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Autore: mischiri    01/10/2011    6 recensioni
Ciao a tutti!!! Eccomi con una storia del tutto nuova per noi amanti folli di Xena!! Vi ricordate la nostra eroina come Principessa Guerriera,Imperatrice,Condottiera???? Beh dimenticatela in quella vesti!! Ecco a voi Xena la .... haha volete davvero saperlo??? Allora leggete!!! Ovviamente si tratta di una storia yuri!!! Bn credo di aver detto tt!!! Leggete e recensite mi raccomando!!!
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Altro Personaggio, Gabrielle, Xena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Servitus Capitolo VII Ciao a tutti!!!! Ebbene si.. di nuovo!!! Hahaha beh sicuramente state pensando ad un miracolo o a qualcosa del genere considerando i miei tempi di aggiornamento! In realtà non me lo spiego molto nemmeno io! So solo che sono in un fiume di ispirazione e come ha detto saggiamente la mia socia Harwest spero di non annegare!!
Comunque,a parte gli scherzi, ho avuto diverse idee in questo periodo ed eccomi qua con il nuovo capitolo! Allora... chissà se vi piaceranno alcune cose che accadranno.. mmm non so... comunque è più lungo dei precedenti!! Spero vi piaccia! Ringrazio come sempre tutti coloro che leggono la storia, che l'hanno recensita, inserita tra le preferite e le seguite! E soprattutto grazie a qualcuno in particolare per la pubblicità assurda che sta conducendo hahahaha Ciao a tutti e buona lettura!!!

Capitolo VII

Onore e giuramenti”


Varcò l'ingresso della propria domus con il solito passo imperioso. Noncurante dei servi ossequiosi che la fiancheggiavano, Alti si diresse verso la camera da letto.

Non voglio essere disturbata per nessun motivo” ordinò,richiudendosi la porta alle spalle con un tonfo secco.

Rimasta sola,lanciò uno sguardo soddisfatto alla stanza sontuosamente arredata.

La luce delle candele faceva luccicare la moltitudine di monili d'oro e d'argento che ingombravano un mobile di legno pregiato alla sua destra. Alti vi si accostò,togliendosi assorta i pesanti bracciali di madreperla e gli splendidi orecchini d'avorio. Si lasciò scivolare la veste lungo la schiena e ne indossò un'altra bianca.

Il suo sguardo sprezzante si posò un attimo sul vestito rimasto a terra: non aveva alcuna intenzione di raccoglierlo, la servitù ci avrebbe pensato la mattina seguente.

Con un ghigno di soddisfazione lo calpestò appena, lasciando un impronta sul tessuto pregiato. “Ne ho talmente tanti da perderne il conto... e di certo questo non è dei più belli. Ah.. che sensazione meravigliosa... essere talmente ricca da poter decidere di rovinare le proprie vesti!! Se penso che prima vivevo con un misero straccio!! Il solo pensiero di quel cencioso abito mi dà sui nervi! Del resto come avrei potuto comprarmene un altro?? I sesterzi bastavano appena per mangiare...”

Un'ombra le attraversò per un attimo gli occhi: il ricordo dei difficili tempi trascorsi era ancora molto doloroso per lei,sebbene fosse circondata dal lusso più sfrenato.

Si diresse alla finestra aperta,godendosi la fresca brezza notturna.

La luna era oramai alta nel cielo,illuminando il paesaggio circostante. Appoggiò le braccia alla fredda balaustra di marmo,sospirando pesantemente.

A volte è così difficile convivere con i ricordi... La memoria è un'arma terribilmente potente nelle mani di chi sa usarla...”

Voltò i palmi della mani e li osservò attentamente: sembravano così comuni alla vista, non molto grandei con le venature sottili che si incrociavano l'una con l'altra,ma capaci di uccidere chiunque lei volesse.

Il viaggio in Grecia non aveva fatto altro che potenziare i suoi poteri latenti. Avrebbe potuto essere una magnifica Pizia (nota 1), se solo avesse voluto.

Il suo apprendistato era stato lungo e faticoso,ma l'aveva iniziata a tutti i segreti della divinazione (nota 2) e della preveggenza.

Quello che Marcello ha provato è solo un briciolo della mia forza...” richiuse violentemente i pugni,abbandonando le braccia lungo i fianchi. Le palpebre le ricadevano pesanti e gli occhi le bruciavano per la stanchezza: il fisico richiedeva riposo e ristoro per le troppe notti trascorse insonni.

Scosse la testa nel tentativo di scacciare il torpore che minacciava di colpirla ad ogni istante. Da quando aveva acquisito i suoi poteri non era più stata in grado di riposare tranquillamente: le sue notti erano costellate di incubi, i ricordi del passato e le inquietudini del presente si mescolavano e davano vita a visioni raccapriccianti. E Marcello ne era assoluto protagonista. Sebbene avesse cercato di soffocare il suo sentimento per lui, l'averlo incontrato dopo tanti anni non l'aveva lasciata indifferente. Vederlo invecchiato era stato molto doloroso: ogni ruga era la testimonianza del lento trascorrere del tempo e della decadenza alla quale il corpo umano andava incontro. Sospirando pesantemente,decise di allontanarsi dal balcone e di ritornare in camera. Si sedette sul letto e volse lo sguardo al piccolo mobile intarsiato che stava poggiato alla parete alla sua sinistra. Allungò un braccio e aprì un minuscolo cassetto. Sorrise quando le sue dita accarezzarono il freddo metallo;serrando la presa,prese il piccolo oggetto e lo attorcigliò al polso. Era un braccialetto, ma talmente vecchio e consumato che sembrava sul punto di spezzarsi da un momento all'altro. “Il bracciale che Marcello mi regalò come pegno di fidanzamento... non ho mai avuto il coraggio di gettarlo via.. chissà perchè.. forse ha ragione lui.. in fondo non l'ho mai dimenticato..”.

