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Autore: MalandrinaFelpata    30/09/2011    2 recensioni
Da dove l’avrà tirata fuori Sirius Black la frase: quelli che ci amano non ci lasciano mai veramente e possiamo sempre trovarli, qui dentro?
E se un tempo il suo migliore amico glielo avesse detta per consolarlo? Sirius non se la sarebbe più scordata...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Fatto il misfatto!'
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So ended the Marauders.


- Giuro solennemente di non avere buone intenzioni - James pronunciò l’incantesimo e la mappa di aprì davanti a lui.
Sirius era seduto sul divano, a fissare concentratissimo il pavimento chiaro.
- Sirius, vuoi un bicchiere d’acqua? - la madre di James si avvicinò al ragazzo con fare gentile, Sirius scosse piano la testa, ma non sorrise come faceva di solito quando la signora Potter gli chiedeva qualcosa.
- Va bene, caro - la donna si girò e andò via, rivolgendo uno sguardo preoccupato ai due ragazzi.
- C’è? - domandò dopo qualche istante Sirius, cercando di non far trasparire dalla voce la preoccupazione, il risultato fu pessimo.
- No… ma ci sono cosi tante persone che potrei non averlo visto! Oppure è nella stanza delle Necessità- provò James ma nemmeno lui ne era tanto convinto.
Sirius scivolò dal divano fino a terra e si chinò sulla mappa accanto a lui. Percorse con gli occhi la pergamena, mosse i vari fogli mobili che consentivano di guardare tutti i piani, si concentrò sui vari passaggi segreti e corridoi deserti finchè, sconsolato, si rialzò da terra e si sedette sulla poltrona poco distante.
Rivolse uno sguardo alla camera li intorno, che ormai gli era divenuta più familiare di casa sua, con i mobili chiari e le pareti beige, le poltrone morbide e il fuoco scoppiettante.
Ebbe una fitta all’altezza del cuore.
- Mi sto comportando da stupido - pensò, ma per un attimo credette di averlo detto ad alta voce, perché James alzò lo sguardo e poi si sedette sulla poltrona di fronte.
Lo fisso con i suoi occhi color dell’oro e Sirius, per la prima volta, si sentì imbarazzato dalla presenza di James.
- Perché mi fissi? - chiese, più che altro per non pensare.
- Da quando in qua non posso? - chiese James, pentendosi subito di aver detto quelle parole.
Già Sirius era giù, poi ci si metteva pure lui.
Sirius non rispose, ma abbassò lo sguardo e iniziò a muovere freneticamente la gambe, quasi con un tic, mentre le dita tamburellavano sul bracciolo della comoda poltrona.
- Sei proprio sicuro? - domandò timidamente James, che ancora non riusciva a credere a come Sirius avesse fatto.
Era successo tutto in un paio di ore.
Erano seduti tranquillamente a giocare a Gobbiglie quando Sirius aveva affermato che c’era qualcosa che non andava, che aveva una brutta sensazione.
Sul momento l’avevano buttata sul ridere, ma poco dopo, sul notiziario Babbano, avevano annunciato che un ragazzo sedicenne di nome Regulus Black era scomparso.
Sirius praticamente era rimasto a bocca aperta, poi aveva iniziato ad aprirla e chiuderla in continuazione, senza riuscire a parlare.
L’aveva capito subito che non era scomparso, l’aveva capito subito che era morto, ma si era cullato nell’illusione che fosse ad Hogwarts, o che fosse nascosto.
Aveva guardato sulla mappa per ore, ma poi si era arreso.
James non si era rassegnato ed aveva continuato a guardare la mappa di tanto in tanto finchè Sirius gli aveva urlato contro che tanto era morto.
Poi si era zittito e non aveva parlato più continuando come se nulla fosse.
Anche James lo sapeva, che era morto.
-Ma allora perché ho fatto questa domanda stupida? - si chiese.
-Si! - rispose Sirius, poi chiuse gli occhi e sospirò.
Poi regnò il silenzio, un silenzio opprimente e duro, come una coltre di nebbia.
James rabbrividì, come se uno spiffero di vento l’avesse colpito.
- Sirius? - chiese timidamente.
- Dimmi… - la voce di Sirius era flebile e bassa, cosi diversa dalla solita, forte e squillante.
James non sapeva nemmeno dove lo trovava, il coraggio per dire quella cosa la suo amico, ma evidentemente da qualche parte c’era perché aprì la bocca ed esclamò - Quando… quando mio nonno è morto, mia madre per consolare mio padre gli disse che quelli che ci amano non ci lasciano mai veramente e che… che possiamo sempre trovarli… - distolse lo sguardo dall’amico, che aveva preso a fissarlo e continuò - trovarli qui dentro - e si portò una mano al petto.
Imbarazzato si alzò e si avvicinò alla finestra.
- Mi devo abituare alle tue perle di saggezza? - a Sirius venne da ridere mentre pronunciava questa frase, si accostò all’amico e salì sul davanzale delle finestra, arrampicandosi fino al tetto.
Dopo qualche istante James lo segui.
- No, non sono così intelligente da inventarmene una al minuto!Quella è Lily! -
- Non attaccare a parlare di Lily! -
- Ma ancora non ci posso credere che è la mia fidanzata! -
- E non crederci nella tua testa! - Sirius si sentiva improvvisamente più leggero! Quasi felice! Come faceva James?
- Ma tu avresti dovuto ascoltarla quella conversazione tra i tuoi? -
- Ovviamente No…! -
- Immaginavo! La mappa!!!!-
- Cosa? -
- l’abbiamo lasciata aperta!-
Scesero cautamente dal tetto e si fiondarono nella camera.
- Fatto il misfatto! - sussurrarono poi insieme, chiudendo la mappa e la questione.


