§§**… The
Final CountDown…**§§
Erano sempre state delle fanciulle
un pò strane.
Fin da piccolissime, avevano dei
volti pallidi e infantili talmente belli e allettanti da mettere una certa
soggezione a coloro che le osservavano o che vivevano attorno a loro. I morbidi
crini adagiati sulle spalle, a incorniciare quegli angelici visi dagli occhi
tanto profondi e un filo diabolici; i corpi paffutelli di bambine, ma comunque
armoniosi e aggraziati; i sorrisi incantatori, capaci di sciogliere qualsiasi
barriera nei cuori altrui. Le voci flebili, dolci, un poco timide. Erano sempre
state abbastanza riservate e solitarie come bambine. Non davano confidenza
tanto facilmente, ma quando si riusciva a stimolare le loro più nascoste
curiosità e i loro vispi cervelli si poteva esser certi di scatenare in loro un
immortale interesse.
Erano sempre così assettate di
informazioni, così curiose verso il mondo, del quale volevano sapere ogni
minimo dettaglio. Perchè lo amavano con tutte le loro forze.
Amavano il mondo più di quanto non
avessero mai amato loro madre, morta poco dopo la loro nascita. Amavano il
mondo più di loro padre, che non avevano nemmeno mai conosciuto.
Erano sempre state sole. Il mondo
era ciò che dava loro forza, l’ultima certezza che avevano, oltre all’amore che
coltivavano l’un per l’altra. Amavano il mondo e volevano donargli tutto di
loro. Conoscenze, poteri, amore, tutte le ricchezze che possedevano
desideravano donarle al mondo che le circondava, per arricchirlo e in qualche
modo, magari, migliorarlo.
Crescendo divennero sempre più
belle, sempre più ricche d’amore, sempre più… inquietanti.
Infatti è inutile negarlo: per
quanto fossero belle e irresistibilmente innocenti, questa loro impeccabile
bellezza e perfezione incuteva paura.
…
Le Tre Sorelle della Rosa,
talvolta, erano capaci di terrorizzare.
…
Quando le guardavi negli occhi, di sfuggita, potevi scorgere
in loro molta forza, molta purezza; ma dietro a questo fragile vetro perfetto
si nascondeva una crepa di dolore e sofferenza che faceva star male al solo
percepirlo. Forse è vero che chi vive per far del bene è destinato irrimediabilmente
a soffrire…
…
Streghe della Rosa, in vita, voi, chi eravate davvero?
Angeli perfetti caduti sul mondo sbagliato? O splendidi
demoni celati da una corazza d’amore e di innocenza?
Chi eravate, qual’era il vostro nome? Qual’era il nome
della vostra anima e dei vostri pensieri? Che suono avrebbe fatto se lo si
fosse urlato nel silenzio dell’aria?
Qual’era il vostro nome?
…
…
…
*
Ora come ora farsi queste domande poteva parere stupido. Ma
spesso ci affanniamo a cercare risposte nel nostro presente mentre magari una
spiegazione ai nostri dubbi, molto più semplice e chiara, si trova proprio nel
nostro passato.
In quel momento, purtroppo, per Hao il passato era uno
splendido, lontano, irraggiungibile ricordo ormai perduto. La situazione era
stata stravolta. Non si tornava più indietro.
Le Streghe erano morte. Ed erano morte piangendo, non solo
con le lacrime materiali ma col cuore. Era questa la cosa che faceva più male
al giovane Hao. Se fossero riuscite a perdere prima i sensi, nella loro
incoscenza sarebbero forse riuscite ad abbandonare questo mondo perlomeno con
la speranza ancora in corpo che le cose sarebbero potute cambiare. Certo che
non era vero. Ma l’incoscienza a volte è così dolce e rassicurante che riesce a
cancellare ogni altro male. Lo maschera. Peccato che non fosse andata così… Le
Streghe erano morte con l’immagine impressa nelle iridi della loro crudele,
dannata, maledetta verità.
