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Autore: valentinamiky    01/10/2011    10 recensioni
Seconda classificata al contest "Un cucciolo tutto per me" indetto da Fabry. Si ringrazia Shurei per il bellissimo banner *ç*
Dal cap.1: "Il principe Arthur osservava il suo valletto e Sir Parsifal sull’orlo di una crisi isterica, in attesa di delucidazioni. Ma i due ragazzi non riuscivano a spiegare in alcun modo come si fosse giunti a quell’increscioso malinteso. Il tutto, mentre Gwaine se la rideva di gusto e sotto lo sguardo vigile di... “Merlin”."
Dal cap.2: "Il futuro re guardò casualmente la pallina nera che il sottoposto teneva stretto e ghignò.
-Quello è per il banchetto?-
Gwaine lo fulminò con lo sguardo, oltraggiato.
-Non oserete mangiare Merlin!-
Il principe strabuzzò gli occhi.
-Non pensavo che...Cielo, Gwaine, sei un fanatico! Gli hai perfino messo un fazzoletto al collo e lo hai chiamato come lui? Personalmente, penso sarebbe meglio se gli confessassi i tuoi sentimenti!-"
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Merlino, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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Seconda classificata al contest "Un cucciolo tutto per me" indetto da faBry ^_^ Il banner (non è un amore?! *_*) is made by Shurei




Note varie:

1) Cominciamo dai disclaimer, prima che li scordi come al solito. Tutti i personaggi citati appartengono alla BBC e ai rispettivi autori (e, già che ci siamo, apriamo uno spiraglio pubblicitario per ringraziare gli attori dell’ottimo lavoro svolto! *ç*). Il coniglio credo sia proprietà di faBry e se non è così, glielo regaliamo per Natale XD Gli eventi narrati sono frutto di fantasia, non intendono offendere nessuno (tantomeno Colin, Bradley, o Tom) e, tanto per cambiare, non ci guadagno una cipolla marcia, a meno che dopo averla letta, qualcuno non decida di mandarmi alla gogna!

2) Gli eventi possono essere inseriti tranquillamente tra la fine della terza serie e la quarta.

3) Non avendo elementi solidi per la caratterizzazione di Parsifal, mi sono basata sulle informazioni reperite dalle leggende arturiane, dove il cavaliere è descritto come il più forte tra i suoi “colleghi”, ma anche come timido e sempre pronto ad aiutare gli altri in caso di difficoltà.

4) Non sarà il solito Merthur (per quanto mi sarebbe piaciuto uno struggente sacrificio di Merlin e un disperato Arthur che cerca di salvarlo dando prova di inestimabile virilità e, perché no, facendo sbavare le fan che a detta di Bradley, amano vederlo sudato e febbricitante per le sue eroiche gesta XD), perché ci saranno due adorabili interferenze. Gwen...è la terza XD Ma non badate troppo a lei! (Non ho nulla contro Angel, ma non rientra tra i miei personaggi preferiti. E non è per conformismo: ammetto che in alcuni momenti è davvero una cara ragazza, ma a parte questo, potrebbe tranquillamente stare con Lance e lasciare in pace l’altra coppietta!). Anche Gwaine, però, ci metterà lo zampino, a modo suo.

Ricordi leporini
Fazzoletti, intrugli e squisiti ninnoli


Parsifal e Merlin

 

