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Autore: Summer Lady    02/10/2011    0 recensioni
Questa è la prima storia che pubblico.. Spero di riuscire a portarla avanti fino alla fine perchè ci terrei molto!
Questo racconto narra dell'incontro tra una ragazza e un suo "coetaneo" non proprio.. umano.
Quest'incontro cambierà la vita della giovane che inizierà a vedere il mondo con altri occhi e che capire, ora più che mai, che non tutto è come sembra..
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP. 5: Rivelazioni

Mi sveglia di soprassalto, ansimando. Il mio sonno era stato piuttosto tormentato, non mi sentivo affatto riposata, anzi mi sentivo più stanca di prima. Cercai di fare mente locale per dare un senso alle ultime dodici ore. Per quanto mi sforzassi non ero in grado di trovare un filo logico in mezzo a quel pasticcio. Mi mancavano troppi tasselli, avevo troppe domande, troppe paure.
Iniziai a camminare per la stanza, immersa nei miei pensieri, quando la mia attenzione fu attratta da una piccola sfera incastonata nella massiccia porta bianca che aveva già catturato il mio sguardo più volte la sera prima. Sembrava fatta d’ambra, anche se in realtà il colore non corrispondeva all’arancione tipico della resina. La sferetta pareva contenere un ciclone al suo interno, come un incontro di venti, qualcosa di difficile da descrivere. Allungai la mano verso il cimelio e di colpo mi tornò il mente la ragazza del mio sogno, quella che sembrava essere il mio riflesso. Non mi assomigliava, non ero io, lo sapevo, ma era come se non ne fossi del tutto convinta. Che strana sensazione! Ormai le mie dita erano in procinto di sfiorare la sfera quando la porta alle mie spalle si spalancò. Feci qualche passo indietro ritraendo la mano e mi sembrò quasi di essere uscita da uno stato ipnotico...
Alle mie spalle fece capolinea Seth con in mano vassoio contenente una tazza e un piattino con dei biscotti.
Per un attimo mi sembrò che il suo volto si fosse adombrato poi però mi sorrise come se niente fosse «Ti ho portato la colazione, spero ti vada bene!» osservai il vassoio, per fortuna nella tazza c’era solo del latte. Seth sembrò notare la mia occhiata «Qualcosa non va? Preferivi del caffè forse?» la sua voce era preoccupata, faceva sempre di tutto per soddisfarmi, il motivo ancora di sfuggiva, ma sembrava una preoccupazione genuina che mi faceva un certo piacere. Mi affrettai a rispondere «No, no! Il latte va benissimo! Il caffè invece non mi piace neanche un po’..» lui ridacchiò divertito notando il mio sgomento.
Mi sedetti sulla poltrona appoggiando il vassoio sulle gambe e iniziando ad inzuppare i biscotti nel latte caldo. Dovevo parlare con Seth di quello che era successo la notte scorsa, anche se non mi andava affatto, anche se al solo pensiero riaffiorava la paura, quella sensazione pungente che mi faceva pensare di essere spacciata, quegli occhi.
Mi feci coraggio ma la mia voce suonò comunque piuttosto titubante quando iniziai a parlare. «Senti Seth...» gli raccontai per filo e per segno tutto ciò che mi era accaduto, non tralasciai nulla, neanche una delle molte emozioni che avevo provato. La parte più difficile di cui parlare era senza dubbio quella riguardante il penetrante sguardo che mi aveva seguita. Seth mi ascoltava con attenzione, con un espressione estremamente seria dipinta in volto. Non mi interruppe mai, sembrava stesse immagazzinando ogni singola informazione che gli fornivo. Nei suoi occhi vedevo rabbia, preoccupazione ma soprattutto odio. Conclusi il discorso raccontandogli del mio inseguitore «Ne ho visto solo l’ombra, nient’altro! Nemmeno la sua anima... Forse è quello che mi ha spaventato maggiormente...». Sospirai, l’aver raccontato ciò che era accaduto mi faceva sentire più leggera, ma allo stesso tempo mi aveva messo addosso una certa inquietudine.
Seth si limitò ad annuire, poi si avvicinò a me, mi accarezzò la guancia con il dorso della mano e si mise a camminare lungo tutto il perimetro della stanza, pensieroso.
«Hai un’idea di chi potesse essere?» Seth si fermò di colpo, come se non si aspettasse la domanda. Mi rispose senza però girarsi nella mia direzione «Forse... Non ne sono sicuro però.» stava mentendo! Il suo tono era decisamente cambiato, c’era una nota di rimorso nelle sue parole. Lui sapeva di chi si trattava, ma perchè non voleva dirmelo allora? Posai il vassoio con i resti della colazione a terra, mi alzai e andai verso il ragazzo. Gli presi la mano e lui si girò di scatto, trovandosi il mio viso a qualche centimetro dal suo. Mi sembrò spiazzato. «Coraggio Seth, credo che il tempo dei misteri debba giungere al termine... Devo sapere, ne ho bisogno! La mia vita sta cambiando radicalmente e voglio sapere il perchè. Sono stufa di aspettare delle risposte che non hai intenzione di darmi.».
Lui mi guardò un attimo, poi abbassò lo sguardo e, sempre tenendomi la mano, mi fece sedere sul letto accanto a lui.