…fa male…
*
Erano rimaste tuttora bellissime. Ma la loro bellezza era
cambiata. Ora da angeli bianchi si erano trasformate in demoni neri sporchi del
loro stesso sangue. Le Rose Nere che ricoprivano il loro corpo emanavano tetre
aure mortali. I loro occhi erano maligni, completamente diversi da come erano
stati fino ad allora. La loro morte e successiva rinascita, lì, su quel bianco
balcone, aveva suscitato non poco stupore tra i presenti. E non solo quello.
Hao sentì una profonda fitta al torace nel vedere le sue splendide Streghe
trasformate così. Le sue docili bambole… Angeli perfetti… Dove siete finiti,
ora?
“Ma bene bene… I comuni mortali. Ci è voluto del tempo, ma
alla fine, finalmente, ci rincontriamo” sibilò tagliente Kanna, squadrando i
presenti con un ghigno cattivo stampato sulle labbra. “Era da tempo che
desideravamo tornare tra voi, poter sfogare la nostra rabbia e la nostra
fustrazione…” continuò Marion accarezzandosi un codino biondo quasi con
indifferenza “Frustrazione e rabbia per aver ceduto alla nostra parte pura,
all’amore, ai buoni sentimenti e a quello sciocco, stupido, disgustoso ragazzino
che ci osserva da lì in fondo…” terminò Mathild con aria schifata, indicando il
giovane con aria di visibile disprezzo. “Ma da ora le cose cambieranno
radicalmente… Niente più tempo per i desideri, le speranze e gli amori. Solo
morte, sangue, sangue e ancora sangue!” aggiunse Kanna, folle nello sguardo.
Hao, Yoh e compagnia erano senza parole, immobili a
osservare la scena, sentendosi impotenti e maledettamente inutili… Elisa
sorrideva soddisfatta e non aveva smesso nemmeno per un secondo di farlo.
“Sì… Finalmente! Le mie creature del male, le mie Streghe
predilette, figlie mie! Io vi ho create e io vi ho permesso di tornare a
vivere! Finalmente la vostra vera natura è ricomparsa!” esclamò con voce rauca
e fredda. Assomigliava sempre più a quella di una vecchia, e incuteva paura.
Le Tre Streghe si voltarono verso Elisa, i loro ghigni
scomparvero totalmente.
“Streghe della Rosa, ora che siete tornate –e stavolta per
sempre- potremo finalmente mirare alla riconquista del nostro mondo, il mondo
che abbiamo sempre desiderato e ammirato. I miei poteri misti ai vostri possono
tutto, mie care, ormai. Nulla ci potrà fermare… Uomini, spiriti, angeli e
demoni: li uccideremo tutti, se necessario! Ma potremo finalmente coronare il
sogno di tutte noi da sempre: possedere il mondo e il suo immenso potere!”
Kanna, Mathild e Marion non fiatarono per un po’. Il loro
sguardo era fisso sulla Custode, incredibilmente cambiata rispetto a poco
prima. La pelle era ricoperta di rughe fittissime, gli occhi sbiaditi e vuoti,
i capelli esili e il corpo raggrinzito. Osservandola, Hao non potè non provare
una nausea profonda, fisica e morale.
Il silenzio che aleggiava era raggelante. Finchè una
risatina non spezzò l’aria…
“Mpf…. Eheheh… Ahahahah!” mano a mano, le voci delle tre
Streghe si trasformarono in una fragorosa risata cattiva.
Elisa tacque d’improvviso, stupita da tale comportamento.
“Suonava come un accordo, un patto, dico bene ragazze?” disse tra una risata e
l’altra Kanna verso le sorelle. “Eh già. La brava vecchietta ci sta proponendo
un’alleanza!“esclamò Mathild in seguito. “Colei che ci ha reso l’esistenza un
inferno ora ci crede così stupide da cascare nel suo tranello!”
Elisa mormorò tremante “Ma cosa dite? Io voglio aiutarvi…
Sono le vostre anime pure che ho dannato, ma il mio scopo era quello di creare
voi, voi nella vostra maligna perfezione, è a voi che ho donato la vita in
quell’alba di sangue”
Le Streghe sprizzarono energia maligna da tutti i pori. “Ci
fai solo ridere, tu! Tu, Sacerdotessa del Villaggio da noi maledetto, Cervello
delle Anziane che ci hanno dannate, tu dici di averci create, di averci donato
la vita?!” esclamò Mathild senza smettere di ridere. “Tu non ci hai donato la
vita… Tu sei solo colei che ci ha fornito dei corpi, delle prigioni in cui
vivere nell’agonia e nella repressione. Tu non ci hai dato proprio niente!”
continuò fredda Marion.