Il principe Arthur osservava il suo valletto e Sir Parsifal sull’orlo di una crisi isterica, in attesa di delucidazioni. Ma i due ragazzi non riuscivano a spiegare in alcun modo come si fosse giunti a quell’increscioso malinteso. Il tutto, mentre Gwaine se la rideva di gusto e sotto lo sguardo vigile di... “Merlin”.
Gli occhi cerulei del reale babbeo si fissarono, luccicanti d’ira, sul cavaliere: era imbarazzante ammetterlo, ma convinto che il valletto fosse caduto vittima di un malefico sortilegio, aveva perfino concesso a quell’essere di dormire sul suo reale letto in uno slancio di compassione!
-Non ridere, Gwaine! È anche colpa tua!- intimò.
Il castano alzò le mani, in cenno di resa, ma non riuscì a smettere davvero di ghignare in modo irritante.
Il principe levò gli occhi al cielo, esasperato; quindi, si rivolse al proprio servitore.
-Se tu sei qui...vorreste spiegarmi chi o cosa sarebbe quello?- sbraitò, puntando il dito verso l’omonimo del giovane mago.
-Beh, Sire, in realtà c’è una spiegazione a tutto, solo che...- tentò timidamente il moro.
-Merlin!- Arthur sibilò il suo nome, in quella tonalità unica con cui era solito rivolgersi al valletto quando era infuriato. Ma stavolta, il ragazzo non fu il solo a sentirsi tirato in causa: l’omofono rizzò le orecchie lunghe e nere, zigando stridulo. Si sollevò sulle zampette posteriori e mise così in bella mostra il fazzoletto blu che portava legato al collo.
-Perdonatemi, Sire, ma come potevo non confonderli? Sono due gocce d’acqua!- Gwaine rischiò di soffocare tra le risate.
Anche Sir Parsifal fu costretto a mordersi le guance per non sorridere: aveva pensato esattamente la stessa cosa, quando lo aveva trovato.
-Sire, temo che ci sia stato un errore. Quello è solo un mio amico- spiegò invece, accomodante e si apprestò a narrare l’accaduto...

***

Lo aveva guardato con quei suoi occhietti intensi e blu, reclinando il capo e arricciando il nasino roseo. Aveva assunto un’espressione così dolce, abbassando le lunghe orecchie nere, che il povero Sir Parsifal proprio non se l’era sentita di abbandonarlo nel mezzo della foresta, in balia di cacciatori e bestie feroci: sembrava così inerme e indifeso. E, dannazione, somigliava incredibilmente a Merlin!
Scacciò quel pensiero, afferrando la creatura per la collottola. Il pelo corto e soffice gli aveva solleticato le dita.

Il coniglio nano si ritrovò tra le sue mani, e annusò il cavaliere, spaurito, con il cuoricino che batteva come impazzito nel tenero petto. Ma appena comprese che il giovane non gli avrebbe recato alcun male, si acciambellò placido tra le braccia muscolose e la cotta di maglia, strappando al cavaliere un lieve sorriso.
Parsifal osservò il terreno circostante, alla ricerca di depressioni o tane, ma futilmente.
-Ehi, piccoletto. Ti sei smarrito? Qui è pericoloso per te- sussurrò dolce, carezzando il dorso della bestiola.
-Sir Parsifal. Trovato qualcosa?- la voce dell’erede al trono giunse distante ma chiara.
Il cavaliere della Tavola Rotonda nascose il leporide nella maglia, affrettandosi a negare e balzò in sella al suo destriero, pronto a svignarsela. La sua priorità, ora, era salvare quella creatura dall’imminente banchetto che si sarebbe tenuto a corte.
-Perdonatemi, Sire. Ma ho appena ricordato di dover sbrigare una commissione piuttosto urgente- blaterò, allontanandosi in fretta e in furia.
-Ma che gli è preso?- il principe ereditario restò ammutolito e fissò a bocca spalancata le spalle del cavaliere mentre questi spariva nel fitto della boscaglia.