 

- - -


Cercai di fare mente locale, ormai dovevo raccontarle un po’ di cose. Cercai di selezionare mentalmente le informazioni che avrei potuto darle e rimuginai non poco su come  fornirgliele. Hikaru mi stava fissando impaziente, sapeva che stavo cedendo, sapeva che le avrei raccontato qualcosa e non aspettava altro. Era avida di informazioni. «Purtroppo non posso raccontarti ancora tutto, sarebbe troppo pericoloso per te... Ti prenderebbero di mira...» lei ridacchiò ironica «Perchè, non è già successo?». Scossi il capo «No, quello era solo un... pedinamento, se così si può chiamare. Se ti prendessero veramente di mira probabilmente non saresti riuscita a raccontarmi quello che è accaduto. Per tua fortuna sei più importante di quello che pensi, altrimenti non gli saresti scappata ieri sera.»
Hikaru si incupì visibilmente, chiaramente scossa dalle mie parole. Ormai aveva capito che la posta in gioco era piuttosto alta. Si strinse nelle spalle, lo sguardo fisso su un punto indefinito della moquette. «Parlami di te... Che cosa sei? Questo puoi dirmelo?» alzai un angolo della bocca quasi a volerle mostrare un sorriso. Mi ero rassegnato ormai, tanto prima o poi l’avrebbe scoperto; tuttavia non sapevo proprio cosa aspettarmi dalle sua reazione «Sono... be’ quello che voi umani chiamate demone, diavolo...» Scrutai il suo volto pronto a vedere la paura negli occhi della ragazza, una paura che non vidi. Vidi invece un sacco di emozioni estremamente contrastanti tra loro, forse un po’ di ansia, ma più che altro stupore e rassegnazione. «Non hai paura di me? Dovresti averne!» lei ci pensò su un attimo poi si voltò verso di me senza però incrociare il mio sguardo. Era comunque piuttosto scossa. «Qualcosa mi dice che per me tu sei il meno pericoloso... Insomma se avesti voluto farmi del male lo avresti già fatto, invece fin ora mi hai protetta e poi... Non so perchè ma mi ispiri fiducia.» accennò un piccolo sorriso, più a se stessa che a me e mi incoraggiò ad andare avanti, a continuare a raccontare. «Vedi io sono un demone del fuoco e molto spesso sono anche stato associato al caos... Forse lo saprai: Seth il dio egizio del caos.» lei annuì «Saresti tu quel dio?» ridacchiai e lei sembrò un po’ infastidita dalla mia reazione «No, no! Non sono mica così vecchio! Quel Seth era un mio antenato diciamo, una cosa del genere. E se ti interessa è ancora vivo da qualche parte...» Hikaru fece una smorfia, pensando che la stessi prendendo in giro, peccato che non fosse così, lasciai stare «Be’ diciamo che come demone sono ancora piuttosto giovane...» mi morsicai la lingua, non era il momento per le stupidaggini... «E quindi tu sei un demone del fuoco giusto? E anche Scarlet lo è?» cercava di scoprire il più possibile,che curiosa! «Si, diciamo di si. Lei però è un demone minore, meno potente rispetto a me, sai suo padre era umano, quindi i suoi poteri sono come dimezzati...» feci una pausa e osservai la ragazza, probabilmente nella sua mente si stavano affollando mille pensieri, non sarebbe stato strano! Ripresi parlando come se le stessi raccontando del più e del meno «Rose per me è come una sorella, lo è sempre stata da quando ci siamo conosciuti...».
Hikaru stava fissando con sguardo assente la parete della stanza, come me del resto; non avevo il coraggio di guardarla in faccia mentre le raccontavo qualcosa che avrebbe cambiato la sua vita per sempre...