Hao e gli altri osservarono la scena con sempre più stupore.
Intanto la massa di persone presenti sembrava essersi immobilizzata, forse non
capendo bene il significato di ciò che stava accadendo. L’avambraccio del
giovane ricominciò a pulsare, mentre l’intero corpo ormai ricoperto di sangue
fresco ribolliva di qualcosa di non ben definito, dormiente dentro di lui…
…Vuole uscire…
“E’ tempo di pareggiare un po’ di conti… Non è così,
sorelle?” disse illuminandosi di tetro potere la Terza. “Siamo con te…
Eliminiamo tutta questa gentaglia… Spargiamo sangue…” mormorò folle nelle ridi
la Seconda. La Prima alzò le mani al cielo, che era diventato ormai un tornado
di nera magia e tempesta furiosa. Un fulmine scattò spezzando il cielo e
andando a colpire le pallide mani della giovane donna, percorrendo poi l’intero
suo corpo. Un’intensa luce si sprigionò da essa, spazzando a qualche metro di
distanza i presenti. Quando il potere finì, la ragazza era ricoperta di energia
Nera, e con occhi freddi come non erano mai stati, mormorò ghignando: “Inizia
da ora l’Epoca delle Rose Nere…”
*
“Ferme! Io voglio aiutarvi!” urlò furiosa la vecchia
correndo verso di loro. Non ebbe il tempo di raggiungerle che Kanna gettò verso
di lei un fulmine nero dal potere spaventoso. “Aaarghhh!!” per un istante, gli
sguardi della donna e della Strega si incrociarono. Con aria schifata, la Prima
storse la bocca e mormorò soltanto:
“Le Rose sono rosse…
Crepa, puttana”
Con un urlo straziante, la vecchia venne gettata lontano
dalle Streghe fino a precipitare dal bianco balcone, ormai sporcato
dall’atmosfera di morte che aleggiava…
*
A quel punto, la folla esplose in grida di terrore, e una
fuga precipitosa e confusa cominciò nel Castello. “Hao!” urlò Yoh ancora
ferito, mentre la folla lo scavalcava calpestandolo e spingendolo, e l’intero
palazzo cominciava a tremare. “Yoh! Dove sei?!” urlò Ren mentre teneva stretta
a sé la giovane Tamao. “Dobbiamo restare uniti!”affermò Tokageroh spintonando a
lato le persone che gli venivano addosso violentemente. Lui, Ren, Tamao,
HoroHoro e Pilica cercavano di tenersi il più stretti possibile, per evitare di
essere travolti dalla folla impazzita. “Faust! Dov’è Faust?!” esclamò HoroHoro,
ma non ricevette risposta. In quel mentre si ergevano aldisopra di tutti tre
figure illuminate di energia incredibilmente potente, e un’esclamazione si levò
nell’aria “La nostra Guerra comincia ora. La Guerra tra le Rose e il genere
umano!” a quelle parole, ogni fiore, pianta e singolo arbusto presente nel
Castello prese vita, muovendosi minacciosi e inquietanti come mostri deformi,
tra le urla terrorizzate delle masse. Era il caos. Le voci continuarono a parlare,
ridendo “Non insultate più, ora, uomini? Non sputate, non colpite, non
bruciate?! Dov’è finita tutta la vostra arroganza?! Siete solo degli esseri
piccoli e inutili. Il vostro tempo è finito! Condanniamo a morte l’intera
umanità!!”
*
Hao era fermo contro un muro, in un angolo, con le persone
che nel panico fuggivano via passandogli davanti, urlandogli contro,
camminandogli addosso; ma lui non sentiva e non vedeva nulla. Ora riusciva
finalmente a vedere ciò che l’odio e la cecità degli uomini, nella loro
arrogante ignoranza possono causare. Ora sentiva la paura, ora sentiva l’odore
del sangue intorno a lui, ora vedeva la guerra da vicino, per la prima volta.