Trattenne per un momento un sospiro e poi rilasciò piano un soffio,scacciando via i minuscoli granelli di polvere che lo ricoprivano. Era senza valore se paragonato a tutto ciò che possedeva, ma per lei rappresentava un tesoro inestimabile.

Nemmeno la servitù ne era a conoscenza: era lei che lo puliva di nascosto, nel cuore della notte, quando la malinconia si affacciava prepotente alla porta della sua mente.

Lo ripose con cura e delicatezza al suo posto,chiudendo accuratamente il cassetto.

Appoggiò la tempia al cuscino di velluto e si girò su un fianco. Il ghigno prepotente che mostrava a tutti le deformò nuovamente il viso,sostituendo l'espressione triste di pochi momenti prima. “Marcello sa di non potermi resistere.. non vedo l'ora di vederlo strisciare da me,implorando il mio aiuto per conquistare Roma... Il dubbio gli sta consumando la mente... è consapevole dei suoi limiti... E' console, ma non può di certo fare quello che posso fare io... Semmai decidesse di mettermi i bastoni tra le ruote,scoprirà che non è conveniente per nessuno avermi come nemica...”

Domus di Marcello, ingresso delle cucine

Un leggero tonfo alla porta fece sussultare il giovane schiavo che riposava stravaccato su un pagliericcio. Il cuore gli balzò in gola per lo spavento,strappandolo dalle braccia di Morfeo (nota 3).

Un secondo tonfo lo costrinse a sollevarsi da terra. “Chi può mai essere a quest'ora?? La luna è ormai alta nel cielo...”

Un terzo tonfo,più forte dei precedenti, fece cigolare la porta.

Titubante il ragazzo si avvicinò “Chi è?” chiese con voce insicura.

Xena!! E ora apri o devo sfondare la porta a calci???”

Manlio eseguì l'ordine senza fiatare. Aprì appena la porta e osservò incredulo la donna,fasciata da un aderentissimo abito di pelle.

Xena??? Per gli dei.. ma cosa ci fai qui???” domandò confuso.

Si spostò appena di lato per lasciarla entrare e si soffermò a guardare il fondoschiena sodo che la veste metteva in risalto.

La voce severa dell'altra lo riportò alla realtà “Cosa stai guardando Manlio??”

Il ragazzo distolse lo sguardo e sorrise imbarazzato,affrettandosi ad affiancarla

Oh.. io... niente.. assolutamente niente!! Insomma... che ci fai qui??”

Xena rise scuotendo la testa e appoggiando una mano sullo stomaco brontolante.

Che bella accoglienza!!! E io che speravo di ricevere qualcosa da mettere sotto i denti. Quella festa era noiosa e non ho potuto nemmeno mangiare! Credo che la prossima volta dirò a Gneo di scegliere degli invitati più educati! Avevano divorato tutto!!”

Ferma ferma ferma!!! Ce l'hai fatta??” esclamò il giovane interrompendola.

Xena si sedette su una sedia di legno e prese una mela lucente dal cestino posizionato al centro del tavolo.

Cetto ghe fi... ho pfartecipfato alla fetta di Gmreo Connelio...che gomanghe” rispose la donna mentre addentava avidamente la mela. Il ragazzo la guardò spaesato.

Xena sospirò e deglutendo rumorosamente ripetè: “Certo che si.. ho partecipato alla festa di Gneo Cornelio...che domande”

Il ragazzo la guardò ammirato“E come hai fatto ad entrare??”

Xena sorrise,sollevando compiaciuta il sopracciglio sinistro “Oh..diciamo che sono stata aiutata da due gentili fidanzatini.. Dovevo parlare con Gabrielle Manlio. Sei stato tu a consigliarmelo.. non ti ricordi??”

Il giovane annuì e si sedette “Lo so, ma non era certo un'impresa facile. Non vedendoti tornare.. ecco... ho creduto che le cose non fossero andate come dovevano..”

Oh no Manlio.. le cose sono andate esattamente come dovevano...”

Un sorriso soddisfatto si allargò sul volto di Xena. Manlio la osservò attentamente,accorgendosi in quel momento di come l'inquietudine di quel pomeriggio era totalmente scomparso dal volto dell'altra.

Lei... lei ti ricambia?” domandò titubante.

Xena annuì e gli poggiò una mano sulla spalla “Ci amiamo Manlio. E niente e nessuno potrà distruggere il nostro amore.”

Si sollevò dalla sedia e si diresse verso il suo giaciglio.

E il padrone?? Non hai pensato a lui? Non sarà facile per voi...” chiese il ragazzo,ma non ottenne risposta. Si voltò e vide la donna placidamente addormentata.

Alzandosi in punta di piedi,prese da una mensola vicina la leggera pelle che lui stesso usava come coperta.

Ecco... sarà meglio coprirti o congelerai con quell'abito stanotte..” sussurò piano,rivolgendole un triste sguardo.

La notizia che Xena gli aveva comunicato l'aveva incupito. Le accarezzò piano una guancia,soffermandosi sullo zigomo destro “Oh Xena.. sono contento per te... ma non puoi impedirmi di soffrire per il tuo rifiuto. Ti ho spinto a dichiararti per non permetterti di fare il mio stesso errore. Ora devo aspettare che il mio dolore si plachi. Il tempo e la tua felicità leniranno a poco a poco le mie ferite. Gabrielle è fortunata.. merita il tuo amore e la tua forza..”

Un rumore alle sue spalle lo distrasse. Diona si avvicinò in punta di piedi,sfregandosi piano gli occhi “E' andato tutto come doveva?” chiese con la voce ancora impastata di sonno.

Manlio si sollevò e aggrottò la fronte “E tu cosa ne sai?” le domandò confuso.

Diona rise di fronte all'espressione del giovane “Hahaha oh Manlio.. pensi forse che io non sapessi nulla?? Con chi credi che si sia confidato la nostra padrona?? Direi che se ha avuto il coraggio di dichiararsi è stato anche grazie a me..”

Manlio sbuffò irato: non sopportava il fatto che Diona sapesse sempre tutto prima di lui. “Oh ma davvero? E cosa avresti fatto??”

