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Autore: Kagome_86    29/09/2011    5 recensioni
Albus Severus Potter, Scorpius Malfoy e Rose Weasley approdano, undicenni, ad Hogwarts. Quali scogli dovranno affrontare?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'Albus, Rose e Scorpius... una vita di ricordi.'
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capitolo 2

Capitolo 2 - Quidditch

 

Albus non capiva l’ansia di Scorpius, fare i compiti nel fine settimana non sarebbe stata certo una tragedia, eppure sembrava che non vedesse l’ora di toglierseli di torno.
Le ore di lezione pomeridiana – Storia della Magia – furono le più pesanti della giornata. Il professor Rüf era ancora più soporifero di quanto ricordasse dai racconti dei suoi genitori e di suo fratello, e le lezioni dopo l’abbondante pranzo favorivano il sonnellino pomeridiano.

 «Al! Ehi, Al!»
«Ancora cinque minuti, mamma
Le risate che seguirono il suo lamento borbottante lo fecero svegliare di soprassalto. La guancia gli faceva male e non si sentiva più le braccia. Si era addormentato sul banco. Vicino a lui, Scorpius se la rideva.
«Per fortuna che il professor Rüf non si accorge di niente, Al!»
«Quanto ho dormito? E comunque potevi anche svegliarmi prima!»
«Ma perché avrei dovuto? Magari fossi riuscito a dormire anche io!» Albus diede un’occhiata alle pergamene che Scorpius aveva di fronte, e riuscì a vedere appunti ordinati in una grafia minuta.
«Hai… hai seguito la lezione?»
«Beh, gli altri parlavano, e tu dormivi… cosa avrei dovuto fare?»
«Parlare con gli altri?» rispose, con il tono di chi ribadisce l’ovvio.
«Potter, non so se hai notato che io e te siamo nella stessa situazione. Nessuno ci vuole intorno.»
«Mi hai chiamato Potter, Malfoy.»
«Hai detto una cosa irritante e stupida, Potter.»
Se avessero continuato su quella linea, forse sarebbero anche potuti diventare amici.

***

 La visita da Hagrid era andata esattamente come si aspettava. I musi lunghi di suo fratello, le occhiatacce del guardiacaccia e gli sguardi perplessi di sua cugina Rose.
«Non devo essere molto simpatico ai tuoi parenti, Al.»
«James credo sia stato scambiato in culla, dato che non dice e non fa nulla di intelligente. È riuscito a beccarsi una Strillettera di papà ed è dire tutto. Mentre Rose…  Rose mi vuole bene, e prima o poi accetterà anche te.»
«E i tuoi genitori? Non diranno niente del fatto che non sei un Grifondoro?»
«I miei genitori… no. Non diranno niente.» Estrasse dalla borsa la lettera che aveva ricevuto quel mattino. «Tieni, guarda.»
Scorpius si incupì leggendo quelle poche parole piene d’affetto scritte su un pezzetto di pergamena, e Albus se ne chiese il motivo.
«Cos’hai?»
«Niente. Andiamo a fare i compiti.» rispose, restituendogli il foglio e voltandosi verso l’ingresso del castello.

Fare i compiti con Scorpius si rivelò un’esperienza abbastanza familiare, per un certo verso. Gli sembrava di fare i compiti con Rose. Era preciso e ordinatissimo, e sapeva dove andare a cercare tutte le informazioni che gli servivano.
Per l’ora di cena avevano finito tutti i compiti che erano stati assegnati durante il giorno: cinquanta centimetri di pergamena sulle proprietà del succo di mandragola nelle pozioni, trenta sulla trasfigurazione dell’acqua in tè – anche se non ne capiva ancora l’utilità – e quaranta su una delle tante guerre fra giganti del Medioevo. Neville aveva evitato di dar loro dei compiti, perché “a nessuno piace fare i compiti il primo giorno di lezione”. Non conosceva Scorpius, probabilmente.

