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Autore: Mina7Z    01/10/2011    7 recensioni
Gli equilibri si infrangono, il tempo ha ritmi diversi ma ciò che è scritto non può essere modificato. Due personaggi costruiscono, anzitempo, un rapporto fatto di complicità e intimità.
Scuote la testa e si morde un labbro. Non ricorda neanche che giorno fosse quando il destino li ha fatti incontrare. Ricorda che era notte e che quel giorno di primavera c’era stato il sole.
Ricorda tutto di lei. E ricorda il suo immenso amore per lei. Solo per lei.
“Come eravamo, amore mio, noi due”.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Come eravamo”

“Qui le cose si complicano, amico mio”.

 

 

 


Coincidenze, destino, scherzi della vita.
Oppure è l’ostinata intenzione di lottare per ciò che si desidera, di ribellarsi a tutto ciò che sembra già scritto a muovere le azioni dei più valorosi di noi, quelli che perseguono senza timore il sogno della propria vita.
Nonostante, a volte, tutto sembri perso per sempre. Nonostante quel sogno sembri  sgretolarsi tra le mani come un castello di sabbi.
Ha letto lo stupore negli occhi  celesti di lei e una malinconica sfrontatezza in quelli smeraldo di lui. Ha visto dipinte sui loro volti insofferenza e tensione, ma allo stesso tempo il sollievo per  essersi ritrovati, così diversi ma così simili a ciò che erano sempre stati.  
Non avrebbe mai potuto dividerli quel destino beffardo che aveva già previsto per loro un futuro diverso, fatto di sguardi nascosti, emozioni celate e di una lotta comune per soffocare sentimenti diventati  troppo profondi  o la paura di scoprire in sé ciò che non era permesso provare.
Qualcosa di così grave e doloroso doveva avere messo in pericolo la loro amicizia, ma la forza dei sentimenti avrebbe ricucito, con il tempo, il rapporto.
“Che diavolo avevi combinato, figlio di un falegname!”

 

***

 
 

Va a cercarlo in caserma per chiedergli aiuto. Vuole arruolarsi tra i soldati della Guardia Metropolitana e spera che Alain possa mettere una buona parola per lui.
Gli sembra diverso da quando l’ha visto qualche tempo prima nella taverna. Il viso più disteso, l’espressione più sorridente. Ha occhi grandi  e limpidi, Andrè, che lo guardano con fiducia. E sorride, tanto che il volto sembra illuminarsi quando lui gli dice che lo aiuterà sicuramente ad arruolarsi. E allora il suo sguardo ha un’espressione sollevata e quel pizzico di nervosismo che riconosce nei movimenti veloci delle dita tese sembra placarsi.
Non gli chiede perché sceglie di arruolarsi proprio nella guardia Metropolitana, crede che sia una scelta casuale, dettata dalle necessità economiche.
“La paga fa schifo, amico, ma per lo meno avrai un posto dove dormire e un rancio da mangiare.  I turni sono massacranti, ma con un po’ di ingegno, si riesce a non ammazzarsi di lavoro”.
“Per me andrebbe benissimo Alain, non mi spaventa lavorare duro”.
E dopo pochi giorni Andrè prende servizio nel corpo militare più malfamato di Parigi. Si accorge subito della differenza con la Guardia Reale. i suoi nuovi compagni sembrano avanzi di galera più che soldati dell’esercito francese.
E pensa a lei che tra poco si troverà a comandarli, quegli uomini rozzi,  non sarà facile per loro accettare un comandante donna, non lo faranno  per dovere, ma solo se davvero capissero il suo valore. Ma  lui sembra avere raggiunto il suo scopo e la proteggerà vegliando su di lei come fa da una vita.
Si siede sulla branda e si prende la testa tra le mani. “Cosa penserà quando ti vedrà?. Ti urlerà in faccia di andartene, che non ha bisogno di te e tu non l’hai proprio capito”.
Ma non può vivere senza di lei. Non riesce quasi a respirare da quando lei se n’é andata. Da quando è fuggita in Normandia. Fuggita da lui. Fuggita da Fersen. Fuggita da una realtà che si ostina a non accettare. Donna. Non potrà essere altro che una donna. E non capirlo, non accettarlo, la porterà a una inevitabile sofferenza.
Risente ancora il rumore della stoffa strappata dalla sue mani,  troppo forti perché lei potesse resistere. La sua mente piena del corpo candido di lei, dei meravigliosi seni che, rigonfi, si erano svelati ai suoi occhi stupefatti. E ricorda le lacrime di lei, così disperate da averlo fatto sentire un mostro.
Ma sopra ogni cosa ricorda la dolcezza della sua bocca, la morbidezza di quelle labbra carnose e invitanti che, per un istante, ha potuto saggiare.
E ricorda le frasi che lui le ha detto mentre le lacrime rigavano le guance e le mani tremanti erano strette a pugno lungo i fianchi. “ Ti amo Oscar...ti ho sempre amato”. E' una frase che ripete ossessivamente, che riecheggia da allora nella sua testa, come se averlo confessato a lei gli abbia permesso di urlarlo liberamente anche al suo cuore.
Si è sentito così disperato in quel momento, così inutile, come se tutta la sua vita avesse perso, in un istante, ogni senso. Lei lo stava allontanando dalla sua vita e in un attimo di sconforto aveva deciso di giocarsi il tutto per tutto. Ma aveva sbagliato, ne era certo, perchè lei, dopo quella sera, era più sola di prima.
E sospira mentre intorno a sé i compagni si preparano per il turno di notte.
“Che c’è Andrè, a cosa pensi amico? Hai una faccia…ti dovresti vedere”.
“A niente Alain.. niente”. Gli sorride ma si accorge che all’amico non sfugge niente di lui. Il suo sguardo sembra attraversarlo per leggergli dentro.
“Non mi dire che stai soffrendo per amore, amico mio…hai tutta la faccia di un innamorato respinto. Chi è la tua bella?”.
“Ma che dici Alain, non ho proprio niente e non ho nessun amore che mi fa soffrire”. Lo dice seriamente, come per convincere se stesso, per primo.
“Meglio così allora. L’amore è una brutta bestia, sai. Per un po’ ti sembra di toccare il cielo con un dito e dopo ti ritrovi inevitabilmente a sbronzarti di nascosto in una bettola puzzolente. Fai come me, una donna ogni tanto, ma innamorarsi..no….meglio non pensarci proprio all’amore”.
Più facile a dirlo che a farlo, pensa sorridendo e storcendo il naso. Torna a osservare lo sguardo di Andrè. Vuole  aiutarlo a dimenticare quella donna soldato, qualunque cosa sia accaduta tra di loro.
 