La giovane gli scompigliò delicatamente i capelli “Quello che tu hai fatto con Xena. Ho visto come la guardi Manlio.. ed è stato molto nobile da parte tua indirizzarla verso il giusto cammino. Sei proprio un tesoro!”

Manlio spostò frettolosamente la piccola mano che gli accarezzava la testa e si allontanò imbarazzato. “L'ho fatto a fin di bene. Sarebbe stato ancora più doloroso vederla andare via..” rispose piano,distendendosi nuovamente sul pagliericcio.

Diona annuì “non sai quanto ti capisco Manlio... non sai quanto...” e sospirando, ritornò nuovamente a dormire,nel tentativo di soffocare le lacrime.


Domus di Gneo Cornelio

Gabrielle si affrettò a richiudere il pesante portone alle sue spalle, incapace di celare il sorriso spontaneo che le incorniciava il volto. Si incamminò piano lungo il corridoio nel tentativo di incanalare i pensieri e i ricordi che si affollavano nella sua mente. Si strinse nella veste leggera e il profumo di Xena le stuzzicò le narici.

Arrotolò una manica intorno al polso e avvicinò il viso al tessuto, inalando quella dolce fragranza. “Almeno questo prova che non mi sono inventata tutto.” pensò divertita. Riprese nuovamente a camminare,lanciando sguardi distratti intorno a lei. L'oscurità la circondava ed era difficile orientarsi nei corridoi che si susseguivano uno dopo l'altro. Spaesata e perplessa, decise di fermarsi.

Era arrivata ad un bivio: dove poteva essere la sala principale?

Si massaggiò una tempia e strinse gli occhi nel tentativo di ricordare la strada che aveva percorso all'andata insieme a Marcello e Decio. Se solo non fosse stata tanto distratta! Quando era giunta alla festa, era completamente assorta nei propri pensieri.

Ora che ci penso.. la sala non era assolutamente distante dal portone d'ingresso.. Dunque.. come ho fatto ad arrivare fin qui? Devo aver sbagliato corridoio?”

Si voltò e osservò il colonnato alle sue spalle. Proseguiva nella semioscurità delle torce e sembrava esattamente uguale agli altri. Tornare indietro era del tutto inutile.

Si morse il labbro inferiore nervosa: non immaginava che una domus potesse essere tanto grande da perdervisi. Sospirò affranta e scosse la testa. Tese le orecchie e un leggero rumore alla sua destra attrasse la sua attenzione. In punta di piedi decise di avvicinarsi alla parete e di sporgersi per capire che cosa avesse provocato quel suono.

Gabrielle?? Ma cosa stai facendo?” la bassa voce alle sue spalle quasi la fece morire di paura. Si voltò di scatto e nella penombra riconobbe il fisico scultoreo di Scipione.

Rilasciando il fiato, si lasciò andare a un sospiro di sollievo “Scipione... sei tu! Mi hai spaventato a morte!!”

Il giovane rise “Scusami non era mia intenzione... ma cosa stavi facendo? Spiavi il buio? Hahahah”

Gabrielle si raddrizzò nelle spalle e scosse la testa infastidita “Certo che no.. avevo sentito un rumore..e... ecco.. non riuscivo a trovare la strada per tornare alla sala principale.”

Il giovane tacque e si grattò il mento,osservandola intensamente “Oh non sei la prima. Ho sempre detto a mio zio che questa domus è terribilmente complicata! Sembra la tana di un coniglio.. a volte persino io mi confondo e non riesco a trovare la strada giusta!”

Il paragone fece sorridere Gabrielle: effettivamente Gneo poteva ben essere un grosso coniglio festaiolo che si divertita a procedere a balzi per i lunghi corridoi della sua sontuosa domus. Il movimento improvviso di Scipione infranse la divertente scenetta.Il giovane le si era avvicinato silenziosamente e ora era a pochissima distanza da lei. Gabrielle lo osservò confusa e fece per spostarsi,ma il suo collo incontrò l'opposizione del braccio sinistro di Scipione,che si era appoggiato con le mani alla parete,rimanendo a gambe divaricate di fronte a lei.

Che cosa pensi di fare?” gli domandò nervosa,percependo una leggera carezza sulla gamba destra.

Scipione non rispose,limitandosi ad osservare attentamente la perfezione dei lineamenti e la bellezza dei suoi occhi.

Io? Mmm diciamo che aiuto le donne in difficoltà..” rispose con voce roca dopo qualche momento.

Gabrielle gli appoggiò la mano destra sul petto,nel disperato tentativo di allontanarlo da lei. Ma la forza dell'uomo era nettamente superiore alla sua e il braccio ricadde all'indietro inerte. “Non mi sembra di aver chiesto il tuo aiuto”.

La voce irata di Gabrielle rese Scipione ancora più soddisfatto: gli piacevano le donne combattive.

Finse di riflettere sulla risposta da rivolgerle e per un attimo distolse lo sguardo, per poi abbassarlo sul petto di lei. “Oh... invece mi sembravi... come dire.. persa.. non avevi detto che volevi tornare alla sala principale?”

Risollevò lo sguardo e vide gli occhi di Gabrielle socchiudersi, poteva percepire il suo timore e il suo nervosismo, tutte le donne lo guardavano così la prima volta.

E perchè non mi accompagni allora?” domandò nervosa la giovane,scacciando per la seconda volta l'impudente mano che le accarezzava l'anca.

Ma certo che lo farò.. tra un attimo.. sto forse facendo qualcosa di male?”

Con un guizzo imprigionò al muro il braccio sinistro di Gabrielle e appoggiò il ginocchio al suo ventre,costringendola ad allargare le gambe. Spaventata, Gabrielle cercò di colpirlo con il braccio libero,ma prontamente l'altro le bloccò il polso,scuotendo leggermente la testa.

Perchè fai così? Stai rendendo tutto più difficile. Eppure lo vedo... vedo il tuo sguardo ottenebrato.. pensi che non me ne sia accorto? Tu mi desideri Gabrielle, così come io desidero te...”