 

- - -


Che confusione! Le cose si facevano sempre più complicate e sentivo che quello che stavo per chiedergli le avrebbe complicate ancora di più.. «Parlami del marchio per favore.» vidi Seth tirare un sospiro e prepararsi all’ennesima spiegazione, esitò prima di iniziare a raccontare «Allora, da dove comincio...» fece una lunga pausa e poi iniziò con tono rassegnato «Ok, iniziamo alla lontana diciamo, devi sapere che i demoni del fuoco non sono gli unici tipi di spiriti esistenti, ne esistono molti altri. Ci sono quattro razze dominanti, legate agli elementi e moltissime altre che sono legate ad un oggetto, ad esempio gli spiriti dei vari alberi o delle conchiglie...» mentre parlava il ragazzo non mi guardava, il suo sguardo vagava nella stanza e si posava ovunque tranne che su di me «Ogni categoria di demoni ha il proprio marchio, sempre diverso. Quei disegni indicano la potenza dello spirito, più estesi sono più forte è lo spirito su cui essi sono dipinti.» riflettei sulle sue parole, poi mi feci coraggio e domandai del marchio sul mio dito «Eh, quello è una cosa un po’ diversa... Tu non sei un demone, ma quell’anello può farti diventare tale, al momento i tuoi poteri sono piuttosto limitati, se ci hai fatto caso ora patisci meno il freddo» aveva ragione, me ne ero accorta ma avevo cercato di negarlo a me stessa, avevo preferito pensare che in realtà la temperatura si era alzata, che il freddo dell’inverno stava iniziando a cedere il passo alla tiepida primavera. Tuttavia sapevo che non era così... «Potrei diventare un demone?» Un brivido mi corse per la schiena, io un demone? Ma fammi il favore! Iniziavo a spaventarmi seriamente... «Tranquilla, non è una cosa così semplice, solo un demone piuttosto potente potrebbe farlo e non contro la tua volontà! Ci sono regole al riguardo.» preferii non indagare oltre su queste regole, me ne stetti zitta per un po’, cercando di immagazzinare tutte le informazioni. Se prima non ne avevo avuto abbastanza, ora ne avevo ricevute fin troppe tutte insieme. Insomma che Seth non era umano l’avevo capito anche prima, ma ora tutta la faccenda con demoni, marchi, casate forse era un po’ troppo per il mio cervellino ancora troppo scioccato.
Mi alzai e feci alcuni passi nella stanza, come per sgranchirmi le gambe, rimuginando su ciò che mi aveva appena detto il ragazzo. Lui si limitò ad osservarmi con aria assente, più che me sembrava osservare un punto oltre a me: le porte bianche. Accidenti quelle due ante erano piuttosto misteriose e mi incuriosivano parecchio, eppure avevo come la sensazione che Seth non avesse alcuna intenzione di parlarmene, neanche se gliel’avessi chiesto. Al momento, tuttavia, avevo altro a cui pensare.
«Tu saresti abbastanza potente da trasformarmi?» speravo la risposta fosse stata no, mi avrebbe fatto stare più tranquilla... Vana speranza «Si, i demoni che riescono a trasferire il marchio sono anche in grado di trasformare però...» lasciò la frase in sospeso, si era chiaramente pentito di quell’ultima aggiunta. Tacque, forse sperava non ci avessi fatto caso, be’ invece l’avevo fatto e ora ero piuttosto preoccupata. Non sapevo se chiedergli di andare avanti con la frase o meno; mi feci coraggio «Però..?» Seth scostò gli occhi da me e fissando l’intonaco della parete disse sommessamente: «Niente, niente» Falso! Si sentiva che era un bugia a chilometri di distanza! Il ragazzo si accorse che avevo capito che qualcosa non quadrava così aggiunse «Nulla di cui tu ti debba preoccupare». Bene, ora si che mi sentivo decisamente meglio...
In quel momento guardai distrattamente l’orologio che avevo al polso: 9.47. Lo ricontrollai, accidenti stavo saltando scuola! Cavolo, cavolo! Iniziai a saltellare per la stanza «La scuola! Devo andare a scuola!» Seth mi osservava divertito e sibilò un “Opss” tra i denti. Maledetto! Presi il borsone che trovai sotto la scrivania, constatando che Seth me l’aveva recuperato, presi un blocco di fogli bianchi e una penna del tavolo di legno sotto al quale avevo trovato la borsa.
Diedi un bacio sulla guancia a Seth e feci per uscire di corsa, quando lui mi fermò chiamandomi per nome. Il suo volto era buio e non prometteva niente di buono. «C’è ancora una cosa che ti devo dire...» esitò un attimo poi si decise «Quello che ti ha seguita ieri è mio fratello».

  
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