Una lacrima gli bagnò il viso, nel pensare che tutto ciò era stato causato
anche da lui, nella sua dolce e ingenua incoscenza…
“Hao!” Yoh era riuscito a trascinarsi vicino al fratello, e
lo scuoteva ora con furia e disperazione. “Dobbiamo andarcene di qui, è
pericoloso!” gli urlò. Il giovane si voltò verso di lui, ancora piangendo, e
affranto disse “Per che cosa vale ancora la pena di lottare? Guarda che cosa ho
fatto…” Yoh si morse un labbro, ma poi esclamò “Non sei stato tu a causare
questo. L’amore causa solo amore, e il dolore causa sempre più dolore. Ricordi
le parole di nostra madre? Te le ricordi?” Hao annuì flebilmente. “Tu sei
partito nella tua impresa per amore, fratello mio. Fin dal principio, fin
dall’inizio di questo tuo viaggio sei stato spinto solo e soltanto dall’ideale
dell’amore. Questo già ti rende innocente!” Hao non smise un attimo di
fissarlo. “Ora però devi reagire, Hao. Perché nel bene e nel male, ciò che è
stato fatto o detto non può essere cambiato. Al diavolo il passato, ora
dobbiamo pensare al futuro! Quello si può ancora cambiare, Hao!” A quelle
parole, incredulo del suo stesso gesto, Hao riuscì a trovare dentro di sé una
forza sconosciuta. La ferita faceva così male che al minimo movimento sentiva
la pelle dell’avambraccio lacerarsi. Tutto il suo corpo grondava sangue. Ma
nonostante questo, continuò ad alzarsi…
“Yoh! Hao! Venite, svelti!” li chiamarono Ren e gli altri,
mentre i due fratelli li raggiungevano correndo senza fiato, imbucandosi poi
tutti in una scalinata laterale. C’erano aghi di pino che provenivano da ogni
direzione, spezzando l’aria come lame, e ferendo più volte il gruppo di
sventurati. Cercarono di trovare un posto riparato, ma ovunque c’era qualche
piccola pianta omicida che riusciva a ferirli in qualche modo. Videro voraci
piante carnivore fare strage di uomini e donne, e mostruosità simili per tutto
il Castello. Per questo si sforzavano di correre a sguardo dritto, liberando la
mente da quelle immagini, o avrebbero potuto perdere il controllo.
*
“Faust, Manta e Chocolove mancano all’appello” esclamò Hao
d’un tratto. “Ora dobbiamo solo pensare a uscire di qui!”gridò Tokageroh per
farsi sentire.
Dopo numerose scale e lotte per liberarsi dalle piante
assassine, il gruppo si ritrovò fuori dalle mura maledette, e di fronte a loro
un’immensa prateria di guerra si estendeva infinita. Piante sanguinarie di ogni
forma e dimensione lottavano contro uomini, donne e bambini, con un cielo ora
rosso sangue a fare da sfondo. Sembrava di assistere sul serio alla fine del
mondo. Sì, quella doveva essere l’Apocalisse…
*
Pilica sentì d’improvviso un dolore lancinante alla schiena,
come se piccoli naimaletti l’avessero morsa in massa. “Ah!! Aiuto, qualcosa mi
ha colpita!”il fratello tirò fuori i lunghi artigli, e con un colpo allontanò
dalla schiena ferita della sorella delle piccole piantine viola… Hao le guardò
con stupore “Violette…?” le piantine che si dimenavano a terra, con dentini
aguzzi che spuntavano dalla corolla ricoperti di sangue, non erano le stesse
amiche con cui aveva a lungo chiacchierato tutti quei pomeriggi. Nel vederle
così, pensò che tutti gli altri ‘dipendenti’ delle Streghe si sarebbero trovati
nella stessa situazione in quel momento. Tutti i fiori e le piante che si era
fatto amiche. Anche Manta e Chocolove, forse, in quel mentre stavano ammazzando
qualcuno. In che modo nemmeno voleva pensarci. Si sentì incredibilmente male,
ma non aveva più tempo per queste sue debolezze.
