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Autore: ElyTheStrange    30/09/2011    5 recensioni
Quando una persona cara viene a mancare, è possibile provare diversi sentimenti: tristezza, disperazione, angoscia, frustrazione, paura. George Weasley non provava nulla di tutto questo. A dirla tutta, da due mesi a quella parte, non provava più niente.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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CAPITOLO 1 "Desolation"

 

A volte e' più facile dire che stai bene, che spiegare cos'è che ti fa star male.

 

 

 


Molly bussò alla porta che, tempo prima, era stata la stanza dei gemelli.

- George... George ti prego, apri questa porta...

Tese le orecchie nella speranza di sentire suo figlio, ma nulla. Bussò di nuovo e poi un'altra volta ancora.

- George non costringermi a usare la bacchetta, apri questa porta!

Rimase in attesa, in silenzio. Dalla stanza si udì un brontolio sommesso e poi dei passi che si avvicinavano facendo scricchiolare leggermente le assi del pavimento. Dopo un piccolo scatto, la porta si aprì di poco mostrando la figura di un giovane, messo in ombra dal buio della stanza. Molly si lasciò sfuggire un sospiro di sconforto, il ragazzo davanti a lei non somigliava per nulla al suo George: era dimagrito parecchio, un accenno di barba gli colorava leggermente le guance magre, aveva gli occhi arrossati e due occhiaie piuttosto evidenti segno che anche questa notte non aveva dormito.

- Tesoro, finalmente... ti ho portato la colazione.

Disse indicando il piccolo vassoio di legno che galleggiava nell'aria accanto a lei. George gettò un'occhiata al tortino e al bicchiere di succo di zucca, poi scosse il capo.

- Non ho fame.

Sentenziò con la voce resa roca da giorni di silenzi.

- Sono due giorni che non tocchi cibo George!

Sbottò la donna esasperata. Lui chiuse gli occhi un istante, se non l'avesse accontentata, sarebbe rimasta dietro la sua porta per ore. Prese il vassoio e lo posò sul comò proprio accanto alla porta.

- Contenta ora?

Domandò atono. Molly scosse il capo.

- Come posso essere contenta, George? Sono due mesi che stai rinchiuso qui dentro, non vuoi mangiare, non vuoi parlare con noi...

Abbassò lo sguardo sospirando.

- Fred non vorrebbe vederti...

Cominciò, ma non riuscì a terminare la frase.

- FRED è MORTO MAMMA. MORTO! Non può più volere un accidenti di niente!

E così dicendo George chiuse la porta con un forte tonfo, lasciando sua madre immobile, con gli occhi sbarrati e pieni di lacrime a fissare il legno leggermente scheggiato cui era ancora appeso il cartello "Stanza di Fred e George, girate a largo".

Ginny uscì dalla sua camera e si avvicinò a sua madre.

- Mamma, cos'è successo? Ho sentito George gridare e...

La giovane s'interruppe vedendo le guance di Molly bagnate di lacrime.

- Oh mamma...

Sospirò, stringendola a sé. La donna cominciò a singhiozzare un po' più forte, nascondendo il viso sulla spalla della figlia.

- Io... io non so più... non so cosa devo fare...

Ginny le carezzava i capelli e la cullava come fosse una bambina.

- Tu stai facendo il possibile, ma deve uscirne da solo, lo sai.

Molly annuì sciogliendosi dall'abbraccio e asciugandosi gli occhi in un vecchio fazzoletto, poi deglutì e si costrinse a sorridere a sua figlia mentre le carezzava il volto dolcemente.

- Hai fame tesoro?

Ginny sorrise e annuì.

- Andiamo, papà ci aspetta in cucina.

Aggiunse, cingendole le spalle con un braccio e accompagnandola verso le scale.

Seduto al tavolo della cucina Arthur attendeva l'arrivo di sua moglie con un groppo in gola, le pareti della Tana erano di legno e lui aveva sentito tutto. Appena la vide sulla soglia, con gli occhi arrossati e gonfi di pianto, gli si strinse il cuore e sospirò.

- Buongiorno Ginny

Salutò, sforzandosi di sorridere.

- Buongiorno papà

Ricambiò la ragazza servendosi un tortino e del latte tiepido.

- Arthur devi parlare con lui...

Mormorò Molly, sedendosi accanto al marito. L'uomo bevve un lungo sorso di caffè ripensando a tutte le volte in cui erano incappati in quella discussione.

- Tesoro ne abbiamo già parlato, che cosa posso dirgli che non gli abbiamo già detto?  Non vuole vedere nessuno, non vuole sentire ragioni...