 ***

 I primi cinque giorni ad Hogwarts si somigliarono tutti. Albus faceva fatica a percepire il trascorrere del tempo, e l’unica cosa che lo aiutava a capire che i giorni stavano passando era il diverso orario delle lezioni.
«Allora, domani cosa facciamo, Scorpius? Non abbiamo compiti da fare!»
«Penso che starò in camera a portarmi un po’ in anticipo con il programma.» Albus lo fissò con un’espressione che voleva dire “ma mi stai prendendo in giro?” «Tu avevi altri programmi?»
«Pensavo di andare a vedere le selezioni di Quidditch dei Grifondoro. James si candida come Cercatore, era anche il ruolo di mio padre.»
«Gli vuoi molto bene, vero?»
«È un idiota, alcune volte. Ma sì, gli voglio bene. È mio fratello, in fondo.» rispose, alzando le spalle.
«Secondo te ti fanno entrare anche se sei un Serpeverde?»
«Ma tu non eri quello che voleva restare a studiare?» Albus ridacchiò per qualche istante, prima di prenderlo sul serio «Dubito fortemente che James non insisterà per farmi entrare, dopo la Strillettera di papà!»
«E posso venire anche io?» di nuovo la voce speranzosa. Scorpius tendeva a farla sempre quando desiderava qualcosa ma pensava che gli sarebbe stata negata.
«Per quale motivo sarei in camera tua ora, altrimenti?»
Albus assistette ad un fenomeno molto strano, in quel momento. Il primo vero sorriso di Scorpius Malfoy da quando lo conosceva. Continuò a fissarlo, perché era davvero stupito dall’effetto che un semplice invito aveva su Scorpius, ma quell’attenzione ebbe un effetto opposto su quest’ultimo, che si rattristì immediatamente.
«Perché mi guardavi in quel modo?»
«Perché sorridevi.»
«Sorrido tutti i giorni, Al!» Scorpius aveva ripreso il suo abituale atteggiamento. Albus si disse che prima o poi sarebbe riuscito a capire cosa c’era che non andava in lui.
«Lascia perdere. Ci vediamo domattina, Malfoy. Buonanotte!»