Gabrielle scosse vigorosamente la testa e gli lanciò uno sguardo infuocato “Ti sbagli di grosso... io non ti desidero affatto!”

Scipione rise e rafforzò la presa,spingendo anche l'altro braccio della donna contro la parete.

Permettimi di dissentire mia signora. Non vorrai farmi credere che porti rispetto a quel borioso pallone gonfiato di tuo marito? Quell'uomo è crudele!”

Tu non mi sembri molto diverso da lui in questo momento.” borbottò Gabrielle,divincolando disperatamente le braccia per cercare di scappare.

Tu non mi conosci... io non sono come lui!” le sussurrò l'uomo di rimando “E comunque è Cupido che mi guida in questo momento! Non faccio che pensare a te da quando sei arrivata qui stasera...”

La voce gli si arrochì,mentre riprendeva la lenta carezza senza che la donna potesse impedirglielo. La mano risalì lungo tutto il contorno dei fianchi, si soffermò sul suo seno e poi sul collo. Lentamente cominciò ad accarezzarle l'orecchio e i morbidi capelli dorati.

Gabrielle era impietrita, il cuore le batteva furiosamente in petto e le lacrime le inumidivano gli occhi. Era incollata alla parete e non aveva via di fuga. Come avrebbe fatto a sfuggirgli?

Non chiedo nulla... solo un bacio... un bacio che possa placare il mio cuore infiammato..” le sussurrò Scipione all'orecchio.

Mai... io non appartengo a te...” rispose Gabrielle,voltando il viso dall'altra parte e appoggiando la tempia alla fredda parete. Scipione rise nuovamente e poggiandole la mano sotto il mento la costrinse a guardarlo nuovamente negli occhi.

Ah e sentiamo... a chi apparterresti? A tuo marito?” la schernì.

Gabrielle non rispose. Il suo cuore avrebbe voluto urlare “No io appartengo a Xena!!!”,ma non ebbe il coraggio di ripeterlo a voce alta.

Un sorriso trionfante si allargò sul viso di fronte a lei “Ah! Ho ragione!! Tu non ami tuo marito! Lo sapevo!!! Bene.. bene.. allora ho campo libero, non pensi?”

Avvicinò il viso sempre di più. Le sue labbra erano a pochissima distanza dalle sue; Gabrielle cercò di allungare di voltare nuovamente il volto,ma la mano di lui le strinse la mascella in una mossa ferrea.

Oramai non c'è più niente da fare.. oh Xena!!! Xena... se tu fossi qui!!!”

MA CHE STAI FACENDO PER GLI DEI??????? LASCIALA SUBITO!!! ALLONTANATI DA LEI!!!”

Una voce imperiosa e a lei sconosciuta impedì ogni cosa. Scipione le lasciò le mani e si allontanò velocemente a testa bassa,scomparendo nell'oscurità.

Gabrielle si lasciò andare lungo la parete e scoppiò in lacrime,appoggiando la testa tra le gambe.

Una leggera spinta la fece risollevare da terra “Mi dispiace.. ti prego di perdonarlo... lui... lui non sapeva quello che faceva...”

Gneo Cornelio la guardò con affetto. Aveva abbandonato ogni tono giocoso e una voce bassa e grave aveva preso il posto delle sue risate contagiose.

Sono terribilmente mortificato... è un giovane così buono.. ma a volte... ecco.. a volte è come se la sua mente fosse ottenebrata da tristi pensieri... non ti ha fatto del male vero?”

Gabrielle scosse la testa e appoggiò il mento sulla spalla dell'uomo,bisognosa di conforto. L'episodio l'aveva sconvolta.

Gneo le accarezzò piano la schiena “Non preoccuparti è passato... E' tutto passato. Penserò io a lui. Non oso pensare a cosa sarebbe successo se non fossi arrivato in tempo!!” Gabrielle chiuse gli occhi e sospirò,nel tentativo di regolare il respiro affannoso.

Un rumore di passi in lontananza la spinse ad interrompere il contatto. Avrebbe riconosciuto quell'andatura marziale ovunque. Marcello avanzava velocemente verso di loro. Non celò il suo stupore nel vedere Gneo vicino alla sua consorte. Un lampo di sospetto gli illuminò i freddi occhi grigi.

Cosa sta succedendo qui?” chiese rivolto alla moglie.

Oh Marcello sei tu.. ecco...” rispose Gneo,grattandosi nervoso la tempia

Non è successo nulla Marcello, ma andiamo a casa. Sono molto stanca.”

La voce inespressiva di Gabrielle interruppe il confuso balbettio del padrone di casa.

Marcello annuì “Ero venuto a cercarti proprio per questo motivo. Decio ci sta aspettando fuori nel cortile. Gneo grazie dell'invito... ci vediamo domani al Foro.”

Certo certo... è stato un piacere avervi come ospiti” ricambiò il dominus distrattamente. La sua voce spenta colpì per un attimo l'attenzione del console,ma la stretta della consorte intorno al suo braccio lo fece desistere dall'indagare.

Con un cenno del capo si allontanò,portando Gabrielle con sé. La giovane voltò nuovamente il viso all'indietro e lanciò uno sguardo significativo a Gneo, che rispose sollevando un braccio in segno di saluto. “Grazie Gabrielle” sussurrò piano,prima di voltarsi a sua volta e di incamminarsi nel corridoio alla sua destra.


Domus di Gneo,corridoio

Lasciò di scatto la presa e si allontanò a passo svelto,rifugiandosi nell'oscurità. Si fermò solo quando i polmoni infiammati richiesero insistentemente aria.

Era giunto dove voleva. Si guardò intorno,ammirando il grande colonnato di pietra e i rigogliosi cespugli che quasi risplendevano alla luce della luna. Si sedette al basso muricciolo di fronte a lui e piegò le gambe verso il petto,proteggendole con le braccia muscolose. Affondò il viso nelle pieghe del vestito,sperando che il silenzio potesse calmare il suo animo inquieto. “Cos'è successo...Cosa ho fatto?” il pensiero incessante gli torturava la mente. I ricordi di quanto accaduto lo sommersero,facendogli piegare ancora di più le spalle. Era come se stesse sorreggendo un enorme masso. Il masso del rimorso e della colpa.