Molly sospirò affranta, sapeva che suo marito aveva ragione, ma si sentiva comunque frustrata e tremendamente impotente.

- Ma... ma noi non possiamo stare qui senza far niente... l'hai visto? È diventato l'ombra di se stesso, non può continuare così!

Insistette, incapace di lasciar correre. L'uomo scosse il capo, rassegnato. Non sapeva per quanto tempo ancora sarebbe riuscito a sopportare tutta quella situazione, era dannatamente scoraggiante cercare di tornare a una vita, quasi, normale con un figlio che era diventato come un fantasma. Fred era morto in battaglia e questa ferita non si sarebbe mai rimarginata, avrebbe continuato a sanguinare ogni volta che il pensiero fosse volato al quel piccolo combina guai, ma questa perdita aveva trasformato anche George che, privato di ogni grammo della sua spensieratezza e voglia di vivere, stava trascinando tutti in un vortice di sofferenza.

- Mamma, George ha perso la sua ancora, non capisci?

Sbottò a un tratto Ginny subentrando nella conversazione. I suoi genitori la guardarono confusi.

- Tu hai papà, io ho Harry, Ron ha Hermione, Percy ha Penelope, Bill ha Fleur e Charlie... beh, lui ha i suoi draghi, ma George... lui non ha nessuno.

Denocciolò la ragazza, Molly strinse con forza il fazzoletto che teneva in mano.

- Lui ha tutti noi!

Ribatté con foga, trovando le parole di sua figlia semplicemente inaccettabili. Ginny scosse il capo.

- Non è la stessa cosa.

La donna si alzò di scatto, rossa in viso dalla collera.

- Io sono sua madre, questo non conta più nulla? Perché non vuole parlare con me?!

Soffiò con rabbia, mentre sentiva le lacrime tornare a pizzicarle gli occhi.

- Mamma: George non è più un bambino, non puoi correre in suo aiuto per ogni cosa!

Rispose la ragazza in tono stizzito, infastidita dalla rabbia di sua madre. Molly batté le mani sul tavolo.

- Per ogni cosa? Per ogni cosa?! Si sta spegnendo Ginny, non mangia, non dorme, non esce da quella stanza per giorni e giorni... cosa dovrei fare? Stare qui ferma ad aspettare che tutto si risolva da sé?

La giovane sospirò sconfitta, non sopportava tutta questa situazione: era sfiancante. Quando George si rinchiudeva per giorni nella sua camera, sua madre non faceva che singhiozzare silenziosamente passando ore e ore a pregarlo di uscire, ma quando finalmente lui usciva, l'atmosfera in casa peggiorava notevolmente. Non era più possibile parlare liberamente. Molly voleva che George non fosse costretto a ripensare alla morte di Fred, quindi non voleva che si nominasse né Hogwarts, né nulla che la riguardasse anche solo lontanamente. Non si poteva parlare dei processi ai Mangiamorte, né del ministero o di qualsiasi cosa riferito alla battaglia finale, il che, considerato che erano passati solamente due mesi e che tutti in famiglia ogni giorno partecipavano alla ricostruzione della scuola, limitava gli argomenti di discussione quasi a zero. I pasti erano accompagnati quasi esclusivamente dal rumore delle posate e da colpi di tosse imbarazzati di malcapitati ospiti. Era quasi come se a tavola con loro ci fosse un Dissennatore, nessuno parlava, nessuno tentava nemmeno di sorridere. Molly aveva anche trasferito tutte le foto in cui c'era Fred nella stanza da letto padronale, come se George ci facesse davvero caso, come se George facesse veramente caso a qualcosa.

Nel frattempo, al piano superiore, George se ne stava sdraiato sul letto, con gli occhi fissi a scrutare il soffitto buio.

- Forse pensano che sia diventato anche sordo.

Borbottò amaramente, voltandosi a guardare la foto sul suo comodino dove il suo gemello sorrideva, stringendo in mano uno gnomo. L'avevano scattata qualche giorno prima del matrimonio di Bill e Fleur, ma sembrava passata un'eternità.

- Ridi eh, sono diventato il pazzo di casa...

Continuò sorridendo amaramente.

- ... finirò al San Mungo, "il pazzo senza un orecchio". Sarò una leggenda vivente.

