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Autore: hipster    29/09/2011    1 recensioni
Tutto ciò che ha un inizio ha anche una fine. Ma se la fine corrisponde ad un nuovo inizio? Allora non si finisce mai? Una situazione può persistere per sempre, può una situazione essere immortale? L’immutabile esiste? Sì, se ti chiami Phoebe Trevor.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina dopo Phoebe si svegliò felice per la prima volta dopo secoli. Entusiasta si preparò in fretta poi scese giù per la colazione. J
ason la vide e cacciò un fischio.
«Siamo già pronte, principessa? Come mai, siamo di buon umore?».
«Si, papà» disse sedendosi su una sedia con un sorriso.
Jason la guardò strano. Poi Phoebe capì: doveva recitare meglio, Judith odiava la sveglia presto.Doveva stare più attenta…
«Buongiorno Judith! – la salutò il fratello entrando in cucina – oggi ti accompagno io a scuola, vero?».
Phoebe represse uno sbuffo. «Va bene, Ed!» disse con un sorriso entusiasta.
Judith adorava suo fratello ed era sempre entusiasta quando significava passare del tempo con lui. Forse non sarebbe andata così male.
«Allora andiamo!» esclamò il ragazzo prendendo una tazza di caffè in mano.
«Aspetta, Judith, non mangi niente?» disse Jason stupito, fermandoli sulla porta. Phoebe strabuzzò gli occhi: da quanto tempo non mangiava qualcosa?
«Prenderemo un croissant lungo la strada» disse Edward, poi la condusse fuori. Dopo aver fatto colazione ad un bar vicino la scuola la accompagnò in classe.
«Verrò anche a prenderti, promesso» le disse sulla porta. Phoebe represse una smorfia di fastidio.
Gli occhi le si illuminarono di finta gioia «Perfetto!».
Edward le sorrise: non si era accorto di niente.
Poi le diede un leggero bacio sulla fronte. «Ti voglio tanto bene, Judith…» sussurrò.
Phoebe sentì calde lacrime riempirle gli occhi.
«Ti voglio bene anche io…» sussurrò a sua volta.
Poi Edward andò via e Phoebe diede sfogo al suo dolore; non poteva negarlo: lei amava Edward.
Lo amava come non aveva mai amato nessun altro.
Ma lui non la amava.
Lui amava Judith, non lei.
Lui amava la sua sorellina, non il fantasma che abitava nel suo corpo.
Si sentì sopraffatta dal dolore.
Per il resto della giornata non riuscì più a fingere di essere Judith, così che le maestre chiamarono suo fratello: temevano che stesse poco bene.
Mentì a tutti, dicendo che non si sentiva bene e tornò a casa con Edward.
Una volta messa a letto, Edward si sedette accanto a lei.
«Ehi, pulcina, cosa c’è che non va? Mi sembri molto giù…». “Lo sono, stupido idiota. Perché ti amo e sono morta.”
«Non mi sento tanto bene…» sussurrò con voce fievole.
«Va bene, ti lascio riposare, ok?» disse Edward e la baciò di nuovo sulla fronte.
Avrebbe voluto urlargli di smetterla, di andare all’inferno, di sparire dalla sua vita così come ci era entrato; ma sorrise solo dolcemente e lo vide andare via.
Poi si concentrò per uscire dal corpo di Judith. Doveva andarsene da lì, sparire per sempre in un modo o nell’altro. E poi… si sentiva in colpa.
Non voleva rubare la vita di Judith, sarebbe stato sbagliato. Se qualcuno l’avesse fatto a lei l’avrebbe odiato con tutte le sue forze.
Sentì quel calore familiare in tutto il corpo, sentì il suo respiro accelerare, il cuore battere all’impazzata e… era fuori.
Vedeva la bambina dormire tranquilla nel suo lettino, il respiro di nuovo lento.
Chissà se avrebbe ricordato quello che era successo… Phoebe non l’avrebbe mai dimenticato.
Vivere di nuovo era stata l’esperienza più bella… beh, della sua intera esistenza.
Prima non aveva mai apprezzato quanto fosse bello il solo ascoltare il battito del proprio cuore.
Si pentì di aver scelto quella non-esistenza, anche se inconsapevolmente.
«Finalmente l’hai capito» disse una voce spettrale dietro di lei. Anche se non la sentiva da tanti anni la riconobbe: era l’uomo incappucciato. 
«Sì, finalmente… ci ho messo un po’…» disse con un sorriso triste.
«Andiamo?» disse l’uomo, porgendole il braccio.
Con un sospiro, si avvicinò e prese il suo braccio.
«Dove andiamo?» mormorò.
«Oh, in un bel posto… ti piacerà».
Phoebe diede un ultimo sguardo alla bambina addormentata dietro di sé. «Addio, Judith… grazie.» 


Nota:
Questa è stata la prima storia originale che ho scritto e anche la prima che ho postato e...
volevo solo ringraziare chi l'ha letta, ma anche chi ha solo aperto questa storia per curiosità.
Chi ha letto un solo capitolo, chi due, o chi tutta, magari in silenzio.
Ma anche chi non l'ha letta. 
E soprattutto la mia migliore amica che mi ha convinta a scriverla, o meglio a trovare il coraggio di scriverla.
Scrivere è tutto quel che ho.
Grazie.

   
 
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