Come ho potuto fare una cosa del genere? Se mio zio non fosse arrivato... sono stato forse assistito dagli dei? Non oso immaginare cosa sarebbe accaduto. Ma cosa posso fare? Non ho potuto fare altro che pensare a lei.. la compagnia di Decio è stata un conforto passeggero in questa strana e triste serata. La mia mente solitaria non faceva che vagare verso di lei... è così bella.. così gentile.. e suo marito è così rude e crudele..”

Tu non mi sembri molto diverso da lui” quelle parole pronunciate con astio aumentarono la sua sofferenza.

Ha ragione a giudicarmi male. Probabilmente nemmeno suo marito si sarebbe comportato come ho fatto io. Sembravo un soldato ubriaco in un lupanare (nota 4)!”

Alzò la testa e si passò una mano sul viso nel tentativo di arrestare le lacrime. Provava vergogna e rimorso per tutto quello che aveva fatto; non si era mai sentito tanto sporco e malvagio.

Tese le orecchie e il suo cuore sprofondò nuovamente non appena riconobbe il pesante passo di suo zio. Una lieve stretta alle spalle e una voce calda,ma venata di delusione, confermarono i suoi sospetti.

Perchè fai così Scipione? Ti rendi conto di quanto stava per accadere? Potevi fare del male a Gabrielle... non ti vergogni?”

Scipione non rispose,ma si rannicchiò su se stesso,affondando nuovamente il viso nell'abito.

Non fare il fanciullo capriccioso e guardami quando ti parlo nipote. Quello che hai fatto è molto grave... Mi hai deluso... non so cosa sarebbe successo se non fossi arrivato in tempo.. Ti rendi conto delle conseguenze?? Non mi riferisco al fatto che Gabrielle sia la moglie di Marcello.. sarebbe stata la stessa cosa anche nei confronti di una lavandaia!! Il tuo comportamento non ha scusanti!! Allora.. cosa hai da dire?”

Il prolungato silenzio di Scipione non fece che aumentare la sua rabbia.

Rafforzò la presa sulla sua spalla e lo costrinse a voltarsi. “Ho bisogno che mi rispondi Scipione,altrimenti non posso aiutarti...”

Non posso dire nulla zio... mi vergogno troppo di tutto quello che ho fatto. Era come se non fossi padrone di me... Io.. io non so che avevo intenzione di fare...”

Lo sguardo di Gneo si raddolcì “Lo so nipote.. lo so... ma questo non significa che approvo il tuo comportamento. Nessuno in questa domus ti ha insegnato a tenere certi comportamenti. Non ti ho forse insegnato il rispetto anche nei confronti di coloro che la società solitamente disprezza? Non diventerai mai un grande uomo se non ti guadagnerai il rispetto di coloro che ti circondano. Mi aspetto che tu vada al più presto a chiedere perdono a Gabrielle. Quella donna è molto generosa.. non ha detto nulla al marito. E sai cosa significa.”

Detto questo, si congedò. Scipione sospirò pesantemente e decise di alzarsi in piedi.

Non era il pericolo dello scandalo a preoccuparlo: se fosse accaduto l'avrebbe accettato senza ribattere. Sentiva di meritare una punizione. Chiedere perdono a Gabrielle le sembrava un onere più che sopportabile di fronte alle sue azioni irrazionali. Decise di ritirarsi in camera sua e di cercare di sbollire il proprio spirito inquieto con il sonno. Gettando un ultimo sguardo al suo silenzioso rifugio si ritrovò ancora una volta solo con i suoi pensieri “Non accadrà mai più una cosa del genere. Lo giuro sul mio onore.”


Domus di Marcello, prime luci dell'alba

Una forte scossa la fece sussultare. Qualcuno cercava di strapparla violentemente al dolce sogno che Morfeo le stava regalando. L'immagine di Gabrielle guizzò sbiadita di fronte ai suoi occhi e poi scomparve. “Xena!! Xena!! Insomma svegliati!”

La voce bassa e imperiosa di Manlio aumentò a dismisura il suo fastidio.

Xena ringhiò e fermò in una presa ferrea il polso del ragazzo, che stava cercando di scuoterla ancora. “Accidenti a te! Stavo tranquillamente riposando! Dammi un buon motivo per non dovertele suonare di santa ragione! Stavo facendo un sogno magnifico!”

Lasciò la presa e Manlio si ritrasse velocemente,massaggiandosi il polso dolorante.

Non è colpa mia! Devo alzarti e di corsa. Tra poco il padrone sarà in piedi. Sai benissimo che è mattiniero!”

Xena sbuffò platealmente e si stiracchiò,tirando dietro la nuca le lunghe braccia.

Davvero? Mandagli i miei saluti più affettuosi” esclamò ironica.

Manlio scosse la testa e sbuffò di rimando visibilmente infastidito.

Xena si tirò a sedere e lo guardò curiosa: difficilmente Manlio era di cattivo umore sin dal mattino. Solitamente era lei che si svegliava infastidita e arrabbiata.

Si può sapere che hai? Che ti succede? Non è nemmeno l'alba e tu stai già emettendo fumo dalle orecchie! Chi vuoi imitare? Vulcano? (nota 5)”

Il giovane sollevò le braccia e prese a passeggiare avanti e indietro “Oh scusami tanto se non rido alle tue battute! Tu non sai in che guaio mi stai cacciando! Se il padrone ti trova qui, avremo ben poco da ridere... entrambi.”

Xena si grattò la nuca pensierosa: non riusciva a cogliere il motivo di tanta preoccupazione. Come poteva arrabbiarsi il padrone se ancora doveva cominciare il giorno?

Io non capisco.. per cosa dovrebbe arrabbiarsi? E poi è troppo presto! Ieri è andato alla festa! Quindi suppongo che trascorrerà tutta la mattina a dormire!”