Quando Gaius aprì la porta di casa, si ritrovò di fronte ad un inaspettato visitatore.
-Sir Parsifal! Cosa posso fare per voi? Siete ferito?- il cerusico lo scrutò con apprensione, alla ricerca di contusioni, ematomi, lesioni o qualunque cosa giustificasse la presenza del ragazzo nella sua umile dimora. La sola stranezza che poté notare, tuttavia, furono gli occhi lievemente arrossati ed il naso evidentemente tappato, a giudicare dalla voce con cui il giovane gli rispose.
-Oh no, non temete Gaius. Stavo solamente cercando Merlin. Come sta?- il cavaliere sorrise, gentile.
A quelle parole, il medico di corte rimase, se possibile, ancor più interdetto.
-Ha ancora un po’ di influenza, ma da domani potrà ritornare alle sue mansioni. Da quella parte- replicò, indicando la stanza del ragazzo, osservando il giovane con malcelata curiosità ed un sopracciglio inarcato. Si comportava in modo strano, come se nascondesse qualcosa nella maglietta.
Gli diede le spalle, pronto a tornare alle sue occupazioni, ma qualcosa lo trattenne.
-A quanto pare un virus si sta diffondendo nella cittadella. Per caso siete stato contagiato?- s’informò, già pronto a somministrargli qualche intruglio maleodorante.
-Oh, no. No, questa è solo...etchù!...allergia...-lo rassicurò il cavaliere, senza riuscire a trattenere un sonoro starnuto.
-Allergia? E a cosa?- Gaius lo scrutò curioso. Erano quasi in inverno, periodo insolito per quel disturbo.
-Ehm...- il giovane fece scattare velocemente lo sguardo da un capo all’altro della stanza, finchè i suoi occhi non si posarono su qualcosa di appropriato.
-Alla cicoria! Vogliate scusarmi, ma ora ho proprio bisogno del vostro assistente- biascicò, bussando alla porta di legno.
Il mago, felicissimo della visita, aprì l’uscio della sua stanza, invitando il cavaliere ad entrare rivolgendogli un sorriso radioso.
-Sir Parsifal!-
-Merlin, ti ho detto mille volte di non essere così formale.-lo rimproverò il cavaliere, assumendo un’espressione offesa.
-Ma tu sei un...Oh, e va bene Parsifal! Accomodati!- lo incitò, tirando su col naso.
Il medico di corte si domandò se, per caso, non avesse perso qualche importante pezzo: non aveva mai notato un simile affiatamento tra i due giovani. Inoltre, il cavaliere stava palesemente mentendo, poiché presentava i sintomi dell’allergia ancor prima di entrare in casa. Allargò le braccia, guardandosi attorno con aria confusa e rassegnata.
“Qui gatta ci cova!” pensò, prima di tornare allo studio di polverosi almanacchi e alle sue ampolle, come se la faccenda non lo riguardasse. Oh, ma avrebbe parlato con Merlin appena possibile.