Giuro solennemente di non avere buone intenzioni

- No! No! Non è successo niente! Non è successo niente! - Sirius si ripeteva queste frasi in continuazione in testa, cercando di scacciare il peso che aveva sullo stomaco.
Era tranquillamente steso sul divano quando aveva avvertito un forte dolore al petto e improvvisamente si era fiondato fuori per smaterializzarsi a casa di Lily e James.
- Sta tranquillo Sirius! Sei solo tu che hai fatto indigestione e ti sembrano sensazioni strane! Non essere stupido! - iniziò a parlare da solo, ma più si ripeteva quelle stupide parole più si sentiva male.
Poi arrivò di fronte a casa di Lily e James.
Gli crollò il mondo addosso.
Senza rendersene conto si ritrovò a correre, con le lacrime che gli rigavano le guance, lacrime che non aveva versato da tantissimi anni, che ora si faceva strada sul viso, dicendogli che era tutto finito.
Che il suoi migliore amico era morto.
Che suo fratello era morto!
Iniziò a frugare tra le macerie, ferendosi le mani, ma non gli importava. Cosa poteva avere più importanza del fatto che James e Lily erano morti?
Poi vide un corpo, steso per terra, i capelli neri erano ancora più scompigliati del solito e gli occhiali un po’ storti.
Il cuore per un battito.
Corse verso l’amico pregando, pregando che non fosse morto!
Pregando che il cuore battesse ancora, anche pochissimo.
Cadde in ginocchio e gli afferrò il polso, con le mani che tremavano.
Stette li per un minuti intero, aspettando un battito che non venne e allora nuove lacrime presero a rigargli le guance.
- Ramoso è morto! - gli disse una vocetta fastidiosa molto simile a quella di Mocciosus e lui, per quando volesse non riuscì a cacciarla via.
Iniziò a singhiozzare forte e tra le lacrime vide una chioma rossa spiccare tra tutta quella desolazione.
Come un fuoco.
Improvvisamente la frase che il suoi migliore amico gli aveva detto, solo qualche anno prima, gli ritornò in mente.
Quelli che ci amano non ci lasciano mai veramente e possiamo sempre trovarli, qui dentro!
E mentre sentiva la morte dentro un piccolo mugolio lo fece sobbalzare.
Alzò lo sguardo e si ritrovò a fissare due occhi verdi, identici a quelli di Lily.
Si alzò barcollante e prese Harry in braccio, non potendo credere di vederlo vivo.
- Harry, non ci hanno lasciato! Sono dentro di noi Harry! - gli sussurrò piano, fissando i corpi senza vita dei suoi amici.
In quel momento si ricordò del colpevole, di Peter, per un attimo pensò di abbandonare Harry li e di andare a cercarlo, di vendicarsi, ma non ce la fece.
In quel momento voleva solo rimanere lì e magari morire anche lui.
Cosi finiva la prima guerra magica! Cosi finivano i Malandrini.

Fatto il misfatto.
  
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