 «Sei pronto?» chiese Albus, bussando alla porta della camera di Scorpius. Aprì la porta e trovò l’amico seduto composto sul letto. «Che facevi?»
«Ti aspettavo.»
«Ah. Ok. Andiamo?»
Scorpius scese dal letto e lo raggiunse. «Andiamo.»
C’era una cosa che Albus iniziava a capire di Scorpius dopo cinque giorni di convivenza. La loro educazione non era stata neanche lontanamente simile.
«Sai giocare a Quidditch?» Albus odiava il silenzio. Cioè, lo desiderava ardentemente quando era in mezzo ai suoi rumorosi cugini, ma lo odiava quando non aveva bisogno di concentrarsi su altro. Scorpius sembrava a suo agio, invece.
«No, ma conosco tutte le regole. E una volta con mio padre…» Scorpius si bloccò a metà della frase e i suoi  occhi, che per un attimo si erano illuminati, erano tornati seri e non trasmettevano più nessuna emozione.
«Che hai fatto con tuo padre?» chiese Albus. Era curioso di sapere se avessero qualcosa in comune almeno nella loro frequentazione degli stadi di Quidditch. Suo padre aveva portato lui e i suoi fratelli tantissime volte a vedere le partite, in special modo quelle importanti. E poi da quando era a capo dell’Ufficio Auror del Ministero avevano sempre un sacco di biglietti gratis. E sua madre aveva giocato anche nelle Holyhead Harpies, prima che nascesse James, perciò ogni tanto erano invitati anche alle partite della sua vecchia squadra.
«Una volta siamo stati a vedere una partita allo stadio. Tu sai giocare?» Scorpius aveva tagliato corto il discorso, come se gli pesasse parlare della sua famiglia e di suo padre in particolare.
«Sì, papà ci ha insegnato a giocare quando eravamo davvero piccoli! Mia mamma dice sempre che c’è mancato poco che imparassimo a volare con la scopa prima di iniziare a camminare!»
«Non avevano paura che vi faceste male?» chiese Scorpius, sinceramente curioso.
«Ce l’abbiamo nel sangue, Scorpius. Mia mamma e mio papà hanno giocato entrambi a Quidditch nella squadra dei Grifondoro, la mamma ha giocato anche da professionista dopo il diploma, e nonno James era un Cacciatore straordinario, prima di diventare un Auror. Senza contare tutti i giocatori della famiglia Weasley, perché passeremmo metà della mattinata a parlare di loro! Comunque credo che non ci sia mai stata neanche una riunione di famiglia passata senza una sfida a Quidditch. Se a Natale vieni a trovarci ti insegno!» Al pensava di aver avuto un’idea geniale, ma dovette ricredersi quando l’espressione del suo amico divenne triste.
«Che hai?» si trovò a chiedere, per l’ennesima volta in quei giorni.
«Niente, solo non credo di poter venire da te, a Natale. Sai, i miei nonni ci tengono a festeggiarlo tutti insieme e…»
«Finalmente!» esclamò Albus, attirandosi un’occhiataccia di Scorpius.
«Cosa?»
«Beh, finalmente ho scoperto qualcosa che abbiamo in comune. Anche i tuoi nonni vogliono che passiate tutti insieme il Natale! Nonna Molly ci toglierebbe il saluto a vita se non andassimo alla Tana!»
«Già… infatti.»
«Beh, ma comunque potrei sempre chiedere a papà se possiamo ospitarti dopo Natale! Saresti sicuramente il benvenuto!»
«Non credo che…» Ma Albus non scoprì cos’era che Scorpius non credeva possibile, perché proprio in quel momento suo fratello James andò loro incontro.
«Al! Sei in ritardo! E perché ti sei portato dietro questo qui, ti avevo detto che sarebbe stato difficile già far entrare te, figuriamoci due Serpeverde!»
«È un mio amico!»
«Al, certe volte sei proprio stupido. Non. Siamo. Nella. Stessa. Casa! Ci tengo che tu sia qui, ma non posso litigare con il Capitano proprio il giorno delle selezioni, e per colpa tua!»
«Tranquilli, non litigate. Me ne torno al castello. Al, grazie per averci provato.»
«Non fare lo scemo, Scorpius Malfoy. Entrerai con me, come mio accompagnatore. E Al come accompagnatore di suo fratello. E visto che lui è il fratello di un partecipante alle selezioni, e tu sei con me, nessuno potrà dire niente. D’accordo
«Ma…»
«James, ti costa tanto fare quello che dico, per una volta?»
«Rose, sei… sei…» James aprì e chiuse la bocca per un paio di volte, nella malriuscita imitazione di un pesce rosso, poi annuì.
«Perfetto! Ora andiamo dentro!»
Rose precedette i tre ragazzini dentro il campo di gioco, e si diresse verso gli spalti.
«Mi fa paura quando fa così, Al.»
«Anche a me, Jamie. Ma è meglio fare come dice, lo sai. E adesso muoviti ad andare dentro!»
Quando James si fu allontanato, Scorpius si permise di sorridere. «Tua cugina è forte. Strana, ma forte.»
Al annuì, prima di riprendere a camminare verso il campo insieme a Scorpius.