Il moro rabbrividì e si affrettò a raggiungere il letto, per avvolgersi nuovamente nella coperta.
-Cosa ci fai qui? Pensavo fossi alla battuta di caccia con gli altri-
Il cavaliere annuì.
-Infatti, ma non è stata una giornata molto proficua. Gli animali hanno già iniziato ad andare in letargo- lo informò, con occhi luminosi e leggermente gonfi.
-Sembra che la cosa non ti spiaccia. Ma Parsifal, sei sicuro di sentirti bene?- il moro ricambiò l’occhiata, preoccupato.
-Tranquillo, mi passerà entro domani. Comunque, tralasciando il fatto che non sia un grande appassionato di caccia, ho trovato qualcosa che volevo assolutamente mostrarti- l’altro infilò la mano nella maglietta, apparentemente per frugare alla ricerca di qualcosa.
Quando la tirò fuori, il giovane mago trattenne il respiro, per lo stupore e la meraviglia: Parsifal teneva nella mano un minuscolo batuffolo di pelo.
-Ma...ma è adorabile!- Merlin si tuffò sull’esserino, prendendolo tra le mani, tremanti per l’emozione. Era un coniglietto nano, nero come il carbone, con gli occhietti blu e tondi. La bestiola si alzò sulle zampe posteriori, arricciando il nasino per annusare il moro, quindi balzò sul letto del mago e si acciambellò tranquillo, perfettamente a suo agio e già pronto a schiacciare un pisolino.
-Era tutto solo, nel bosco e non volevo che qualche belva feroce lo sbranasse, non potevo abbandonarlo. Sono riuscito a nasconderlo, prima che il principe lo vedesse. Temevo che lo avrebbe fatto arrostire.- gli confidò il cavaliere. –Mi chiedevo se per caso fosse un problema per te nasconderlo qui...-
Merlin alzò la testa, sconvolto: stava per ribattere che non poteva farlo, per quanto gli piacesse l’animaletto e che Gaius non sarebbe stato d’accordo. Ma incontrando gli occhi castani, dolci e supplicanti di Sir Parsifal, le parole gli morirono in gola. Come poteva dire di no ad un amico?
-Ecco, io...ne sarei felice- abbozzò un timido sorriso, accarezzando il dorso del coniglietto.
Il cavaliere ricambiò, raggiante e il mago non poté fare a meno di pensare che l’amico avesse davvero un cuore d’oro.
Lo aveva sempre considerato un giovane dolce e premuroso, ma questa sua caratteristica emergeva ogni volta che incontrava qualcuno in difficoltà; non era semplicemente forte. Aveva un animo nobile e generoso. Proprio per questo, si era immediatamente trovato a suo agio con Parsifal.
-Grazie Merlin! Mi sarebbe piaciuto occuparmene personalmente, ma purtroppo ho appena scoperto di avere una tremenda allergia al pelo dei leporidi!- questo disagio non impedì al cavaliere di accarezzare dolcemente il dorso del coniglietto.
Il moro rise, divertito, prima di imitare l’esempio del più grande e fare i grattini sulla nuca del batuffolo.
-Parsifal, ha già un nome?-
Inspiegabilmente, il castano arrossì, a disagio.
-Ecco...uhm...no!-
Il mago scrutò con curiosità il volto dell’altro, ma preferì non indagare oltre.
-Allora potremmo sceglierlo insieme- sorrise, prendendo in braccio il coniglietto, che si acciambellò sulle sue ginocchia.
-Credo che prima dovremmo osservarlo per qualche giorno. Così riusciremo a dargliene uno appropriato- suggerì il cavaliere, trovando l’appoggio del servitore.

