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Autore: CharliesMakingMeSmile    30/09/2011    1 recensioni
Salve, dopo decisamente molto tempo, torno a pubblicare qualcosa.
Questa era nata come ff per un contest, ma essendo il contest annullato, non la pubblicai. E adesso ecco che decido finalmente di finire di scriverla e di pubblicarla, spero abbiate il coraggio di aprire.
Trama:
La storia è ambientata dopo la morte di Sirius, siccome per il contest era necessario inserire un coprotagonista, ci sarà un nuovo personaggio, tale figlia di Sirius.(non aspettatevi una MarySue, non sono il tipo). La storia è incentrata sui sentimenti della ragazza e di Harry a proposito della morte di Sirius.
Alla fine potrebbe esserci un accento Harry/NuovoPersonaggio.
Questo è tutto, spero vi piaccia.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Il sole non mi scalda più, Harry.2 Già eccomi a pubblicare dopo secoli, molti. Non mi sto a giustificare perchè l'unica cosa da dire è che non ne avevo voglia, ne ispirazione. Ecco è tutto spero che non sia troppo corto ^^




2.I legami che ci vincolano a volte sono impossibili da spiegare, ci uniscono anche quando sembra che i legami si debbano spezzare.














E' umana convinzione che quando si tocca il fondo non si può far altro che risalire.
Ma come capiamo di essere arrivati al fondo?
Si capisce dalle onde di paura che ti bagnano i piedi? Dalla disperazione, che ti arriva al collo e cerca di affogarti? Dalla morte, che sott'acqua non ti fa respirare?
Ed io, ci sono già arrivata?






Non tardai ad arrivare in cima alla torre più alta di Hogwarts, anche se più volte incespicai nei piedi e fui costretta ad accostarmi ai muri.
Mi sentivo decisamente strana, come se avessi la febbre: avevo le vertigini e sudavo freddo.
Constatai di essere arrivata sulla cima quando il vento soffiò potente sul mio viso e dovetti fare forza per tenere aperta la porta.
Finita la mia scalata, non avevo la minima idea di cosa mi avesse spinta ad arrivare lassù. Fino a quando la luce bianca di un lampo illuminò un angolino tra il muro e il parapetto: mi sembrò che lo stesso cielo mi invitasse a sedermi per guardarlo scuotere la sua violenza sulla famosa scuola di magia.
Ridacchiai della mia immaginazione bizzarra e ringraziai allo stesso tempo di aver trovato un posticino per rimuginare in solitudine.

Mi svegliai con la sensazione di cadere e lo stomaco capovolto, sembrava notte e quel che restava della tempesta erano dei nuvoloni neri che avvolgevano il cielo.
Nel buio della torre qualcosa di un blu acceso si distinse in un angolo, all'inizio non avevo capito di cosa si trattasse ma osservando meglio mi sembrò proprio un pezzo di stoffa. Quando mi abituai alla luce -o meglio, alla non-luce- dell'angolo della 'stanzetta' scoprii che effettivamente quella era proprio stoffa, per essere precisi, una vestaglia. Il proprietario si rivelò essere la persona più improbabile da incontrare lassù, ovvero anche quella persona che non usciva dal dormitorio giusto per non saltare le lezioni e la stessa che in quel momento -ma diciamo anche tutti i giorni- non volevo incontrare.
Ora.
Quante diavolo di possibilità c'erano?
Avrei voluto proprio sapere cosa diavolo ci facesse Potter qui e no, non pensavo che fosse venuto a guardare le stelle.
Andiamo, ditemi che qualcuno l'ha portato a braccia quassù quando dormiva o che disgraziatamente il ragazzo è sonnambulo!