Concluse sospirando, mentre anche quel piccolo sorriso, seppur forzato, si spegneva sulle sue labbra. Si mosse nervosamente quando il suo stomaco protestò con un leggero brontolio per i due giorni di totale digiuno, decise che forse era davvero il caso di mangiare qualcosa. Si alzò, prese il vassoio e tornò a sedersi sul letto. Addentò la tortina e la trovò deliziosa: era calda, dolce e soffice. Si beò per un istante di quella meravigliosa sensazione e quasi gli dispiacque dover mandar giù il boccone, poi bevve un lungo sorso di succo e buttò un'occhiata al giornale piegato ai suoi piedi, l'aveva sgraffignato un paio di giorni prima, ma, appena tornato nella sua stanza, l'aveva gettato lì a terra e se ne era dimenticato. La prima pagina riportava una grande foto di Hogwarts. Lo prese, accese una piccola candela con la bacchetta e lesse il titolo dell'articolo.

"Dopo la vittoria, maghi e streghe si uniscono per ridare nuova vita all'antica scuola di Hogwarts."

George si soffermò a osservare quella che per sette anni era stata la sua seconda casa e avvertì una strana fitta allo stomaco, deglutì e voltò pagina cominciando a leggere l'articolo.

"Sono passati ormai due mesi dalla sconfitta di Voldemort e il mondo magico comincia a rimettere insieme i pezzi, iniziando dalla ricostruzione della sua prestigiosa scuola di magia. La preside Minerva McGranitt si è subito attivata per la riedificazione, anche se ha annunciato "Non riusciremo a riaprire i cancelli della scuola quest'anno, ma sono certa che tutti gli studenti saranno felici trascorrere del tempo nella serenità delle proprie case, con i loro cari". Moltissimi i volti noti giunti a dare un aiuto, cominciando dal salvatore del mondo magico, Harry Potter, passando ai suoi due inseparabili amici, Hermione Granger e Ron Weasley accompagnato da gran parte della sua famiglia. L'unico che pare non essersi ancora presentato sul posto è George Weasley, il gemello sopravvissuto, che sembra non uscire da casa dalla battaglia finale."

Il ragazzo appallottolò il giornale e lo buttò a terra.

- Stupidi idioti.

Commentò pigramente tornando a sdraiarsi.

- "Il gemello sopravvissuto" è un soprannome ridicolo.

Disse rivolto alla foto di Fred che sorrideva, ignaro di tutto. George scosse il capo.

- Molto meglio "il pazzo senza un orecchio", non trovi? Mi si addice molto di più.

Proseguì chiudendo gli occhi.

- In fondo sto parlando con una fotografia, e mi aspetto ancora che mi risponda.

Concluse sbadigliando.

Quando si risvegliò, doveva essere pomeriggio inoltrato. La casa era silenziosa: segno che anche Molly, che ultimamente non usciva quasi mai, era dovuta andare a fare qualche commissione. George si mise a sedere e si stropicciò gli occhi, gli faceva male la testa e aveva la nausea, ma decise comunque di approfittare della solitudine per uscire un po' dalla sua stanza. Prese dei vestiti puliti dall'armadio e andò a farsi una doccia, l'acqua calda sembrava rigenerare, almeno un poco, le sue forze. Si asciugò in fretta, premurandosi di non lanciare nemmeno un'occhiata allo specchio e scese al piano inferiore, ma le poche energie che aveva recuperato si esaurirono molto più in fretta di quello che avrebbe mai potuto immaginare. Una stanchezza improvvisa lo costrinse a sedersi sul divano logoro del soggiorno, inspirò e chiuse gli occhi, ma quel silenzio che aveva tanto bramato non faceva che ampliare il vuoto che sentiva dentro. 

Il silenzio divenne opprimente in pochi istanti, il cuore del ragazzo prese a battere talmente forte da dare l'impressione di voler schizzare fuori dal petto, faticava a respirare e la paura, che pian piano prendeva il sopravvento, peggiorò le cose. Si sentiva schiacciare da forze invisibili, come se la casa si stesse accartocciando su se stessa con lui all'interno. Sentiva una voce lontana che gli diceva di uscire, di fuggire più in fretta possibile. Chiamò a raccolta tutte le sue forze, si alzò e raggiunse a grandi falcate il giardino. Inspirò profondamente, ma non serviva a nulla, era terrorizzato, non voleva stare solo e fece l'unica cosa sensata che gli venne in mente: con un "pop" si smaterializzò per riapparire poco dopo in un vicolo di Londra.

 

 

 

 

 

 

 

*SPAZIO AUTRICE*

Piccola precisazione: alla fine del capitolo George ha una di quelle che vengono definite "crisi di panico".

   
 
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