Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: TooLateForU    30/09/2011    7 recensioni
Eravamo vicinissimi, sentivo il suo respiro, e lo fissavo negli occhi nocciola, contornati da lunghissime ciglia. Avanti Georgia, pensa a qualcosa di epico da dire..Dai, dai, dai!
“Sai che ogni numero periodico ha la propria frazione generatrice?”
Oddio, che cazzo avevo detto?!
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“E insomma lui ha finto di sbadigliare e poi ha poggiato un braccio intorno alle mie spalle!” squittì Sallie, sempre più eccitata. Aveva gli occhi spalancati, della stessa dimensione della testa di un Carlino, per intenderci.
In risposta sbadigliai per l’ennesima volta, e lasciai cadere la testa sul banco. Era lunedì mattina, ed era la quinta volta che Sallie mi raccontava del suo ‘magico’ appuntamento con Johnson, di cui non me ne fregava davvero niente.
Se sapesse che tipi di incontri ho fatto io! Quelli sì che erano magici!
“Georgia, mi stai ascoltando?!” esclamò, dandomi uno schiaffo su una coscia.
Sbuffai, ed alzai la testa. I capelli mi coprivano gran parte della visuale, ed era meglio così dato che sarei caduta in una depressione profonda nel vedere quanto fosse ben truccata e ben vestita Sallie rispetto a me.
“Senti, non me ne frega niente di Johnson e di come cerchi disperatamente di abbordare una ragazza. E’ lunedì, ed ho sonno. Lasciami dormire.” Borbottai, prima di rituffarmi sul banco.
“Grazie tante eh! Ti interessa di me solo quando devi lamentarti del fatto che Bieber si è dimenticato che esisti.” Ribattè, acida.
Sobbalzai, e mi girai a guardarla sconvolta, spostando i capelli che cadevano davanti gli occhi.
Come cazzo si permetteva? Cosa ne poteva sapere lei di me e Justin?! Stupida Barbie che non era altro!
E poi lui non si era dimenticato di me! Era tornato! Certo, non che fosse tornato per me, ma comunque mi aveva pregata di dargli una chance per riscattarsi!
“Lui non si è dimenticato di me!” urlai, indignata, dimenticandomi per un momento di essere in classe.
In un secondo venti paia d’occhi si volsero nella mia direzione, incuriositi. Oddio, avevo urlato così forte?
“Reed, vuole rendere partecipe tutta la classe della sua interessante conversazione con la signorina Sanders?” domandò irritato il prof. Larsson, lanciandomi un’occhiata gelida.
“Scusi prof.” mormorai, scocciata.
“Veda di fare silenzio allora.” concluse, prima di ricominciare a blaterare di atomi, molecole e tutte quelle altre cavolate che riguardavano la sua materia.
Guardai sprezzante Sallie per un attimo, che stava controllando la sua preziosa frangetta attraverso uno specchietto nell’astuccio, per poi girarmi verso il muro.
Questa ragazza sapeva essere davvero stupida a volte.
 
“Ma’, sono tornata!” Esclamai, chiudendomi la porta di casa alle spalle.
Nessuna risposta. Probabilmente era fuori al parco con la marmocchia. Bè, tanto meglio, sarei stata in pace per un po’.
Lanciai lo zaino da qualche parte, il giacchetto sulla sedia in legno rovinato in ingresso e mi avviai spedita verso il frigo, affamata.
Ovviamente l’Egoista, a cui piaceva definirsi mia madre, ogni tanto, non mi aveva preparato il pranzo quindi mi toccava farlo da me. E’ triste a volte essere un’adolescente abbandonata  a sé stessa, ma finchè ho la TV libera è okay.
Aprii il frigo, che fece il familiare rumore di un tir in procinto di rompersi,e scrutai dentro.
Tre fette di prosciutto, un Duplo, una scatola vuota di sottilette e.. una decina di omogeneizzati di manzo.
Dio, che schifo. Di questo passo, se nessuno si muove a fare la spesa, diventerò anoressica, e allora non troverò mai un ragazzo.
Presi il Duplo, poi aprii la credenza, tirai giù i cereali e li misi in una tazza. Stavo per versare il latte quando il mio cellulare squillò. Lo tirai con una mano fuori dalla tasca e senza controllare chi fosse risposi.
“Pronfto?” biascicai, mentre masticavo la merendina, appoggiavo il cellulare alla spalla e con la mano libera versavo il latte nella tazza.
Meglio di Wonder Woman.
“Gee, sei tu?”
Il cartone di latte mi scivolò dalle mani, finendo per spargere tutto il contenuto sul tavolo e per terra.
“Oddio!” urlai, sobbalzando.
“Sai che puoi chiamarmi solo Justin.”
Alzai gli occhi al cielo, e ripresi il cellulare in mano. “Originale. Ma come hai avuto il mio numero?”
“Conosco persone che conoscono persone che conoscono il tuo numero.” Replicò, tranquillamente.
“Va bene, non mi interessa. Perché mi hai chiamato?” continuai, dando un altro morso al Duplo.
“Mi andava di sentirti. Ti disturbo?”
“Stavo mangiando.”
“Che cosa?”
“STAVO MANGIANDO!” ripetei, a voce più alta. Ma era sordo?
“Ho capito, intendevo cosa stavi mangiando!” ribattè, ovvio.
“Uhm..un Duplo e cereali.”
“Mi prendi in giro?”
“Perché dovrei scherzare sul mio pranzo?”
La sua risata risuonò metallica e lontana, attraverso il telefono. “L’ultima volta che ho pranzato con i cereali è stata quando avevo undici anni, circa.”
“Questo perché tu puoi permetterti uno chef privato, mentre io sono rimasta la stessa squattrinata di sempre.” Gli feci notare, mettendomi in ginocchio a terra e cercando di asciugare con una pezza il lago di latte.
“Vuoi venire sul mio Bus che uso per andare in tour?” chiese, improvvisamente.
“Il Bus che usi per andare in tour?! E perché?”
“Perché è una figata.”
Stetti un attimo in silenzio, smettendo di pulire. Beh, non era male come idea. E poi mia madre sarebbe stata fuori ancora per delle ore, e a casa non c’era nulla da mangiare.
Ero assolutamente giustificata.
“C’è qualcosa da mangiare sul bus?” domandai, circospetta.
“Oh, eccome se c’è.” Potrei giurare di riuscire a vedere il suo sorrisetto impertinente da qui.
“Però devi venirmi a prendere..”
“Sto arrivando!” esclamò, prima di chiudere la telefonata.
Era rimasto il solito cafone di sempre.
 
Questo è un capitolo per lo più di passaggio, prometto che nel prossimo succederanno più cose :)
Ah, una precisazione, Georgia quando parla della sua famiglia è ovviamente di parte, quindi quando definisce la madre un’egoista cronica non dovete prenderla per una verità assoluta, è solo il pensiero di un’adolescente come un’altra :)
Alla prossima!
   
 
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