Il principe Arthur si congedò con un cenno del capo dai cavalieri della Tavola Rotonda, ringraziando nuovamente Elyan per l’ottimo consiglio che gli aveva dato: ancora qualche giorno e la cara Guinewere avrebbe festeggiato il compleanno. Inutile dire che aveva pensato senza sosta a cosa donarle, ma alla fine si era ritrovato costretto a chiedere il parere di qualcuno che conoscesse bene i gusti della giovane. E chi, meglio del fratello, poteva aiutarlo in quell’ardua impresa?
“Gwen ama i fiori” gli aveva risposto.
Perfetto.
Ma un omaggio floreale, sarebbe stato fin troppo scontato. Aveva regalato centinaia di bouquet alla ragazza, voleva sforzarsi di apparire creativo questa volta: si trattava della sua futura regina, in fondo.
Il merito dell’illuminazione vera e propria, ad essere onesti, spettava a quell’idiota di Gwaine ma non lo avrebbe mai rivelato al diretto interessato, per evitare che si esaltasse troppo. Quando il cavaliere aveva sollevato la borraccia per bere, la manica della sua camicia era scivolata leggermente, lasciando scoperto il suo bracciale di cuoio.
Guinewere amava i fiori e tutte le donne amano i gioielli.
Arthur si gongolò: avrebbe regalato alla ragazza un braccialetto con fiori di campo e nastri intrecciati. Era certo che la ragazza avrebbe preferito qualcosa di semplice, senza contare che non potevano permettersi di dare nell’occhio. Ed un gioiello prezioso al polso di una serva sarebbe parso sospetto.
Poteva accantonare il problema, ma questo non fece che irritare il giovane rampollo: ricordò di aver speso inutilmente la giornata in una battuta di caccia deprimente, senza contare che Sir Parsifal li aveva abbandonati proprio sul più bello, affermando di aver scordato una commissione importante. Ma per quanto potesse apparire sciocco, il biondo aveva intuito perfettamente che si trattava di una scusa.
Inoltre, quell’idiota di Merlin aveva abilmente evitato quella sfacchinata grazie al suo altrettanto stupido raffreddore. Ma si sarebbe vendicato il giorno dopo, appena il valletto fosse tornato al lavoro! Avrebbe affidato a lui l’incarico di recarsi nella città bassa e farsi confezionare il prezioso dono per la fanciulla.
Anzi, perché attendere oltre? Gli avrebbe affidato immediatamente l’incombenza, sottolineando di dare la precedenza assoluta a quella commissione rispetto alle altre faccende. Compresa quella di destarlo il mattino seguente. Ne avrebbe approfittato per riposare.
Smontò dal cavallo, consegnandolo ad un servitore affinché lo riconducesse nelle stalle e scattò, diretto alla casa del medico di corte.
Di certo, non si aspettava di trovare Sir Parsifal sulle scale, di ritorno dagli alloggi del cerusico.
-Sir Parsifal?-
-Sire!- il giovane rispose sbalordito e...era panico quello che Arthur leggeva nei suoi occhi?
Il principe fissò perplesso il cavaliere.
-Posso chiederti cosa stavi facendo?- sorrise affabile, per addolcire la pretesa.
Il ragazzo si grattò la nuca, imbarazzato.
In altre circostanze, il biondo lo avrebbe certamente preso in giro: vedere un colosso come il castano così impacciato era a dir poco assurdo. Eppure, Sir Parsifal era davvero una paradossale miscela di forza, temerarietà e timidezza.
Il giovanotto balbettò qualcosa a proposito di una visita di cortesia a Merlin, prima di dileguarsi, sotto gli occhi increduli del reale somaro. Dunque era quella la famosa “commissione urgente”?
Il principe spalancò la porta, indignato.
-Gaius! Dov’è Merlin?-
L’anziano sobbalzò e una fialetta gli scivolò dalle mani, infrangendosi sul pavimento. Molto pazientemente la raccolse, nonostante qualche acciacco alla schiena, salutando reverenziale l’erede al trono prima di rispondergli.
-In camera sua. È ancora influenzato, ma entro domani...- il medico scosse la testa, rendendosi conto che il biondo era già sparito oltre la porta.
-Ah! Benedetto ragazzo!- sospirò tra sé, rassegnato.