Manlio sbuffò di nuovo,incrociando le braccia sul petto “Ah.. come si vede che non conosci Marcello! Quell'uomo non dorme mai! E comunque, anche se volesse, non può permetterselo. Stamane deve recarsi al Foro per discutere di importanti questioni. Dovrà sicuramente incontrarsi con Gneo Cornelio.”

Xena si sollevò e lo guardò infastidita “Sembra quasi che tu lo ammiri. Ancora non capisco cosa ti piaccia di un uomo tanto crudele. Non mi sembra che lui ti tratti con tanto rispetto”

Manlio scosse la testa “Non è questo il problema. Devi andartene.. e intendo ora!”

Andarmene?? E dove scusa?? Guarda che io non ho alcuna intenzione di andarmene! Pensi forse che io possa abbandonare Gabrielle nelle mani di quell'uomo?”

Per tutta risposta il ragazzo la spinse verso la porta che portava al cortile orientale della domus “Certo che no! Ma non puoi stare in cucina! Sbaglio o il padrone ti aveva lasciato in cella? Non mi pare di aver ricevuto un suo ordine per liberarti!”

Xena piantò i piedi per terra ,evitando che il ragazzo potesse spingersi oltre.

Si voltò irata e puntò l'indice contro il petto del giovane “Per prima cosa non spingere! Secondo perchè non me l'hai detto subito? Ti avrei risposto di andare da Gabrielle. Lei sicuramente ti darà il permesso di togliermi da quella cella puzzolente”

Manlio portò i mani ai fianchi e tentò di assumere uno sguardo severo: se non fosse stata così arrabbiata, Xena gli avrebbe riso in faccia; sembrava una balia pronta a sgridare un fanciullo troppo sfrenato.

Ah! Ancora non hai capito come funzione questa casa! Sai bene che il parere della domina non conta nulla, se Marcello non dà il suo assenso!”

Xena rimase in silenzio. Sapeva che Manlio aveva ragione. Non potè fare altro che guardarsi intorno,incrociando le braccia al petto.

E ora? Che stai facendo?” chiese il ragazzo confuso.

Xena lo ignorò e si diresse verso il suo pagliericcio. Frugò dietro il fieno raggomitolato come un rudimentale cuscino, ma senza trovare nulla.

Manlio la seguì con lo sguardo senza capire che cosa stesse cercando.

Maledizione!” imprecò la mora, rialzandosi e ritornano sui suoi passi.

E ora?” domandò irata al ragazzo.

Manlio aggrottò la fronte “Ma che stai cercando?”

Xena scosse la testa e sospirò “ Non credi forse che io debba cambiarmi d'abito?”

L'espressione atterrita del ragazzo fu una risposta soddisfacente.

Ecco.. e io non ho più la mia veste! L'ho messa a quella poveretta alla quale ho rubato il costume!!”

Ma non potevi tornare a riprenderla?” le chiese Manlio severo

Ehm... non ci ho pensato... ero... ero distratta... e comunque se anche ci avessi pensato era rischioso tentare. Se li avessi trovati svegli? Che spiegazione avrei dato?

Scusate ma vi ho usato per penetrare nella domus di Gneo Cornelio?”

Manlio scosse la testa pensieroso “Non credo che l'avrebbero presa bene..”

Un silenzio opprimente scese fra di loro. Improvvisamente gli occhi del ragazzo si illuminarono “E se chiedessimo a Diona? Magari ha qualche veste di ricambio! Diona! Diona!” e corse via.

La ragazza stava ancora riposando e non gradì il brusco risveglio. Xena la sentì borbottare qualcosa, ma lo sguardo scuro del giovane non ebbe bisogno di ulteriori spiegazioni.

Non ha nulla eh?” chiese la mora precedendo le sue parole.

No.. senti.. facciamo così.. per ora ti porto in cella.. speriamo che Marcello non venga da te! Se non ti vede non si accorgerà di nulla! Intano Diona potrà cucirtene un'altra!”

Oh.. davvero un piano geniale... complimenti!” esclamò la donna ironica

Senti.. non posso offrirti nient'altro. Accontentati. Ora andiamo..”

Silenziosamente aprirono la porta della cucina e si diressero in punta di piedi lungo il colonnato.

Si fermarono dietro un muro, acquattati il più possibile e tesi al minimo rumore di passi. “Tutto questo è assurdo! Sono uno schiavo.. ma fino ad ora non ho mai dovuto camminare così nella domus del padrone”

Xena annuì “Pensa a me che ho trascorso tutta la mia giovinezza in un'arena!”

La mente di Xena galoppava veloce nel tentativo di trovare una soluzione migliore al loro problema. Il piano di Manlio era sicuramente rischioso e privo di garanzie..

Cosa potrei fare?? Cosa potrei...” un'idea improvvisa la distrasse.

Sogghignò e sollevò il sopracciglio sinistro. Era un'idea folle, ma forse poteva essere ancora attuata. Appoggiò una mano sulla spalla di Manlio e lo costrinse ad aprire gli occhi “Senti..hai le chiavi della cella?”

Il giovane annuì confuso. “Bene.. dammele e torna in cucina. Al resto penso io.”

Ma.. ma... che hai intenzione di fare??”

Xena sorrise e, presa la pesante chiave di ferro, corse via silenziosa lungo il corridoio.

Manlio la guardò sfrecciare via e il cuore gli balzò in gola quando sentì una voce alle sue spalle.

Manlio! Ma cosa combini? Perchè non sei in cucina? Che fai? Ora ti nascondi dietro le colonne! Vieni subito qui!”

Marcello era arrivato un secondo dopo la fuga della mora. Manlio sospirò di sollievo,asciugandosi con un lembo della lunga veste il sudore freddo che gli colava lungo una tempia.

No signore! Arrivo subito!”

Marcello sembrò non accorgersi del suo nervosismo: era abituato a vedere il terrore negli occhi dei suoi sottoposti.