“Presto, andiamocene di qui!” tutti corsero dietro a un
enorme masso, dove la zona sembrava più tranquilla, e si sedettero esausti ma
sempre all’erta, aspettandosi un agguato da un momento all’altro. “Questo è
l’inferno… Dobbiamo trovarci per forza nel mondo degli inferi!” esclamò
Tokageroh fuori di sé. Il Drow lo guardò con occhi di ghiaccio “Io e mia
sorella questo inferno lo viviamo da sempre… Ora capisci finalmente, Hao, il
motivo del nostro odio verso quelle tre donne?”il ragazzo annuì flebilmente.
Gli altri chiesero non capendo “Odio? Di che parlate?” Pilica, a sguardo basso,
mormorò “Siamo gli eredi di quella dannata Elisa. Coloro che hanno dannato
quelle povere ragazze secoli fa sono i nostri antenati. Noi eravamo destinati
dalla nascita a vivere ogni notte le stesse pene che avevano vissuto le Tre
Streghe a causa loro. Il nostro destino era quello di giungere fino al loro
Castello e eliminarle. Un Drow e un’Anziana. Gli Eredi Maledetti…”Tamao osservò
l’amica con le lacrime agli occhi. La abbracciò mormorando “Oh, Pilica, amica
mia… Non credevo covassi dentro di te tanta sofferenza”Tutti i presenti erano
ammutoliti. Il Cacciatore si apoggiò alla roccia con un’aria un po’ seccata “Di
recente i colpi di scena sono un po’ troppi per i miei gusti…”
Proprio mentre pronunciava quelle parole, una mano
raggrinzita ma incredibilmente forte afferrarò di colpo il collo di Yoh, quasi
soffocandolo. “Yoh!” urlarono gli altri. Alle sue spalle, si ergeva Elisa,
ricoperta di sangue e con numerose fratture lungo tutto il corpo, le iridi
luminose come fari nella notte. La sua voce non sembrava nemmeno più quella di
una vecchia. Sembrava la voce del demonio. “Non ho ancora fallito… Mi ciberò
delle vostre anime e riacquisterò potere, in questo modo sarò finalmente in
grado di possedere le anime di quelle Tre maledette!” Hao strinse i pugni
fremente d’ira, l’avambraccio che scalpitava. “Addio, fratello di Hao
Asakura…”con un ghigno, Elisa serrò la presa pronta ad uccidere il ragazzo.
Spalancò la bocca che sembrò trasformarsi in due enormi fauci.
Un istante, e tutto terminò.
*
Una giovane voce tranquilla di donna, alle loro spalle,
spezzò il silenzio “Questo non lo avevi predetto, brutta stronza…?”Elisa cadde
a terra mollando la presa. Una chiazza di sangue si spargeva intorno a lei.
Tremava e sputava sangue, mentre il suo corpo di vecchia tornava quello bello e
giovane di prima. Le iridi smisero di brillare, tornando finalmente normali. “I
miei occhi… Io… Non vedo…” La donna alle sue spalle disse tranquilla “I tuoi
occhi sono umani, ora. Ringraziami. Ti ho reso di nuovo libera” “Tsk…
Maledizione… Proprio ora che andava tutto liscio…” Dei passi si avvicinarono a
lei. Passi di uomo. “Chi sei? Non riesco a vederti… Non vedo… ” Una pistola si
caricò. L’uomo che la impugnava la puntò verso la nuca della Custode distesa.