Merlin aveva adagiato il coniglietto al centro di un asciugamano pulito e gli aveva lasciato a disposizione un vecchio vaso, come lettiera. Di sicuro non sarebbe riuscito a nasconderlo a lungo a Gaius, per questo avrebbe convinto il cerusico a tenerlo quella sera stessa,durante la cena. Il giorno seguente si sarebbe procurato erba, fieno e paglia, indispensabili per nutrirlo e tenerlo al caldo.
Accarezzò ancora una volta il dorso bruno del coniglietto, poi lo coprì con il lembo libero della pezza.
Fece appena in tempo a nasconderlo tra il comodino e il letto, quando una chioma bionda fece irruzione nella sua stanza, facendolo saltare sul materasso.
-Si...Sire?- balbettò, con la tachicardia. Se avesse visto il cucciolo, gli sforzi di Parsifal per nasconderlo agli occhi del principe nella foresta si sarebbero rivelati inutili! Doveva distrarlo.
L’erede al trono sbatté la porta, adirato ed il suo servitore pregò che la creatura non fosse morta d’infarto. Per quale ragione l’asino era così furioso? Forse per lo scarso bottino?
-Merlin- sibilò, puntandogli contro un dito.
-Posso...ehm...fare qualcosa per voi?-
-Voglio che domattina ti rechi nella città bassa. Donerò a Gwen un braccialetto con dei fiori, per il suo compleanno. Fiori intrecciati tra loro. Dovrai farlo confezionare, possibilmente a tuo nome- Arthur parlava come se avesse un diavolo per capello. Ma che gli era preso? Meglio non contraddirlo.
-Bene.-
-Oh, Merlin. Voglio che te ne occupi con la massima urgenza. Prima di tutte le altre mansioni-
-Certo, Sire-
-Il che sottintende, che non voglio essere svegliato prima di due veglie e mezza!-
Il valletto annuì, con un’espressione furbetta.
-E non fare quella faccia!- lo rimbeccò il reale babbeo.
-Quale faccia?- sapeva di irritare il principe, fingendo di non capire. Ma almeno, gli avrebbe fatto scordare qualunque cosa lo avesse fatto adirare in quel modo. Ah, com’era altruista!
Il biondo ringhiò, furibondo, quindi abbandonò la sua stanza. Per l’incolumità del suo servitore, che altrimenti avrebbe fatto una brutta fine, possibilmente strozzato dalle sue mani.
“Ma cosa diamine ci faceva Parsifal, in casa di Merlin?” rimuginò, ancora una volta. Niente da fare, inspiegabilmente, quella faccenda lo rendeva furioso.
Soprattutto perché, ciò che faceva un servitore nel suo tempo libero, non lo riguardava; ma il fatto che si trattasse di Merlin, lo irritava. Fin troppo!
Non bastava quell’imbecille di Gwaine, a ronzare intorno al suo valletto come un’ape attorno al polline. No, ora ci si metteva anche Sir Parsifal!
La cosa peggiore, era che una simile sciocchezza non avrebbe dovuto infastidirlo fino a quel punto. Insomma, si trattava pur sempre di Merlin, quell’impiastro del suo servitore. Della sua goffaggine, della sua stupidità, della sua irriverenza. Delle sue orecchie da mordere e...
No, un momento. Questa da dove gli era uscita?
Sotto lo sguardo costernato di una guardia, il principe tirò una testata al muro. Forse, il sole di quella mattina, gli aveva dato alla testa

-Merlin?- Gaius fece capolino nella stanza, curvo su sé stesso.
Il giovane era ancora avvolto nelle coperte: era strano, ma non riusciva a smettere un secondo di tremare, cosa che insospettì il medico.
-Ti senti bene?-
-Non è nulla- lo rassicurò il ragazzo, facendo scorrere velocemente le mani sulle esili braccia nel vano tentativo di scaldarsi.
Ma il suo mentore fece una smorfia poco convinta e poggiò il palmo sulla sua fronte.
-Hai ancora un po’ di febbre. Forse sarebbe meglio se restassi a casa anche domani, rischi una ricaduta- ponderò. Ma Merlin scosse il capo.
-Non se ne parla, l’asino era già abbastanza irritato. Mi spedirebbe direttamente alla gogna- si lamentò, procurando una pacata risata da parte del cerusico.
L’uomo tornò serio in breve tempo: non era tempo di scherzare.
-Merlin...cosa voleva Sir Parsifal da te?-
Il ragazzo esibì l’espressione innocente meno credibile del suo repertorio. Non era proprio capace di mentire al suo mentore.
-Nulla-
-Merlin?-
-Nulla d’importante. Solo...chiedermi un favore-
Il medico alzò un sopracciglio.
-Un favore- ripeté, scettico.
Merlin sospirò. Il segreto non avrebbe retto fino all’ora di cena. Sperò solamente che il cerusico non si arrabbiasse troppo.
-Ecco...ha trovato un cucciolo ma non può occuparsene, perché è allergico-
-Un cucciolo? E tu cosa c’entri?-
-Beh, ecco...-
-Merlin, non ti avrà chiesto di tenerlo qui, spero- nonostante il tono calmo e pacato ed il cordiale sorriso, il giovane mago intuì che di lì a poco, l’uomo gli avrebbe fatto una ramanzina.
-Ma Gaius. Non posso abbandonarlo, è...- provò inutilmente a spiegare le proprie ragioni, ma il cerusico non ne volle sapere nulla.
-Non se ne parla, Merlin. Non possiamo tenere animali in questa casa, te l’ho già spiegato. Ho a che fare con malati e ferite! Non sarebbe igienico!- sbottò.
-Ma ...-
-Niente “ma”, Merlin. Se vedo quell’animale gironzolare per casa, lo faccio arrosto!- minacciò, esasperato, prima di avviarsi alla porta. Dopo averla aperta, si voltò a guardare nuovamente il suo protetto. –Oh, Merlin. La tua medicina aspetta!-
Così dicendo, abbandonò la stanza.
Il giovane mago si lasciò ricadere all’indietro, sul letto: odiava quel miscuglio di erbe maleodorante, quasi quanto lo stufato di ratto!
Reclinò il capo, per guardare l’asciugamano a terra. Il coniglio ricambiò lo sguardo, mentre le narici lavoravano frenetiche; sembrava spaventato, quindi il moro lo prese in braccio, coccolandolo.
-Non temere, non permetterò che ti faccia arrosto- promise, facendogli i grattini sulla testolina.
L’erbivoro zigò in risposta, riconoscente.

