchina sarebbe stata la sua casa, almeno finchè non avesse trovato il coraggio...


Sono un idiota, sono un idiota, sono un idiota..”
“Dai, Paul.. se ci pensi bene era troppo piccola per te, forse hai fatto bene a lascirla andare”
Andava avanti così da più di un’ora, lui che sbatteva la testa sul muro continuando a dire di essere stato un idiota, e i suoi amici che cercavano in qualunque modo di farlo smettere. Avevano provato con qualsiasi cosa, prima gli hanno detto di andare a cercarla, poi di chiamare la polizia, poi di lasciarla stare e dimenticarsela, cercavano di convincerlo che aveva fatto bene, poi che aveva sbagliato e proponevano modi per rimediare allo sbaglio, ma qualunque cosa dicessero per lui non andava bene.
Sinceramente non li ascoltava nemmeno, pensava solo al pianto di Marilena che aveva sentito quando era uscita sbattendo la porta. Lui si era alzato e correndo verso la porta aveva afferrato la maniglia per aprirla e rincorrerla ma poi, sentendo il suo pianto, si era bloccato, aveva pensato che era ancora una bambina e che stare insieme non sarebbe stato un bene per nessuno dei due, ma si sbagliava. Il problema è che lo capiva solo adesso, adesso che forse sarebbe stato troppo tardi per rincontrarla..
Paul, finiscila! Vai a cercarla se per te è così importante, in fondo l’età non conta!”
“John! Basta! Non la rivedrò mai più, capisci! Ho fatto un errore irreparabile, le ho spezzato il cuore! “
“Beh, potevi anche pensarci prima invece di autolesionarti per una settimana! Magari potevi anche cercare di tornare da lei.”
John aveva ragione, non lo voleva ammettere ma era così, e come se non bastasse ci si mise pure Ringo:
“ Ma cavolo, Paul! Vai da lei!! Non lasciartela scappare.. vedrai che lei non ti respingerà, fagli capire quello che pensi veramente.”
Non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che John e Ringo si misero a discutere su come avrebbe fatto a riconquistarla.
“Si, la fai facile tu.. Non si capiscono nemmeno! Ci vorrebbe almeno un traduttore.”
“ No, John, non c’è bisogno del traduttore... bastano i gesti”
“Si.. e magari si porta dietro un blocco per fare dei disegnini..! Ma fammi il piacere, Ringo!”
“Io caro Jhonny..... gesti come: abbracci e baci! Ma cavolo apri quel cervellino!”
“Il mio cervello è molto più aperto del tuo... Non può presentarsi dal nulla e baciarla, ti ricordo che l’ha quasi buttata fuori di casa..”
“ Ma lo ha fatto involontariamente!!!”
“Senti, stai zitto..”
“No, zitto ci stai tu..”
I due iniziarono a litigare prendendo come spunto argomenti a caso e dimenticandosi completamente del povero Paul che li guardava infuriato.
“ Zittiiiiii!...”
A quel punto i due litiganti si fermarono, storditi dal tono della sua e si girarono all’unisono per guardarlo.
“.... Smettetela di litigare!  Non ho chiesto il vostro aiuto! Posso fare benissimo da solo! “
Paul era stufo dei litigi di quei due, come se non avesse già abbastanza problemi per conto suo. Prese la giacca e si fiondò sulla porta accendendosi una sigaretta. Appena aprì la porta per uscire, sbattè contro la figura di George.
Cazzo, George... Ti vuoi togliere dai piedi?!”
“Hey! Fai più paino Paul... e comunque la tua ragazza l’hanno ripresa a lavorare nel locale...”
Paul si girò un istante verso l’amico, con gli occhi che avevano ripreso a brillare nella speranza di poter rincontrare Marilena, e poi cominciò a correre giù per le scale, inciampando a quasi ogni scalino per poi dirigersi velocemente verso il locale dove l’aveva incontrata per la prima volta.


Da tre giorni aveva ricominciato a lavorare nella birreria di Maxwell, quella in cui aveva cominciato a lavorare quando era arrivata a Liverpool. Gli aveva riofferto il lavoro dicendo che non trovava nessuno disposto a pulire il locale dopo la chiusura, ma in realtà sapeva che gli aveva solamente fatto pena. Una ragazza, una bambina, che vive per la strada senza mangiare e che l’unica cosa che la tiene in vita è il suo scarso coraggio e la paura del suicidio; si, perchè aveva pensato anche a quello, tanto ormai non aveva più niente da perdere ma quando fu sul punto di farla finita le forze le vennero meno e abbandonò l’idea. Maxwell era stato la sua salvezza.
Ora era lì ad aspettare che l’ultimo cliente finisse la sua birra e se ne andasse, era intenta a fissare le lancette dell’orologio quando venne distratta da una voce familiare che le parve urlasse il suo nome.
“Marilena!!!! Marilenaaaaaa!”
Non capì subito di chi si trattasse, le sembrava la voce di Paul ma non aveva senso che fosse tornato da lei, quindi si mise l’animo in pace e tornò a guardare il suo orologio, ma di nuovo...
Marilena!!”
Questa volta non ebbe più dubbi, era Paul. Lo vide entrare di corsa dalla porta dirigendosi verso di lei, ma poi si fermò esattamente in mezzo alla sala fissandola negli occhi, sembrava quasi impaurito..
Cosa voleva da lei, perchè era tornato proprio quando le cose cominciavano ad andare meglio? Lui era l’origine di tutti i suoi guai, non lo voleva riveder mai più, ma molto probabilmente il suo cuore non era d’accordo con lei dato che iniziò a bettere sempre più veloce, sembrava che volesse uscirle dal petto per andare dal suo amore, ma lei fece di tutto per reprimerlo e per nascondere il suo respiro che si faceva sempre più irregolare.
Non aveva il coraggio di parlare, si aspettava che lo facesse Paul ma anche lui non pronunciava una parola. Rimasero a  fissarsi per dieci buoni minuti, fino a che uno dei due non ruppe il ghiaccio:
“ Marilena... mi dispiace.”
“Paul..”
Marilena iniziò a piangere disorientata e forse anche un po’ arrabbiata; come osava ripresentarsi dopo che l’aveva trattata in quel modo..
“ Marilena tu non mi capirai.. ma io ti devo dire una cosa...”
“ Adiòs!”
Non lo fece nemmeno finire di parlare, si voltò e lo urtò con la spalla tentando di andarsene. Lui però pronto le afferrò un braccio e la tirò verso di se, dicendole la cosa che meno si aspettava...
“ Marilena! Te quiero.”
A quella parole si fermò e guardò Paul dritto negli occhi, forse per capire se diceva sul serio o la stava solo prendendo ingiro un’altra volta..
“Marilena.. perdoname..”
“Porquè tu has dicho.. No..?”
Pronunciò queste parole con un’esagerata delicatezza e quasi non si sentirono. Lui la stava guardando, senza darle la minima risposta, forse non ha capitò, pensò, però adesso ha detto che mi ama.. Forse era vero, forse no, ma lei era sicura che senza il suo principe non poteva vivere, ormai faceva parte di lei. I suoi pensieri la travolgevano, mentre si perdeva negli occhi di Paul a pochi centimetri dai suoi, quando improvvisamente lui la avvicinò ancora di più a se e la baciò.
Le si fermò il respiro, un po’ per l’emozione, un po’ per il cuore che le batteva a più non posso, un po’ per la foga di Paul, che dal semplice sfiorarle le labbra era passato ad esplorare ogni angolo della sua bocca in una strana danza passionale.

Eleanor e Michelle
  
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