 



Sono in agitazione, i soldati della guardia, perché un nuovo comandante sta arrivando per guidare il loro reggimento. Imprecano e sputano giudizi su una persona che ancora non conoscono.
“Ph..un nobile…sarà il solito damerino incipriato”.
“Già…..e scapperà disgustato nel giro di poche settimane, come hanno fatto tutti gli altri….nessuno vuole comandare un branco di sudicioni come noi….”.
E ridono, di loro, della loro furbizia e delle sorti nefaste che attendono il nuovo venuto.
“Gli renderemo la vita difficile…ph”. Urlano, ridono e sputano e Andrè avverte una fitta allo stomaco pensando a lei con quegli uomini che già la disprezzano senza sapere nulla di lei. Senza conoscere il suo oscuro mistero.
E un mattino, inattesa da tutti, arriva lei. Li sorprende presentandosi all’improvviso un giorno  prima, desiderosa di fare la conoscenza dei nuovi soldati.
Andrè sente le urla dei compagni che di fretta cercano di destarsi dalle brande e sistemare la divisa stropicciata, dopo avere fatto sparire i mazzi di carte che allietano i loro momenti liberi.
Sente i suoi passi, riconosce il ritmo della sua camminata decisa. Sa che lei non ha alcun timore di affrontarli. La conosce troppo bene. Sono altre le cose che la annientano e la terrorizzano.
E poi la vede, nella sua  nuova divisa blu, entrare altera nella lurida camerata.
Vede la tensione negli occhi dei compagni e gli basta guardarli in viso per intendere le mille parole  ingiuriose e volgari che col pensiero  stanno rivolgendo al nuovo arrivato. Li osserva, ma poi non può fare a meno di mettere gli occhi su di lei, sul suo viso. E incrocia i suoi occhi che trova sgranati e increduli mentre lo osservano.
E poi la sorpresa lascia il posto alla collera. La riconosce subito. Le legge l’espressione di rabbia dipinta sul volto che non sembra avere alcuna intenzione di mascherare.
Poi continua il suo percorso nella camerata finchè il suo sguardo incrocia quello di Alain. A differenza di Andrè che la guarda con aria di sfida, l’uomo sembra non aspettare il suo arrivo. Nota la bocca aperta, lo sguardo imbambolato. E la sua proverbiale freddezza inizia a vacillare. Avrebbe potuto gestire Alain, non ricorda molto della sera in cui è andata a cercarlo ma sa che avrebbe potuto tenerlo a bada in qualche modo. Ma non si aspettava certo di trovare Andrè tra quegli uomini.
E Alain scruta curioso i volti del comandante e dell’amico d’infanzia che si evitano, come se l’unione degli sguardi possa bruciare loro l’anima e poi si cercano, come se, in fondo, entrambi capiscano di essere destinati dal fato a ritrovarsi.
“Qui le cose si complicano, amico mio”. E ride, mentre la vede lasciare con passo svelto la camerata, lasciando dietro di sé molti soldati infastiditi e due uomini con il cuore in gola.






 
Note dell’Autrice:
I giochi sono fatti, le carte iniziano a essere scoperte. Ma non tutto di quello che è successo tra i tre protagonisti potrà essere svelato facilmente.
Un ringraziamento a chi continua a leggere  e chi lascia pareri e commenti. 

   
 
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