Il giorno seguente arrivò fin troppo in fretta: Gaius lo chiamò dalla cucina e Merlin lo raggiunse, infreddolito e ancora intontito dal sonno.
Si stropicciò gli occhi come un bambino, sedendosi a tavola.
-‘giorno Gaius- sbadigliò.
L’anziano rispose al saluto con un cenno del capo, porgendogli una ciotola ricolma di latte e cereali.
-So che devi andare nella città bassa, questa mattina. Già che ci sei, potresti procurarmi ortica, equiseto e alloro? Sto finendo le mie scorte-
Il giovane annuì, alzandosi: non aveva molta fame.
Tornò in camera, per vestirsi e raccattare le sue cose.
Uscendo, non si rese conto che il coniglietto si era intrufolato nella sua tracolla.
-Sarò di ritorno per pranzo- annunciò, salutando il cerusico.
-Merlin, non scordare la tua medicina- fu la risposta che ottenne dalla porta chiusa del bagno.
Il mago sospirò, afferrando al volo la boccetta che faceva bella mostra di sé sul tavolo, con il suo colorito verde rancido, infilandola distrattamente nella borsa prima di uscire controvoglia.
Il contatto con l’aria fredda di ottobre lo fece rabbrividire; si strinse nella giacca marrone, tremando come una foglia.
Dannato asino capriccioso!
Immaginò con una punta d’invidia il principe che ancora si crogiolava al calduccio tra le reali coperte e non poté fare a meno di sbuffare.
I suoi passi veloci risuonavano nel silenzio del mattino: c’erano poche persone per strada, la maggior parte indaffarate a stendere il bucato o tagliare la legna da ardere.
I mercanti avevano appena cominciato ad allestire le bancarelle.
-Buongiorno, signora Wister- salutò cordiale una donna pasciuta, dalle gote belle rosse, intenta a sistemare delle cassette di gerani. La fioraia lo fissò stralunata.
-Oh, ma tu sei il servitore del principe. Cosa posso fare per te, ragazzo?- domandò, appollaiandosi tra un cesto di gigli ed uno di lavanda.
Merlin sorrise, accingendosi a spiegare la ragione della sua visita a quell’ora del mattino.
-Certo che posso confezionarti un bracciale. Dimmi, che fiori vorresti?- domandò, ammiccando, come se avesse già intuito tutto.
-Non saprei, mi affido a voi. Ma vorrei che fosse degno di una principessa- bisbigliò, come se le stesse rivelando un gran segreto.
-Capisco. Il principe ti ha ordinato di procurarti un regalo per Gwen- annuì la donna, comprensiva.
-Oh no. No, non è per Gwen!- si affrettò a negare Merlin, impacciato e demoralizzato per essere stato scoperto così alla svelta. Perché le donne erano così perspicaci?
-Oh, perdonami Merlin. Hai ragione, finiresti nei guai se lo scoprisse qualcuno! Fingerò di non averlo capito- la signora Wister gli fece l’occhiolino, poi si chinò per prendere una cesta, sotto al bancone. –Che ne dici delle orchidee? Fragranza delicata e petali vellutati. Mi sembrano l’ideale per una donzella e poi sono il simbolo dell’amor cortese; inoltre, vanno molto di moda, quest’anno e difficilmente le malelingue troveranno un aggancio cui appigliarsi!-
Il valletto del principe annuì confuso, subissato dalle troppe informazioni: la testa gli doleva in un modo insopportabile. Il fiore era grazioso e delicato, quindi accettò senza remore.
-Quando potrò ritirarlo?-
-Torna tra un’oretta, caro. Non vedo molti clienti in giro, lo finirò in men che non si dica!- rispose, già intenta ad intrecciare il gambo dell’orchidea ed alcune foglie con del nastro rosa.
Merlin la ringraziò e si affrettò verso le mura: se si fosse sbrigato, avrebbe terminato tutte le commissioni entro un’ora e avrebbe così fatto ritorno al castello, dove lo attendeva il babbeo reale.
“Ancora addormentato al calduccio”, gli ricordò una vocina sadica nella sua mente.
-Asino!- biascicò, allontanandosi dal mercato.