 ***

 «James, sei stato grande!» Albus era corso giù dagli spalti lasciando indietro Rose e Scorpius. Voleva assolutamente essere il primo a fare i complimenti a suo fratello per l’ottima prova.
«Avevi qualche dubbio, Al?»
«Beh, quando il boccino è passato davanti al naso di quella Situla Patil un po’ mi sono preoccupato, ma per fortuna considerava le sue unghie più interessanti della selezione!» rise, guardando suo fratello.
«Non hai notato che c’era un sacco di gente poco interessata alle selezioni, Al?»
«E che ci sono venuti a fare, se non erano interessati?»
«Erano semplicemente curiosi di vedere se James avesse lo stesso talento di zio Harry e di zia Ginny, Al! E lui non li ha delusi, ovviamente.» Rose e Scorpius li avevano raggiunti.
«Tutti a mettere in dubbio il mio talento. Potrei anche offendermi!» scherzò James, fingendo un’aria affranta che durò meno di cinque secondi, dopo i quali il suo lato vanitoso tornò alla ribalta.
«E tu, Scorpius, che dici?» il ragazzino era rimasto in silenzio fino a quel momento, in balia dei suoi pensieri.
«Io… credo che tu sia stato davvero molto bravo, James. Quella virata con avvitamento è stata spettacolare e quando sei sceso in picchiata spalla a spalla con Baggins…» si interruppe per qualche istante, sospirò, e quando riprese a parlare non era rimasto niente dell’eccitazione di poco prima «Sei stato davvero molto bravo.»
«Grazie. Rimarrei volentieri a fare quattro chiacchiere con voi, ma devo farmi una doccia e poi finire i compiti per lunedì, perciò credo che tornerò alla torre. Voi che fate?»
«Io torno con te, James. Devo rivedere il tema di pozioni, c’era qualcosa che ancora non mi convinceva!»
«Io credo che andrò a trovare Neville alla serra. Beh, il professor Paciock. I compiti li ho finiti.» James sgranò gli occhi a quell’affermazione di Albus, e altrettanto fece Rose.
«Che significa che hai finito i compiti, Al?»
«Che io e Scorpius li abbiamo fatti man mano che li assegnavano, così ora abbiamo il fine settimana libero. Perciò vado a trovare Neville, la mamma ci teneva, te lo ricordi?»
«Beh, sì, ma… Niente, salutamelo.» E se ne andò borbottando qualcosa come “Da non credere, mio fratello è un secchione” seguito a ruota da Rose.
«Allora vai dal Professor Paciock?» gli chiese Scorpius.
«Credo di sì, non vuoi venire con me?»
«Non credo che sarei un ospite gradito.»
«Neville è davvero simpatico, Scorpius. Vedrai!» Albus non capiva perché Scorpius dovesse fare sempre tutti quei problemi quando le cose erano davvero molto più semplici di quello che sembravano a lui.
«Beh… lui non andava molto d’accordo con mio padre.»
«E allora? Pensi che ti farà dei problemi?»
«No… non lo so…»
«Se vieni lo scoprirai!» Al sorrise, tutto contento di aver messo nel sacco il suo amico. A quel punto non poteva certo dirgli di no. Iniziò ad incamminarsi verso le serre, sicuro che avrebbe trovato lì Neville. Quando scriveva a suo padre le lettere odoravano sempre di terriccio e concime. Scorpius lo seguiva, a testa bassa e taciturno. Questa volta Albus non provò a farlo parlare, era sicuro che avrebbe tirato fuori solo borbottii e lamenti, così fecero tutta la strada fino alla serra in silenzio.
«Ma sai quante serre ci sono a Hogwarts, Al?» chiese Scorpius con un tono decisamente nervoso. Non c’era dubbio che quella fosse una cosa che faceva controvoglia, giusto per non dover passare da solo il resto della mattinata.
«Sì, ma solo nella numero tre ci sono le Mimbulus Mimbletonia!» rispose. Sapeva che Neville teneva particolarmente a quella pianta bruttina e neanche tanto utile che aveva piantato nella Serra quando aveva iniziato ad insegnare ad Hogwarts e che lo accompagnava fin da quando era uno studente. Suo padre gli aveva raccontato di quella volta in cui, tentando di scoprirne le qualità nascoste, Neville aveva fatto arrabbiare la pianta e aveva ricoperto tutti quelli che erano nel loro stesso scompartimento di Puzzalinfa.