Prepara tutto. Devo incontrare Decio prima di andare a Roma. Dammi il cavallo... non ho bisogno del carro.”

Il giovane annuì riverente. “Che gli dei ci assistano” pensò preoccupato, affrettandosi a scortare il padrone verso le stalle.


Domus di Marcello,camera da letto di Gabrielle

Un leggero venticello le solleticava la guancia sinistra. Gabrielle si voltò e cercò di ripararsi avvolgendosi nel lenzuolo. Pochi attimi dopo però si voltò di nuovo e si girò su un fianco,flettendo le ginocchia.

Il suo sonno non era tranquillo.

Si trovava in un lungo corridoio buio. Non conosceva quel luogo oscuro e aveva paura. Qualcuno la osservava. Decise di incamminarsi e di trovare una via d'uscita.

Un rumore alle sue spalle la costrinse a voltarsi.

Gabrielle.. Gabrielle”

Una voce la chiamava insistente. Scipione avanzò alla luce. “Cosa stai facendo? Vuoi forse scappare da me?”

No... No.. va via!! Va via!”

Qualcuno le scuoteva dolcemente la spalla.

Gabrielle! Gabrielle! Svegliati!!”

Il richiamo caldo e rassicurante la strappò all'oscurità del suo incubo. Gabrielle socchiuse gli occhi e un enorme sorriso le illuminò il volto quando riconobbe il profilo di Xena vicino al suo viso.

Le gettò le braccia al collo e chiuse nuovamente gli occhi rassicurata.

Per gli dei.. sei tu..” sussurrò sollevata.

E chi credevi che fosse? Hai avuto un incubo?”

Gabrielle annuì senza staccarsi dalle rassicuranti spalle dell'altra.

Vuoi raccontarmelo?” le chiese Xena preoccupata.

Gabrielle scosse la testa e si sollevò dal giaciglio. Rimase ferma vicino la finestra e si mise a spiare la fetta di cielo ancora oscuro.

E' molto presto.. perchè non vuoi raccontarmelo? Hai paura?”

Di nuovo la sua domanda non ebbe risposta.

Xena si alzò e abbracciò la ragazza da dietro,appoggiando il mento alla sua spalla.

Perdonami.. ma ora non mi va.. magari più tardi. Ora spiegami come mai sei qua.. non ti aspettavo così presto.”

Xena sorrise contro l'orecchio dell'altra “Mmm mi conosci.. sono sentimentale..”

haha Xena.. mi fai il solletico!” esclamò Gabrielle ridendo,proteggendosi l'orecchio con una mano. Si voltò nell'abbraccio e appoggiò la tempia sul petto della più alta.

Sono tranquilla quando mi abbracci.. è come se nessuno potesse farmi del male.”

Xena sorrise e appoggiandole delicatamente una mano sulla guancia,le risollevò il volto. “Gabrielle.. che hai? E' successo qualcosa? Marcello ti ha fatto del male?”

Gabrielle scosse piano la testa. Si sollevò sulle punte dei piedi e appoggiò le proprie labbra su quelle dell'altra. Xena sentì il proprio cuore gonfiarsi di felicità, sembrava pronto ad esplodere. Batteva furiosamente,incessantemente e attraverso la veste riusciva ad ascoltare l'eco di quello di Gabrielle. Erano all'unisono. La strinse forte tra le braccia, cullandola piano. Le mani ferme sulla schiena della più piccola, immobili e incapaci di spostarsi altrove. Non avrebbe mai osato chiedere quello che Gabrielle non era ancora pronta a darle. Quando i polmoni reclamarono aria si staccarono. Xena osservò l'altra preoccupata: vedeva le sue sopracciglia contratte, gli occhi socchiusi e la fronte leggermente aggrottata. Gabrielle sollevò il viso e sorrise allo sguardo nervoso che le veniva rivolto.

Non è nulla...non preoccuparti.. sono solo un po' stanca. Ho dormito poco e male come hai visto...” sussurrò piano,accarezzandole la fronte delicatamente.

La mora la guardò intensamente, ma sembrò accontentarsi della risposta.

Non avrei dovuto svegliarti così presto.. ma ho bisogno del tuo aiuto!”

Gabrielle osservò curiosa l'espressione colpevole dell'altra. Sembrava una bambina pronta a infrangere le regole.

Come posso aiutarti?” chiese sorridendo,mentre attorcigliava intorno alle dita una ciocca scura della più alta.

Ecco... dovresti prestarmi una veste.. puoi farlo?”

Una veste?” ripetè Gabrielle confusa “E a cosa ti serve?”

A ingannare tuo marito ovvio..” rispose Xena divertita.

Staccatasi dall'abbraccio, la giovane si accorse solo in quel momento dell'abbigliamento succinto dell'altra.

Devo ritornare in cella.. e sicuramente questo non è l'abito adatto... se tu mi prestassi una veste.. ecco.. dovrei rovinarla un po'.. per adattarla.. Diona me ne cucirà un'altra. E' solo per arrangiare.. io e Manlio non siamo riusciti a trovare niente di meglio.”

Gabrielle rise e scosse la testa divertita “Ho io la veste che fa per te!! Vieni!”

La prese per un polso e la condusse in un angolo della stanza.

Di fronte a loro stava uno splendido arca di legno (nota 6). Era di eccellente fattura. Gabrielle aprì un pesante cassetto e ne trasse una lunga veste bianca.

Ecco a te.. puoi tagliarla, puoi distruggerla.. non mi importa!”

Xena rimase a bocca aperta. Era un vestito meraviglioso e si sentì terribilmente in colpa al pensiero di come avrebbe dovuto ridurlo per farlo assomigliare lontanamente a una vesta da schiava.

Ma Gabrielle! E' una tunica troppo bella! Non posso accettare!! Non ne hai un'altra.. più modesta?”

La giovane non rispose e si allontanò,dirigendosi verso la sua toeletta.

Dopo aver preso una piccola scatola di madreperla, ritornò sui suoi passi.