Merlin asciugò con la manica rossa la fronte imperlata di sudore. Non poteva affermare di sentirsi molto bene, quindi si affrettò a riporre tutte le erbe raccolte nell’apposita sacca, già pronto a tornare a Camelot.
Doveva ancora ritirare il bracciale per Gwen e comperare una cesta per il coniglietto: né lui né Parsifal potevano tenerlo, ma forse la mulatta lo avrebbe accudito volentieri. Vivendo da sola, era sicuro che le avrebbe fatto buona compagnia. Ne avrebbe parlato al più presto con il cavaliere, ma avrebbe convinto Gaius a tenerlo almeno fino al compleanno dell’amica: sarebbe stato il loro regalo.
Un giramento di testa, tuttavia, costrinse il moro a far scorrere via i pensieri per sostenersi al tronco di una vecchia quercia.
Aveva le vertigini e ben presto iniziò a tossire, ripetutamente. Si accasciò a terra, inspirando a fondo per recuperare un minimo di energie, ma il mondo attorno a lui continuava a vorticare.
Cercò a tentoni la tracolla: aveva scordato di prendere la medicina prescrittagli da Gaius, ecco perché gli era tornata la febbre! Doveva prenderla al più presto.
Ma quando aprì la sua borsa di pelle, trovò il coniglio accovacciato al suo interno, la fiala tra le zampette (come fosse riuscito ad aprirla, sarebbe rimasto un mistero) e, parola di Merlin, il moro non aveva mai visto nessuno trangugiare così avidamente gli intrugli imbevibili di Gaius!
-Tu sei...l’erbivoro più dispettoso che abbia mai visto!- lo rimproverò il mago, corrucciato, senza però riuscire ad apparire convincente: come poteva arrabbiarsi seriamente con la bestiolina? Poi, anche volendo, in quel frangente non ne aveva davvero la forza.

Il leporide tese le orecchie, senza rendersi conto del disastro appena combinato; leccò con la lingua umida le dita del padroncino, che sorrise, rassegnato.
-Ecco, prendi questo- mormorò affannato, legandogli attorno al collo il suo foulard blu. –Vai a cercare Gaius. Portalo qui, d’accordo?-
Il batuffolo nero, dopo un’ultima lappata, annusò l’aria e saltellò via, sparendo oltre i cespugli nella direzione della cittadella.
-Speriamo bene...- Merlin si abbandonò tra i ciuffi d’erba, sfinito e debilitato, con il gelo che gli penetrava fin nelle ossa. Chiuse gli occhi, cercando la concentrazione necessaria per placare i tremiti e, perché no, magari alzarsi in piedi...

  
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