-Che cos...Astero...-
Oh, Onnipotente Merlino fallo svenire, ti prego!
-Già, proprio io...stupido Merlino-
-Come?- domandò il Bambino-che-è-sopravvissuto, con l'aria di uno che ha sentito benissimo.
-Niente...ehm piuttosto, che ci fai qui?- chiesi sviando ogni possibile dubbio sul mio dialogo con uomini ovviamente defunti.
-Oh, guarda è sera! Che ore saranno? Sarà già passata l'ora di cena?-
-Harry, cosa facevi qua?- ripetei la domanda guardandolo in faccia, il ragazzo sospirò e all'inizio non capii il motivo del suo improvviso mutismo.
-Sono molto preoccupati Ron e Hermione? Insomma, per il fatto che è un po' che non scendo per i pasti, da quando...lui- esitò, abbassando il capo e ingoiando un paio di volte.
-Da...quando è morto, Harry. Puoi dirlo, sai?-
-Sì, da quando Sirius è morto; non lo stavo evitando perché mi preoccupavo della tua reazione, cioè si! Ma...sai, è proprio buffo -rise ma sembrò un pianto- è passato un po' di tempo eppure, non ci riesco, ci penso tutto il giorno...ma alla fine non riesco a dirlo ad alta voce!- terminò e la bocca da cui prima era uscito quel riso tremulo rimase aperta, come in contemplazione -è proprio buffo, si- e in quel momento mi sembrò di guardare un allucinato.
Quello che mi spaventò di più quel pomeriggio -o quella sera- furono i suoi occhi vitrei, ma non era per lo sguardo strano, era perché per la prima volta da settimane mi guardavo, mi guardavo realmente e mi accorsi che quelli non erano solo gli occhi di Harry, erano anche i miei.
Come era possibile che non me ne fossi accorta? Tutte le mattine mi guardavo allo specchio, possibile che non avessi visto?
-Cosa ti succede, Asterope?
-Io...pensavo- mentii.
-Pensavi a lui, tuo padre, vero?- Oh Harry, grazie per avermi mostrato finalmente la tua dote più nascosta: la delicatezza. Davvero, ti ringrazio!
-Non mi sembra il caso, e comunque perché adesso non vai a cena? Abbiamo avuto un dialogo molto interessante. Adesso, se non ti dispiace, potresti gentilmente levarti dai piedi?! Grazie, eh.- il tutto detto ironicamente, sì lo so, mooolto convincente e assolutamente casuale.
-Senti, so che non ti fa piacere parlarne- disse gesticolando -ma, penso che tutti e due ne abbiamo veramente bisogno.-
-Oh, ma guarda un po', dopo che sei rimasto le ultime -quante?- due tre settimane, rannicchiato sul tuo letto a piangere come una ragazzina, ti sei finalmente accorto che forse -e dico forse- c'era bisogno di parlarne?! Cristo, bentornato nel mondo reale! Capisco, credimi, non è un argomento di cui puoi parlare tranquillamente la notte prima di dormire e forse mi sarei potuta,  diciamo, tirare indietro. Ma andiamo!- terminai il mio monologo con le braccia      in aria ancora nell'atto di gesticolare e con il respiro pesante.
Aspetta ho detto davvero quelle cose?
Harry era decisamente sorpreso, e anche spaventato, se ne stava con la bocca completamente aperta in cerca di qualcosa da dire.
-Wow, non credevo fossi così...-
-Incazzata repressa?-
-Stavo per dire eloquente, comunque volevo chiarire sul fatto che non sono sceso per i pasti...beh, perché io non volevo incontrarti -si scompigliò i capelli.
-Ah.- fantastico adesso la colpa era pure mia -E per quale motivo?-
-Tu sei...ecco, mi ricordi troppo Sirius!- annunciò piano.
In quel momento capii che ero stata egoista, nonché grande idiota, non avevo intenzionalmente voluto mettermi nei panni di Harry, era ovvio che soffrisse, ma non mi ci ero soffermata a riflettere.
-Sai, avrei dovuto fare io il primo passo, sono stata un'idiota e...-
-No, non lo sei!-
-Fammi finire! C'era una ragione per cui mi sono allontanata, io ho creduto, e lo penso un po' anche adesso, che tu fossi uno stupido, insomma era mio padre e non riuscivo davvero a concepire il dolore di qualcun altro, pensavo di esistere solo io, capisci? Non so davvero come ho fatto a scordare il nostro legame. Sono stata davvero idiota e anche assolutamente egocentrica.
-Mi sono allontanata da tutti voi...- dissi più a me stessa che a Harry, e per l'ennesima volta mi sentii assolutamente male, le tempie pulsavano, i miei polmoni erano in cerca d'aria.
Dove ero finita negli ultimi mesi?
La realtà di un anno fa mi sembrava lontana, ero stata realmente felice?
Sì, quando mio padre era in vita. Lo ero, da morire.
E vedere il viso consunto, smagrito di Harry, mi ha portato a capire che anche lui non era più se stesso.
Non era mai stato così, ricordo bene il rumore della sua risata e quella di papà, è un secolo che non penso questa parola, ma noi tre eravamo così uniti.
-Ridevamo così tanto...-
Da quanto tempo non ridevo? Senza dubbio moltissimo.
La morte di mio padre aveva completamente scombussolato il mio mondo, e anche quello di Harry. Non ricordo un solo giorno in cui sia stata triste, amareggiata...come sono arrivata a questo punto?
-Come abbiamo fatto...-
-Di cosa stai parlando, Asterope?-
Papà non avrebbe voluto...
-Non siamo nient'altro che ombra, ombra di noi stessi...-  e fu quando pensai a  mio padre, che capii che avevo fatto il contrario di quello che avrebbe desiderato.
Il caldo delle braccia di Harry mi scaldava e dall'orrenda vestaglia blu acceso completamente molle e dalla mia vista offuscata, compresi che quel rumore veniva dalla mia gola soffocata. Finalmente piansi, liberando il rancore e la collera, e quella sera stessa per la prima volta, vidi il Bambino-Sopravvissuto piangere; come mai avevo visto e mai aveva fatto davanti a me.

-Noi non siamo ombre, ma soltanto stanchi di tutto.-
-Non ti parlo da non so quanto, Harry, eppure...come è possibile?-
-Non so spiegarlo, sembrava che non ci dovessimo parlare mai più e siamo di nuovo qui.
-Saranno i legami che ci uniscono.-

-Nah, non credo a queste baggianate, Harry!-
   
 
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