«Sarebbe a dire?»
«Sarebbe a dire che adesso andiamo alla Serra numero tre!»
Trovarono Neville impegnato a innaffiare. L’innaffiatoio volteggiava nell’aria seguendo le indicazioni che l’uomo dava con la bacchetta.
«Ciao, zio Neville!» Albus gli andò incontro con un sorriso allegro stampato in volto. Era chiaro che adorava il professor Paciock e che era ricambiato, dato che lo stesso sorriso si formò sulle labbra di Neville mentre lasciava che l’innaffiatoio si poggiasse delicatamente sul lungo tavolo di legno al centro della serra e si preparava ad accoglierlo tra le braccia.
«Ciao, giovanotto! Come mai da queste parti? Non hai compiti da fare?»
«Sono appena arrivato e già vuoi mandarmi via?» fece il broncio per qualche istante, ma era troppo contento di vedere quello che considerava a tutti gli effetti uno zio acquisito, e il sorriso tornò sulle sue labbra un istante dopo. «Comunque io e Scorpius abbiamo già fatto tutti i compiti di questa settimana!»
Il ragazzino biondo, che fino a quel momento era rimasto in disparte, sentì lo sguardo del professor Paciock su di sé.
«Scorpius?» domandò, lasciando andare Albus.
«Sì, professore. Scorpius. Scorpius Hyperion Malfoy.»
«Vedo che nella tua famiglia non hanno perso l’abitudine di dare i nomi di costellazioni e stelle. Come sta tuo padre?»
«Bene, professore.»
«Mandagli i miei saluti, la prossima volta che gli scrivi. Sono quasi vent’anni che non lo vedo, ma d’altra parte dopo il diploma ho perso i contatti con quasi tutti i compagni di scuola, soprattutto da quando mi sono sepolto qui. Ho saputo che si era sposato dall’inserto domenicale della Gazzetta del Profeta!»
«Lo farò sicuramente, professor Paciock!» Scorpius se ne stava tutto impettito, con l’espressione più seria che si potesse vedere in faccia ad un bambino di undici anni. Era nervoso, quasi impaurito. Neville gli si avvicinò e gli poggiò una mano sulla spalla.
«Sei un bravo ragazzino. Specialmente se riesci a far fare tutti i compiti ad Al senza farlo lamentare troppo!» rise al termine della sua frase, e anche Scorpius e Albus risero con lui. «Al, oggi c’erano le selezioni della squadra di Quidditch dei Grifondoro, vero? Se non sbaglio Harry mi aveva accennato che Jamie voleva provare a entrare nella squadra nel ruolo di Cercatore. Sai com’è andato?»
«È stato bravissimo! Ha fatto un paio delle mosse che gli ha insegnato mamma quest’estate, ed è andato alla grande! Perché non sei venuto a vederlo anche tu?»
«Perché le piante delle serre hanno bisogno di me anche il sabato e la domenica» disse, riprendendo in mano la bacchetta e ricominciando ad innaffiare le piante. Al e Scorpius si sedettero sulla panca ed osservarono in silenzio il lavoro del professor Paciock.
«Professore, ci insegnerebbe a fare quello che sta facendo lei?» Ad Albus si illuminarono gli occhi, Scorpius non avrebbe potuto avere un’idea migliore.
«Sì, zio Neville! Così poi possiamo aiutarti!»
«Vi potrei dire che è una magia troppo complessa da insegnare a due del primo anno, ma la verità è che utilizzo due semplici incantesimi che fanno parte proprio del programma del vostro anno. E se non mi sbaglio, uno dovreste averlo imparato proprio in questi giorni!»
«Perciò usi Wingardium Leviosa e qualcos’altro?»
«Esattamente, Al. L’altro incantesimo è Aguamenti.» proprio in quel momento le campane dell’orologio grande del castello si misero a suonare.
«Per la barba di Silente, è già l’ora di pranzo! Correte al castello, ragazzi!»
«Lei non viene?» Era stato Scorpius a fare quella domanda, poco prima di uscire dalla serra.
«Vi raggiungo tra poco, finisco di innaffiare e vengo a mangiare!»
Il professor Paciock gli sorrise con dolcezza e Scorpius ricambiò il sorriso, prima di raggiungere Albus.


***

Grazie mille a chi ha voluto lasciare un segno del suo passaggio... le risposte arriveranno a breve ;) 
   
 
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