Come sporcare una sontuosa veste proveniente dalla Grecia...” esclamò con voce altisonante, come se stesse recitando un'importantissima orazione “E' semplice! Usare la fuliggine (nota 7) della propria toeletta!”

Prima ancora che Xena potesse reagire, aprì la scatoletta e ne versò il contenuto sul vestito. Il bianco immacolato si trasformò in grigio e poi in nero, non appena la giovane cominciò a strofinare le mani su e giù, incurante della foga con la quale spigazzava ogni centimetro della stoffa.

In poco tempo Xena si ritrovò tra le mani un perfetto abito da schiava.

La mora guardò la più giovane ammirata “Però... ammetto che non ci avrei mai pensato! Haha chi l'avrebbe mai immaginato! Usare la toeletta per sporcare i vestiti! Hai avuto un'idea geniale!”

Gabrielle sorrise e socchiuse gli occhi, sollevando il mento “Lo so perfettamente!”

Xena la strinse a sé e le diede un leggero bacio sulla guancia “Perdonami.. ma ora devo andare, altrimenti il povero Manlio morirà di paura... o di ansia..”

Stava per allontanarsi,ma Gabrielle la trattenne nuovamente per un polso “Quando ci rivedremo?”

Xena portò la mano della giovane alle labbra e la sfiorò con un leggero bacio “Io non posso muovermi!! HAHaha dipende da quando mi verrai a trovare in cella!”

E correndo via si allontanò.

Gabrielle si massaggiò piano la radice del naso: l'inquietudine e l'angoscia della sera prima la assalirono non appena la porta della camera si chiuse con un tonfo.

Si risedette pesantemente nel letto e si distese. Rimase per qualche minuto con gli occhi sbarrati,consapevole che non sarebbe stata in grado di riprendere sonno.

Si girò su un fianco e rimase a guarda la porta alla sua destra. Se avesse potuto sarebbe andata immediatamente in cella per non stare separata da Xena nemmeno per un minuto. Si passò le mani sugli occhi e raccolse le lacrime che minacciavano di scorrerle lungo le guance.

Si alzò nuovamente e si diresse verso la toeletta. Guardò lo specchio e la sua immagine riflessa non le piacque. Aveva gli occhi rossi e gonfi di pianto e le guance pallide. “Non posso permettergli di ridurmi in questo modo... ne parlerò a Xena.. anche se è difficile.”

Il sole nascente illuminò il suo profilo risoluto.

Una nuova consapevolezza si faceva strada nella sua mente “Nessuno.. né Marcello né Scipione mi tratterà come se fossi un oggetto senza vita... Lo giuro sul mio onore.”

e presa la spazzola,cominciò a pettinarsi, pronta ad affrontare con spirito nuovo la difficile giornata che la aspettava.


Ed ecco a voi l'angolo delle note!!! hahaha avevate sentito la sua mancanza eh?? Non preoccupatevi!!! Non è chilometrico come quello che ho inserito per spiegare tutti i costumi della festa di Gneo!!!


Nota 1: Pizia. Era la sacerdotessa che pronunciava gli oracoli in nome del dio Apollo nel santuario di Delfi. Aveva un prestigio e una posizione sociale elevatissima in una cultura maschilista come quella greca. Solo coloro che venivano selezionati dai sacerdoti avevano la possibilità di accedere alla camera inaccessibile del tempio,cella sotterranea dove avrebbe potuto consultare la Pizia. Era consuetudine versare una generosa offerta al santuario: ovviamente era chi offriva di più colui che otteneva il responso! Tale pratica religiosa resistette fino al 392 d.C,quando l'imperatore Teodosio I,che aveva abbracciato la religione cristiana nel 380 d.C, soppresse tutti i culti pagani attraverso i decreti teodosiani.


Nota 2: Divinazione. E' la pratica attraverso la quale è possibile ottenere tramite potei o fonti soprannaturali informazioni inaccessibili. Si esprime spesso attraverso un rituale che si manifesta attraverso l'interpretazione di segni,eventi oppure attraverso rivelazioni o predizioni del futuro. Nacque in Mesopotamia, ma si sviluppò soprattuto nell'antica Grecia attraverso la consultazione degli oracoli. E ovviamente il santuario di Delfi era tenuto in grande considerazione.


Nota 3: Morfeo. Figlio di Ipno e di Notte,era il dio del sonno,che durante le sue apparizioni notturne prendeva la forma delle persone e delle cose sognate. Si pensava che portasse sempre con sé un mazzo di papaveri,con cui, sfiorando le palpebre, donava agli uomini realistiche illusioni.


Nota 4: Lupanare. Il nome deriva dal latino “lupa”,che significava prostituta. E infatti i lupanari, nel corso di tutta l'epoca romana, erano delle vere e proprie case di appuntamento. Alcuni sono visibili ancora oggi nelle rovine dell'antica Pompei.


Nota 5: Vulcano. La divinità del fuoco terrestre, che i greci chiamavano Efesto. Figlio di Zeus e della dea Era. Secondo alcuni miti fu cacciato dall'Olimpo per la sua deformità dalla madre, secondo altri fu Zeus a scacciarlo perchè si era schierato dalla parte di Era contro di lui. Nella maggior parte dei racconti è marito di Afrodite (ossia Venere, la dea dell'amore) ed è il fabbro degli dei, per i quali forgia armi e corazze.

Ps: Vi ricordavate di lui? L'avevo già inserito nel quinto capitolo tra gli invitati della festa di Gneo, ma nel caso vi foste dimenticati di lui (poveretto...) eccolo di nuovo tra le note!


Nota 6: Arca. Era la cassa di legno utilizzata per riporvi vesti e tuniche.


Nota 7: Fuliggine. Veniva utilizzata dalle matrone intorno alle ciglia e agli occhi per mettere in risalto lo sguardo. Insieme alla biacca mista a gesso, che serviva per imbiancare le braccia e la fronte; alla feccia di vino rosso per le labbra e all'ocra per gli zigomi, era fondamentale per la toeletta di ogni rispettabile matrona!

  
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