Una voce fredda e folle parlò sopra di lei “Non mi hai mai visto veramente. Ti
ho amata. Addio”
*
Faust gettò la pistola ora non più carica. Non pianse. Si
sentiva strano. Finalmente libero. In pace. Anna gli passò vicino mettendogli
una mano sulla spalla. “Hai fatto la cosa giusta…”
Yoh, incredulo, mormorò “Anna… Ma cosa… Che ci fai qui?” la
Sacerdotessa si avvicinò a lui, dicendo “Tze! Lo dici come se ti dispiacesse”
“Affatto. Sei la cosa più bella che potesse capitarmi in questo momento”
“Sdolcinato come al solito” “Ti amo” “Forse mi facevo un favore a non
intervenire…”Yoh abbracciò la giovane donna con sentimento, mentre anche lei si
lasciava sfuggire un sorriso rincuorato. Ma un attimo dopo si distaccò dal
marito affermando più seria che mai “Ora però non c’è tempo da perdere. La
situazione è precipitata, per questo sono dovuta intervenire io stessa. Voi due
non avete voluto darmi ascolto, e gli effetti sono stati quelli che sono, per
cui dobbiamo trovare al più presto una soluzione. Se le Streghe non verranno
fermate gli effetti saranno catastrofici non solo in questo mondo ma anche in
quello che c’è fuori. Sono stata nella Foresta Spinata, le Custodi sono quasi
prive di coscienza, non sono riuscita a strappar loro informazioni, ma per
quello che ho percepito la Foresta si sta espandendo anche nel mondo degli
uomini, perciò presto sarà invaso dalle piante assassine delle tre Streghe della
Rosa”
Colto da un’improvvisa ispirazione, Hao esclamò “Le Custodi
non sono impazzite come le altre piante e le creature di questo luogo?” “Per
quello che ne so no” Il giovane iniziò a camminare a passo spedito verso la
Foresta, mentre gli altri gli urlavano “Dove vai, Hao? Cos’hai in mente?!”Lui
si voltò affermando “Devo parlare con lei. Non fermatemi” “Lei?”
*
Jun era immobile, abbandonata sotto quell’albero dalle
infinite spine, lo sguardo vacuo e spento. La Foresta non era ancora stata
colpita dalla battaglia, ma ben presto lo sarebbe stata. Le nuvole di tempesta
si stavano muovendo anche verso quel luogo.
Non badava più al dolore che provava. Non badava più a
nulla. Tanto ormai era finita. A che serviva combattere? Il loro destino era
stato scritto da tempo… Nessuno sarebbe venuto a slavarli… O forse… Un giovane
ragazzo. Del quale ora poteva scorgere la sagoma. Un suono indistinto. Una
voce…
“Jun! Ti prego, rispondimi, so che sei ancora viva!” La
Custode mosse le labbra in un gemito di sopresa, ma non ne uscì alcun suono.
“Jun, sono io, Hao! Rispondimi, ti prego… Sono disperato” le aveva preso la
nuca scuotendola un poco. La ragazza gli afferrò di colpo il polso riuscendo a
mormorare “E’ troppo tardi…” “No, non è vero! Tu di sicuro conosci un altro
modo per risolvere questa orrenda situazione, deve esserci una soluzione
alternativa!” La Custode lo guardò incredula e un po’ seccata “Quale soluzione?
La soluzione sarebbe stata quella di dimenticare le Streghe e scomparire per
sempre, giovane Hao… E’ ciò che ti abbiamo detto tutti fin dall’inizio, ma tu
non avevi orecchie per ascoltarci…” Il ragazzo si morse con violenza un labbro,
carico di rabbia. “Lo so! Sono stato stupido, e solo ora riconosco il mio
sbaglio… Ma agli sbagli si può anche rimediare, giusto?” La donna pianta storse
le labbra in un sorriso triste. “Sì… Infatti…” “E allora dimmi, cosa posso
fare?!”
La ragazza lo afferrò per il colletto avvicinandolo a sé,
fino a raggiungere il suo orecchio. Strinse gli occhi con le lacrime che
continuavano a bagnarle le guance, e dopo qualche attimo di esitazione gli
sussurrò:
…
“Così sarà fino a che un giovane uomo penetrerà nelle
loro vite con dolcezza, facendo loro scoprire il vero senso dell’amore e
facendo ricordare ai loro fragili cuori come si ama. Egli sarà loro maestro
premuroso… e loro allievo fedele… Colui che sarà in grado di donare al loro io
la più intensa delle felicità, e che quando finalmente accetterà di amarle,
potrà porre fine alle loro agonie togliendo loro la vita, utilizzando la Sacra
Spada ch’egli porta dentro di sé…”
…
Hao non potè trattenere un gemito di puro terrore. Solo ora
aveva ben chiaro cosa avrebbe dovuto fare.
“Hao… Devi ucciderle”Jun aveva preso a singhiozzare.
…
…
“Uccidile…”
…
…